mercoledì 12 maggio 2010

DARE DIGNITA' AI FENOMENI UFO

Una intervista a Renzo Cabassi su quei fenomeni del cielo che non trovano ancora una definizione scientifica [di Nico Conti]

Renzo vorrei farti un'intervista che possa servire ad uscire per un attimo dalla gabbia dei comunicati ufficiali del comitato che dirigi, il CIPH (Comitato Italiano per il Project Hessdalen), e cercare di capire anche il lato umano che sta dietro le strategie dello studio dei Fenomeni Luminosi Transitori in Atmosfera. Se guardo il lavoro del CIPH ci sono anche le biografie di quelli che hanno collaborato in modi diversi con noi, le biografie di coloro che ci sono stati amici e di quelli che ci siamo inimicati con le nostre affermazioni, e infine più importante la biografia sociale dei nostri oggetti di studio. Sono convinto che anche questi aspetti "umani" facciano parte integrante della storia scientifica di questi misteriosi oggetti di studio che ti stanno a cuore. Naturalmente nell’intervistarti non posso nascondere il nostro rapporto di amicizia e la mia appartenenza al CIPH. Sono un po’ nella stessa situazione di certi antropologi che si trovano ad inchiestare la cultura di una certa tribù in un modo che si vuole oggettivo e poi finiscono per farne emotivamente parte integrante.

NC- Come prima domanda voglio iniziare evocando un termine verso il quale oggi nutri un certo ritegno e che eviti di usare per quanto possibile: gli U.F.O.. D'altra parte sappiamo che eliminare certi termini ambigui dal discorso non risolve il problema che nella nostra società il termine stesso ha sollevato.
Cosa o chi è stato, in età giovanile, che ha fatto scattare il tuo interesse per le testimonianze Ufo? Come si è sviluppato questo interesse per gli U.F.O.?

RC- "Gli uomini dello spazio minacciano rappresaglie". Questo il titolo di articolo sul quotidiano di Bologna il Resto del Carlino che nel 1958 annunciava una conferenza di Alberto Perego a Bologna. Non ci andai... Avevo tredici anni!
Andai invece in giro per Bologna e trovai il secondo libro di Perego: "Sono Extraterrestri". Da lì incominciò il mio interesse per le "testimonianze" UFO.
Iniziai la forsennata ricerca di ritagli stampa su annate di vecchi quotidiani che avevo acquistato raccattando bottiglie di vetro del latte e rivendendole al lattaio sotto casa...
Incontrai, qualche anno dopo, Mario Maioli, amico d'infanzia di Perego, e responsabile per Bologna del CISAER (Centro Italiano Studi Aviazione Elettromagnetica Roma). Lui poi mi fece conoscere Roberto Pinotti e nel 1964 decisi che gli UFO sarebbero stati il mio prioritario interesse. Andai dal cartolaio e per 1000 lire mi feci dei biglietti da visita intestati "Centro Documentazione UFO".
Nel 1966 fui invitato da Pinotti e Maioli ad iscrivermi al CUN, allora "Centro Unico Nazionale per lo studio dei fenomeni ritenuti di natura extraterrestre".
Non accettai soprattutto per l'ambiente dove il mio unico coetaneo, o quasi, era Pinotti. Il resto erano intellettuali della Bologna bene che si vedevano alla Tavolata delle Arti o a casa di qualche importante personaggio a parlare di parapsicologia, tavolini che si muovevano, fantasmi, dischi volanti e visioni della Madonna..."
Nel 1968 feci la mia prima inchiesta. Il 10 agosto raccolsi la testimonianza di una mia zia che aveva visto un oggetto luminosissimo e veloce solcare il cielo sopra Piazza Maggiore. Il mattino dopo ero all'agenzia ANSA a dare la notizia ed assieme a Lino Pizzo, redattore capo, raccogliemmo tutte le notizie delle agenzie territoriali.
Ne venne fuori una serie di servizi che portarono la notizia su decine di importanti quotidiani.
Il giorno dopo mi aggiravo nella periferia sud di Bologna, dove la luminosità dell'oggetto era stata osservata con maggior intensità ("vidi la mia ombra proiettata sul muro", raccontava una signora).
Nel pomeriggio avevo la certezza che si fosse trattato di una grossa meteora, un bolide insomma. Il mio interesse invece di venire deluso aumentò: era la soddisfazione di aver concretizzato un racconto in un evento oggettivo. Raccolsi testimonianze e racconti dettagliati, pubblicai quello che potei e attirai anche l'attenzione degli astrofili bolognesi. In una città dove tutti erano in ferie, in alcune settimane scovai segnalazioni fino dall'allora Jugoslavia e questo consentì ad un ricercatore siciliano Mario P. Nuccio di calcolare la traiettoria ed individuare a Piancaldoli la meteorite prodotta dal bolide. Il "discovolantista" si trasformava in ufologo, o in quello che io ritenevo dovesse essere un Ufologo..., e da quel giorno entrai nel CUN di Maioli con un progetto. Progetto che non mi ha ancora abbandonato. Dare dignità ai fenomeni UFO. Rilevarli strumentalmente e lavorare sui dati oltre che sui racconti di Oggetti Volanti Non Identificati.

NC- Circa 10 anni fa nell’ambito del gruppo bolognese che poi fu promotore del comitato CIPH eravamo soliti chiamarti “il vecchiaccio”. In effetti era da tanto tempo che ti occupavi del problema Ufo, e sei di certo uno dei decani dell’ufologia, ammesso che tu lo sia ancora un ufologo. Tra parentesi: ultimamente ho smesso di chiamarti così quando mi sono accorto di aver raggiunto la stessa età che tu avevi allora. Cosa rimane di tutta quell'epoca che va dalla fondazione del CUN fino all’esperienza nel CISU? Cosa salveresti?

RC- Nel CUN sicuramente aver cercato le basi italiane per un approccio scientifico ai fenomeni UFO. I contatti con Hynek, Sagan, McDonald, Haines, Michel, ecc. e il gruppo di ricercatori che nel mondo nei primi anni '70 trassero dal Rapporto Condon la certezza che esiste un fenomeno da studiare, vedi, "UFO a Scientific Debate", di Sagan e Page; "The UFO Experience", di J.A.Hynek; "UFO: Greatest Scientific Problem of Our Times", di James McDonald...
Un passo metodologicamente importante, oltre alla nascita di un archivio casistico italiano che non fosse l'operazione di un singolo ma l'opera di un gruppo numeroso, fu la stesura e la pubblicazione della Metodologia d'Inchiesta, che recepiva e condivideva le indicazioni della associazione belga SOBEPS (Société belge d'étude des phénomènes spatiaux).
La ricerca di queste prime basi portarono alla trasformazione di NOTIZIARIO UFO da ciclostilato a rivista, al reperimento di risorse umane che favorirono quanto auspicato da Michel: una casistica italiana in special modo riferita al 1954: convinsi il CD a stanziare un fondo per permettere le ricerche presso le biblioteche di notizie su quotidiani e periodici.
Nel CUN vado fiero di aver dato spazio a giovani leve che fecero fare un salto di qualità passando da fotocopie di ritagli stampa a report: Antonio Giudici, Francesco Izzo, Roberto Dotti, ecc. e aver cementato una rete di corrispondenti in grado di fornire materiale per la rivista sugli eventi UFO in Italia. All'uscita dal CUN questo nucleo fondò il "Comitato Nazionale Indipendente per lo Studio dei Fenomeni Aerei Anomali", nel 1973, con la prioritaria mission di impostare e concretizzare le basi epistemologiche della ricerca che volevamo fare.
Nel 1974 i primi tentativi di razionalizzare sky watch utilizzando procedimenti fotografici convenzionali: ROF, rete di osservazione fotografica.
Nel 1975 usciva il volumetto a cura del CNIFAA "UFO BASE ZERO". Era il riassunto di tre anni di discussioni attorno alle basi epistemologiche dell'ufologia che si voleva fare. Il sommario: Il dato scientifico; Criterio di significatività; La teorizzazione delle ipotesi; Le tecniche in ufologia; "quid agendum?".
Nel 1976 la nascita di UPIAR, "UFO Phenomena International Annual Review", la prima rivista conforme ai metodi delle pubblicazioni scientifiche. Linea editoriale di un comitato di redazione, Editorial Board; valutazione degli articoli da pubblicare da parte di ricercatori del settore, peer review, istruzioni agli autori, ecc.
A questa farà seguito una operazione presso il Ministero della Difesa per affidare ad un comitato scientifico l'esame dei dati raccolti dall'Aeronautica Militare Italiana sostenuta e controfirmata da decine di ricercatori italiani.
Conclude questa fase un workshop internazionale a Salisburgo nel 1982, l'"International UPIAR Colloquium on Human Sciences and UFO Phenomena" con la pubblicazione dei Proceedings.

NC- Molti hanno criticato il rapporto Condon come un semplice atto di depistaggio della verità sugli Ufo. In effetti le conclusioni di Condon sugli Ufo erano senza appello, vi si affermava che questi non erano un problema scientifico.
Il sociologo Lagrange parla del fatto che è allora che si crea un fossato tra cultura scientifica e cultura ufologica.
Tu sei sempre stato molto rispettoso di questo migliaio di pagine della commissione Condon.
Perché?

RC- Un conto sono le conclusioni e le raccomandazioni, la Section I del Rapporto Condon...Vero debunking!
Altra cosa sono le 6 SECTIONS con la loro quarantina di capitoli! Anche quando carenti di metodo sono un vero lavoro scientifico e i fenomeni UFO ne escono con grande dignità.

NC- Torniamo un attimo a "UFO Phenomena International Annual Review".
La scienza procede attraverso un certo numero di modalità specifiche di produzione dei fatti scientifici, all’interno di questi assume importante rilievo la pubblicazione su riviste specialistiche di articoli che hanno, come tu citi, un referaggio di controllo. Pochi ufologi hanno capito bene il processo concreto del “fare scienza” e si sono concentrati sulle epistemologie più astratte del “metodo scientifico”. In tal senso, invece, la rivista di UPIAR fu lungimirante. Cosa puoi ricordare di quella esperienza?

RC- Posso ricordare l'impatto positivo della pubblicazione ma anche la realtà delle cose. Era un impegno importante ma gravoso per molti ufologi che però avevano evidentemente altre aspettative, prima di tutte quella di risolvere l'"affare UFO". Ma non era questo il target dell'Editorial Board. Come spesso ricordiamo NON volevamo che gli scienziati diventassero ufologi, ma che l'ufologia facesse suo il metodo e l'approccio scientifico. Ancora oggi molti ufologi vogliono redimere e "convertire" scienziati all'ufologia ma non ne vogliono sapere di diventare "scienziati degli UFO". Il verbo "credere" è ancora troppo presente nell'ufologia, a scapito di altri ben più importanti: ricercare, analizzare, verificare, produrre lavori, controllare le affermazioni..., continuità!
Altra cosa che ricordo, e con molta amarezza, è il disinteresse mostrato alla sua agonia e morte, specialmente dai sedicenti ufologi italiani...

NC- Veniamo agli inizi degli anni '80 dell'ufologia. Per la prima volta lo scetticismo sull'extraterrestrialità degli Ufo comincia a farsi strada in un folto gruppo di ufologi, cioè all'interno della disciplina stessa. Nascono ad esempio studi interessanti sulla psicologia della percezione. Poi questo slancio intellettuale che potrebbe essere produttivo per l'argomento degli Ufo, passo dopo passo si cristallizza. Cosa non ha funzionato nell'approccio "razionale" della psicosociologia?

RC- Ho una mia idea, su questo argomento, non so quanto condivisa dai “colleghi” che si occupano o si sono occupati di UFO.
L’aspetto “psico-sociale” per gli UFO é stato gestito da troppi pochi ricercatori per poter porre le basi per creare quell’elemento indispensabile per favorire un “settore” in grado di generare la nascita di una linea di ricerca.
L’elemento indispensabile per un obiettivo di tal genere é la “continuità’” della linea stessa di ricerca. Il dare continuità significa non solo lavorare sopra l’argomento, ma soprattutto pubblicare lavori che rispondano ai requisiti necessari alle pubblicazioni scientifiche “peer review”. E i tempi non sono brevi.
Direi, quindi, in estrema sintesi che l’evoluzione verso una generale sistematizzazione dei metodi scientifici, la loro applicazione e la generazione di una BUONA letteratura scientifica sul tema Fenomeni UFO ha abortito prima di nascere perché non si raggiunsero quantità di ricerche e di ricercatori per avere un minimo di sopravvivenza per dare continuità al lavoro, sempre iniziato, ma sempre con vita troppo breve.

NC- Parlaci un po’ del comitato CIPH.
Tu ci tieni molto a sottolineare che non si tratta di una associazione…

Che cosa è esattamente oggi il Comitato Italiano per il Project Hessdalen?


RC- Il Comitato Italiano per il Progetto Hessdalen, CIPH, è sorto nel 2000 per essere da supporto alla ricerca scientifica e tecnologica sui Fenomeni Luminosi Transitori in Atmosfera. Nato con riferimento al norvegese Project Hessdalen, ha reso fattibile oltre dieci missioni in Norvegia di ricercatori italiani, quali Massimo Teodorani, il team di Stelio Montebugnoli, ecc., alcuni incontri, workshop e meeting, in Italia e in Norvegia, la realizzazione di strumentazione nel campo ottico, radio e RADAR. Oggi la limitazione alla territorialità norvegese è superata con interventi in altre nazioni, Italia in prima battuta. E' una evoluzione, questa, più che una svolta.
Decisa particolarmente al workshop internazionale del 2006 a Medicina, in provincia di Bologna, si è concretizzata nel progetto SOSO, Smart Optical Sensors Observatory, un sistema automatico di monitoraggio della volta celeste.
Molti i risultati nel campo osservativo in particolare nella registrazione per la prima volta in Italia di "sprite", dove è stato possibile anche triangolare gli eventi per verificare dimensioni, distanze ed altri dati necessari al loro studio.
Perché comitato e non associazione? Perché nel nostro ordinamento i "comitati" sono una libera associazione di persone non obbligate ad organizzarsi "gerarchicamente": presidenza, segreteria, ecc., ma in grado di perseguire un fine.
E' quindi una "associazione" di persone molto dinamica e svincolata da procedure spesso solo burocratiche: assemblea, consiglio direttivo, votazioni, iscrizioni associative, ecc..
Attenzione però, non è anarchia!
E' solo gravitare in comunità di interessi in un progetto ben definito. Nel nostro caso la ricerca scientifica e tecnologica sui fenomeni transitori in atmosfera.

NC- Rimpianti?


RC- Direi solo sul tempo che passa inesorabilmente... Per il resto direi che possono esserci solo soddisfazioni collettive e personali, e una verifica positiva sulla validità di un progetto. Il nostro progetto.

NC- Circa due anni fa, come stavi accennando, il primo Sprite italiano catturato da SOSO, grazie al progetto attuato dal bravo Massimo Silvestri; sbaglio a dire che forse si è trattato di una delle soddisfazioni più forti durante tutto l’arco della tua personale ricerca?

RC- ... Al momento, direi proprio di sì. Ma mi aspetto altre soddisfazioni e anche un "big one" dalle prossime tappe che sta preparando Silvestri con l'evoluzione della nostra attrezzatura di monitoraggio.

NC- In questo periodo, anche grazie ad un gruppo di astrofili e tecnologi che collaborano con il CIPH si è formato un network osservativo IMTN (Italian Meteors & TLEs Network) che ha ben presto ottenuto il successo della cattura del primo Gigantic Jet europeo da parte di Ferruccio Zanotti; che impressione ti fa la nascita di una rete di monitoraggio strumentale dei nostri cieli?
Non vedi in essa la realizzazione del vecchio progetto pensato dallo scienziato Claude Poher ai tempi del GEPAN francese?


RC- Poher era stato lungimirante e mentre il popolo ufologico pensava alla gendarmeria francese che raccoglieva le "testimonianze", si disinteressava di questa RICERCA ATTIVA, e cadde nell'oblio. Insomma, interessante che la gente veda gli UFO, ma "noi" non andiamo a cercare di vederli... Lo skywatch ufologico, insomma sarebbe cosa da credenti. Sarebbe come dire che l'astrofilo impegnato nell'osservazione di bolidi e meteore o nella ricerca degli asteroidi lo fa perché gli interessano gli oroscopi...

NC- Non ti pare che sia dovuto passare tanto tempo perché un simile progetto trovasse realizzazione? E' stato solo un problema di tecnologie per mettere in pratica un'idea?

RC- No, c'è un problema ideologico. I fenomeni UFO esistono, ma non si possono-devono vedere. Qualsiasi cosa essi siano. E' come quando negli anni '60, quando partiva la commissione Condon, per gran parte del mondo scientifico dell'URSS era plausibile che Phobos e Deimos, i satelliti di Marte, fossero artificiali o che Sodoma e Gomorra fossero state distrutte da astronavi extraterrestri o lo stesso evento della Tunguska del 1908 fosse prodotto da una astronave atomica aliena precipitata nella steppa...
Ma nessun UFO solcava i cieli della Terra di quel tempo.
Anche il report Condon non prende in considerazione la possibilità di rilevare eventi UFO-like ma nemmeno lo hanno fatto gli anti-Condon...
C'è una resistenza inconscia... Insomma, non verifichiamo: neghiamo. Difficile verificare una negazione!

NC- A proposito dei sovietici, la loro attitudine con la teoria degli Antichi Astronauti era piuttosto quella di trovare un modo per sbarazzarsi della religione, trasformando gli dei in extraterrestri, mentre i dischi volanti contemporanei erano solo un prodotto della manipolazione delle menti operata dal capitalismo americano. I razionalisti sovietici alla Agrest cercavano di sospingere gli extraterrestri in un lontano passato, mentre i razionalisti occidentali, accettavano la possibilità degli extraterrestri ma in uno spazio molto lontano da noi. Mi viene in mente Peter Kolosimo che con il mondo sovietico aveva avuto molti contatti, ed aveva importato quelle teorie nei suoi libri: in effetti Kolosimo raramente parla di Ufo e Dischi Volanti. A te Kolosimo non piaceva neanche negli anni '60 quando piaceva a tutti, giusto? Perché?

RC- Dovetti aspettare l’inizio degli anni ‘70 per poter finalmente esprimere le mie riserve su Kolosimo, che nel decennio anni ‘60 leggevo su Oltre il Cielo, la rivista di astronautica che in quel periodo contribuiva anche a creare la fantascienza italiana. Intendiamoci, non é che non mi piacesse e basta.
Non condividevo l’impossibilità quasi generale di controllare le sue affermazioni. Affermazioni che a mio avviso parevano soddisfare una sorta di “principio di autorità” più che appoggiarsi alla possibilità di controllo... primo gradino a quel principio di tentativo di falsificazione, pilastro, nella mia concezione epistemologica, del metodo scientifico.
All’inizio di quel decennio, per me e per la mia attività di “ufologo” molto importante la nascita di un comitato scientifico, CNIFAA e della prima rivista su principi accademici, UPIAR, UFO Phenomena International Annual Review, scrissi un articolo su una rivista ufologica intitolato “Kolosimo: il dittatore dell’incontrollabile” riportando alcuni argomenti che, a mio avviso, mettevano in discussione molte affermazioni di Kolosimo, rilevando spesso un aspetto “fumoso” nei fatti e nelle circostanze proposte da Kolosimo.
Mi presi una minaccia di querela, dallo scrittore modenese con il nome tedeschizzato, ma anche un rancoroso e a mio avviso codardo abbandono dei miei colleghi ufologi di quel tempo e decisi che era meglio togliersi dall’associazionismo ufologico.

NC- Sappiamo che testimonianze di fenomeni bizzarri nel cielo sono stati riportati nell'arco della storia con le più diverse etichette. Nel 1947, essi irrompono nei media americani con il racconto di Kenneth Arnold ed assumono il nome di dischi volanti. I militari americani se ne preoccupano da subito poiché temono una minaccia esterna per la sicurezza del Paese. U.F.O. infatti è un acronimo militare. Alcuni ufologi cominciano a pensare che ci venga nascosto qualcosa, in altre parole che i militari complottino per nasconderci l'atroce verità sugli U.F.O.. La faccenda si fa via-via più complessa.
Tu che con i militari italiani, insieme all'ufologo Paolo Fiorino, hai avuto molto a che fare, cercando di collaborare con chi gestiva gli archivi dei Non-Identificati, che opinione ti sei fatto? Ci celano inconfessabili segreti?


RC- No. A mio avviso solo riservatezza, un po’ di omertà istituzionalizzata e molta, molta, molta ignoranza sulla necessità di sottoporre al vaglio scientifico quegli eventi o quelle cose che possono essere soggetti scientifici a tutti gli effetti. La dignità scientifica dei fenomeni UFO, intesi però, appunto, come “Fenomeni UFO” é assolutamente dimostrabile e dimostrata. Ma é anche, ahimè, soggetta ai metodi indegni - sempre scientificamente -, spesso utilizzati dagli pseudo ufologi che si sono avvicendati ad “accarezzare” l’argomento con motivazioni che, quasi sempre, nulla hanno a che fare con la scienza, cercando sfoghi alle loro repressioni intellettuali, o anche peggio, piuttosto che portare contributi alla conoscenza.

NC- Vorrei farti una domanda imbarazzante. Visto il quadro della ricerca da te descritto e proposto, cosa ne facciamo delle testimonianze di incontri ravvicinati del terzo tipo, CEIII, dei dischi volanti, delle intelligenze extraterrestri, e infine del paradosso di Fermi? Insomma, se esistono perché non sono qui?

RC- Mi pongo piuttosto la domanda: perché questi argomenti sono entrati nella "saga" dei fenomeni UFO? Tu sai che mi sono sempre opposto ad una enfatizzazione dei casi CEIII, e al concetto di alta stranezza "uguale" a maggior interesse dell’evento UFO.
Per me sono una sovrastruttura culturale venutasi a creare per una serie di situazioni specialmente locali della sociologia e della cultura nella nazione dove é esploso il fenomeno: l'America.
Struttura a mio avviso un po’ pilotata dalla storia di questo paese che non é stato mai attaccato sul suo suolo e i suoi confini, sempre sotto un “assedio” di fatto, non sono mai stati abbattuti e che fa di una ipotetica invasione dall’”esterno” spesso un sistema scaramantico per allontanarlo dai pensieri del cittadino medio.
Poi c'è il mito dell’alieno senza il quale specialmente associato in modo non fortuito al nemico terrestre (l’Unione Sovietica degli anni ‘50 e ‘60) è stato sicuramente un buon argomento di pressione “fiscale” per ottenere finanziamenti alla creazione e al mantenimento dell’apparato astronautico USA, che é poi una forza tecnologica a veloce sviluppo grazie al know-how militare che lo sostiene.
Insomma il sempre citabile cittadino medio americano non aveva difficoltà ad accettare un po’ di pressione, tasse, in più se l’obiettivo era quello di arrivare su Marte magari pensando d’incontrare un ET...
Ricordo che specialmente nei primi anni ‘70, per quanto riguarda i nostri benamati UFO, il flusso di materiale pubblicato e distribuito a favore dell’ipotesi extraterrestre degli UFO (ETH) era il quasi totale a disposizione a livello planetario. Nessuno, o quasi, si occupava più di Luci Notturne (NL), osservazioni ravvicinate di UFO (CE1) effetti fisici in presenza di UFO (CE2), rilevamenti radar/ visuali di UFO (RV) e quindi si abbandonavano gli studi sulla natura dei fenomeni UFO e sulla natura di effetti secondari rilevati in osservazioni UFO e anche quelli psicologico-percettivi non avevano più grande interesse.
Meglio investigare “direttamente” una esperienza UFO, magari sotto rivivificazione ipnotica o con droghe “sieri della verità”. Con buona pace per i Fenomeni UFO e grande successo degli UFO-astronavi-extraterrestri giunte fin qui. Far rispondere l’osservatore alle domande sul fenomeno e non cercare le risposte investigando sui fenomeni stessi, misurandoli e pesandoli...
UFO: da dove? da chi?come? perché?

NC- Quale domanda ti aspettavi che non ti ho fatto?


RC- “C’è un futuro per la scienza degli UFO?”. E avrei risposto: “Per gli UFO no, ma per i ‘Fenomeni UFO’ si’”. Ma bisogna imparare a “non gettare via il bambino con l’acqua sporca”. Gli “UFO” sono, ovviamente, i dischi volanti, le astronavi extraterrestri e i sedicenti abitanti di Vega...
I “Fenomeni UFO” sono quel coacervo ancora mal definito di fenomeni in atmosfera che spesso producono “rapporti UFO” e che per ragioni non comprensibili alla logica preferiamo tenerli nel loro stato ingarbugliato. Forse perché spesso pizzicano il nostro immaginario - collettivo o singolo- un po’ prossimo a valori religiosi o ideologici, fino a sembrare quasi incontrarsi con la superstizione... finendo per coabitarvici più o meno tranquillamente in una sicura posizione di inattività: il fare conduce ad inevitabili errori, l'inattività invece porta ad una parvenza di solide conquiste.
Ci si dimentica che La Scienza ha in se’ sistemi di correzione assolutamente ben sperimentati... Se messi seriamente in opera.
***
Le mie domande sono finite, anzi no. Ce n'erano ancora tante altre, poiché ogni volta che parli col "vecchiaccio", lui ti mette sempre in quella posizione di obbligarti a fare un passo avanti, ad aprirti verso un altro dubbio, o ad osservare da un altro punto di vista. Anche quando non sei d'accordo con lui, scatta quel meccanismo che ti obbliga a rimetterti in movimento, rispetto ad una tua posizione confortevole acquisita. Non cerchiamo una Verità, semplicemente cerchiamo, sembra risponderci tra le righe. Abbiamo parlato di un piccolo problema? Solo le risposte che ci verranno, e solo dal lavoro scientifico, ci diranno quanto fruttuoso è stato porsi quel tipo di problema e quanto utile è stato decidere di ascoltare le nostre scarse percezioni di osservatori casuali, con qualche strumento in più atto ad amplificare i nostri deboli sensi. Insomma, concludendo, sono contento che queste risposte e queste storie non le ho ascoltate e tenute per me, le ho raccolte, anzi… rilegate.

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Foto 1: Renzo Cabassi, io, Pierre Lagrange; foto 2: Jader Monari, Renzo Cabassi ed io ai radiotelecopi di Medicina; foto 3: il gruppo di Stelio Montebugnoli, al centro, con Renzo Cabassi, alla sua sinistra; foto 4: Renzo Cabassi e Ferruccio Zanotti; foto 5: Renzo Cabassi e Peter Kolosimo, nel 1975]

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