domenica 13 settembre 1998

IL CASO LONZI:APPROFONDIMENTO DEL CASO PERFETTO DI IR4 [articolo Alessandro Zabini & Nico Conti]

Appunti per una contro-indagine sul caso di presunto Rapimento alieno di Valerio Lonzi (Genova)

Prologo
L'interesse per il caso Lonzi è motivato principalmente dalla convinzione, espressa categoricamente da chi lo ha studiato e condivisa da una parte dell'ufologia italiana, che esso sia da considerarsi perfetto e dunque di rilevanza mondiale [25, pp. 9, 34, 35, 46, 72, 133, 229/230]. Dunque mi è parso interessante raccogliere informazioni su di esso e cercare di verificarlo. Nella corso della controindagine ho incontrato Alessandro Zabini, anch'egli interessato ai cosidetti rapimenti-UFO. In breve, uno scambio di opinioni su questo argomento si è sviluppato in una collaborazione.
Nico Conti


I FATTI IN SINTESI

Valerio Lonzi racconta di avere avuto un incontro ravvicinato del secondo tipo nell'ormai lontano 29 Agosto 1982, mentre partecipava a un campeggio scout a Pian della Biscia, presso Reppia, tra Chiavari e Sestri Levante [25, pp. 38, 39, 60; 1; 2; 5; 12; 13; 18]. Intorno alle dieci di sera, mentre si trova in compagnia di alcuni amici scout, Lonzi vede al suolo una sfera luminosa come una palla da bowling di un materiale simile al vetro smerigliato, luminescente al centro. Illuminata dal raggio di una torcia elettrica, la sfera perde luminosità fino a scomparire [25, pp. 38/39; 1; 5; 12; 13; 18]. Più tardi, verso le 11:14, Lonzi esce dalla sua tenda e scorge un amico, Lorenzo, in una strana condizione d'immobilità , con la testa reclinata, una scure in una mano e una torcia lettrica nell'altra, mentre tre sfere simili a quella veduta in precedenza gli volano intorno. Dapprima Lonzi pensa ad uno scherzo, quindi punta nuovamente la torcia in direzione delle strane luci, che ancora una volta svaniscono [25, p. 40; 1; 2; 5; 12; 13; 15; ; 18; 20; 23]. Subito dopo, Lorenzo riacquista la consapevolezza e riprende a muoversi, come se si riavesse da una condizione di paralisi [25, pp. 40/41; 1; 5; 12; 13; 15; 18; 20; 23]. Nel timore di non essere creduti, i due amici decidono di non parlare a nessuna dell'insolita esperienza [25, pp. 40/41; 13; 18; 20]. In sostanza, questo è ciò che Lonzi ricorda consapevolmente della propria esperienza, e ciò che ha riferito alla stampa parecchi anni dopo gli eventi, nel 1993. Il giorno dopo l'avvistamento delle sfere luminose, Lorenzo suggerì d'informare un centro ufologico di La Spezia affinchè svolgesse una indagine, tuttavia si finì col rinunciarvi [20; 25, p. 41].

IL RAPIMENTO: I PRESUNTI INDIZI

Nel libro Gli Ufo nella mente di Corrado Malanga (l'ufologo del CUN che ha studiato il caso), non si accenna, se non vagamente, agli amici di Lonzi che avrebbero veduto le sfere luminose: si riferisce in breve che avrebbero confermato la testimonianza di Lonzi, ma che, nel timore di essere ridicolizzati, avrebbero rifiutato di collaborare all'indagine [25, p. 42].
Sembra che Malanga non abbia compiuto alcun sopralluogo a Pian della Biscia, probabilmente perchè ha giudicato che dopo tanto tempo sarebbe stato impossibile ricavarne elementi utili [25, p. 37, 43/44, 47].
Che cosa videro veramente Lonzi e gli scout suoi amici? Gli oggetti descritti da Lonzi non sembrano artificiali: di sicuro, non corrispondono alle descrizioni di cosidetti «dischi volanti», e non sono associati alla presenza di «alieni», né di altre «creature strane», presenti nelle IR-3.
Per quali ragioni, dunque, si potè presumere che Lonzi fosse stato vittima di un rapimento da parte di alieni? Malanga notò nella testimonianza di Lonzi alcuni elementi che gli ricordarono la casistica americana sui rapimenti alieni:
1) Un vuoto mnemonico (missing time) di quarantacinque minuti [1; 5; 13; 18; 25, p. 38].
2)Tre cicatrici come dei sottili fili rossi orizzontali collocati nella parte bassa della schiena, lunghi circa quindici centimetri e ben distanziati [25, p. 41], che nel 1996 vengono descritte da un dermatologo, il dottor Moreno Vittorio, come una lesione lineare (8-10 centimetri) distonica con accenni di atrofia [25, p. 251]. Lo stesso Lonzi le ha descritte per la prima volta come tre striature [1;5]. In seguito vengono descritte come tre cicatrici [Š] simili a quelle delle operazioni chirurgiche [2]; tre graffi molto profondi, dei veri e propri solchi [12]; due segni nella schiena [13]; tre tagli lunghi venti centimetri sulla schiena [15]; tre strani solchi rossi sulla schiena, come tre ferite, divenuti, con il trascorrere degli anni, tre solchi bianchi, profondi, simili a cicatrici, che Malanga descrive come graffiature post-operatorie, simili a quelle di una liposuzione [18]; lunghi segni rossi, come tagli appena cicatrizzati [23].
Nel 1993, Lonzi riferì che secondo un dottore [Š] si trattava di ferite "cucite" col filo da sutura e perfettamente rimarginate [1; 5]; poi dichiarò che secondo "vari medici" erano cicatrici rimarginate [12]; che secondo il suo "medico di famiglia" erano segni chirurgici [13], che erano stati fatti con il bisturi e cuciti con punti di sutura [23]; e che secondo i medici di un ospedale sembravano cicatrizzazioni di suture [13].
Il dottor Edoardo Gugliemino le ha descritte come esiti di cicatrici o esiti cicatriziali [13]. Secondo i medici del Centro di Endocrinologia dell'Ospedale San Martino di Genova si tratta di tagli da intervento chirurgico [15; 18; 23].
In un libro pubblicato di recente sono descritte come tre strane cicatrici orizzontali sui reni [26].
Tali cicatrici sono tuttora visibili. Benchè Lonzi abbia sempre dovuto faticare non poco, come scrive Malanga, «a farsi fare dai suoi medici sportivi il permesso di gareggiare, non essendo assolutamente in grado di dare valide spiegazioni, soprattutto convincenti, per giustificare la presenza di tre profonde cicatrici sulla schiena» [25, p. 42], il dottor Marco Lagazzi registra che «L'età adolescenziale [di Lonzi] viene ricordata come caratterizzata da un intenso impegno sportivo agonistico, con risultati di rilievo nazionale nell'attività delle arti marziali» [25, p. 253]. A quanto pare, Lonzi era in ottima forma fisica: perchè mai l'impossibilità di «giustificare la presenza» delle cicatrici avrebbe dovuto preoccupare i medici sportivi?
3) Alcuni sogni [25, pp. 47, 49, 50; 1; 5).
4) Alcune fobie del testimone (di cui parleremo) [25, pp. 52, 53].

Per poter valutare le prime testimonianze rese da Lonzi occorrerebbero un dettagliato colloquio psicologico con lo stesso Lonzi, e una intervista approfondita agli altri testimoni. Purtroppo, costoro non sarebbero disponibili, come riferisce Malanga, ciò che è facilmente comprensibile, dato che il caso ha avuto rilievo nazionale grazie alla stampa, alla RAI, al CUN e alla pubblicazione del libro di Malanga [1/25]. Se il missing time è motivo sufficiente per sospettare un rapimento, si potrebbe presumere che anche Lorenzo, il cui tempo mancante, di ben due ore, è maggiore di quello di Lonzi, sia stato rapito [1; 5; 12; 13; 15; 18;20; 23; 25, pp. 40/41]. Questo sarebbe un motivo in più per desiderare la sua testimonianza. Davvero (come sostiene succintamente Malanga [25, p.42]) conferma il resoconto di Lonzi? È soltanto per paura del ridicolo che ha rifiutato di collaborare all'indagine? Inoltre, sarebbe necessaria una testimonianza dei medici che avrebbero analizzato le «ferite»: nel libro, Malanga ne tratta di sfuggita, limitandosi ad affermare, senza lasciare alcuno spazio al dubbio, che si tratta di cicatrici chirurgiche [25, p. 42].

Il testimone e gli inquirenti: l'uso dell'ipnosi
È lo stesso Lonzi a sospettare che durante i quarantacinque minuti di cui ha perduto il ricordo sia accaduto qualcosa [1; 5; 2; 12; 13; 18; 25, p. 38]. Occorre tenere conto, tuttavia, che egli è tutt'altro che privo di conoscenze ufologiche. Inoltre, anche se Malanga, nel suo libro, tenta di attenuarne l'importanza, ha visto il film «Bagliori nel Buio», che narra la vicenda del «rapito» Travis Walton [25, pp. 54, 55; 20; 42].
La ricostruzione del presunto rapimento di Lonzi avviene mediante regressione ipnotica, ossia con una tecnica compromessa da parecchi limiti, su cui si tornerà più diffusamente in seguito. Per ora ci si può limitare ad osservare che l'ipnosi, anche quando viene praticata sulle persone più predisposte, implica una influenza psicologica dell'ipnologo sul paziente: l'uno deve essere convinto di poter esercitare un determinato potere di suggestione, mentre l'altro deve considerare l'ipnosi stessa come praticabile. Talvolta possono essere necessarie all'ipnologo persino più di cinquanta sedute per riuscire a ipnotizzare il paziente. Tra l'altro questi si lascia ipnotizzare con una certa facilità, anche se può risultare difficile stabilire quanto sia profonda l'ipnosi stessa. Sembra inoltre che l'ipnologo sia tanto più in difficoltà ad ipnotizzare, quanto più ha accumulato esperienza.
In relazione al ricorso all'ipnosi nel caso Lonzi, occorre sottolineare che il coordinatore dell'indagine, ossia Malanga, era già del tutto persuaso, ancor prima d'incominciarla, che gli extraterrestri avessero invaso la Terra da tempo e che fossero impegnati a rapire gli umani per sottoporli a misteriosi esperimenti sugli umani, con sinistri intenti a proposito dei quali si possono avanzare soltanto congetture vaghe [25, pp. 13/25, 33/35, 36, 46, 47, 50/51, 53].
All'affermazione di Malanga che questa sua convinzione e la sua conoscenza della letteratura sui rapimenti, acquisita nell'ambito della sua esperienza di ufologo, si dimostrarono di utilità determinante nella conduzione delle sedute ipnotiche, si può obiettare che invece l'ipnologo, per non rischiare di influenzare il testimone, non dovrebbe avere nessuna opinione preventiva in merito a ciò che può emergere dalla regressione ipnotica. Pur avendo interrogato Lonzi durante le sedute ipnotiche, Malanga non praticò personalmente l'ipnosi, ma si avvalse per questo della collaborazione di uno psicologo di Genova, da lui definito non uno tra i migliori specialisti di ipnosi, bensì il migliore in assoluto: il dottor Moretti, lo stesso che aveva partecipato come ipnologo alle indagini sul caso Zanfretta, molto noto perchè ne avevano trattato anche la stampa e la televisione [25, p. 43; 18; 23].
A proposito del caso Zanfretta, tuttavia, diversi esperti avevano sostenuto che l'ipnosi non era stata praticata con il rigore scientifico necessario: il sonno ipnotico era stato poco profondo; non erano state utilizzate procedure prudenziali per il rientro dallo stato ipnotico; infine, il testimone sarebbe stato praticamente plagiato. Di conseguenza ci si potrebbe chiedere come mai Malanga non abbia considerato il rischio che il dottor Moretti potesse influenzare Lonzi e non abbia ritenuto più opportuno chiedere la collaborazione di un altro ipnologo, esente da precedenti partecipazioni a indagini ufologiche. Ebbene, una sorta di risposta è stata fornita da Malanga: «Conoscendo il lavoro degli americani, ho proposto a Moretti di condurre insieme l'ipnosi, in modo che le domande fossero mirate e non invalidassero il materiale emerso. Ora Valerio costituisce per noi una sonda per verificare le casistiche americane». In altre parole, la garanzia di una procedura corretta sarebbe stata fornita dallo stesso Malanga[18]. Tuttavia questi, pur affermando di avere condotto l'indagine con rigore scientifico, non spiega con la precisione necessaria quale tecnica è stata utilizzata da Moretti per ipnotizzare Lonzi [25, pp. 57, 59]. A questo riguardo, è illuminante un confronto col metodo applicato dal professor David Jacobs, della Temple University [28.1, pp. 320/323; 28.2, pp. 46/48, 57/59](senza bisogno di doverne condividere le conclusioni).

I precedenti incontri ravvicinati nella regione
Mentre stava guidando sulla statale della Val Graveglia, la notte dell' 8 dicembre 1981, il camionista Umberto Giomboloni vide alcune misteriose sfere luminose, che lo abbagliarono e che gli fecero perdere conoscenza. Rinvenne un'ora più tardi, scoprendo di trovarsi a quindici chilometri dal luogo dell'avvistamento [41].
Oltre ad avere in comune con il caso Lonzi il missing time e le sfere luminose, l'avvistamento di Giomboloni avvenne lungo la statale su cui guarda il Passo della Biscia.
Non sarà inutile ricordare che la stampa locale diede risalto all'insolita esperienza del camionista.

Aspetti discutibili dell'approccio investigativo
«Ogni inquirente del CUN», scrive Malanga nel suo libro, «ha per forza di cose un suo modo di agire in questi casi, ma segue comunque sempre delle regole deontologiche fisse, come per esempio la salvaguardia del testimone» [25, p. 44]. Questo atteggiamento sarebbe corretto se concernesse il diritto alla riservatezza del testimone e la sua protezione dalla stampa scandalistica. In realtà, però, Malanga non si riferisce affatto a questo, come chiarisce poco più avanti: «Questo [il testimone] per me doveva essere protetto da qualsiasi ingerenza di altri ricercatori, che non facessero parte del gruppo ristretto di persone che avrebbe studiato da vicino il fenomeno [Š]»; e ancora, più oltre: «[Š] dovevamo poi cautelarci da certi ufofili dell'ultima ora che se avessero saputo che si stava lavorando con l'ipnosi regressiva, si sarebbero buttati come cavallette sul caso rendendolo inaffidabile e facendo perdere di credibilità il testimone, come spesso era accaduto in casi analoghi» [25, p. 44]. «Al gioco», spiega Malanga, «stette perfettamente anche il Dott. Moretti, da noi sollecitato in questo senso, che aveva già avuto un paio di contatti epistolari con un esponente di un altro gruppo ufologico, che non godeva della nostra stima in quanto non preparato e non in grado di condurre una ricerca scientifica alla nostra altezza, e con sufficiente distacco, il quale inoltre si era già rivelato, in passato, di non cristallina apparenza» [25, pp. 45/46]. A parte il fatto che Malanga non precisa chi siano coloro che definisce ufofili, né a quali associazioni ufologiche appartengano, né chi sia l'ufologo che non gode della sua stima, tale atteggiamento non si può certo considerare encomiabile, in particolare se si tiene conto che l'intimità di Lonzi, a parte l'isolamento dai pericolosi ufofili, non fu affatto protetta: molto prima che l'indagine fosse conclusa, il caso venne ampiamente pubblicizzato con parecchie interviste a quotidiani e riviste, con la partecipazione di Lonzi e di Roberto Pinotti a un'inchiesta televisiva trasmessa su una rete pubblica nazionale (durante la quale le conclusioni dell'inchiesta furono tanto imprudentemente quanto prematuramente anticipate), e naturalmente in occasione di un convengo ufologico organizzato dal CUN a San Marino [1/25].
Sempre per proteggere Lonzi, affinchè non cadesse «nelle mani di qualche altro ipnoterapeuta di pochi scrupoli», Malanga si accordò con Moretti affinchè questi, alla fine di ogni seduta, impartisse al paziente il comando postipnotico di non lasciarsi ipnotizzare da nessun altro che da lui [25, pp. 45, 71; 18; 23].
Ci si chiede se Lonzi, ammesso che lo avesse voluto (e si è inclini a dubitarne), sarebbe stato in grado di sfondare questa cortina di ferro: altro che controllo da parte degli alieni! Riteniamo comunque che questi comandi post ipnotici possano essere By-passati abbastanza agevolmente. Comunque sia, viene fatto di pensare che si tratti veramente di rapimento, ma da parte degli ufologi con cui Malanga si riconosce, e non da parte degli alieni!
Persuaso che il complotto inter-planetario sia sempre in agguato, Malanga scrive: «Dovevamo mantenere il riserbo su questa vicenda per tentare anche di evitare qualsiasi tipo di inquinamento delle eventuali prove che potevano saltar fuori dalla nostra indagine. Tali inquinamenti in linea di principio potevano essere portati avanti da pazzi mitomani, da gruppi di ufofili senza scrupoli o addirittura da organi di Stato preposti al debunking [Š]». E aggiunge: «[Š] alla fine dell'indagine, se ci fossero stati dei dati importanti, noi stessi li avremmo fatti sapere alle autorità costituite» [25, pp. 44/45].

Il mondo onirico del testimone
Pur senza voler dubitare a priori della buonafede di Lonzi, dalla lettura del libro si ricava l'impressione che Malanga, prima di condurre l'ipnosi, abbia verificato soltanto superficialmente la credibilità della testimonianza, sulla quale si fonda interamente il caso. Infatti, a parte l'avvistamento, il missing time e la cicatrice misteriosa, che in effetti compaiono spesso nella letteratura sui rapimenti, Malanga non disponeva di altri elementi che potessero far pensare a un vero rapimento.
«Secondo me», scrive Malanga, «nel suo inconscio più profondo, il ricordo di ciò che lui [Lonzi] aveva vissuto doveva essere stampato a lettere di fuoco» [25, p. 47]. A livello conscio, infatti, Lonzi non aveva alcun ricordo di un'esperienza di rapimento alieno, anche se in una intervista ne aveva considerato la possibilità [25, pp. 38, 42/43; 1; 2. ; 12; 13; 15; 18; 20]. Prima di procedere all'ipnosi, Malanga esamina alcuni sogni ricorrenti di Lonzi, che ritiene possano avviarlo sulla buona strada e porlo in grado d'individuare «[Š] spunti che potevano potenzialmente essere utilizzati durante le vere sedute d'ipnosi regressiva» [25, p. 48]. Sembra così che Malanga cerchi quello che si propone di trovare, e che si prepari a indirizzare di conseguenza la regressione ipnotica.
Interrogato in proposito, Lonzi dichiara di avere un sogno ricorrente fin da quando aveva cinque anni [25, p. 49]. «Come vedremo», riconosce Malanga, «il sogno non ha nessuno spunto apparentemente ufologico ma scopriremo che rappresenta il punto di partenza della nostra indagine» [25, p. 49]. Come si può escludere che Malanga si accinga a interpretare in modo improprio il materiale onirico per indurre il testimone a pura e semplice confabulazione, quando tutto lo fa presupporre?
Quando Lonzi riferisce di avere sognato spesso alcuni esseri di bassa statura («Erano piccoli come me [Š] e ridevano sempre, erano vestiti in modo diverso, uno aveva una specie di tuta incollata addosso e l'altro vestiva più normalmente, mi sembra di ricordare che avesse una maglietta o qualcosa di simile, avevano gli occhi all'orientale, sembravano dei bambini,non avevano capelli e uno aveva le unghie lunghe e completamente nere» [25, pp. 49/50]), Malanga non ha dubbi nell'identificare tali esseri con quelli descritti dai testimoni di Budd Hopkins, [25, p. 50] ossia con i cosidetti Grigi.
Ma proprio confrontando la descrizione degli esseri sognati da Lonzi con quella dei cosidetti Grigi, la somiglianza risulta pressoché inesistente: stando alle descrizioni che ne abbiamo, i Grigi non hanno lunghe unghie nere, e hanno gli occhi enormi e neri e non all'orientale [28.1, pp. 221/228; 29, pp. 27, 35; 38, pp. 28, 241]. Senza voler affrontare qui il problema dei diversi tipi di alieni che compaiono nella vasta letteratura sui rapimenti [38, pp. 30/32], ci si può limitare ad osservare che la caratteristica della bassa statura non è sufficiente a consentire d'identificare sicuramente i compagni onirici di Lonzi con i Grigi: altrimenti, li si potrebbe identificare anche con i sette nani di Biancaneve! Ritorneremo sugli elementi del sogno ricorrente perchè Malanga vi attribuisce un'importanza straordinaria: ne deduce che Lonzi è stato vittima di una serie di rapimenti, sin dalla prima infanzia!

Fobie del testimone
Durante una conversazione precedente all'inizio delle sedute ipnotiche, Lonzi confida a Malanga di soffrire di alcune fobie:
1) Fobia delle pale rotanti (i passaggi a livello, le ventole, e persino i ventilatori, possono suscitare il panico in Lonzi, che non può neppure aprire il cofano dell'automobile a motore spento, senza il timore che la ventola di raffreddamento del radiatore possa sganciarsi e tranciargli le mani!) [25, p. 51].
2) Fobia degli insetti (peraltro molto comune) [25, p. 52].
3) Fobia degli aghi da fleboclisi, che possono indurre Lonzi a urlare di terrore [25, p. 52] (ciò induce Malanga a supporre che gli alieni abbiano inserito un impianto nel corpo di Valerio, il quale, interrogato in proposito, dichiara di avere sofferto spesso di epistassi, ma soltanto alla narice destra, che, secondo le letture di Malanga, sarebbe la preferita degli alieni! [25, p. 53]).
4) Fobie sessuali (non specificate)[25, p. 182].

Precedenti conoscenze ufologiche di Lonzi
All'inizio dell'indagine, Malanga chiede a Lonzi di non leggere nessuna pubblicazione ufologica, per evitare di restarne influenzato e di riflettere tali letture durante le sedute ipnotiche [25, p. 54]. Tuttavia le conoscenze ufologiche di Lonzi non sono affatto trascurabili, anche se Malanga, nel riconoscerlo, tenta di sminuirne l'importanza sottolineando che si basano su testi ormai datati [25, pp. 55, 56]:
Ha letto tutte le opere di Peter Kolosimo, libri di ufologia, fumetti di fantascienza (genere letterario e cinematografico di cui è appassionato) [25, pp. 54, 55; 20].
Osservando con attenzione la puntata di Misteri dedicata al caso Lonzi e tramessa dalla Rai il 9 Gennaio 1995 (di cui ci si occuperà di nuovo in seguito) si possono riconoscere nella biblioteca, alle spalle del padre di Valerio, i volumi dell'Enciclopedia della Fantascienza edita anni fa dalla Editoriale Il Drago, la quale contiene alcuni capitoli ufologici scritti da Roberto Pinotti, rappresentante di spicco del CUN, a cui appartiene Malanga.**
Ha visto il film Bagliori nel buio, che ricostruisce liberamente, in forma narrativa, uno dei più famosi casi di rapimento alieno, ossia quello di Travis Walton. «Sicuramente», riconosce Malanga, «il film che era estremamente attinente alla realtà dei fatti così come le autorità americane l' hanno ricostruita, poteva essere servito da trampolino di lancio per le fantasie di Valerio e questa era l'unica cosa delicata della faccenda» [25, p. 55].
La prima seduta di Ipnosi (Ottobre 1994)
Il primo tentativo di ipnotizzare Lonzi fallisce: «Infatti una settimana prima del nostro incontro Moretti aveva tentato di far regredire Valerio in ipnosi fino al momento del famoso evento ufologico ben dieci anni prima, in mia assenza (io non potevo infatti partecipare a quella seduta poichè occupato con le lezioni all'Università), ma con esito negativo. Il soggetto vedeva nei suoi ricordi solo una nuvola bianca che lo avvolgeva e non andava oltre» [25, pp. 57/58]. Poi Malanga aggiunge: «[Š] inoltre volevamo sempre essere tutti presenti in quanto quando un altro tentativo era stato fatto per indurre in ipnosi Valerio, senza di me, il soggetto non aveva ricordato nulla» [25, p. 81]. A questo punto occorre ribadire che Malanga, nel suo libro, non spiega mai esattamente la tecnica ipnotica utilizzata da Moretti: per esempio, non si sa come questi conducesse Lonzi a uno stato di trance profonda, né quanto tempo impiegasse. Risulta soltanto, da una intervista rilasciata da Lonzi, che le sedute ipnotiche erano incominciate all'inizio del 1995, che avevano frequenza settimanale, che ognuna durava all'incirca due ore, e che si sarebbero succedute almeno fino al dicembre dello stesso anno [20].
D'altronde, in una intervista del 1997, Malanga ha dichiarato che Lonzi era stato sottoposto a settanta ore di ipnosi, diluite nello spazio di due anni [23]: è evidente che i conti non tornano.
Per preparare Moretti a praticare l'ipnosi, o forse per informarlo anticipatamente su ciò che si propone di scoprire, Malanga gli consegna fotocopie di articoli e libri stranieri (non viene precisato di quali testi si tratti) in cui si descrivono esperienze di rapimento ricostruite mediante la regressione ipnotica. In particolare, Malanga vuole accertarsi che Moretti sia consapevole «che i racconti in ipnosi dei vari addotti erano costellati da una serie quasi infinita di identici aspetti e particolari» [25, p. 57].
Durante la prima seduta ipnotica, quando Lonzi è ormai in stato di trance, Moretti lo guida indietro nel tempo: «Ora fra non molto le lancette si fermeranno ad una data molto precisa che è incisa dentro di te, è una data molto profonda incisa nella tua mente: è la prima volta in cui sei entrato in contatto con quegli esseri» [25, p. 59].
Con un candore disarmante, Malanga spiega: «In realtà ci eravamo messi d'accordo con Moretti di utilizzare il termine quegli esseri anche se Valerio in stato cosciente non parla di nessuna creatura» [25, p. 59]. Per giunta, ammette: «Questo tipo di approccio è molto rischioso, perchè può indurre il testimone sotto ipnosi ad evocare delle figure di esseri che non esistono se non nella sua fantasia» [25, pp. 59/60]. No comment.
Poi, per giustificare questo modo di procedere, Malanga giunge fino al ridicolo: «Dovevamo però giocare d'astuzia e tentare di sbloccare la situazione dell'ipnosi precedente» [25, p. 60]. In altre parole, dopo il fallimento della prima seduta ipnotica («Sarebbe stato un bel pasticcio se non fossimo riusciti a schiodarlo da questa situazione» [25, p. 58]), Moretti e Malanga non esitano nell'indurre il testimone a confabulare. «Sarà comunque l'unica volta», assicura Malanga, con una schiettezza che sconcerta (e una sintassi traballante), «che useremo una domanda impropria mentre tenteremo in seguito di verificare se il testimone sia stato da noi influenzato» [25, p. 60]. Prima si tenta d'influenzare il testimone, e poi si verifica se questi si sia lasciato suggestionare?
Mentre racconta il sogno in cui ha incontrato quegli esseri, Lonzi viene interrotto con una domanda che allude all'eventuale inserimento di un "impianto alieno": «Ti hanno messo qualcosa nel naso?» [25, p. 68]. La risposta è un sicuro: "No" [25, p. 68].
Tuttavia Malanga non si accontenta di una negazione recisa espressa dal testimone in ipnosi profonda. Egli presume infatti che quegli esseri (della cui esistenza non ha mai avuto bisogno di convincersi) abbiano impartito comandi post-ipnotici a Lonzi per impedirgli di raccontare i dettagli del rapimento, anzi dei diversi rapimenti [25, pp. 73, 105, 106, 107]. Occorreranno molti sforzi, ma alla fine Malanga riuscirà a sfondare la barriera [25, p. 120]. A questo scopo, ritiene che sia necessario scavare nell' inconscio di Lonzi sino a fargli riconoscere il rapimento come reale, nonché corredato di impianti in entrambe le narici: col proseguire dell'indagine, infatti, scoprirà che gli alieni ne hanno inserito uno anche nella sinistra [25, pp. 110, 111, 210, 211]**.
Il racconto di Lonzi include una sorta di esame medico compiuto per mezzo di strumenti misteriosi e la descrizione di un ambiente simile a una grotta o a un bozzolo, con gelatina che pendeva dal soffitto ma che non cadeva [25, pp. 70, 93]. A questo proposito, Malanga osserva acutamente che la ricostruzione del rapimento di Travis Walton include un ambiente molto simile, ma non avverte (o forse non se ne accorge?) che tale ambiente viene mostrato nella ricostruzione cinematografica, Bagliori nel buio, mentre non viene affatto descritto da Walton nel suo libro autobiografico, scritto anche per opporre la propria testimonianza alle versioni inesatte della sua esperienza [25, p. 70; 27; 42, p. 32, 33, 36].

Ambiente familiare del testimone
Soltanto dopo diverse sedute di ipnosi Lonzi confessa di essere stato rapito, e per giunta quattro volte, la prima quando aveva sette anni e mezzo, la seconda a dodici anni e mezzo, la terza a quindici anni e mezzo; e l'ultima a diciassette anni e mezzo. Il ricordo del primo rapimento è l'ultimo a essere recuperato [25, p. 228].
Riassumendo:
1) Consciamente, Lonzi non ricorda di essere stato rapito da alieni[25. p. 59].
2) Il primo tentativo di ipnotizzarlo fallisce .
3) Durante la prima seduta ipnotica riuscita, Malanga e Moretti tentano inutilmente di fargli raccontare il sogno di un rapimento.
4)Infine, dopo vari tentativi (stratagemmi?), Lonzi confessa di essere stato rapito più volte, e nelle successive sedute, una volta sfondata quella che Malanga ritiene essere la barriera protettiva innalzata dagli alieni nella mente del giovane, i suoi racconti diventano sempre più dettagliati [25, pp. 107, 120].
Davvero esisteva una barriera mentale aliena che impediva il riaffiorare dei ricordi? Oppure i racconti (o confessioni estorte?) di Lonzi si possono spiegare con ipotesi diverse da quella proposta da Malanga? Pur senza voler negare in assoluto che Lonzi sia stato realmente rapito, ciò di cui non esistono prove né pro né contro, vi sono comunque ragioni sufficienti a suggerire un'ipotesi diversa, la quale potrebbe essere fondata più solidamente se fosse possibile ottenere sul conto dell'ambiente famigliare di Lonzi più informazioni di quelle fornite da Malanga.
In primo luogo occorre tentare di descrivere la psicologia di Lonzi, quale traspare dal libro di Malanga (e dai suoi incontri in pubblico):
1) Valerio è un giovane sensibile ed intelligente.
2) Soffre di alcune fobie, che possono suscitare attacchi di panico.
3) Soffre di un disturbo, l'asma allergica, che, com'è noto, ha una componente psicosomatica [25, pp. 75, 105].
4) Afferma che, in seguito all'avvistamento del 1982, la sua calligrafia, durante un compito a scuola, è cambiata [17].
5) Ha manifestato il desiderio intenso di essere rapito dagli extraterrestri [12].
Il profilo psicologico di Lonzi, tracciato dal dottor Marco Lagazzi e pubblicato in appendice a Gli UFO nella mente è positivo, anche se si basa su un solo colloquio [25, pp. 252/256]. Curiosamente, tale profilo è stato richiesto dallo stesso Lonzi, allo scopo di ottenere «un certificato preventivo da poter opporre, in senso ironico, a eventuali critiche attinenti al suo benessere psichico, nell'ambito di dibattiti attinenti alle tematiche della cosiddetta Ufologia» [25, p. 255].
È questo l'unico punto del libro di Malanga in cui si accenna alle attività ufologiche di Lonzi.
La famiglia Lonzi presenta alcune caratteristiche significative:
1) La madre e il padre di Valerio hanno avuto precedenti ufologici [25,p. 76]. Una notte, mentre era incinta di Valerio, la madre, insieme al marito, vide un oggetto luminoso, di forma ovale, lungo una trentina di metri, con tanto di oblò. Il padre dichiara che dal disco scaturì una luce verde, la quale illuminò i piedi della madre, e poi tutto il corpo, muovendosi poco a poco verso l'alto, come uno scanner. Pochi secondi più tardi, il disco luminoso s'inclinò e si allontanò con un'accelerazione straordinaria [12; 13; 18].
2) La nonna, ottantenne e di bassa statura, è sorda e taciturna, ma molto energica, e si diletta a scrivere racconti di fantascienza [25, pp. 75, 227].
3) Prima della nascita di Valerio e di sua sorella, la madre diede alla luce, con parto prematuro, un bambino descritto come molto minuto, «con la pelle scura e gli occhi strani» (che «aveva la faccia del gatto»), il quale, afflitto da gravi disturbi, muore poco tempo dopo la nascita. È interessante osservare in che modo Malanga riesce a scoprire l'accaduto: «Così incaricai Maura Di Meo di prendere informazioni più accurate sulla famiglia Lonzi, con particolare riguardo a eventuali episodi di aborto eventualmente presenti in famiglia. Questo tipo di indagine era d'obbligo in quanto era stato scritto da diversi studiosi che i cosiddetti Grigi, nei loro esperimenti biologici, partono spesso da generazioni prima, tentando una specie di selezione genetica» [25, p. 77]. Come si è visto, l'intuizione, se così si può dire, trova conferma, e Malanga non esita a suggerire che il neonato fosse un ibrido alieno, e persino che l'ospedale ne abbia occultato, per questa ragione, la nascita e il decesso. Dando prova del grande rigore scientifico del suo metodo d'indagine, Malanga ritiene di poter provare con la dichiarazione che segue un'azione che, se fosse stata realmente commessa, sarebbe gravissima: «Infatti dopo ripetuti tentativi, almeno tre, Maura era riuscita dall'ufficio competente del comune a farsi fare un atto di morte (cosa ben diversa dal certificato di morte senza il quale l'atto di morte non si può fare), ma questo certificato ovviamente non veniva fuori». Trascurando l'evidente contraddizione di questa frase, ci limitiamo ad aggiungere che Malanga non riproduce il documento in appendice al libro [25, pp. 79/80].
Comunque, si può supporre che il dolore per la perdita del neonato sia stato profondo per la famiglia Lonzi, e non si può escludere che sia stato tale da riflettersi su Valerio nell'infanzia, forse proiettando su di lui i sensi di colpa, come spesso avviene in casi del genere, e suscitando o rafforzando l'attitudine a fantasticare. È possibile che questa condizione emotiva si sia espressa provocando sogni in cui Valerio incontrava esseri alieni, prima considerati come piccoli amici, o poi come figure minacciose e sinistre, che lo sottoponevano ad esami clinici e ad interventi chirurgici? Bisogna riconoscere che questa ipotesi non è sostenuta da elementi incontrovertibili, tuttavia consente d'interpretare in maniera convincente la vicenda di Lonzi aprendo una via di indagine psicologica. È sorprendente, comunque, che Malanga ricorra immediatamente all'ipotesi del rapimento alieno, senza neppure accennare a prendere in considerazione una simile possibilità, semmai per smentirla come ipotesi di studio.

La seconda seduta d'ipnosi
Leggendo il resoconto delle successive sedute ipnotiche, si ha l'impressione che i rapimenti alieni raccontati da Lonzi non siano accaduti realmente, bensì che siano dovuti alla confabulazione sollecitata da una ipnosi mal condotta. Lo stesso Malanga riconosce che talvolta il racconto reso da Lonzi sotto ipnosi contiene particolari tratti dal cinema o dalla letteratura di fantascienza, oppure riprende temi di paleoastronautica, di cui Valerio è appassionato [25, pp. 87, 88]. In un caso, gli alieni (che gli hanno rivelato di provenire da Beta Ceti) gli chiedono di meditare sulle somiglianze tra le costruzioni ciclopiche marziane (la Faccia ed i Canali marziani, peraltro inesistenti) e quelle mesoamericane [25, pp. 90, 91]. Commentando l'ultima parte della seconda seduta ipnotica, Malanga riconosce: «Il racconto aveva toccato più punti, ma il pericolo era di confondere le cose vere con quelle che sembravano vere. [Š] Valerio aveva raccontato questa parte senza nessuna esitazione, troppo... spontaneamente; e poi l' influenza delle sue letture era marcata» [25, p. 93].

Malanga è sicuro: sono comunque alieni
Ciò che nuoce principalmente alla conduzione dell'indagine è la convinzione assoluta e preconcetta di Malanga che gli alieni sono già tra noi: i racconti di Lonzi sotto ipnosi non sembrano essere altro che una sorta di certificato, o di autentificazione notarile, di questa verità. Nel valutare il materiale emerso dalle successive sedute ipnotiche a cui è stato sottoposto Lonzi occorre tenere presenti le premesse da cui muove Malanga:
1) In poche righe, il ricercatore di chimica presso l'Università di Pisa afferma che i viaggi a velocità superiori a quella della luce sono possibili [25, p. 96]!
2) Con una logica stringente, da lui definita principio di causa effetto, aggiunge che «se gli Ufo sono già qui, e su questo non ci sono più dubbi, in qualche modo saranno pure arrivati» [25, p. 96]!
3) A suo avviso, le testimonianze rese sotto ipnosi sono incontrovertibili: negare la veridicità del racconto di Lonzi implica negare assolutamente la validità dell'ipnosi [25, pp. 96/97]!
Si potrebbe obiettare che dalle sedute ipnotiche non emergono soltanto racconti di rapimenti alieni, bensì anche, altrettanto facilmente, di vite precedenti: in breve, il problema della validità dell'ipnosi è molto più complesso di quanto Malanga sia disposto a riconoscere.
Nel corso di una seduta ipnotica, Malanga e Moretti decidono d'indurre Lonzi a ricordare un sogno: «Vorrei ora», dice Malanga, «che tu mi dicessi quando tu li hai sognati e se li hai sognati la prima volta».
E Lonzi replica: «Non capisco la domanda» [25, p. 97]. Nonostante questo inizio poco incoraggiante, la seduta procede e si conclude in maniera soddisfacente per Malanga: «Il trucco del sogno dunque sembra funzionare. [Š] Era a questo punto nostra impressione che Valerio avesse raccontato qualcosa di realmente vissuto non nel sogno ma come in un sogno. Il nostro sistema di procedere dava i primi risultati!» [25, p. 103]!!
I sogni a carattere fantascientifico di Lonzi sono indubbiamente, per Malanga, la rielaborazione di eventi reali. Al tempo stesso riconosce che in un caso alcuni elementi onirici sono tratti da un film di fantascienza che Valerio ha presumibilmente visto da fanciullo, ma afferma (senza spiegare in base a quali criteri e come) di saperli distinguere da quelli che sono invece trasfigurazioni di eventi connessi ai rapimenti alieni, realmente accaduti [25, pp. 94, 95, 98].
Dopo una serie di negazioni a cui Malanga e Moretti si oppongono strenuamente, Lonzi racconta infine di aver visto, durante l'esame medico a cui è stato sottoposto, esseri di bassa statura e dalla pelle grigia. Così i Grigi compaiono sulla scena e la storia del rapimento prende forma: «(ci siamo!!! questo è quello che veramente volevamo che Valerio riesumasse dal ricordo dei suoi sogni n.d.a.)» [25, pp. 100, 102, 104].
Successivamente, il racconto si complica, presentando nuovi personaggi: Grigi di diverso tipo, alieni alti e biondi detti Nordici, Uomini in Nero, e persino umani misteriosi che parlano in Francese. Il racconto emerso dall'ultima seduta ipnotica assomiglia più a un film di fantascienza di serie B che a un inquietante rapimento alieno, tuttavia Malanga commenta: «Questa volta avevamo fatto centro [25, p. 193]!» [25, pp. 182/198].
Probabilmente tutte queste assurdità si spiegano con l'impiego della tecnica, escogitata da Malanga e Moretti, per sfondare la barriera mentale eretta dagli alieni nel subconscio di Lonzi: indurre questi a raccontare, sotto ipnosi, i propri sogni, collegandoli in modo subcosciente alla propria esperienza di rapimento, giudicata reale [25, p. 97].
La conseguenza è che Lonzi si dispone a confessare qualsiasi cosa:
1) I Grigi conducono l'esame medico (che inizialmente risultava essere stato compiuto soltanto da alcune macchine) [25, pp. 138/139];
2) Le sonde vengono introdotte in entrambe le narici (in evidente contraddizione con affermazioni precedenti) [25, pp. 210, 211];
3) Gli alieni imprimono a Lonzi il loro marchio (ciò che in precedenza era stato negato) [25, pp. 145, 146];
4) Quello che sembrava essere un unico rapimento alieno diventa una serie di rapimenti, in conseguenza di quello che lo stesso Malanga definisce l'"accanimento" dei ricercatori [25, p. 125, 131/132, 167];
5) Inutilmente Lonzi tenta di ribellarsi sotto ipnosi a Moretti [25, pp.114, 122], ponendo domande e tentando attivamente di replicare;
6) In altri casi, Lonzi si oppone con un silenzio incondizionato alle insistenze dell'ipnologo [25, p.119];
7) Ricorrenti e innegabili sono i riferimenti alla fantascienza: non soltanto al già citato Bagliori nel buio ricordato nuovamente quando Lonzi descrive il velo che lo ricopre [25, pp. 129/132], ma anche ad altri film: l'oggetto simile a una foglia vista in controluce [25, p. 135] che avvolge Lonzi ricorda «L'invasione degli ultracorpi», mentre, più oltre, gli uomini in nero rammentano «Occhi dalle stelle», un film citato da Lonzi medesimo [25, p. 188];
8) All'inizio quegli esseri, cioè gli alieni, hanno occhi all'orientale e unghie nere, ma in seguito ne compaiono di ogni tipo, colore e altezza, con quattro, cinque o sei dita (come i biondi di alta statura con sei dita), e persino di sesso femminile [25, pp. 138, 139, 159, 170, 176, 185/186];
9) Una gita in collina a Piani di Praglia con due amici (di cui Lonzi non ha nessun ricordo cosciente) conduce a un incontro di Valerio con gli alieni, i quali approfittano dell'occasione per imprimergli dietro un ginocchio quello che Malanga definisce il loro marchio [25, pp. 141 e segg.];
10) La cicatrice dietro il ginocchio si trova, ma non nella posizione indicata da Lonzi durante la seduta ipnotica [25, pp. 145, 146];
11) L'unico metodo al quale ricorre Malanga per verificare il racconto reso da Lonzi sotto ipnosi consiste nel rafforzare il comando post-ipnotico che impone a Valerio di alzare il braccio destro nel momento in cui riferisce qualcosa che il suo inconscio non riconosce come vero. In un caso, Lonzi solleva e abbassa diverse volte il braccio destro, in un alternarsi di negazioni e di affermazioni, che si conclude, dietro insistenza dell'ipnologo, con la convalida di avere visto (come in altre testimonianze simili) una sorta di macelleria umana: parti di corpi umani, di adulti e di neonati, collocati in contenitori cilindrici [25, pp. 105, 107, 180, 217, 218].

Prima fase della contro-inchiesta: Tentativo di verificare l'avvistamento 1982
La prima fase della nostra contro-inchiesta ha riguardato il fondamento del caso Lonzi, cioè l'avvistamento, da parte di Valerio e di alcuni altri giovani, di alcune strane sfere luminose, avvenuto nel 1982 durante un campo scout. Il problema della rielaborazione dei ricordi dovuta ai normali processi di memoria a tanti anni dall'evento si sarebbe posto soltanto se fosse stato possibile interrogare i testimoni. Purtroppo, non conoscevamo alcun recapito né alcun numero telefonico che ci consentisse di contattare Lonzi per chiedere la sua collaborazione. In un modo o nell'altro, il CUN era riuscito ad averlo in esclusiva: soltanto gli ufologi del CUN erano riusciti ad interrogarlo in maniera abbastanza approfondita. Inoltre, dell'altro principale testimone, presente alla seconda fase dell'avvistamento, non si conosce il cognome; anzi, neppure il nome è certo: forse è Lorenzo [25, pp. 83, 84; 1; 5; 12; 13; 18].
Nel suo libro, Malanga riferisce che alcuni membri di un gruppo ufologico di La Spezia interrogarono alcuni testimoni poco tempo dopo l'avvistamento [25, p. 41]. Ci è sembrato dunque importante scoprire chi fossero tali ufologi, a quale gruppo appartenessero, se questo gruppo esistesse ancora, e quali informazioni avessero raccolto, in modo da verificare l'attendibilità del caso e accertare se ne fossero state proposte interpretazioni diverse da quella fornita dal CUN.
Decisi dunque di chiedere aiuto a Umberto Cordier, esperto di fenomeni fortiani, che risiede in Liguria e che, in diverse occasioni, si era già dimostrato estremamente gentile e disponibile. Dopo breve tempo, Cordier rispose, spiegando che si trattava probabilmente del gruppo GORU, fondato dal defunto Stelio Asso, e raccontandone la storia, successivamente confermata da Renzo Cabassi, il quale fornì anche il nome di un superstite del gruppo, Emilio Milazzo, che in qualche modo ne aveva continuato l' avventura.**
«Quando la volta scorsa mi hai parlato di un gruppo ufologico di La Spezia», scrisse Cordier, «avevo subito pensato a Stelio Asso (La Spezia), ma avevo accantonato l' idea sia perchè è deceduto nel 1991, sia per altri motivi che ti illustro brevemente. «Questo personaggio era un protagonista del gruppismo ufologico degli anni '70; il suo gruppo aveva installato sul monte Verrugoli, presso La Spezia, una sorta di stazione di avvistamento strumentale degli Ufo, fornendo centinaia di casi di avvistamento, in verità piuttosto contestati. «Particolarmente famosa è una fotografia (del '76 mi pare) che riprende un misterioso essere (ufo o ifologico?) chiamato l'Incursore del Verrugoli. «Purtroppo Stelio Asso aveva uno spiacevole atteggiamento del tipo solo noi possediamo la verità ufologica, e quindi snobbava alquanto tutti gli altri. Inoltre si riteneva oggetto di storie tipo MIB et similia.
«In conclusione, a causa di questo sussiego poco è rimasto del lavoro di Asso, e inoltre sembra che il suo gruppo si sia in pratica estinto con la sua morte». **
In seguito, però, Cabassi confermò l'esistenza di un residuo del GORU, guidato da Milazzo, al quale scrivemmo spiegando che eravamo interessati al caso Lonzi e riferendo come Malanga, nel suo libro, lo avesse collegato al GORU [25, pp. 147,148]. ** Nella sua risposta, Milazzo dichiarò che avrebbe querelato Malanga se i riferimenti al GORU contenuti ne Gli UFO nella mente fossero stati in qualche modo offensivi nei confronti del gruppo stesso, oppure del suo fondatore, Stelio Asso. ** Lasciando trapelare un vecchio contrasto con l'ufologo del CUN, Milazzo scrisse anche: "Malanga non andava molto daccordo con Stelio Asso, Presidente del GORU, morto nel '90, bisticciarono addirittura, quindi capirai che sarà molto difficile che Malanga parli bene di Asso e GORU tutto. «Se Stelio Asso era Presidente del gruppo che cita il Malanga, è chiaro che questo gruppo era il GORU, e circa tre anni fa Corrado mi chiese in merito del caso che citi, molto probabilmente potrò sapere qualcosa chiedendo direttamente a Genova. «Ti farò sapere ma dammi tempo. «Nel frattempo andrò a controllare negli archivi. «Circa Stelio Asso, collaborai strettamente con lui, l'ho visto morire, posso garantirti che era più serio di quello che si voglia far credere. «Basta fare un pò mente locale per rendersene conto, in quanto non ha mai (lui e tutto il GORU) ricavato una lira dall' ufologia». **
Nonostante qualche riserva nei confronti dell'approccio del GORU all'ufologia, e anche se un ufologo aveva dichiarato che molto probabilmente il gruppo di La Spezia non aveva svolto alcuna indagine sul caso Lonzi, attendemmo ulteriori informazioni da Milazzo, nella speranza che il GORU avesse raccolto almeno qualche segnalazione sull'avvistamento al Passo della Biscia nel 1982, di cui la stampa dell'epoca non aveva fatto alcun cenno.
Nel frattempo, un amico ufologo espresse un parere molto critico su Milazzo, scrivendo: «Emilio Milazzo [Š] Ragazzo prodigio dell'ufologia spezina e amico strettissimo di Asso e family. «La famiglia Asso nella storia dell' ufologia ligure è estremamente radicata. «Grazie alla loro instancabile attività (fine anni '70 inizio anni '80), con trucchi tecnologici (c'era un gruppetto di buoni radioamatori nel Goru) e sonore balle (Asso era maestro nel mentire e non cadere in errore) attirarono l'attenzione dei giornali, della questura e del mondo ufologico di allora. «Dopo la morte di Stelio, come in ogni buona famiglia patriarcale, il gruppo si sfaldò, ma recentemente (due o tre anni fa) Milazzo assieme alla figlia di Asso e a suo marito si sono rimessi in moto utilizzando la famosa foto dell'Incursore (ne sai qualcosa? Altrimenti ci vediamo che ti faccio vedere tutto). «In quella occasione ripresi contatto con Milazzo, andai a La Spezia, ricevetti Milazzo [Š] ed assieme analizzammo le foto [Š] ma lui non ne ha voluto sapere mezza di incongruenze nella foto e si è incazzato abbastanza minacciando anche cose gravi nei miei confronti [Š]. Fine della storia, almeno per adesso». **
Un gruppo ufologico indaga su un alieno e l'altro minaccia una causa giudiziaria?! Cose che capitano nell'ambiente! Troppa passione?!? Benché non avesse alcuna attinenza col caso Lonzi, la strana vicenda dell'Incursore c'incuriosì. Nel suo libro, Malanga vi accenna quasi con nostalgia e si mostra sconcertato dal fatto che persino a distanza di tanti anni i superstiti seguaci di Asso fossero ancora intimamente colpiti dalla vicenda [25, pp. 147, 148]. Tuttavia, trascura del tutto il punto di vista ufologico-spiritistico del GORU e le tecniche che esso aveva escogitato per incontrare alieni sul monte Verrugoli. ** D'altronde, lo stesso CUN, dopo un'attenta analisi del documento fotografico, aveva prudentemente sospeso il giudizio sul caso del Verrugoli. **

L'avvistamento del 1982: Può essersi trattato di fulmini globulari?
Nel frattempo, ci chiedemmo se non fosse possibile trovare una qualche conferma a quella testimoniale di Lonzi per l'avvistamento delle sfere luminose. Poteva essersi trattato di un fenomeno naturale? Nulla sembrava escluderlo. Si poteva ipotizzare che si fosse trattato di fulmini globulari? Proprio di recente, nel corso di un dibattito televisivo [trasmesso forse nell'aprile 1998] ** il fisico Ferluga, del CICAP, aveva obiettato a Malanga, pur senza conoscere nei dettagli il caso Lonzi, che senza dubbio le sfere luminose viste da Valerio potevano essere identificate come fulmini globulari.
Secondo la testimonianza di Valerio, la prima sfera lasciò una traccia profonda e calda nel terreno [25, p. 38; 12; 13; 18]. In un articolo sul caso Lonzi a cura del CUN, si descrive una traccia molto calda, all'interno della quale l'erba, verde, divenne giallastra [43]. Ebbene, se si trattò effettivamente di un fulmine globulare, è possibile che abbia lasciato una traccia profonda nel terreno prima di sparire?
Interpellato a questo proposito, il fisico Albino Carbognani, autore di alcuni articoli sulla fisica dei fulmini globulari pubblicati su riviste scientifiche, valutò come segue i dati principali sull'avvistamento: «La descrizione è perfettamente compatibile con quella di un BL [ball lightning, ossia fulmine globulare], sia per le dimensioni che per la luminosità maggiore al centro che ai bordi. La sparizione non credo sia stata causata dalla luce della pila ma dalla estinzione della sorgente energetica interna del BL» **. Subito dopo, però, Carbognani avanza un dubbio: «L'osservazione di un BL è un fatto abbastanza raro. Osservarne 4 nel giro di poco più di un'ora mi sembra molto ma molto raro. «Addirittura avere 3 BL contemporaneamente che ti orbitano attorno mi sembra poco credibile (anche se è possibile in linea di principio). Su questa seconda parte della testimonianza avrei dei dubbi di autenticità» **.
Quanto alla condizione di paralisi di Lorenzo, il giovane che era con Lonzi durante la seconda fase dell'avvistamento, Carbognani cercò di spiegarla così: «Lo stato di paralisi (ammessa vera la storia) può essere provocato dalla sorpresa che l'apparizione di un BL si porta dietro (figuriamoci quella di 3 BL)» **.
Infine, per quanto riguarda la traccia profonda e calda al suolo, all' interno della quale l'erba era ingiallita, Carbognani commentò: «I BL possono provocare questo tipo di tracce, niente di strano. Più strano è che non sia stato registrato alcun rumore» **.
Sembrava dunque possibile concludere che il racconto di Lonzi non corrispondeva a verità, oppure che era molto improbabile che le sfere luminose da lui viste fossero state fulmini globulari. Tuttavia decidemmo di tentare una verifica ulteriore.
Qualche giorno più tardi, inviammo a Carbognani tutti i dati relativi all'avvistamento che era stato possibile ricavare dalla stampa, ma per non rischiare che il suo giudizio ne venisse influenzato, evitammo, come già avevamo fatto la prima volta, di comunicargli che si trattava del caso Lonzi. La successiva risposta di Carbognani confermò il primo parere: «Ho letto con attenzione il materiale, ma purtroppo (a conti fatti) non dice molto di più di quanto già sapevamo. Il primo avvistamento della sfera luminosa (singola) potrebbe essere compatibile con un BL, però mi risulta un poco strano che l'erba (supposta vera la vicenda) sia diventata subito gialla e lo scavo del buco senza rumore. «Di solito i BL più energetici emettono onde acustiche. Da quello che viene descritto sembra che il buco si riduca ad una impronta nel terreno (non ad un piccolo cratere) e vista la piccola massa dei BL escludo che possano dare luogo ad un effetto del genere. D'altra parte una sfera pesante è in contraddizione con la sparizione nel nulla. «Più interessante la descrizione dell'aspetto fisico, compatibile con quello di un BL (compresa l'assenza di luce diffusa) ma insufficiente per permettere di capire se la storia ha qualche fondamento fisico oppure no. Estremamente insolito l'avvistamento delle 3 sfere. Escludo 3 BL e propendo per la "leggenda". C'è anche un non-accordo sulle dimensioni, certe volte vengono descritte come palle da bowling certe altre come torce elettriche. «Nel complesso (considerata l'età dei testimoni) e il clima goliardico che di solito si instaura nei campeggi mi pare che il tutto si riduca ad una bella storiella». **
Con i fulmini globulari, secondo Carbognani, è possibile spiegare la maggior parte degli avvistamenti UFO: se proprio lui giudicava che le sfere luminose viste da Lonzi non potessero essere state fulmini globulari, sembrava proprio che una spiegazione naturale dell'avvistamento si dovesse escludere.
Nondimeno, approfittando della sua presenza al Convegno di Ufologia del CISU, tenutosi a Firenze il 31 Maggio 1998, interpellammo un altro fisico, Goffredo Pierpaoli, il quale, con il suo parere, dimostrò, se ancora necessario, quanto lo studio dei fenomeni fisici legati agli UFO sia sempre estremamente sfuggente.
Infatti, Pierpaoli dichiarò di non condividere affatto il parere di Carbognani: a suo avviso, era possibilissimo che le sfere luminose viste da Lonzi fossero state espressione di un fenomeno naturale simile ai fulmini globulari. Inoltre, aveva studiato personalmente un caso ufologico paragonabile, su cui promise d'inviarci informazioni al più presto **.
Sembrava dunque che non si potesse escludere in assoluto che Lonzi avesse assistito a un fenomeno naturale insolito.

Quella notte al campeggio
Esistevano ancora molte altre domande a proposito del contesto del presunto duplice avvistamento del 1982 del Lonzi al campeggio.
Davide Ferrara, intervenendo in Mailing List, a proposito del Caso Lonzi così ricordava la sua personale esperienza di scout in giovane età: «Io, come il Lonzi, sono stato scout alla sua età (anche se un decina di anni prima) e ho fatto diversi campeggi estivi. In genere i ragazzi sono accompagnati da persone di età maggiore, che hanno la responsabilità del campo. Sono stati messi al corrente dell'avvistamento? È singolare che tutti siano andati a dormire tranquillamente senza che la pace del campo non sia stata scossa da un avvenimento così insolito. Un particolare mi lascia perplesso: il Lonzi afferma che un ragazzo doveva raccogliere la legna per mantenere il fuoco acceso durante tutta la notte. Ebbene io mi ricordo che noi accendevamo un falò durante la sera, ma prima di coricarci una delle precauzioni più importanti era quella di spegnerlo per bene senza lasciare il più piccolo tizzone in quanto il pericolo di incendio in estate e in zone boschive era molto alto. Altresì era assolutamente vietato uscire fuori dalle tende durante il sonno prima della sveglia al mattino per ragioni non motivate».
Se nel proseguimento dell'indagine fosse stato possibile un contatto diretto col testimone , certamente una serie di domande anche in tale direzione sarebbe stata utile a chiarire i fatti di quella serata.

Le asserite conseguenze fisiche
Poichè Lonzi ha più volte dichiarato che l'avvistamento ha avuto su di lui alcune conseguenze fisiche (cicatrici chirurgiche, calcificazione ossea precoce, insensibilità ai vaccini) [25, pp. 41/42; 1; 2; 5; 12; 13; 15; 18; 23], ci è parso necessario tentare di verificare se tali conseguenze potessero essere dovute a cause naturali conosciute. Ci occupammo innanzitutto della calcificazione ossea precoce e della refrattarietà ai vaccini: sembrava che all'epoca dell'avvistamento, quando Lonzi aveva tra i quattordici e i quindici anni, le sue ossa avessero già raggiunto uno sviluppo equivalente a quello di un adulto sulla quarantina [1; 2; 5; 12; 13; 18]. Ebbene, secondo un parere medico basato su questi pochi dati, che sono peraltro gli unici disponibili, sia la calcificazione ossea precoce sia la refrattarietà ai vaccini sono ben note in medicina e non sono affatto dovute a cause misteriose, bensì si possono ricondurre a disturbi endocrini o ereditari. ** Anche se Lonzi non ha dichiarato al dottor Lagazzi nulla sulla calcificazione ossea precoce e sulla refratterietà ai vaccini [25, p. 253], le sue interviste alla stampa inducono a supporre che ne soffrisse già prima del rapimento e che per questo fosse seguito dagli endocronologi dell'Ospedale San Martino, di Genova [18; 23]. Questo aspetto della vicenda è tutt'altro che chiaro: sembra che Lonzi si sia sottoposto ad una o più visite mediche per accertare la natura delle cicatrici sulla schiena, esaminate anche dagli endocrinologi dell'ospedale, e che in questa occasione si siano scoperti anche gli altri disturbi [1; 2; 5; 12; 13; 15; 18; 23]. Ma se intendeva appurare la natura delle cicatrici, perchè avrebbe dovuto farsi visitare da un endocrinologo anziché da un chirurgo? È plausibile supporre che abbia approfittato di una visita endocrinologica già prevista per farsi esaminare le cicatrici. In ogni caso, sulla base degli elementi a disposizione si può concludere che l'avvistamento non c'entra, e gli alieni men che meno. Sia negli articoli apparsi sui quotidiani sia nel libro di Malanga si afferma, come si è visto, che le cicatrici di cui Lonzi si è accorto dopo l'avvistamento sono conseguenza di "punti di sutura" [1; 2; 5; 12; 13; 15; 18; 23]. Ebbene, la nostra impressione è che tali cicatrici si possano considerare come una incongruenza tecnologica, in quanto non potrebbero presumibilmente corrispondere alla superiorità tecnologica attribuita agli alieni. In sostanza, appare contradditorio supporre che esseri in grado di viaggiare nello spazio-tempo siano tanto maldestri in chirurgia, quando persino i medici terrestri, già da tempo, operano in modo molto più raffinato, utilizzando una sorta di nastro adesivo che rende pressochè invisibili le cicatrici, per non parlare dei fili riassorbibili e delle tecniche endoscopiche.

Una piccola rivelazione imbarazzante
Da diversi anni (non è stato possibile stabilire esattamente quanti) Valerio Lonzi è iscritto al CUN, dunque partecipa in qualche misura alle attività ufologiche dell'associazione che lo studia come testimone di un avvistamento e come vittima di un rapimento alieno [37, p. 2]. Poichè Malanga, nel suo libro, trascura di riferirlo, abbiamo avuto da Umberto Cordier, che per email ha discusso di alcuni aspetti del caso Lonzi, comunicandomi il recapito postale e l'indirizzo di posta elettronica di Valerio **.
Paolo Toselli con un messaggio inviato alla mailing list UFOITALIA lo riconfermò in seguito: «È vero Nico. Il Malanga-pensiero evita molto accuratamente di dire che il Lonzi è da anni un loro rappresentante regionale, affiancato dalla socia (?) Laura [Maura] Di Meo che lo segue ovunque. Chissà perché?;-) «E poi ciò è ufficiale perlomeno dal 1995, da quando, tra l'altro, lo stesso bollettino del CUN Filo Diretto era curato dal già citato Valerio (tutto documentato nero su bianco)». **
Dal libro di Malanga si ricava l'impressione che Maura Di Meo sia per Lonzi un'amica e al tempo stesso una sorta di nume tutelare: è lei che sembra gestirlo in qualche modo: «Maura lo controllava [Lonzi] praticamente ventiquattro ore su ventiquattro» [25, p. 71]. Procura molte informazioni a Malanga e partecipa a tutte le fasi dell'indagine, incluse le sedute ipnotiche [25, pp. 45/47, 51, 52, 74, 77, 79, 143, 144].
In conclusione, l'appartenenza di Lonzi al CUN, di per sé, non compromette il caso, né mette in dubbio la buonafede del testimone. Tuttavia, a prescindere dalle valutazioni personali in merito, non si può non osservare che la semplice incompatibilità tra la condizione di testimone e di rapito e quella di ufologo getta almeno qualche ombra sulla scientificità con cui è stata condotta l'inchiesta.

1993/1995: Cosa la stampa riferì del caso
In questo periodo, sia la stampa locale e nazionale sia la televisione si occupano spesso del caso Lonzi. Pur tenendo conto dell'inesattezza e dell'approssimazione che si riscontra spesso negli articoli giornalistici, le informa zioni fornite sul testimone, sull'avvistamento e sul rapimento sono in più punti discordanti [1/24].
È particolarmente interessante notare che Lonzi, in questa fase, dichiara alla stampa di essere intenzionato soltanto a ricostruire gli eventi dei quarantacinque minuti di cui non ha memoria, perchè alcuni sogni in cui ha incontrato strani esseri di bassa statura lo inducono a sospettare che possa essergli accaduto qualcosa, oltre all'avvistamento delle sfere luminose [1; 2; 5; 12; 13; 15; 18; 20; 23].
Nell'inverno del 1994, Lonzi descrive a Malanga gli esseri che ha incontrato in sogno: sono calvi, di bassa statura, scuri di pelle, con gli occhi all'orientale e le unghie lunghe, completamente nere, abbigliati in modo strano, ossia con una sorta di tuta aderentissima [25, pp. 47, 49/50].
Nella sua prima intervista, pubblicata nel settembre del 1993, aveva dichiarato: «Nelle mie immagini notturne sono bipedi, un pò più bassi di noi, ma di forma quasi umana - conclude - La loro carnagione è pallida tendente al grigiastro. Il mio più grande desiderio? Quello di poterli incontrare di nuovo. Si dice che prima o poi, chi ha avuto contatti con gli extraterrestri, venga prelevato dalla Terra definitivamente. Ed io non aspetto altro» [1].
A parte l'incongruenza tra le due descrizioni (la pelle scura in un caso, la carnagione pallida nell'altro) si può notare il riferimento evidente agli alieni rappresentati nel famoso film Incontri ravvicinati del terzo tipo, di Steven Spielberg.
Questo desiderio di essere prelevato definitivamente viene confermato da Lonzi nell'intervista a Lorenza Foschini durante la puntata di Misteri trasmessa da Rai 2 il 9 gennaio 1995 [13]. Le sedute ipnotiche erano iniziate nell'inverno del 1994, stando a quanto si può ricavare dalle allusioni contenute nel libro di Malanga, in cui non si precisa quante furono le sedute, né quando ebbero luogo [25, pp. 57, 95, 97, 108; 15; 20; 23]. Tuttavia lo stesso Lonzi dichiarò in diverse occasioni di non essere consapevole del materiale emerso dalle sedute, giacchè Moretti gli aveva impartito, tramite comandi post-ipnotici, di dimenticare tutto ciò che aveva raccontato sotto ipnosi: ne sarebbe stato informato soltanto una volta concluse le sedute e le indagini [18; 20; 23].
Eppure, sempre nel corso della già citata puntata di Misteri, allorchè Roberto Pinotti, allora presidente del CUN, disse che Lonzi avrebbe potuto essere stato effettivamente al centro di un episodio italiano di abduction, un primo piano mostrò Lonzi che annuiva con la testa: a quanto pare, non sarebbe stato necessario continuare le sedute ipnotiche per accertare cosa gli fosse accaduto durante il tempo mancante, nè informarlo in proposito affinchè ne fosse consapevole [13]!
Nel corso di una intervista, concessa alcuni mesi più tardi, Lonzi rivelò: «Negli anni successivi [al 1982] ci sono state altre esperienze. A sedici anni [1984-1985], mentre mi trovavo nell'entroterra ligure con un amico, in una zona dove molte persone dicono di aver visto degli UFO, ho notato un oggetto volante che emetteva una luce fosforescente arancione. Stava rincorrendo un Piper a bassa quota: e quando l'ha raggiunto gli è passato poi ha virato a 45 gradi poiè sparito » [18]. Quindi aggiunse di aver visto anche una sfera di fuoco gialla nel cielo, a mezzanotte, nel 1993, mentre tornava a casa in compagnia di alcuni amici, inclusa l'immancabile Maura Di Meo: questo sarebbe stato dunque il suo terzo avvistamento UFO [18].

Un'attività pseudo-commerciale in stile new-age
A questo punto non stupirà sapere che proprio nell'anno in cui Lonzi vide Bagliori nel buio, raccontò per la prima volta alla stampa il proprio avvistamento, e incontrò Corrado Malanga, la sua passione per la fantascienza, il misterioso, l'informatica e l'ufologia, si tradusse nel fondare, insieme a Maura Di Meo, un'associazione denominata Stonehenge, la quale si proponeva diversi scopi, incluso quello di organizzare «viaggi in luoghi particolarmente misteriosi » [1; 2]. Nella sede dell'associazione, inaugurata il 2 ottobre 1991 [3; 4], «i soci potranno dilettarsi con i giochi di ruolo, potranno chiedere il loro bioritmo e l'oroscopo elaborato dal computer, si rilasseranno con una particolare macchina che associa suoni, colori e aria ionizzata»[1].

Lonzi al 3° Convegno Internazionale di Ufologia
In occasione della sua partecipazione al 3° Convegno Internazionale di Ufologia, organizzato dal CUN e svoltosi il 21 Maggio 1995, Lonzi si dimostra molto disponibile nei confronti della stampa e degli ufologi: cordiale, non si sottrae alle interviste, anzi, ripete più volte il racconto della propria esperienza ufologica, confermando sostanzialmente le versioni già apparse sulla stampa, tranne alcuni dettagli dell'intervista rilasciata nel settembre del 1993 [19].
In un suo articolo di quel periodo, la giornalista Paola Giovetti, esperta di parapsicologia, lo descrive molto basso di statura e dai lineamenti particolari, aggiungendo che tali caratteristiche fisiche lo accomunano alla madre e alla nonna. Anche in questa occasione, Lonzi è accompagnato dalla fedele amica, Maura Di Meo [23].
Nello stesso periodo, Lonzi afferma di non conoscere ancora ciò che ha raccontato durante le regressioni ipnotiche a cui è stato sottoposto [18; 19; 20; 23]. Aggiunge che Malanga gli ha consigliato di non partecipare alla prima visione del cosiddetto filmato di Roswell (altrimenti meglio definito come il «Falso di Santilli»). Tuttavia tale cautela non può che apparirci estremamente curiosa, poichè Lonzi, a quel tempo, era già rappresentante regionale del CUN. **

Un'ipotesi da indagare: l'ipnologo come moderno sciamano
«Mentre io, Nico Conti, stavo conducendo la fase iniziale della presente contro-indagine, ricevetti una email da Alessandro Zabini, di Bologna, il quale, sapendo del mio interessamento agli incontri ravvicinati di terzo e di quarto tipo, mi comunicò alcune considerazioni sui rapimenti e sul ricorso all'ipnosi.
«Data la comunanza d'interessi, gli chiesi di aiutarmi nella contro-indagine che appunto state leggendo ora.
«Benchè poco diffuse in Italia, le considerazioni contenute nella email di Zabini non erano affatto nuove. Comunque, presentano il vantaggio di collocare i rapimenti alieni in un ambito sociologico più ampio, che include anche aspetti del folklore e della magia, i quali rinviano a concezioni mistiche del mondo che da parecchi anni a questa parte si stanno ridiffondendo nella società occidentale: in questo contesto sembra possibile confrontare gli alieni di oggi con gli spiriti del passato.
«Così Zabini espresse alcune perplessità:
«Dato che nella maggior parte dei casi l'esperienza di rapimento viene ricostruita riportando alla luce ricordi rimossi, perchè nessun rapito (a quanto pare) è stato analizzato da uno psicanalista?
« Certo, l'ipnosi consente di recuperare i ricordi più rapidamente, ma in psicanalisi ci si occupa molto di questo aspetto, quindi potrebbe essere interessante scoprire se un'analisi darebbe risultati simili a quelli dell'ipnosi nella ricostruzione dell'esperienza di rapimento.
«Esistono diverse teorie scientifiche che spiegano il funzionamento della memoria: su quali si fondano, o con quali si accordano, l'ipnosi, l'analisi, e altre tecniche di recupero dei ricordi rimossi? In altre parole, le tecniche usate per riportare alla memoria le esperienze di rapimento si accordano con le teorie scientifiche sulla memoria?
«Potrebbe essere interessante confrontare le tecniche d'ipnosi che vengono utilizzate da investigatori come Budd Hopkins, John Mack e David Jacobs, con le tecniche d'ipnosi che vengono utilizzate per altri scopi dagli ipnotisti, per verificare in che modo la tecnica utilizzata influisce sui risultati. Anzi, per quali scopi viene utilizzata solitamente l'ipnosi? Ad esempio, viene utilizzata per riportare alla memoria ricordi rimossi? «In che modo e fino a che punto l'ipnotista può guidare il paziente nella ricostruzione dell'esperienza? È corretto, per esempio, paragonare l'ipnotista allo sciamano che guida i fedeli o gli allievi durante le esperienze estatiche in stato di alterazione della coscienza?
«L'ipnotizzato si trova in una condizione di coscienza alterata? Il rapimento alieno è una condizione di coscienza alterata? Che cosa succede nella mente umana quando essa si trova in condizione di coscienza alterata? Come mai in condizione di coscienza alterata la persona può vivere esperienze interamente soggettive che influiscono su di essa tanto da cambiarla quanto le esperienze oggettive (per esempio, sviluppare capacità artistiche)? Perchè l'incontro con entità aliene è comune all'esperienza di rapimento e alla condizione di coscienza alterata?
«Non dico niente di nuovo se osservo che il rapimento alieno oggi è molto simile al rapimento da parte delle fate nel medioevo, e che gli incontri con entità aliene oggi sono molto simili agli incontri con le fate nel medioevo, o con entità aliene in condizione di coscienza alterata connesse allo sciamanesimo, alla magia e all'uso di droghe allucinogene.
« È stato anche suggerito fra gli altri da George Andrews che gli spiriti fossero entità aliene.
«Perchè l'esperienza d'incontro con entità aliene è presente in tutte le epoche e in contesti socioculturali tanto diversi? È un'esperienza esclusivamente soggettiva, che si collega esclusivamente agli stati alterati di coscienza? È una modalità di esperienza tipica degli stati alterati di coscienza? Che cosa significa? Perchè la coscienza alterata produce incontri con entità aliene? E gli stati alterati di coscienza sono legati soltanto a certe strutture caratteriali, psicologiche, mentali, oppure no? Per esempio, Wilhelm Reich sosteneva che l'estasi mistica era dovuta a una sorta di percezione distorta, caratteristica delle persone bloccate da quella che definiva corazza caratteriale, la quale si formava in seguito alle turbe essenzialmente energetiche dell'organismo.
«Che rapporto esiste fra la condizione di coscienza alterata e la condizione energetica dell'organismo?
«Secondo l'antropologa Margaret Murray, le fate non erano affatto entità aliene, bensì popolazioni pagane d'origine antica dell'Europa settentrionale, la cui assimilazione e distruzione richiesero secoli e secoli. Se tale interpretazione è corretta, chi veniva rapito dalle fate veniva rapito davvero da gente in carne e ossa. Qualcosa di simile accadeva nell'America Settentrionale del XVII e del XVIII secolo, quando gli Indiani (che per i coloni erano come alieni ) rapivano donne e fanciulli bianchi per poi adottarli. Fu un fenomeno tipicamente americano, documentato da numerosissime opere appartenenti a un genere storico-letterario originato dal fenomeno stesso. E sicuramente fu un fenomeno che lasciò un segno psicologico profondo negli Americani. Esiste una connessione fra queste esperienze storiche reali del passato e i rapimenti alieni di oggi?» **.
«In una email di alcuni giorni dopo, Zabini aggiunse il seguente commento:
«A proposito della psicanalisi, non è tanto che con essa non si possa risalire all'esperienza di rapimento, quanto che nessun rapito (almeno stando a ciò che mi risulta) è stato sottoposto ad analisi in relazione al rapimento (secondo alcuni perchè con l'analisi occorre troppo tempo per arrivare al dunque): si tratta insomma di una possibilità che non è stata verificata.
«I sostenitori dei rapimenti alieni affermano che gli alieni intervengono nella mente dei rapiti per alterare i ricordi dell' esperienza, o per bloccarli in maniera che non riaffiorino alla coscienza: l'ipnosi abbatterebbe queste barriere e lascerebbe riaffiorare la memoria.
«Ma viene spontaneo chiedersi: se gli alieni sanno intervenire così bene nella mente umana, perchè non si limitano, semplicemente, a cancellare del tutto i ricordi? Sarebbe più sicuro!
«L'ipotesi sciamanica non è ben vista perchè implica che l'esperienza di rapimento, o il suo ricordo, venga costruita dall'immaginazione del presunto rapito, influenzato dall'ipnologo e dalle sue credenze ». **
Nel proseguimento della nostra collaborazione, abbiamo cercato di trovare risposte a queste domande esaminando alcune ipotesi che si stanno diffodendo in ambito ufologico. Purtroppo, per ovvie ragioni di spazio, non possiamo trattare di questa ricerca nell'ambito della contro-indagine sul caso Lonzi.

Alcuni possibili indizi di rapimento
Le circostanze che inducono a sospettare un rapimento alieno possono essere valutate in modo estensivo secondo i criteri stabiliti da Budd Hopkins e da David Jacobs, ricercatori che interpretano il fenomeno dal punto di vista dell'ipotesi extraterrestre. Nel 1991, Hopkins e Jacobs idearono un questionario per individuare potenziali esperienze di rapimento.
Agli intervistati si chiedeva quali fra le esperienze elencate di seguito avessero mai avuto [38, p. 44]:
a. Vedere un fantasma.
b. Avere la sensazione di abbandonare il proprio corpo.
c. Vedere un UFO.
d. Destarsi paralizzati, con la sensazione che nella stanza vi sia un estraneo, o una presenza, o qualcos'altro.
e. Avere la senzazione di volare, anche se non si sa perchè, né come.
f. Sentire o vedere la parola TRONDANT, e intuire che ha un significato segreto (si tratta soltanto di una domanda di controllo: Trondant non ha alcun significato).
g. Non riuscire a ricordare dove si è stati, né perchè, per un periodo di un'ora o più,in cui a quanto pare, ci si è smarriti.
h. Vedere luci insolite o sfere luminose in una stanza, senza sapere cosa le provoca,né da dove provengono.
i. Accorgersi di avere sul corpo cicatrici di cui non si conosce l'origine, di cui non ci si ricorda (e nessun altro, parente o amico, si ricorda) come o dove le si è riportate.
j. Avere visto, da fanciullo o da adulto, una figura terrificante (un mostro, una strega, un demonio, o qualche altro personaggio malvagio) nella propria camera da letto, o nell' armadio, o altrove. k. Avere sogni vividi sugli UFO [38, pp. 44/45].
Le cinque domande in corsivo sarebbero gli indicatori principali per individuare esperienze connesse ai presunti rapimenti. Dall'indagine risultò che un numero di persone superiore al previsto aveva avuto esperienze di tipo paranormale. Il due per cento rispose affermativamente a quattro dei cinque indicatori principali. Soltanto diciotto persone su 5.937 risposero affermativamente ai cinque indicatori principali (si calcolò che questo campione corrispondeva ad almeno 560.000 Americani adulti!) [38, pp. 45/46].
Ebbene, sembra che Lonzi abbia soltanto due indicatori principali, h perchè ha visto strane sfere luminose (ma non in una stanza) [25, pp39/41] e i Perchè dopo l'avvistamento delle sfere luminose, a cui si è accompagnato un missing-time di quarantacinque minuti [25, p 38], ha scoperto di avere sulla schiena cicatrici di cui non conosce l'origine benchè sembrino essere conseguenza di un intervento chirurgico [25, p. 42]. Non possiede l'indicatore g perchè il suo missing-time è inferiore ad un'ora. Non possiede neppure indicatori secondari: non sembra di potergli attribuire il c, perché il suo avvistamento corrisponde all'h. Secondo questi criteri (cioè usando quella che si può definire senza tema di smentite «una rete a maglie larghe»), non vi sarebbero elementi sufficienti per poter sospettare un rapimento.
Da un'indagine compiuta da una psicologa dell'Arizona, risulta che le cinque principali conseguenze dei rapiti che non hanno rimosso il ricordo del rapimento sono: paura di subire sofferenze fisiche, di essere soli, dell'altezza, degli insetti, dell'acqua, degli UFO; mancanza di autosufficienza; perdita di controllo (control issues) [38, p. 128]. I rapiti non si sentono sicuri in nessun luogo. Il 50 per cento soffre di isolamento (o desiderio di fuga: avoidance), turbe del sonno, mancanza di sicurezza, scarsa autostima, flashback (tutti questi sono i sintomi di PTSD, ossia Post-Traumatic Stress Disorder) [38, p. 128]. Molti rapiti sono patologicamente diffidenti. Secondo Hopkins e Jacobs, soffrono di attacchi di panico, angoscia cronica e spesso di una sindrome simile al PTSD. Secondo Richard J. Boylan e Edith Fiore, invece, i rapiti non hanno sindromi post-traumatiche [38, pp. 129/130].
Comunque sia, sembra che Lonzi non abbia nessuna di queste fobie, a parte quella degli insetti. Anche per quanto concerne le fobie, dunque, gli elementi tali da far sospettare un rapimento reale (qualsiasi cosa significhi) sembrano assai scarsi.

Presupposti teorici
Nonostante tutto, Malanga ha ritenuto di avere elementi sufficienti per poter presumere un rapimento (anche se Lonzi escludeva tale possibilità) e ha deciso di procedere alla ricostruzione dell' esperienza, per compiere la quale si è fondato su una serie di presupposti [25, pp. 43, 47, 48, 50]:
1) che l'incoscio sia una sorta di deposito di ricordi rimossi e che sia possibile attingervi per ricostruire esperienze oggettive in una maniera che sia valida ai fini della ricerca scientifica;
2) che nei sogni riemergano le esperienze traumatiche, e che sia possibile ricostruire queste ultime (sempre in maniera valida ai fini della ricerca scientifica) tramite l'analisi dei sogni;
3) che i sogni ricorrenti rimandino necessariamente a esperienze oggettive;
che la regressione ipnotica sia uno strumento affidabile per ricostruire un'esperienza oggettiva traendone il ricordo dall' inconscio;
4) che le figure incontrate da Valerio in sogno siano Grigi;
5) che i Grigi siano alieni nel senso di esseri non umani provenienti da pianeti remoti. Tentiamo dunque una valutazione dei presupposti su cui si fonda l'indagine di Malanga.

Il recupero della memoria
Dopo una ricerca condotta nel 1997 sull'attendibilità del recupero della memoria in relazione ai casi di abuso sessuale sui bambini, il Royal College of Psychiatrists è giunto alle conclusioni che seguono [30]. Numerosi studi hanno dimostrato che gli eventi psicologicamente traumatici comportano spesso "l'incapacità di dimenticare", anzichè una rimozione completa dalla sfera della coscienza [30]. Non esiste prova che i ricordi possano essere rimossi o bloccati mediante la repressione o la dissociazione. Chi soffre di amnesia ne è ben consapevole. Non è stato possibile dimostrare che i traumi influiscano sulla memoria [30]. La ricerca suggerisce che "la memoria è un processo di ricostruzione fallibile e suscettibile alla suggestione" [31.8]: più gli eventi sono lontani nel tempo, più la memoria viene modificata dalla suggestione e dalla confabulazione quando si cerca di ricordare. Capita spesso che sia impossibile ricordare parti considerevoli del passato, per cui "la mente tende a colmare le lacune con l'immaginazione" [30]. La memoria autobiografica individuale è inaffidabile, quindi non si può confidare in essa senza verifiche oggettive (che però in alcuni casi, come l'abuso sessuale sui bambini e il presunto rapimento alieno) sono difficili da ottenere. Esistono elevate probabilità che i «ricordi» recuperati dopo lunghi periodi di amnesia siano falsi, soprattutto se per recuperarli vengono utilizzate tecniche poco affidabili [30]. Anche le tecniche che vengono applicate normalmente in terapia non sono affidabili se utilizzate per il recupero della memoria, in quanto, più che stimolare la memoria, "sono mezzi potenti e pericolosi di suggestione e di persuasione". Di conseguenza, a quanto risulta dalle prove raccolte, "tali tecniche possono creare ricordi interamente nuovi, e falsi" [30].
In futuro per poter analizzare con maggior rigore il fenomeno dei cosidetti «rapimenti alieni» sarà necessario approfondire la letteratura relativa alla ricerca scientifica sulla memoria, che si sta sviluppando notevolmente.

Problemi di metodo
A questo punto si può porre il problema della metodologia usata da Malanga. Come si è già accennato, ha fatto ricorso all'analisi dei sogni e alla regressione ipnotica. Nel suo libro, tuttavia, il metodo con cui viene indotta l'ipnosi non è descritto con precisione, quindi è difficile valutare le conclusioni che ne vengono tratte. Inoltre, a quanto pare, Malanga si lascia guidare dalle proprie convinzioni preconcette sulla presenza e sulle attività degli alieni, influenza Moretti comunicandogliele, e influenza Lonzi con domande tendenziose, oltre che con il suo modo d'interpretare e correlare i racconti dello stesso. Che cosa si può osservare a proposito di questa metodologia?
Fra le tecniche giudicate inaffidabili usate per il recupero della memoria, come risulta dal già citato rapporto del Royal College of Psychiatrists, ve ne sono alcune che vengono usate con i presunti rapiti:
1) le liste di controllo (non esiste prova che determinate serie di sindromi, di sintomi, o di altri indizi, abbiano alcun grado di affidabilità nello stabilire se nel remoto passato il paziente abbia subìto un evento traumatico) [30];
2) l'ipnosi (non è affidabile nel riportare alla memoria il ricordo degli eventi passati ) [30; 31.8];
3) l'interpretazione dei sogni (non esiste prova di una correlazione fra i sogni e l'accuratezza storica; di solito l'interpretazione riflette la cultura e le convinzioni del terapista) [30];
4) i gruppi di supporto (coloro che ne fanno parte tendono a influenzarsi a vicenda) [30]. Da tutto ciò consegue che le tecniche utilizzate da Malanga per determinare che Valerio Lonzi è stato vittima di un rapimento alieno, ossia le liste di controllo, l'ipnosi e l'interpretazione dei sogni, sono molto inaffidabili. Ricordiamo inoltre che il caso Lonzi corrisponde in maniera insufficiente anche alle liste di controllo proposte da Hopkins e da Jacobs. A questo punto, occorre osservare che si possono includere nella categoria delle liste di controllo le interviste strutturate a cui vengono sottoposti i pazienti. Come si è visto, tramite la preparazione di Moretti, nonchè mediante il modo di analizzare i sogni e d'interrogare, Malanga sembra avere esercitato una forte influenza su Valerio. Ciò introduce un altro problema: in che modo lo studioso influisce sulla ricostruzione degli eventi da parte del paziente?

Il ruolo dell'indagatore
Una serie di articoli, apparsa sullo PsycLIT Journal, in cui si analizza il fenomeno dei presunti rapimenti alieni, conferma che sono centrali, nella ricostruzione dell'esperienza di rapimento, il funzionamento della memoria e l'ipnosi [31.1/19].
La maggior parte degli autori sostiene che il contenuto dell' esperienza di rapimento deriva dalla combinazione e dalla riorganizzazione di elementi eterogenei tratti dalle allucinazioni, dai sogni, dagli incubi, dalle fantasie, dalla memoria, dai mass media, riorganizzati e codificati, come ricordo reale, sotto l'influenza dello studioso, mediante le deduzioni, l'ipnosi e le interviste strutturate, e successivamente confermati dai gruppi di supporto [31.6; 31.13; 31.17]. A questo proposito si può rilevare che dal libro non risulta chiaro in che modo Malanga distingua fra le reminiscenze letterarie e cinematografiche rielaborate da Lonzi, e i ricordi delle esperienze che presume essere state reali.

Valutazione
In mancanza di conferme oggettive, sembra che il caso Lonzi abbia basi poco solide. Se ne deve dunque concludere che, in generale, i presunti rapimenti alieni non sono altro che invenzioni pararomanzesche, le quali attingono alle sofferenze psicologiche dei pazienti?
Due articoli della già citata serie apparsa sullo PsycLIT Journal giungono a conclusioni diverse da quelle riassunte in precedenza:
1) Non vi sono abbastanza elementi per dimostrare che i ricordi spuri e l'elaborazione ipnotica si verifichino nel contesto dei rapimenti, anzi, ve ne sono a dimostrazione del contrario [31.10; 31.12].
2) L'esperienza di rapimento non può essere spiegata soltanto come prodotto della commistione di elementi eterogenei, dell'ipnosi, del masochismo e della tendenza a fantasticare: ha caratteristiche tali da far ritenere che derivi da eventi traumatici straordinari [31.9; 31.10].
Inoltre, alcuni studi condotti sui presunti rapiti rivelano un aspetto che apre una prospettiva interessante.

Profilo psicologico dei testimoni
Tutti gli articoli apparsi sullo PsycLIT Journal a cui si è già fatto riferimento concordano sul fatto che i pazienti (i presunti rapiti) non soffrono di psicopatologie [31.1/19].
Una ricerca ha stabilito che molti hanno una sviluppata tendenza a fantasticare e, oltre a essere molto suscettibili all'ipnosi, sono molto inclini alle esperienze paranormali e agli stati alterati di coscienza. Se si dovesse formulare una diagnosi psichiatrica, coloro che vedono gli UFO si potrebbero definire simili a coloro che hanno personalita' con tendenza a fantasticare [31.19].
Un'altra ricerca ha diviso in due gruppi coloro che hanno esperienze ufologiche:
A) chi vede luci e forme in cielo;
B) chi incontra gli alieni o soffre di missing time.
Sia il Gruppo A sia il Gruppo B sono composti da persone che, rispetto alla norma, non sono più psicopatiche, né meno intelligenti, né più inclini a fantasticare, né più suscettibili all'ipnosi. Però sono più inclini a credere all' esistenza aliena. Le esperienze del Gruppo B sono più connesse al sonno. Nell' insieme degli altri studi comunque si nota la rilevanza della tendenza a fantasticare delle esperienze sensoriali insolite[31.18].
In base alle ricerche di Kenneth Ring [32], gli individui che incontrano entità non umane manifestano durante l'infanzia alcune caratteristiche peculiari:
1) propensione ai fantasmi (tendenza a immergersi spontaneamente in una profonda introspezione imperniata su un universo fantasmatico soggettivo, immaginazione molto vivace, tendenza ai sogni diurni, universo immaginario molto ricco);
2) ricettività alle realtà parallele (percepire in stato di veglia la presenza di entità non materiali, avere accesso a realtà parallele che sembrano sfuggire agli altri, vedere fate e folletti);
3) incidenza delle esperienze parapsicologiche (impressione di sapere in anticipo ciò che sta per accadere, esperienze di uscita dal corpo, poteri paranormali);
4) tendenza alla dissociazione (impressione di essere capaci di autoipnotizzarsi; impressione di essere stati temporaneamente «assenti» ;
5) momenti di assenza durante i quali si agisce inconsapevolmente; capacità di rilassarsi facendo il vuoto nella mente quando si è nervosi o sotto tensione; cadere involontariamente in stato di ipnosi, per esempio guardando insegne luminose o ascoltando musica).
«La percezione paranormale durante l'infanzia comunemente citata dai partecipanti alla nostra inchiesta statistica», precisa Ring, «implica la visione di una o più entità non fisiche, spesso percepite di notte nel momento in cui il bambino è strappato dal sonno. La maggior parte dei testimoni insiste spesso sul fatto che in quel momento non stava sognando» [32]. Tutte queste caratteristiche si accompagnano spesso a una passato infantile caratterizzato da traumi e abusi sessuali [32]. Di conseguenza, Ring ipotizza che determinate esperienze traumatiche vissute durante l'infanzia causino una reazione difensiva di tipo dissociativo, che si manifesta nella predisposizione a percepire eventi straordinari e realtà esterne alla dimensione normale della coscienza, nonchè ad incontrare entità non umane [32].

Stati alterati di coscienza: una possibile prospettiva
In sostanza, sembrerebbe esistere una connessione rilevante fra le esperienze di presunto rapimento alieno, le esperienze cosidette paranormali e gli stati alterati di coscienza. Si tratta di un discorso ampio che qui possiamo solo accennare. In Drugs and Magic, George Andrews evidenzia la connessione fra le entità aliene (intese nel significato più ampio possibile del termine), la visione mistica, l'estasi, la coscienza alterata: i maghi evocano le entità aliene e comunicano con esse; da esse i mistici ricevono rivelazioni religiose; gli psiconauti le incontrano durante i viaggi allucinogeni [33, pp. 12/12; 39].
Molte vittime di presunto rapimento alieno sono donne, e queste donne non soltanto incontrano le entità aliene, e comunicano con esse, e ne ricevono rivelazioni spirituali, bensì vengono rapite, esaminate, obbligate ad accoppiarsi con esse, o fecondate artificialmente, e generano figli ibridi. Talvolta, come nel caso di Maureen Puddy, che venne rapita senza che il suo corpo lasciasse il luogo in cui si trovava alla presenza di testimoni [38, pp. 70/75], il rapimento si presenta come un' esperienza di coscienza alterata.
Alcuni secoli fa, le donne definite streghe furono perseguitate, torturate, arse sul rogo, perchè avevano relazioni con esseri misteriosi, di piccola statura, ritenuti soprannaturali e chiamati fate: incontravano le fate, le frequentavano, comunicavano, ricevevano rivelazioni, condividevano esperienze religiose ed estatiche, si accoppiavano, generavano figli ibridi [34, 35]... e talvolta venivano appunto rapite: nel XVII secolo vi fu il caso famoso di Anne Jefferies, che destò scalpore [36, pp. 239/242].
Gli incontri dei maghi, dei mistici, delle streghe, degli psiconauti con le entità aliene in senso lato avvengono in condizione di coscienza alterata. Accade forse lo o stesso a molti rapiti?
Gli extraterrestri sono forse i sostituti moderni delle divinità e degli esseri soprannaturali del passato, a cui si rivolgono oggi coloro che hanno bisogno dell'esperienza mistica o religiosa in senso ampio (si pensi per esempio alle stimmate del contattista Bongiovanni)?
Cosa e chi sono dunque le entità aliene contemporanee?

Le quattro aree di discrepanza identificate dagli Ufologi che sostengono l'ipotesi extraterrestre ed i rapimenti alieni
Può essere molto interessante analizzare i problemi posti dal caso Lonzi ponendosi dalla parte di coloro i quali credono (senza bisogno di ulteriori prove) che i rapimenti alieni siano una realtà. Costoro, inclusi, in Italia, alcuni dei principali esponenti del CUN, ricorrono a quattro criteri fondamentali (definiti «aree di discrepanza») per valutare l'attendibilità di coloro che sospettano di essere stati rapiti dagli alieni. Sulla base di tali criteri sarebbe possibile dimostrare che non ci si trova di fronte a illusi o a bugiardi patologici [37, p. 41]:
a) ASSENZA DI PSICOPATOLOGIA.
Si afferma che, dal punto di vista psicologico, i testimoni sono, in generale, del tutto sani e normali [37, pp. 28/32].
b) CONCORDANZA DI TESTIMONIANZE.
Si sostiene che le testimonianze fornite da persone di varia origine e cultura sono strutturalmente molto simili e coerenti [37, pp. 32/35].
c) RESISTENZA ALLA SUGGESTIONE SOTTO IPNOSI.
Sembra che durante l'ipnosi i testimoni correggano puntigliosamente l'ipnologo affinché l'esperienza viene ricostruita il più fedelmente possibile, ciò che escluderebbe la suggestione [37, pp. 35/38].
d) PTSD in ASSENZA DI TRAUMA.
Abbiamo già accennato ai disturbi da stress post traumatico (caratteristici dei reduci e delle vittime di sequestro o di stupro) manifestati dai presunti rapiti. Secondo coloro i quali sostengono che il rapimento alieno è un'esperienza reale, tali disturbi non sarebbero
presenti se essa fosse invece prodotto di confabulazione [37, pp. 38/40].
Le quattro aree di discrepanza, che possono essere accettate come criteri di valutazione (senza che ciò implichi, per noi, stabilire in anticipo che cosa sia esattamente un rapimento autentico) sembrano non trovare riscontro sufficiente nel caso Lonzi, come risulta dalle osservazioni seguenti:
a) Le osservazioni psichiatrico-forensi pubblicate in appendice a Gli UFO nella mente e le informazioni sul testimone fornite da Malanga non consentono di tracciare un profilo psicologico completo di Lonzi, anche in relazione al fatto che le fobie denunciate dallo stesso vengono affrontate molto superficialmente, pur essendo giudicate significative [25,
pp. 38, 252/256].
b)Il materiale emerso dalle regressioni ipnotiche a cui Lonzi è stato sottoposto risulta, come si è già potuto osservare, molto contraddittorio e molto incoerente, oltre che denso di elementi onirici e fantastici.
c) In verità, Lonzi si oppone spesso alle pressioni di Moretti e di Malanga, ma poi finisce sempre per cedere e per adeguarvisi.
d) Non risulta che Lonzi manifesti alcun disturbo da stress post
traumatico
.
Non è questa la sede per verificare la validità delle aree di discrepanza. Si può tuttavia osservare che, come si è già accennato, alcuni studiosi, a differenza di altri, non hanno riscontrato disturbi da stress post traumatico nei rapiti.
Inoltre si può accennare brevemente al parere di Paolo Toselli, il quale, in un articolo [40] di critica allo studio UFO-Abduction: «The Measure of a Mystery», di Thomas E. Bullard, sostiene che tale coerenza dovrebbe essere considerata piuttosto una falsa coerenza.
Provvisoriamente, si può concludere che se non verranno concepite procedure di accertamento valide per tutti gli aspetti del fenomeno dei rapimenti, dal profilo psicologico dei testimoni alla verifica delle testimonianze stesse, la ricerche continueranno a dipendere dalle inclinazioni dei singoli studiosi ed ipnoterapeuti, continuerà ad essere arduo confrontarle, e i risultati continueranno ad essere insoddisfacenti.

Epilogo: venerdì 8 Maggio 1998
In conclusione, restano molte perplessità sulla natura dell'esperienza raccontata da Lonzi e del materiale emerso dalle regressioni ipnotiche a cui è stato sottoposto. Si è trattato davvero di un rapimento da parte degli alieni? O si è trattato di un'esperienza immaginaria? O forse di qualcos'altro ancora?
Ad una conferenza ufologica organizzata dal CUN e tenutasi a Torino l'8 maggio 1998, a cui hanno partecipato alcuni ufologi del CISU e dello stesso CUN, incluso Valerio Lonzi, ci sono stati alcuni sviluppi.
Presente alla conferenza, Remo Ponti ha riferito che Lonzi, durante un breve intervento ha detto chiaramente di non sapere se la sua esperienza sia stata reale oppure immaginaria!
Pochi giorni più tardi, Edoardo Russo, Presidente del CISU, ha scritto di avere incontrato Valerio Lonzi in quella occasione e di avere avuto l'impressione che si tratti di un giovane aperto e intelligente, ** che pare sinceramente interessato ad esaminare e a comprendere la propria strana esperienza, nonchè disponibile a collaborare anche con ricercatori non appartenenti al CUN **.
Informati di questa disponibilità, abbiamo scritto a Lonzi per posta elettronica. In un primo messaggio, egli ha risposto: «Avendo letto il VS/ msg. non posso fare altro che rimanere a VS/ completa disposizione per qualunque domanda vogliate farmi (anche le più imbarazzanti e/o delicate). Se reputate utile ai fini della ricerca pormi delle determinate domande (a prescindere dalla loro natura) io sono disponibile. Fatemi sapere» **.
In una successiva risposta, ha aggiunto: «Per quanto riguarda Malanga e le sue affermazioni lacunose, devo ammettere che alcune cose lasciano estremamente scettico anche a me. A sentire lui: non c'è problema, è stato tutto calcolato e tutto quanto è sotto controllo. Io, francamente non ho capito un gran chè della mia vicenda un pò perchè non ricordo nulla delle ipnosi ma tutto quello che so è praticamente quello che sapete voi: dalla lettura del libro (tra l'altro l'ho dovuto comprare!!!); un po' perchè non sono un ufologo ma soltanto un interessato al problema per le inevitabili conseguenze che mi riguardano, mio malgrado. Comunque se potrò esservi utile, risponderò volentieri a qualunque domanda vorrete farmi anche se non sono un esperto» **.
Il 17 giugno 1998, sia per email sia per lettera, abbiamo inviato a Lonzi un questionario tecnico di una trentina di pagine, sottolineando che non intendiamo affatto polemizzare con Malanga, ma soltanto approfondire il caso, chiarendone, se possibile, i punti oscuri **.
Siamo ancora in attesa di risposta.

Questo articolo è stato redatto da Nico Conti e Alessandro Zabini nel mese di Aprile 1998 e successivamente aggiornato fino a Settembre 1998.

FONTI
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6) Zanfretta racconta quando fu rapito dagli UFO, Il Corriere Mercantile (Genova), 25 Marzo 1994.
7) Anche gli UFO negli incontri collaterali, Il Giornale (Genova), 25 Marzo 1994.
8) G. Fe., Il racconto degli UFO, Il Secolo XIX (Genova), 25 Marzo 1994.
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14) Giacomo Ferrera, Sfrecciano gli UFO all'ombra del Biscia, Il Secolo XIX (Genova), 11 Gennaio 1995.
15)Francesco Gaeta [a cura di], Valerio Lonzi: Sono stato rapito?, Donna Moderna, n. 8, 2 Marzo 1995, p. 41.
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24) La cronaca in diretta, RAI 2, 1° Aprile 1997, ore 17:55.
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**RINGRAZIAMENTI
Per la collaborazione nel reperimento delle fonti e delle informazioni si ringraziano i soci e i collaboratori del CISU di Torino e di Bologna: Renzo Cabassi, Umberto Cordier, Paolo Fiorino, Roberto Labanti, Edoardo Russo Massimo Silvestri, Paolo Toselli.
Ringraziamo in particolare l'amico W.Faeti, della Facoltà di Psicologia dell'Università di Bologna, per averci fornito i materiali provenienti da PsycLIT Journal.
Un ringraziamento speciale è dovuto ad Albino Carbognani, del Dipartimento di Fisica dell'Università di Parma, e al professor Goffredo Pierpaoli, per i loro pareri sui fulmini globulari.
Vogliamo infine esprimere la nostra gratitudine al Dottor Remo Badii, del Paul Scherrer Institute, per avere riletto i nostri appunti; per avere fornito indicazioni, suggerimenti, critiche, analisi e commenti; e per avere partecipato con passione alle nostre già appassionate discussioni per email sul caso Lonzi in particolare e sui rapimenti alieni in generale.
Esprimiamo inoltre la nostra gratitudine a tutti coloro che ci hanno aiutato in qualche modo nella controindagine e che non sono stati espressamente nominati.
13 Settembre 1998, Bologna.