venerdì 30 giugno 2000

DOTTRINE APOCALITTICHE E VISITE ALIENE [articolo breve di Nico Conti]

Ci sono libri che appena escono in libreria sembrano sfuggire all'attenzione di noi ufologi poichè ci sembrano a prima vista assai lontani dalla nostra disciplina. E' il caso ad esempio del libro di D. Thompson, "La fine del tempo", che pur parlando di fine millennio ed attese apocalittiche, dedica molte pagine all'aspetto cultista degli Ufo (1).
Il millenarismo, la credenza insomma della fine del mondo allo scadere del millennio, può secondo l'autore portare a comportamenti estremi ed a esplosioni di violenza che negli ultimi tempi come sappiamo hanno colpito anche sette che alla base avevano speranze nella venuta o ritorno in Terra di esseri alieni salvifici.
Ci si pone una domanda: alla radice di questi fenomeni sociali ci sta semplicemente una serie di fatti legati all'umana follia collettiva, come molti vorrebbero, oppure ci sono radici culturali che affondano nella storia delle religioni e della cultura dei popoli?
Forse, dal canto nostro, proprio attraverso lo studio del "rumore di fondo" (che influenza l'ufologia) possiamo meglio comprendere certi fenomeni estremi dell' ufologia quali ad esempio i presunti rapimenti alieni.
Questo libro di Thompson comunque, e pur non essendo un libro sugli Ufo, dedica quindi diverse pagine ad argomenti correlati agli Ufo ( 1 pp. 219, 221, 223, 225, 228, 243, 252-253, 279, 302, 303, 327).
Tali riferimenti ufologici possono essere per noi lo spunto per una meditazione più ampia, leggendo nello sviluppo della tematica apocalittica redatta da Thompson l'ampia influenza del messaggio dell'Apocalisse su tante religioni cristiane e fondamentaliste che hanno trovato ultimamente grande successo in America e quindi su molta gente. Mi sembrerebbe di trovare rafforzate delle correlazioni tra certi temi religiosi come il "rapimento in cielo" e certi aspetti dell' ufologia borderline, che già alcuni autori in passato avevano sottolineato. L'idea di Rapimento in cui i Cristiani "veri" sono trascinati in cielo, mentre miliardi di credenti solo "di nome" e di miscredenti sulla terra resterebbero sulla terra ad affrontare l'agonia della tribolazione della fine dei tempi, ci fa supporre che si tratti di un concetto mitico molto radicato soprattutto nella popolazione anglosassone.
Questa idea è di profondo conforto per molti "fondamentalisti". Essendo quindi così radicata nelle tradizioni religiose conservatrici americane, non avrebbe potuto influenzare lo sviluppo di un fenomeno apparentemente nuovo come quello dei rapimenti-ufo?
Si afferma che il libro più venduto negli anni 70 (non di letteratura), sia stato "Addio Terra, ultimo pianeta" di H. Lindsey, con 32 milioni di copie vendute nel mondo, si tratta di un libro profetico ed apocalittico. Il contributo di tale autore a rendere popolare il premillenarismo di stampo dispensazionista è stato enorme. In un suo successivo libro del 1983, egli parla appunto lungamente dell'idea di rapimento. In "The Rapture: truth or Consequences" Lindsey parla del rapimento in termini di grande sequestro, e sostiene come l'autore dell'Apocalisse sia stato rapito, e l'Apocalisse sarebbe stata per Giovanni una "battaglia navale termonucleare espressa con le parole di una persona vissuta nel I secolo" (3 pp. 179-180).
L'ispirazione alla fantascienza ed al Danikeismo sono evidenti.
E' possibile che l'idea di rapimento alieno possa trovare le sue radici proprio in una cultura apocalittica e religiosa locale, tutta statunitense. Il libro "La fine del tempo" non parla di questo tema specifico ma la lettura di questo libro può aprirci appunto una chiave di lettura e una diversa interpretazione dei fenomeni di rapimento-ufo.
Queste religioni americane che professano l'imminenza di un nuovo avvento, si sono ampiamente mescolate tra di loro, in un sincretismo di fatto. Ad esempio una netta maggioranza di Protestanti latino-americani appartiene al credo carismatico o a quello fondamentalista. La confessione di più grande successo è quella delle Assemblee di Dio che, combinando le tecniche dei telepredicatori americani con una teologia fatta di miracoli, spiriti ed esorcismi, sono riuscite ad edificare chiese enormi, frequentate da decine di migliaia di fedeli. Questa è la formula che ha funzionato così bene nella Corea del Sud, dove l'Assemblea di Dio regge la più grande chiesa del mondo. Ma esso ha avuto notevole sviluppo in tutte le aree di influenza americana. Esiste as esempio in America Latina, in Corea ed in altri paesi del terzo mondo la realtà del Pentecostismo che è riuscito ad assimilare e sfruttare le tradizioni dello sciamanismo ancora presenti in tutte le società in via di sviluppo. Non si tratta più in questi casi della religione dei Cattolici e dei Protestanti, tout court, ma di una fede che piuttosto combatte gli antichi demoni locali, che tormentano milioni di persone disorientate dal processo di modernizzazione (1 p. 178).
La dimensione della crescita di queste dottrine è stata impressionante, e si constata anche come molti Evangelici conservatori si volgono sempre più verso questa " teologia degli spiriti maligni". E' importante ricordare come la preoccupazione degli Evangelici conservatori riguardo alle potenze demoniache, può essere fatta risalire ai primi anni '80, quando nelle città di tutta l'America cominciarono ad essere denunciati casi di "abusi rituali satanici". Thompson, come altri autori, ci ricorda che i dettagli delle vicende di abuso avrebbero difficilmente potuto essere più grottesche. Ricordiamo semplicemente che molti riguardano l'uso di donne incinte, designate con l'espressione di "cavalle da riproduzione", i cui feti sarebbero stati sacrificati in rituali organizzati da un'estesa rete di adoratori del demonio (1 p. 183).
Le prove di questi "casi" erano e sono spesso ottenute con l'ipnosi ed è utile ricordare che prima delle sedute di ipnosi i soggetti dei presunti ritual abuse non ne avevano ricordo cosciente (2 p. 315).
Tuttavia nemmeno uno di questi casi è stato perseguito con successo negli Stati Uniti o in Gran Bretagna, ed al contrario è stato accertato più volte che assistenti sociali ed Evangelici avevano manovrato dei bambini per produrre testimonianze che si conformassero alla visione accettata del mito. Ma alcuni sociologi sin dall'inizio del fenomeno non ne restarono sorpresi per molto, e anzi insistettero che l'allarme per gli abusi satanici era spiegabile con un classico caso di "panico morale" simile a quello archittettato da precedenti generazioni di Evangelici, di solito con moventi "innocenti": per analogia spesso è stato citato lo scalpore per l' inesistente "tratta delle bianche" negli anni precedenti la Prima Guerra Mondiale (1 p. 183).
Comunque sia si confermava tra alcuni Evangelici una nuova mentalità nella quale la guerra contro Satana assumeva enorme rilievo. Questi fatti non sono probabilmente disgiunti dal successo della "New Age" negli anni ottanta e da numerosi films Hollywoodiani sul diavolo quali ad es. "l'esorcista". L'orrore evangelico nei confronti della comunicazione con gli spiriti (channeling) e delle scienze occulte sembra aver portato paradossalmente ad un nuovo fascino cristiano nei confronti di queste aree( 1 pp. 183-184).
Si tratta di un fenomeno orientato anche dall'onnipresente marketing, almeno secondo Thompson che afferma in particolare: "La popolarità dei libri sui temi apocalittici può veramente riflettere una più profonda crisi di spiritualità nell' Occidente... non dovremmo sottovalutare la capacità dei prodotti immessi sul mercato di influenzare e forse promuovere credenze nel soprannaturale. Gli ultimi anni hanno già assistito ad una incredibile dimostrazione della capacità della cultura popolare di inculcare credenze quasi religiose in una parte dell'opinione pubblica. Si tratta del fenomeno delle "esperienze di rapimento" da parte di Ufo, rievocate sul lettino dello psicoterapeuta che hanno condotto alcuni entusiasti a ad affermare che migliaia o persino milioni di persone siano state rapite dagli alieni. Sembra che in innumerevoli casi di seri problemi psicologici, come il "disturbo multiplo della personalità", essi siano portati alla superficie dai tentativi di rivivere tali "memorie", più o meno come avveniva nell' Europa della prima Età moderna con il terrore delle streghe" (1 p. 252)
Pur non condividento il concetto di "crisi" espresso da Thomson, è utile constatare che la sua opinione è largamente espressa nel libro di Spanos a cui accenno nelle note del presente articolo e che sarebbe utile approfondire (2). Thompson mi convince di più quando poche righe più in là precisa il suo pensiero in tal senso: "Sarebbe perciò sbagliato accantonare quale insensata fissazione la comparsa di un'improvvisa passione per la "scienza alternativa" e per la "storia alternativa". E' troppo presto per misurare pienamente il significato della congiunzione tra l'imminente mutazione del calendario ed un crescente desiderio pubblico per le teorie dell'ambito cultuale"(1 p. 253).
Si, non si tratta infatti di improvvisa passione, ma della sedimentazione ed osmosi di diverse dottrine e miti, da quello di Atlantide a quello dei Marziani, nel tempo. Secondo Thomson il pubblico troverebbe più gratificante contemplare il mutamento apocalittico che celebrare le complesse e spesso lente trasformazioni associate all'ortodossia intellettuale. Io non sono affatto convinto che si tratti di gratificante comodità o pigrizia intellettuale, come non sono convinto che si tratti di una banale preferenza verso l'irrazionalità. Si sa infatti quanto spesso anche la scienza per crescere sia entrata in territori dove oggi non troviamo nessuna logica col "senno di poi", proprio perchè ciò che era razionale allora è diventato irrazionale oggi alla luce delle nostre nuove analisi, disponendo di maggiori dati.
Che poi nella gente ci sia una sfiducia nel credere che la scienza possa descrivere il mondo in cui viviamo, ebbene sarà anche vero come afferma Thomson (1 p. 253), e di identico parere sono stati anche importanti filosofi della scienza (4), ma non credo che possa questa essere la semplice spiegazione di fenomeni sociali così complessi.

Waco e le guerre culturali (1 pp. 313-351)
E' così che si intitola il dodicesimo capitolo de "La fine del tempo" (1 p. 313), ed è appunto con questa guerra locale di religione che concludiamo il nostro excursus escatologico, volendo ancora una volta sottolineare l'importanza culturale di certi fenomeni sociali, collocati al limite della cosidetta follia.
Nel 1993 la cittadella di legno nominata Mount Carmel, nei pressi di Waco, in Texas, costruita dalla setta fondamentalista dei Davidiani (Branch Davidians) fu infine spianata dalle ruspe delle forze Federali . Il 28 Febbraio 1993 gli agenti federali in assetto da guerra fecero irruzione a Mount Carmel alla ricerca di armi illegali: quattro di loro furono uccisi. Ne seguì un assedio di cinquantun giorni, che finì tragicamente, quando il governo spazientito fece entrare in azione i carri armati ed il gas al cesio. Un misterioso incendio si propagò rapidamente nell'edificio ed in pochi minuti ottanta credenti apocalittici morirono (1 pp. 315-316). La tragedia irrigiì le posizioni già intransigenti dei conservatori rurali i quali si sentivano già minacciati dalle autorità. La "tragedia" di Waco fece crescere il sospetto in milioni di cittadini, la cui sfiducia nel governo era cresciuta costantemente negli anni di recessione. Le teorie cospiratorie su Waco, basate su domande rimaste senza risposta, trovarono un pubblico disponibile sia nella periferia che nelle comunità separatiste di estrema destra della costa pacifica nordo-ccidentale. La linea sostenuta dal governo secondo cui i Davidiani erano seguaci di una setta che praticava abusi sui bambini e si erano suicidati in massa, come a Jonestown, incontrò resistenza ed incredulità, cosa che non può essere spiegata solo con il rifiuto generale a credere a qualsiasi versione sostenuta dalle autorità. Secondo Thompson l'opinione pubblica era sensibile alle sfumature storiche e cioè : "Riconosceva che la comunità di Mount Carmel era meno esotica e più tipicamente americana di quanto le autorità ed i loro consiglieri inseriti nel movimento 'anticultuale' avrebbero voluto che la gente credesse. E non meno americano era l'atteggiamento dei Davidiani d'innanzi all'approssimarsi della fine del mondo. La stravaganza del 'Messia' chitarrista di Mount Carmel Vernon Howel , detto David Koresh, ha finito per oscurare il fatto che i suoi seguaci rientrano in pieno in una secolare tradizione americana di credenti apocalittici che si isolano in attesa della fine dei tempi (1 pp. 316-317).
E solo necessario necessario ricordare che la comunità Davidiana era presente a Waco fin dagli anni '30 e le sue ascendenze teologiche affondavano nella Chiesa Avventista del Settimo Giorno e ancor prima nella teologia apocalittica della comunità dei Padri Pellegrini (senza trascurare l'influenza dei Mormoni e dei Testimoni di Geova ). Insomma a parte le credenze apocalittiche a Mount Carmel erano presenti diversi aspetti delle comunità millenaristiche del XIX secolo (1 pp. 317 e 319). La quasi totale distruzione di una comunità religiosa da parte di forze Federali è un fatto senza precedenti nella storia americana, ma il loro capo Koresh era così convinto dell'inevitabilità del massacro apocalittico, che qualsiasi situazione di stallo era destinata a finire in tragedia (1 p. 321). Il capo della setta Koresh aveva elaborato una teologia apocalittica così intricata che nessuno, probabilmente nemmeno lui stesso, avrebbe potuto darne una enunciazione del tutto coerente (1 p. 326). Molto si basava sulla sua personalità e sulla sua conoscenza fenomenale delle Scritture, da cui una particolare capacità di rendee plausibili le più radicali interpretazioni (1 pp. 326-327).
Per venire al folklore ufologico di nostro più specifico interesse, Koresh durante l'assedio , disse ai negoziatori dell'FBI che nel corso di un viaggio in Israele nel 1985 era stato portato nei cieli da creature angeliche in una sorta di disco volante spirituale, una nave spaziale che <>.
In questa dichiarazione l' FBI trovò la conferma che stava trattando con un pazzo che incorporava le proprie fantasie sugli UFO nella sua teologia. In realtà come ha messo in luce il giornalista texano Dick Reavis nel suo "The ashes of Waco" (le ceneri di Waco), la versione di Koresh per quanto bizzarra era in linea con la vecchia tradizione dei Davidiani. Sia Victor Houteff che Ben Roden, appartenenti alla setta, avevano affermato di credere nei "dischi volanti". Anche la moglie di Roden sapeva esistere un precedente nel folclore ebraico: numerosi veggenti ebrei avevano creduto di essere stati portati in cielo e poi ricondotti a terra su di un cocchio-trono scortato da angeli guerrieri, chiamato merkabeh. Koresh conosceva queste tradizioni e spiegava agli agenti dell'FBI di essere stato pure lui rapito in cielo su un merkabeh. Egli infatti affermò di essere stato portato oltre Orione, e che era così che aveva scoperto che Dio era veramente il creatore di un'antica civiltà antecedente il mondo (1 p. 327).

Ipotesi
Forse le sette millenariste e apocalittiche , che amano sempre di più scorazzare anche nei territori del folklore ufologico, non bastano ad inquadrare in modo razionale certe esperienze soggettive (fino a prova contraria) come gli incontri ravvicinati, e le esperienze di rapimento-ufo. Esiste un contesto sociale che sembra almeno in certi paesi favorire una commistione tra spiritualità religiose ed attesa di Esseri Superiori e/o alieni. Questo però non ci aiuta a spiegare il passaggio successivo, ovvero la fase soggettiva delle esperienze ufologiche di Incontro Ravvicinato. Non conosciamo i meccanismi concreti di questa supposta allucinazione del testimone, o disco-volantizzazione dello stimolo (che poi negli IR 3 e IR4 è decisamente qualcosa di più complesso). Il dibattito è aperto, così come le conclusioni. Purtroppo.
Note
1)Damian Thompson, "La fine del tempo, Attese e paure al compiersi del millennio", Neri Pozza, 1997.
2) Nicholas P. Spanos, "Faux souvenirs et desordre de la personalité multiple", Une retrospective sociocognitive", De Broek Uni. 1998.
3) Paula Clittord, "Breve storia della fine del mondo", Newton & Compton, 1999.
4) J. Barrow, "Impossibilità, I limiti della scienza e la scienza dei limiti", Rizzoli, 1999.