venerdì 31 dicembre 1999

MISURA DELLE COORDINATE AZIMUTALI [articolo di Albino Carbognani]

Introduzione: Questo articolo viene pubblicato per Gentile Concessione di Albino Carbognani (Copyright). Tale articolo può essere utile a chiunque confrontato con l'esigenza di raccogliere con la maggior precisione possibile ogni dato riferito ad un Fenomeno Aereo Non Identificato. Sappiamo come spesso, in determinate condizioni, un corpo celeste (Venere, Luna, Marte, etc) possa essere scambiato per un Ufo. La raccolta precisa delle testimonianze è il primo metodo da adottare per poter stabilire se si era in presenza di una qualche anomalia [N.Conti]

Misura delle coordinate azimutali dei corpi celesti
Introduzione
Quest'articolo è un'introduzione alla misura delle coordinate azimutali. Una misura diretta di queste coordinate è utile quando si deve studiare il moto di un corpo celeste senza poter usare le stelle come riferimento. Il caso tipico è quello di un bolide in movimento nel cielo diurno. Di solito l'apparizione di un bolide è un fenomeno senza preavviso ed è assai improbabile che qualcuno si trovi nel posto giusto al momento opportuno e con la strumentazione necessaria per la misura delle coordinate angolari dei punti della traiettoria del bolide sulla sfera celeste. Nel migliore dei casi la traiettoria del bolide intersecherà alcuni elementi del paesaggio. Dalla misura delle coordinate azimutali dei punti di intersezione sarà possibile risalire a quelle dei punti della traiettoria del corpo celeste.
Prima di parlare delle coordinate azimutali introduciamo il concetto di sfera celeste, utile per inquadrare meglio il problema.
La sfera celeste
Per studiare la posizione ed i moti apparenti dei corpi celesti è necessario determinare con precisione più o meno grande la loro posizione all'istante di osservazione. Per questo scopo non c'è bisogno di conoscere la distanza che ce ne separa, perché i corpi celesti appaiono sulla superficie interna di una sfera con centro nell'osservatore e raggio arbitrario (sfera celeste). La retta coincidente con la direzione del filo a piombo e passante per il centro della sfera celeste si chiama verticale. La verticale interseca la superficie della sfera celeste in due punti: allo zenit Z, al di sopra della testa dell'osservatore, e al nadir Z', punto diametralmente opposto. Il cerchio massimo (N E S W) della sfera celeste, il cui piano è perpendicolare alla verticale, si chiama orizzonte astronomico. L'orizzonte astronomico divide la superficie della sfera celeste in due parti: visibile all'osservatore, con apice nello zenit Z, e invisibile, con apice al nadir Z' (Fig.1).
Non si deve confondere l'orizzonte astronomico con l'orizzonte apparente: la linea lungo la quale il cielo e la Terra sembrano congiungersi. Sulla Terra, l'orizzonte apparente è una linea irregolare, i cui punti si collocano da una parte e dall'altra dell'orizzonte astronomico (Fig.1).



Fig. 1 – Rappresentazione schematica della sfera celeste con indicati zenit, nadir e i quattro punti cardinali N (nord), E (est), S (sud), W (ovest). E' mostrata la differenza fra orizzonte astronomico ed apparente.

Le coordinate azimutali
In Astronomia sono in uso diversi sistemi di coordinate (azimutale, equatoriale, eclittico, galattico), qui vediamo in dettaglio solo quello azimutale (certe volte viene chiamato "sistema orizzontale"). In questo sistema, il piano principale è quello dell'orizzonte astronomico N E S W. Per individuare in modo univoco l'astro M sulla sfera celeste si devono dare due angoli: l'altezza angolare e l'azimut (Fig.2).
Si chiama altezza angolare (o semplicemente altezza), h dell'astro M l'angolo al centro mOM fra il piano dell'orizzonte astronomico e la direzione dell'astro M.
Le altezze si contano da 0° a +90° verso lo zenit, se l'astro si trova nella parte visibile della sfera celeste, e da 0° a –90° verso il nadir, se l'astro si trova nella parte invisibile. L'altezza dello zenit è +90°, l'altezza del nadir è –90°, tutti i punti dell'orizzonte astronomico hanno altezza 0°. Si faccia attenzione a non confondere l'altezza h (che si misura in gradi) con la quota di un corpo rispetto alla superficie terrestre (che si misura in metri o km). Sono due quantità che vanno tenute ben distinte.
Si dice azimut A dell'astro M l'angolo al centro NOm, misurato nel piano dell'orizzonte astronomico. Gli azimut sono contati da 0° a 360° da Nord verso Est.
Il punto geografico Est ha un azimut di 90°, quello Sud di 180° mentre quello Ovest di 270°. Tenuto conto di questo non è difficile stimare, anche ad occhio, l'azimut di un qualsiasi corpo celeste. Naturalmente la stima così fatta sarà poco precisa ma, così facendo, si avrà già un'idea del risultato di una misura più accurata.





Fig. 2 – Coordinate azimutali di un astro M sulla sfera celeste.






In Astronomia è molto diffusa la misura degli azimut a partire dal punto Sud verso Ovest. A rigore gli azimut contati da Nord sono detti geodetici.

Misura delle coordinate azimutali
Ora che abbiamo visto in dettaglio che cosa sono le coordinate azimutali di un punto (che può essere un astro o qualsiasi altra cosa) M della sfera celeste vediamo come misurare in pratica gli angoli h e A.

Il teodolite
Lo strumento ideale per la misura delle coordinate azimutali è il teodolite, strumento meccanicamente raffinato ma costoso, in grado di misurare contemporaneamente i due angoli richiesti. Il teodolite (Fig.3) è costituito da un piccolo cannocchiale astronomico che ruota attorno a due assi ortogonali tra loro, uno verticale e l'altro orizzontale. Gli angoli di rotazione del cannocchiale sui due assi si leggono su due cerchi divisi in gradi. Il cerchio verticale, che ruota sull'asse orizzontale, fornisce la misura di h. Il cerchio orizzontale, che ruota sull'asse verticale, consente la misura di A. Tutte le letture avvengono tramite una lente di ingrandimento, o meglio un microscopio, perché le divisioni dei cerchi sono molto piccole. Il teodolite è uno strumento portatile, impiegato in ogni genere di spedizione. Ha lo svantaggio di essere costoso e di non facile reperibilità.

Fig. 3 – Teodolite Salmoiraghi del XIX secolo. Sono ben visibili il cannocchiale e i cerchi graduati.




Un teodolite economico può essere ricavato utilizzando la montatura equatoriale di un piccolo telescopio, purché sia dotata di cerchi graduati. A questo scopo è sufficiente porre l'indicatore di latitudine della montatura sul valore +90°. In questo modo si rende altazimutale una montatura equatoriale. Una volta fatta questa operazione il cerchio che indicava l'ascensione retta può essere utilizzato per la misura di A, mentre il cerchio della declinazione va benissimo per la misura di h. Di solito il cerchio dell'ascensione retta è tarato in ore invece che in gradi, ma si può passare dalla misura in ore a quella in gradi ricordando che 1h=15°. Per inquadrare i punti di cui si vogliono misurare le coordinate si può utilizzare l'ottica del cercatore del telescopio. Volendo rendere lo strumento più trasportabile può essere conveniente togliere il tubo del principale e mettere direttamente sulla montatura il cercatore. La spesa per un simile apparato è di qualche centinaia di migliaia di lire. In commercio esistono telescopi dotati direttamente di montatura altazimutale ma, di solito, sono quelli della fascia più economica e non sono dotati di cerchi graduati, indispensabili per le misure. Naturalmente le misure fatte con una montatura equatoriale sono meno accurate di quelle fatte con un teodolite.
Il goniometro
Se non si pretende una precisione elevata la misura delle coordinate azimutali del punto M può essere fatta usando un paio di comuni goniometri, facilmente reperibili in cartoleria, per una spesa dell'ordine di poche migliaia di lire. Il raggio dei goniometri deve misurare, come minimo, 10 cm, in modo che sia ben visibile l'indicazione del mezzo grado. Con la procedura che segue i valori di h e A sono determinati separatamente e non insieme come avveniva con il teodolite o con la montatura equatoriale.
Misura di h
La misura di h è quella più facile (Fig.4). Basta prendere un goniometro ad angolo piatto e fissare sulla direzione 0°-180° il tubo opaco di una penna (quello delle Bic gialle va benissimo). Al centro del goniometro di solito è presente un piccolo forellino. In questo foro va fatto passare un filo sottile di colore scuro. Una volta annodate insieme le due estremità libere del filo è necessario appendere un piccolo peso, in modo che il filo stesso sia ben teso. Lo strumento è pronto, ecco come procedere.
Mantenendo il goniometro nel piano verticale (cosa che si può fare agevolmente a mano) si deve inquadrare, al centro del tubo, il punto M di cui si vuole misurare l'altezza e leggere il valore in gradi segnato dal filo sul goniometro. Prima di leggere la misura, per evitare spostamenti del filo, è bene bloccarlo facendo pressione con le dita. Supponiamo di leggere un certo valore a. Allora l'altezza h del punto M è data da: h=90°-a. Il buon fine della misura dipende dal riuscire a tenere l'asse dell'occhio sempre allineato con quello del tubo di mira.










Fig. 4 – Semplice strumento per la misura dell'altezza di un punto M della sfera celeste.







Misura di A
La misura dell'angolo A è lievemente più complicata di quella dell'angolo h, ma è ancora alla portata di chiunque. Per questa misura è necessario un goniometro ad angolo giro, da 0° a 360°. Per costruire lo strumento basta prendere una tavoletta di legno (il compensato va benissimo), quadrata e perfettamente liscia (Fig.5). Sulla tavoletta va disegnato un segmento sottile in modo tale che la tavola sia divisa in due parti uguali. Ad un estremo del segmento va tracciata una punta di freccia, così da ottenere un segmento orientato. Questa freccia è importante perché consente l'orientazione della tavola nella direzione Nord-Sud, e inoltre funziona anche da indice per la lettura dell'angolo.
Individuato il centro geometrico della tavola bisogna fissarvi il centro del goniometro con uno spillo in modo tale che possa ruotare liberamente attorno al proprio asse (quello ortogonale al piano del goniometro). A questo punto basta incollare il tubo della Bic sulla retta 0°-180° e lo strumento è pronto. Notare che il tubo attraverso cui si osserva deve essere solidale con il goniometro.



Fig. 5 – Strumento e procedura per la misura dell'azimut di un punto M della sfera celeste.





Se si vuole una maggiore comodità di osservazione (e dopo avere tracciato la freccia di orientamento) la tavola può essere sagomata sulle dimensioni del goniometro. In questo modo è più agevole per l'occhio guardare attraverso il tubo.
Per eseguire la misura la tavoletta va posta su un piano perfettamente orizzontale e la freccia disegnata sulla tavola deve essere orientata verso il punto cardinale Nord.
Per essere sicuri di lavorare su un piano orizzontale ci si può aiutare con una "livella a bolla", del tipo quelle usate dai muratori. Per individuare la direzione del Nord geografico si può segnare la direzione dell'ombra proiettata da un'asta verticale infissa nel terreno nel momento del transito del Sole al meridiano locale. L'istante esatto del transito del Sole al meridiano locale si può calcolare ricorrendo a uno dei tanti planetari disponibili (gratis) sul Web. Uno dei migliori è sicuramente Skymap, scaricabile all'indirizzo
http://www.skymap.com.
Al posto dell'asta infissa nel terreno si può usare l'ombra del filo a piombo, in questo modo si è sicuri della verticalità del dispositivo.
Orientata la tavoletta verso Nord e lavorando nel piano orizzontale, si ruota il goniometro in modo che l'angolo zero coincida con la freccia disegnata sulla tavola. Questa è la posizione di partenza. Se tutto è stato fatto in modo corretto il tubo di puntamento deve essere lungo la direzione Nord-Sud e coincidere con la freccia disegnata sulla tavola. Ora bisogna ruotare in senso orario il goniometro fino a puntare con il tubo la proiezione del punto M sull'orizzonte (Fig.5). L'occhio deve osservare dalla parte dei 180°. Se a è il valore dell'angolo sul goniometro indicato dalla freccia disegnata sulla tavola, il valore di A è dato da: A=360°-a.
A questo punto la misura è finita, abbiamo ottenuto le coordinate azimutali cercate. Per migliorare la precisione si devono fare più misure (5-10) e calcolarne la media. Se lo strumento è stato costruito bene la differenza fra una misura e l'altra non dovrebbe essere maggiore di 1-2°.
Bibliografia
P.Bakulin, E.Kononovic, V.Moroz, "Astronomia generale", Editori Riuniti, Roma 1984
G.Romano, "Introduzione all'astronomia", Muzzio, Padova 1993
F. Di Franco, "Manuale di navigazione astronomica semplificata", Mursia, Milano 1974
(Albino Carbognani © 1999)

giovedì 30 settembre 1999

TEOSOFIA E DANIKEISMO: PER UNA FALSIFICAZIONE DELLA TEORIA DEGLI ANTICHI ASTRONAUTI

Gli "scettici" e tutti quelli che hanno voluto apportare una critica di tipo scientifico alla teoria degli antichi astronauti che trovò in suo massimo successo mondiale con i libri di Daniken a cavallo degli anni 70, hanno cercato di smontare le prove alla base di detta teoria con una approccio basato sulla logica dell'archeologia. Sembrava infatti che per Daniken e colleghi, vedi ad esempio il nostro Kolosimo in Italia, le "prove" fossero considerate il punto centrale delle loro teorie circa la venuta sulla Terra di extraterrestri civilizzatori in un lontano passato. Smontate le prove sarebbe crollato il castello di carta di queste teorie (1).
Nonostante questo apprezzabile slancio positivista e scientifico, la teoria e tutto il "corpus" della archeologia spaziale ha continuato a sollecitare la fantasia di persone di ogni paese e cultura fino ad oggi con andamento alterno almeno negli ultimi anni e con un ritorno di un certo successo in questi ultimi anni (vedi Hancock e Al.). Probabilmente l'approccio per falsificare scientificamente tali teorie è stato fondamentalmente sbagliato.
Wiktor Stoczkowski, l'autore del libro di cui trattiamo qui di seguito, cerca di rimediare a questo aspetto con un approccio da etnologo, che è poi il suo specifico campo di competenza (2).
L'approccio di questo autore è quello con cui uno studioso di folcklore si avvicina a certe tribù sopravvissute ai margini della civiltà cosiddetta moderna. Non è un approccio atto a comprendere tali culture confrontandole con le nostre, ma piuttosto cercando di apprezzarne le differenze. Queste popolazioni non sono analizzate come stupidi selvaggi da "civilizzare" , ma si fa leva sulle loro culture per capire cosa sta alla base delle loro credenze.
Spesso la spiegazione data da certi "scettici" è che il successo delle teorie Danikeiane sia il frutto di un particolare momento di crisi, tipo l'approssimarsi alla fine-millennio, oppure alla fine del secolo, etc., in cui si innesta un bisogno di credere a qualcosa di irrazionale. La "crisi" è sempre la spiegazione principale di quello che viene definito un ricorso all'irrazionale.
Ma la "crisi" ancorché essere un momento di rottura di un ciclo logicamente supposto positivo sembra invece essere "consubstantielle a la modernité", vale a dire può essere utilizzata per capire qualsiasi avvenimento contemporaneo che stimoli la nostra curiosità. Si finirebbe per arrivare ad una banale spiegazione per cui "l'irrazionale appare durante i periodi di irrazionalità" (2 p. 27-28).
Il concetto di "crisi" è oggi declinato in mille modi diversi, pertanto ci sono crisi sociali, culturali, economiche, religiose, intellettuali, e perfino psicologiche; tutto può essere ritento utile a spiegare il ricorso all'irrazionale ed il successo di pubblico di molte teorie parascientifiche. Ma il concetto di crisi non ci spiega niente anzi si entra in un circolo vizioso nel quale non si capiscono le ragioni della "crisi" stessa (2 pp. 69-70).
Invece i sociologi moderni hanno spesso constatato come l'irrazionalità dei popoli non-occidentali, non è esente da un suo tipo di razionalità. Tanto che si potrebbe arrivare a credere che il "razionale" di oggi sia l'"irrazionale di domani". Ma il discorso ci porterebbe lontano.
Si pone quindi un problema sociocognitivo, ed è in ragione di determinati presupposti storico-culturali che si può comprendere il danikeismo.
Perciò è opportuno fare un salto almeno al secolo scorso.
Se la data di nascita dello spiritismo è stata storicamente definita dal 1847, con l'ormai attestata frode delle sorelle Fox, che a loro dire avevano affermato l'invenzione di un codice di comunicazione con gli spiriti, che permetteva di tradurre i colpi del "poltergeist" in parole, per quel che qui ci riguarda in questo articolo, non dobbiamo dimenticare che è la nascita della Teosofia grazie a Helena Blavatsky, nel 1875, che determinerà il suo grande impatto sociale nel 1877 con l'uscita della sua opera "l'Isis svelato", e ancor più nel 1888 con la sua opera "La dottrina segreta".
E' il periodo insomma del grande successo dell'Occultismo, che tutti conosciamo con il risultato dello svilupparsi della "parascienza", intesa come ricerca psichica.
Il fine secolo scorso, per questa ed altre ragioni, è una commistione tra Occultismo e Scienza che varrebbe la pena di analizzare più lungamente quando affermiamo la cosiddetta razionalità della scienza e dei sui partecipanti.
Ma cosa c'entra la medium Blavatsky con gli extraterrestri?
La visione "teologica" di H. Blavatsky è per Stoczkowski l'anello di congiunzione tra i miti gnostici antichi ed il Danekenismo del nostro secolo.
La cosiddetta danikeite ha coinvolto e affascinato notevole pubblico nel periodo che va dal 1954 fino ai nostri giorni (con un apice di successo a cavallo degli anni 70) con il pieno sviluppo della teoria detta degli Antichi Astronauti, da parte di diversi autori. Extraterrestri nell'antichità avrebbero visitato il pianeta, creato prima l'uomo con esperimenti genetici, poi portato all'umanità la civiltà ed in seguito fatto la promessa di un ricongiungimento nello spazio, a seguito di un nuovo ritorno.
Questo per grande sintesi è il leit motiv della teoria degli antichi astronauti.
Il successo di Daniken (che non aveva semplicemente scopiazzato alcuni scrittori del suo periodo come Charroux) era anche dovuto al fatto che a riprova delle sue tesi veniva enunciato un vasto elenco di "prove". Ebbene tutti gli argomenti di Daniken e dei suoi predecessori sono già ben presenti nella dottrina teosofica nata nel secolo precedente, con una essenziale variante: gli Esseri Superiori o Demiurghi della Blavatsky, sono semplicemente sostituiti dagli extraterrestri del Danikeismo. Viste in tal senso entrambi i fenomeni Teosofia e Danikeismo appaiono come dottrine di sostituzione del Cristianesimo, che aveva già subito diversi colpi a partire dal periodo dei Lumi.
La prima è legata alla visione dello spiritismo, ovvero la possibilità di contattare l'aldilà tramite tecniche specifiche che escono dall'ambito spontaneo dell'estasi per divenire esperienze di tipo scientifico (o parascientifico), la seconda sviluppa una sua teologia operando una sostituzione del Dio della Bibbia con gli extraterrestri. Alla fine del secolo scorso tutto sembrava ormai in via di spiegazione definitiva, grazie al grande successo delle scienze. La Teosofia si era intelligentemente appropriata di certe conoscenze scientifiche nate nel secolo dei Lumi e poi sviluppatesi nel periodo Vittoriano (la teoria dell'evoluzione Darwiniana, lo sviluppo dell'archeologia, dell'astronomia, del mesmerismo etc.) mescolandole alla Gnosi e non senza aver trascurato la letteratura fantastica, ed aggiunto vere e proprie invenzioni tipo il mitologico libro delle "Stanze di Dyzan", spesso citato come un testo reale dagli autori della "archeologia spaziale".
Daniken era andato ancora oltre raccogliendo e rimodellando, senza troppe indagini di controllo, oltre alla tradizione teosofica, le idee di alcuni contemporanei (Pauwels & Bergier, Poer le Trench, Charroux, etc.) e promuovendole in modo più brillante, non dimenticando il suo amore per la fantascienza ed il fatto che si stava vivendo l'era dell'epopea spaziale. (2 pp. 121-251)
Pare che di almeno un'opera di Daniken a metà degli anni 70 siano state editate più 40 milioni di copie. Un grande impatto mediatico in quegli anni che nessuna opera (e tantomeno scientifica) poteva nemmeno sognarsi. E' lecito perciò domandarsi quanto il successo della teoria degli "Antichi Astronauti" abbia influenzato il moltiplicarsi delle testimonianze Ufo di quel glorioso periodo, ed incentivato certe attese di una nuova visita del pianeta da parte dei nostri "creatori extraterrestri". Quando qualcuno cerca nella fantascienza certi elementi fondatori di un folcklore-Ufo nascente forse più semplicemente dovrebbe rivolgersi alla letteratura detta di "archeologia spaziale" sviluppatasi dal 1954 in poi. Un tema su cui ritornare.
Non dimentichiamo che l'editore Ray Palmer, sponsor dell' Età Arnoldiana a partire dal 1947, fu un editore di fiction con un'ampia cultura teosofica.
Non dimentichiamo neppure il fatto che il primo libro di Daniken ha preparato il grande sviluppo della fantascienza in Germania (2 p. 99).
Molte prove della teoria degli Antichi Astronauti potranno, e lo sono state nel tempo, anche essere demolite (talvolta dagli stessi autori nei loro libri successivi), ma il quadro disegnato dagli autori di "archeologia spaziale" continuerà a resistere e a ricevere apporti anche contradditori, senza che la teoria venga intaccata nelle sue fondamenta e nel suo successo.
Ciò sembra essere interessante per Stoczokowski perché pare che la teoria abbia una forza di persuasione culturale che va oltre l'accumulo e la forza delle presunte prove. Che gli "astronauti del passato", per autori come Charroux e von Daniken, siano una sorta di divinità laicizzate ed aggiornate al gusto della nostra epoca di conquiste spaziale, sembra un'opinione fondata, visto anche che, entrambi gli autori, hanno identificato gli astronauti del passato con gli Elohim della Bibbia. Ma questa capacità di sostituzione della Religione non è sufficiente al perpetuarsi della teoria anche una volta demolite razionalmente le prove (le piste di Nazca non sono basi di atterraggio aliene e le pietre di Ica sono presumibilmente false etc... etc...).
Se noi inquadriamo questi autori nel contesto culturale dell'epoca dei viaggi dello spazio, della nascente ufologia, della propagazione della letteratura fantascientifica, e della loro personale vicinanza alla visione teofisica del mondo, forse si potrà infine comprendere il successo di tali teorie che alcuni considerano semplicemente "irrazionali" e frutto di "ignoranza e crisi".
Se poi ricordiamo che in quel periodo il mondo era in piena "guerra fredda" e diviso in due blocchi uno comunista ed uno capitalista, avremo allora aggiunto un altro elemento al panorama sociale che favorì lo svilupparsi della teoria degli Antichi Astronauti.
Infatti non dobbiamo dimenticare che tale teoria aveva anche forti radici originarie in Unione Sovietica, laddove essa era vista di buon occhio poiché favoriva la causa atea del sistema politico imposto dal Partito. Il contributo più ampio della scienza sovietica alla teoria degli antichi astronauti fu data da Modest Agrest.
Era il gennaio del 1960 poco prima dell'uscita de "Il mattino dei maghi" (di Pawels & Bergier, altri ispiratori del Danikeismo), quando Agrest scrisse sulla Literatura Gazeta, organo ufficiale degli scrittori, circa il fatto che extraterrestri avessero visitato in passato il nostro pianeta, annientato Sodoma, edificato la terrazza di Baalbeck, e svolto esperimenti nucleari di cui le tectiti sarebbero state le prove evidenti: la notizia fece il giro del mondo varcando la "cortina di ferro" (2 pp. 273-279).
Di fatto si creò questa strana alleanza tra occultismo teosofico occidentale e scienza sovietica, che favorì lo svilupparsi e la popolarità della teoria degli Antichi Astronauti in un contesto storico così particolare.
Pur non concordando con tutte le conclusioni dello studio di Stoczokowski, dobbiamo ammettere che la sua critica basata sulla consequenzialità culturale che esiste tra Teosofia e Danikeismo, si presenta più robusta di molti studi scettici basati sulla semplice analisi e demolizione scientifica delle sedicenti prove.
Ciò ci insegna che non si può smontare una credenza smontandone semplicemente ad una ad una le prove che la consolidano agli occhi del pubblico. Questa è una lezione valida anche quando affrontiamo certi "miti" assurdi dell'ufologia dove non si sa come il cadavere del filmato di Santilli è una prova che può stare benissimo accanto a certe testimonianze del fu col. P. Conso, anche se si rilevano evidenti contraddizioni tra i due elementi portati a prova del crash Ufo di Roswell. Potrete analizzarne scientificamente ogni dettaglio e smentire la logica di tali testimonianze, ma il "mito" resisterà comunque, poiché esso esisteva ancor prima delle prove stesse.

NOTE
1) W.H.Stiebing Jr., Antichi Astronauti, Avverbi Edizioni,1998.
2) Wiktor Stoczkowski, Des Hommes, des dieux, des extraterrestres,ethnologie d'une croyance moderne, Flammarion, 1999.
Già pubblicato sulla riv. UFOFORUM, nr. 13, del CISU ©, settembre 1999