domenica 16 gennaio 2011

REPERTI SULL’EVOLUZIONE DEGLI EXTRATERRESTRI

A proposito del «Dictionnaire visual des mondes Extraterrestres»

[recensione Nico Conti]

E’ uscito da pochi mesi a firma Yves Bosson (fotografo e direttore della fototeca l’Agence Martienne) e Farid Abdelouahab (storico dell’arte) un libro pregevole:

Yves Bosson & Farid Abdelouahab, «Dictionnaire visual des mondes Extraterrestres», Flammarion, Parigi, settembre 2010, pp. 287

In questo blog avevo già citato lavori che trattavano l’idea di “extraterrestre” e di come essa sia andata costruendosi nella storia sin dall’antichità , ma il presente “dizionario” offre certamente qualcosa di più in quanto a completezza sull’argomento.

In passato il tema “extraterrestri” è stato trattato in diversi modi dalla letteratura scientifica e non, qualche volta ha assunto anche la difficile forma di dizionario, ma mai nessuno si era preso la briga di trattare tutte insieme le diverse narrative (filosofica, scientifica, ufologica, fantascientifica), aggiungendovi un’importante iconografia che in qualche modo richiama il concetto espositivo delle seicentesche Wundercammer.

Siamo confrontati ad un museo dove sono esposti reperti e ricostruzioni degli abitanti di altri pianeti, così come li abbiamo costruiti con i materiali ideologici man mano raccolti nei secoli.

Anche per uno, come il sottoscritto, che non ama il concetto di dizionario, il risultato è davvero degno di attenzione, proprio perché più che di fronte ad un archivio tematico sistemato in (dis)ordine alfabetico, il lettore si trova nella condizione di chi segue un percorso museale strutturato e logico (che solo ai francesi ho visto tracciare così bene in diverse occasioni espositive).

E’ difficile pensare di intraprendere la lettura di un dizionario, più che altro se ne consulta una voce secondo necessità. Invece il “Dictionnaire visual des mondes Extraterrestres” può essere letto in modo coerente dalla prima all’ultima pagina.

Non è semplicemente un lavoro divulgativo poiché fa particolare riferimento all’impianto antropologico dei lavori di Pierre Lagrange, Betrand Méheust, e Michel Meurger, e, per ogni rimando, ad una bibliografia specifica assai estesa.

[disponibile in: http://www.hoepli.it/libro/dictionnaire-visuel-des-mondes-extra-terrestres/9782081202108.asp]

martedì 11 gennaio 2011

RITORNO AI PRODIGI: "WONDERS IN THE SKY"

[recensione Nico Conti]

E' stato da poco pubblicato il libro a firma Jacques Vallée e Chris Aubeck, che tratta di Unexplained Aerial Objects (Oggetti Aerei Inspiegati), dall'antichità ai nostri giorni:

Vallée Jacques & Aubeck Chris, "Wonders in the Sky: Unexplained Aerial Objects from Antiquity to Modern Times", Tarcher, 2010, pp. 528

Al di là dell'uso termine UAO (Unexplained Aerial Objects) che presenta non meno equivochi del tradizionale acronimoUFO, o dell'apparentemente più asettico UAP (Unidentified Aerial Phenomena), "Wonders in the Sky" offre al lettore molti aspetti positivi a chiarimento di una materia, quella ufologica, che funzionando per accumulo di testimonianze, non riesce mai a presentare un punto scientifico condiviso circa un proprio stato dell'arte.

Quando poi si naviga nella casistica cosiddetta dei "pre-UFO", ovvero degli UFO prima dell'avvistamento di Kenneth Arnold del 1947, l'intera faccenda si complica ancor più, e quindi qualsiasi studio che cerchi di fare chiarezza è benvenuto come nel caso di questo lavoro di mole notevole.

La categoria di Pre-UFO è infatti un ossimoro non potendo esistere gli Ufo in un tempo ed in un contesto storico precedente le condizioni cognitive atte a favorire la definizione stessa di categoria Oggetti Volanti Non-identificati (UFO).

Vallée e Aubeck hanno pertanto selezionato un'ampia casistica consistente di 500 casi che secondo le loro analisi non riesce a trovare spiegazione in base alle conoscenze scientifiche attuali (ad esempio non sono spiegabili con meteore, comete, aurore, bolidi, fulmini globulari, etc.).

Giustamente gli Autori vedono nel loro "Wonders in the Sky" un apripista per nuove future ricerche, che in questo caso specifico hanno avuto una prima forte accelerazione grazie allo sviluppo della rete internet e al gruppo di ricercatori e bibliografi di Magonia-exchange, mailing-list diretta dallo stesso Aubeck .

Nel senso di questa considerazione va anche la prefazione di David Hufford, professore di Studi di Religione presso l'Università di Pennysylvania, e noto autore di "The Terror That Comes in the Night" , che tratta di "Wonders in the Sky" a partire dal concetto di "anomalie" nel senso kuhniano del termine, e citando inoltre il termine fortiano di "dannati" (dalla scienza).
Fa piacere scoprire che lo studioso Hufford, a cavallo degli anni 60 e 70, sia rimasto affascinato proprio dalle ipotesi di Vallée, in particolare quelle espresse in "Passport to Magonia", dove l'informatico francese abbandonava la spiegazione extraterrestre di primo grado degli Ufo per sostituirla con quella detta "parafisica", appoggiandosi a paralleli con la narrativa di folklore del passato.

Hufford intende sottolineare come "Wonders in the Sky" non si impegni su alcuna ipotesi e che agisce: "without the distraction of premature committment to any particular interpretation". Ritiene che questo atteggiamento sia "vera scienza".

Su questo punto avrei alcune considerazioni che vanno in senso diverso rispetto a quelle indicate da Hufford.

1) Già la scelta stessa di 500 casi tra le migliaia di casi archiviati come "pre-UFO" o "UFO del passato", prevede un qualche impegno in una certa direzione di analisi. Gli Autori stessi ammettono che la loro selezione è basata sul loro background, sul loro essere immersi in una cultura occidentale, etc.

2) Quando i ricercatori esprimomo delle categorie da utilizzare nel momento di raccolta dei loro dati, lo fanno inevitabilmente a partire da un'ipotesi da validare.
Nel caso di "Wonders in the Sky" ogni testimonianza è contrassegnata da "simboli" che sono tutt'altro che asettici ed hanno tutta la forza evocativa delle classificazioni ufologiche:
a) Luci Aeree Non-identificate
b) Oggetti Aerei Non-identificati
c) Rapimenti
d) Fenomeni con evidenze fisiche
e) Entità (isolate)
f) Entità associate con un fenomeno aereo
g) Comunicazione

3) Vallée e Aubeck partono dalla convinzione che "la maggior parte delle testimonianze che hanno indicato sono osservazioni di fenomeni che sono rimasti senza spiegazione fino ad oggi".
Per selezionare i 500 casi hanno escluso quella parte che era più facilmente riferibile, in base alle conoscenze odierne, a fenomeni naturali.
Così facendo è evidente che i 500 casi residui (non spiegati) che risultano dalla loro selezione, se continuano ad essere tenuti insieme, come di fatto sono, costituiscono di fatto le basi di una qualche "ipotesi da validare".

4) Nella loro selezione dei casi, Vallée e Aubeck, fanno un'altra scelta ideologica, ossia quella di non considerare la scienza dei "fenomeni nuovi" durante il suo farsi.
Pur in carenza di dati alcuni casi potrebbero essere interpretati come possibili fenomeni naturali nuovi e/o poco conosciuti: fulmini globulari, luci sismiche o in alcuni casi specifici potrebbe essere affascinante cercare di interpretare certe narrative del passato come Sprites (quel fenomeno della ionosfera che assieme ai TLEs conosciamo solo a partire dal 1989).
Vi è un altro aspetto che mi incuriosisce nella selezione casistica di Vallée e Aubeck: alcuni casi che l'astronomo francese Camille Flammarion aveva collocato in una speciale categoria "bradytes" (bolidi lenti dal comportamento anomalo) vengono risospinti nell'ambito dei fenomeni UAO.
Scelte legittime che, oltre a non tenere in conto la modalità di costruzione della scienza circa le anomalie, sostengono di conseguenza una serie di ipotesi da validare, e ne escludono altre quali quelle del fenomeno naturale sconosciuto, o poco conosciuto.

Forse meglio sarebbe stato rendere esplicita l'ipotesi e/o le ipotesi di lavoro, sottolineandone possibilità, dubbi, problemi, esigenze di nuovi dati o metodi al fine di una possibile validazione.
Al contrario così procedendo Vallée e Aubeck ci danno l'idea di essere i continuatori della tradizione di Ossequente o Licostene, ossia di una raccolta del fatto prodigioso abbastanza fine a sé stessa e sempre slegata dai modi di produzione scientifica.

Questo modo di procedere può forse migliorare la conoscenza storica dei singoli casi, ma difficilmente può aiutare l'emergere di nuovi paradigmi scientifici, o una semplice sedimentazione di nuove conoscenze.

Infine è doveroso fare riferimento alla parte più interessante del libro che è la ricerca ed il controllo di certi fonti su cui sono state basate le variegate teorie sulle visite extraterrestri del passato (la Teoria degli Antichi Astronauti).
Qui una analisi approfondita che va alla fonte primaria di burle, riferimenti artefatti e leggende, porta nuova chiarezza su fatti che la letteratura ufologica continua invece a riferire come realmente accaduti.

Anche in questa casistica più critica Vallée e Aubeck rilevano un residuo di fatti meritevole di ulteriori approfondimenti, e che rende necessario la ricerca di altre fonti ed informazioni.