martedì 28 ottobre 2008

Ottobre. MISCELLANEA

Immaginario archeologico
Pierre Lagrange partecipa ad un'antologia sociologica dal titolo "Imaginaires Archéologiques", a cura di Claudie Voisinat. Questo lavora tratta della produzione proteiforme che l'archeologia ha influenzato; in tal senso Pierre Lagrange tratta dell'Atlantide, ossia l'archeologia entro vera e falsa scienza.
Sommario
Prefazione
Daniel Fabre e Christian Hottin
L’expérience archéologique, une introduction
Claudie Voisenat
I
Maîtres du passé, maîtres du présent : les propriétaires de sites préhistoriques en habits de notables
Véronique Moulinié
L’abîme au trésor, ou l’or fantôme de Rennes-le-Château
Christiane Amiel
L’archéologie comme affect Les Hétéroclites de la sous-direction de l’Archéologie
Claudie Voisenat
II
Le poète dans la caverne. Georges Bataille à Lascaux
Daniel Fabre
La jeune fille au cœur du vestige
Lucie Desideri
III
Peuples en voie de distinction
Jean-Pierre Chambon
La civilisation pessinoise
Jean-Pierre Pessin
Palimpsestes pessinois.
L’archéologie entre invention et création
Michaël Jasmin
IV
Les controverses sur l’Atlantide (1925-1940).
L’archéologie entre vraie et fausse science
Pierre Lagrange
Du mirage au miracle. L’archéologie comme mythe ethnographique : Les Saô légendaires de Marcel Griaule
Gaetano Ciarcia

[info: Pierre Lagrange]

Venerdì 31 ottobre- sabato 1 novembre 2008. Trance e dissociazione
La Società Italiana per lo Studio degli Stati Alterati di Coscienza, in collaborazione con le Edizioni Sensibili alle Foglie organizza un workshop in memoria di Georges Lapassade, presso Fuoriluogo, Corso Brescia 14 (angolo Via Aosta), Torino.

Questioni naturali, anomalie, ricerca scientifica italiana, e ricercatori precari
Quando parliamo di anomalie e di fenomeni rari che la scienza dovrebbe con la sua pratica integrare all'interno delle nostre conoscenze dovrebbe essere evidente che parliamo di ricerca scientifica, e non di una vaga epistemologia della natura: si parla di come sviluppare ricerca di confine.
Spesso ci si sorprende che l'iter di scientificazione di certi fenomeni, vedi ad esempio i Fulmini Globulari, abbia avuto bisogno di circa 150 anni per poter trovare una comunità scientifica attenta.
Se poi pensiamo alle Luci Sismiche, il ristretto interesse, dopo un centinaio di anni, fa porre una serie di domande circa la lentezza di approccio a certe tematiche del tipo "perché i sismologi mostrano così poco interesse a possibili precursori sismici?".
Gli Sprites dell'alta atmosfera, un fenomeno nuovo, ufficialmente riconosciuto dal 1989, solo nell'ultimo decennio hanno raccolto una rete di ricercatori internazionali attorno alla serie di problemi scientifici che questa famiglia di fenomeni pone.
Poi mi viene da pensare, e perché no, agli ufologi che da 60 anni insistono nella sterile polemica che accusa gli scienziati di non occuparsi di quella enorme massa di testimonianze che va sotto il nome di dossier Ufo.
La gente vede cose strane nel cielo e la scienza le ignora, gli ufologi sollecitano che sia svolto un lavoro standosene però fermi ad attendere che qualcosa succeda; nella migliore delle ipotesi catalogando questi che sono ancora dei non-oggetti.
Questa lentezza di approccio degli scienziati (e non solo la loro) può far ritenere a giusta ragione che non siamo mai stati "moderni", ma che nemmeno siamo mai stati "scientifici" nel nostro modus operandi.
Cosa c'entra la carenza di studio delle anomalie con i giovani (non troppo) ricercatori precari? Forse qualcosa sì.
La ricerca scientifica non è fatta di semplice desiderio di conoscenza, di astratta teoria, di creative ipotesi, etc..
Per essere sviluppata non ha bisogno solo di progetti, di laboratori, di strumenti, di scienziati, etc..
Tutte queste cose hanno bisogno di un contesto culturale, politico, e soprattutto economico che favorisca la scienza come tecnica rispetto a, che ne so, la contemplazione mistica o la filosofia.
Sta di fatto che si devono produrre fatti concreti abbastanza banali per potersi dire di produrre scienza: qualsiasi ricerca ha bisogno di finanziamenti, di vile denaro per la sua nobile causa (così apparentemente astratta).
E, questi finanziamenti alla base di qualsiasi ricerca sono una scelta tra le mille priorità che una collettività si dà nei suoi consumi: investo in laboratori piuttosto che in bocciofile (so che la scelta non è facile!).
Se si vuole scienza e progresso si deve investire in progetti e risorse umane.
Quando analizziamo la disattenzione della scienza rispetto ai nostri fenomeni/anomalie, all'apparenza marginali e non fruitful (quantomeno non immediatamente), dovremmo iniziare a guardare a questo fatto come ad una metafora dello stato dell'arte della ricerca italiana.
Ecco allora che ci accorgiamo che certe impossibilità di fare ricerca (e di mantenerla), hanno fondamenti politici, sociali, contestuali, che non solo rendono impossibili lo studio dei nostri argomenti di interesse, ma rendono impossibile anche la ricerca di lunga durata su qualsiasi argomento scientifico di più immediata utilità (risparmio energetico, salvataggio ecologico, etc.).
Forse è il caso di cominciare a convincerci che verso questi argomenti ai confini della scienza non vi è una censura del potere o un fantomatico complotto, ma un atteggiamento più generale e socialmente più complesso e tacitamente condiviso: questa società che pretende vivere la sua modernità nell'innovazione scientifica e tecnologica, ha per coloro che la dovrebbero produrre innovazione una specie di generalizzato rigetto sociale (da cui la fuga dei cervelli, i ristretti budget alla ricerca, l'inefficienza delle università e della scuola pubblica, la mancanza di strutture, ed infine il precariato dei giovani ricercatori).
La nostra società, in testa quest'ultimo governo in carica a continuare il cattivo esempio, sembra aver predisposto un vero complotto contro (la razionalità ed) il progresso, che a gran voce tutti politici affermano essere il motore del nostro sistema socio-industriale.
Quindi il vero complotto contro le anomalie (ed il motivo perché non sono oggetto di studio) risiede nella anomalia stessa della nostra società (ancor più evidente che in altri paesi) collocata ad un livello molto più ampio: la mancanza di una cultura della ricerca scientifica.
Questa mancanza, che sembra un fatto meramente tecnico, si traduce in una vera e propria mancanza di democrazia; quale società potrà mai essere quella che nel suo insieme considera il precariato nella ricerca come una "flessibilità", un accidente quasi necessario, e considera i suoi giovani scienziati e tecnologi come pedine sacrificabili e senza futuro?

Invece, chissà, un diverso atteggiamento verso la scienza potrebbe produrre da parte di giovani ricercatori messi in campo, e con bassi investimenti, una innovazione scientifica importante, magari inversamente proporzionale ai mezzi impiegati.
Nulla può far escludere che dallo studio del Fulmini Globulari non possa scaturire come risultato una energia nucleare più pulita, o che dalle Luci Sismiche si possano prevedere alla lunga i meccanismi dei terremoti, o infine che dagli Sprites si possa meglio comprendere il clima, etc..
E, perché no dagli Ufo.
[redazione Nico Conti; il link mi è stato inviato da Roberto Farabone]

lunedì 27 ottobre 2008

CAPRA SALTANS

Testo tratto dall'unica opera scientifica superstite di Seneca, le "Questioni Naturali"
"Ora, per venire all'opera che mi sono proposto, ascolta la mia opinione sui fuochi che l'aria spinge trasversalmente. Che essi siano scagliati da una grande forza è dimostrato dal fatto che seguono una traiettoria obliqua e che la loro velocità è travolgente: è evidente che essi non avanzano per moto proprio, ma sono scagliati. Gli aspetti di questi fuochi sono molti e svariati. Aristotele chiama capra una delle loro varietà [Aristoteles quoddam genus horum capram uocat]: se tu mi domandassi perché, risponderei che prima devi dirmi per quale ragione altri siano chiamati capretti; se, invece, come è molto più conveniente, ci saremo messi d'accordo perché nessuno dei due interroghi l'altro su questioni alle quali sa che non è in grado di rispondere, sarà più utile indagare sul fenomeno stesso che non meravigliarsi perché Aristotele ha assegnato il nome di capra a un globo di fuoco [quid ita Aristoteles globum ignis appellauerit capram]. Tale, infatti, fu la forma di quel fuoco che apparve, grande come la luna, quando Paolo conduceva la guerra contro Perseo. Anche noi abbiamo visto più di una volta una fiamma a forma di enorme palla, che tuttavia si è dissolta durante la sua stessa corsa. Abbiamo visto un simile prodigio alla morte del divo Augusto, l'abbiamo visto al tempo in cui fu condannato Seiano; e neppure la morte di Germanico fu priva di tale preannuncio.Tu mi dirai: «Sei, dunque, talmente in preda all'errore da credere che gli dèi inviino dei segni che preannuncino la morte e da pensare che sulla terra ci sia qualcosa di così importante che l'universo debba essere informato della sua morte?». Affronterò tale questione in un altro momento: vedremo allora se ci sia un ordine prestabilito a regolare tutte le cose e se ogni cosa sia così strettamente intrecciata all'altra che ciò che precede sia o causa o presagio degli eventi che seguono; vedremo se gli dèi si prendano cura degli uomini, se la concatenazione stessa dei fatti annunci con determinati segni ciò che avverrà. Per il momento, penso che i fuochi di questo tipo si generino dall'aria compressa con violenza, quando una massa d'aria inclinatasi da un lato non ha ceduto a questo movimento, ma ha lottato contro se stessa: da questo conflitto hanno origine le travi, i globi, le fiaccole e le meteore ardenti [ex hac uexatione nascuntur trabes et globi et faces et ardores]. Ma quando la collisione è stata meno violenta e si è verificato, per così dire, solo uno sfregamento, si originano luci più deboli, e le stelle, volando, traggono dietro a sé una chioma. Allora fuochi molto sottili disegnano e prolungano nel cielo una tenue scia. Perciò, non c'è notte priva di spettacoli di questo genere, poiché non c'è bisogno di grandi movimenti d'aria per produrli. Insomma, per essere breve, questi fenomeni hanno la medesima causa dei fulmini, che però agisce qui con forza minore: come le nubi, se si urtano leggermente, provocheranno dei lampi, ma se il colpo è più violento, dei fulmini, così quanto minore sarà la forza e quanto minore la compressione prodotta, tanto più deboli saranno i fulmini emessi. Aristotele spiega il fenomeno in questo modo: «Il globo terrestre emette corpuscoli numerosi e diversi, alcuni umidi, altri secchi, alcuni caldi, altri atti a prender fuoco». E non c'è da meravigliarsi se le emanazioni della terra sono di ogni genere e diverse, poiché anche in cielo non è tutto di un solo colore, ma il rosso di Sirio è più acceso, quello di Marte più debole, mentre è assente in Giove, il cui splendore arriva alla luce pura. È, dunque, necessario che nella grande quantità di corpuscoli che la terra emette e manda nelle regioni sovrastanti, alcuni giungano fino alle nubi a costituire nutrimento dei fuochi, che possono accendersi non solo in seguito a collisione, ma anche sotto l'azione dei raggi del sole. Infatti, anche presso di noi residui vari sparsi di zolfo prendono fuoco a distanza. Dunque, è verosimile che tale materia ammassata all'interno delle nubi si infiammi facilmente e dia origine a fuochi più o meno grandi a seconda della sua forza maggiore o minore. Sarebbe, infatti, completamente insensato pensare che le stelle cadano o attraversino rapidamente il cielo o che qualcosa sia loro sottratto e portato via: infatti, se ciò avvenisse, sarebbero già venute a mancare, poiché non c'è notte in cui non ne passino molte e sembrino essere trascinate in direzioni opposte. Eppure, ciascuna si trova poi al solito posto, e la grandezza di ciascuna rimane immutata: ne consegue, dunque, che questi fenomeni si verificano più in basso e che si esauriscono rapidamente, perché sono privi di una base e di una sede stabile..."
[Foto Nico Conti. L'immagine della "capra" si trova sopra in camino di Casa Melina (1545 circa), oggi agriturismo, chambres d'hote, di Stefania Casalini e Bernard Luettmer;

mercoledì 15 ottobre 2008

TUNGUSKA 2008. UN ASTEROIDE COLPISCE LA TERRA, QUANDO IL PROSSIMO

23 e 24 ottobre 2008 Conferenza e Mostra a Bologna.
Nei giorni 23/24 ottobre sarà organizzato dall'Osservatorio Astronomico (INAF) e dipartimento di Astronomia dell'Iniversità di Bologna, nonchè dall'ISMAR/CNR e dal CNR (Area della Ricerca), un convegno dedicato al problema di portata planetaria dei NEO (Near Earth Objects) e nello stesso tempo sarà proposta una rivisitazione della grande catastrofe di Tunguska avvenuta 100 anni fa, anche con una mostra di reperti originali.

L'evento si terrà presso l'Aula Absidale di S. Lucia, via de' Chiari 23, Bologna.

Programma
giovedì 23 ottobre

16.00 Saluto e Introduzione.

16.10 La minaccia dei NEO e le possibili contromisure. Apophis, l'asteroide-killer della Pasqua 2036? Mario di Martino.

16.35 Un esempio di impatto: la cometa P/Shoemaker-Levy 9 su Giove. Bruno Marano.

17.00 La grande onda che viene dal cielo: pericolo reale o fantascienza? Stefano Tinti.

17.25 E se cade un satellite artificiale? La spazzatura che circonda la Terra. Il caso del Cosmos 954 del 1978. Luciano Anselmo.

17.50 E se i film catastrofisti fossero profezie? da 'Quando i mondi si scontrano' a 'Space Cowboys'. Franco La Polla.

18.15 Altre possibili minaccie provenienti dal cielo: Supernovae, Gamma Ray Burst, Buchi Neri. Flavio Fusi Pecci.

18.40 Conclusioni.

21.00 "Tunguska 1908: a 100 anni dalla catastrofe un nuovo scenario da una ricerca italiana". Partecipano Giuseppe Longo, Luca Gasperini, Enrico Bonatti. il cosmonauta Georgy Grencko, conduce Fabio Pagan.

venerdì 24 ottobre

16.00 Saluto e Introduzione

16.10 Che cosa è successo a Tunguska il 30 giugno 1908? una risposta dalle spedizioni italiane. Giuseppe Longo, Luca Gasperini.

17.00 Esplorando la zona dell'impatto. Romano Serra, Luisa Forlani, Sonia Albertazzi, Stefano Cecchini.

17.50 Bolidi interplanetari: 'Mini-Tunguska' italiane. Di Giordano Cevolani.

18.15 Dal satellite Plank al Sistema Solare: pianeti, corpi minori ed emissione diffusa. Carlo Burigana.

18.40 Conclusione.

21.00 "Se il cielo si oscura... a Bologna cosa facciamo?". Partecipano Demetrio Egidi, Mario Di Martino, Umberto Guidoni, Susy Blady, Eugenio Riccomini, Giovanni Catti. Conduce Flavio Fusi Pecci.


Ulteriori info sono disponibili presso:
http://www.bo.astro.it/universo/tunguska/

[info: Renzo Cabassi]

martedì 14 ottobre 2008

ILLUSTRAZIONE TRANSIENT LUMINOUS EVENTS

Gli Sprites, come nuovo fenomeno dell'alta atmosfera, irrompevano nella scienza grazie ad un "happy accident" nel 1989 (le prove tecniche di una telecamera durante un temporale), ed in seguito svilupperanno interesse tra gli scienziati anche grazie alle riprese dallo spazio dello Shuttle. Ben presto gli scienziati si resero conto che la famiglia degli Sprites, in termine tecnico i TLE (Transient Luminous Events) era molto più ampia di quanto si potesse pensare tanto da formare una lunga quanto inaspettata lista di eventi, nuovi oggetti di studio.
Una elencazione aggiornata alle ultime osservazioni scientifiche è offerta da Giuseppe Stilo sul Blog dell CIPH/SOSO .
Accanto a Gnomes et Trolls si è ultimamente aggiunta la possibilità di un nuovo fenomeno TLE, il TIGER (Transient Ionospheric Glow Emission in Red), sulla base di un rilevamento dello Space Shuttle del 2003.

Note sull'iconografia della famiglia degli Sprites
1) Un interessante power-point in lingua tedesca: http://www.atmos.physik.uni-wuppertal.de/mitarbeiter/oberheide/oberheide_antrittsvorlesung_04_06_07.ppt
3) Riguardo i TIGER si veda: Yoav Yair, Colin Price, Baruch Ziv, Peter L. Israelevich, Davis D. Sentman, Fernanda T. Sa o-Sabbas, Adam D. Devir, Mitsuteru Sato, Craig J. Rodger, Meir Moalem, Eran Greenberg, e Ofer Yaron, "Space Shuttle observation of an unusual transient atmospheric emission", riv. GEOPHYSICAL RESEARCH LETTERS, VOL. 32, L02801, doi: 10.1029/2004 GL021551, 2005.
[Illustrazione TLE, Nico Conti, 2008]

domenica 12 ottobre 2008

settembre 2008. TECNOLOGI ITALIANI AD HESSDALEN

In concomitanza del Science-Camp degli studenti degli studenti dell'Osfold College, i tecnologi Stelio Montebugnoli e Jader Monari sono stati in missione ad Hessdalen, allo scopo di manutenzionare gli strumenti della Blue Box, e prevedere i futuri sviluppi della ricerca ad Hessdalen, sui Fenomeni Luminosi Transitori in Atmosfera.




http://www.sciencecamp.no/?ItemID=1168

[info Renzo Cabassi, CIPH; foto Jader Monari]