Immaginario archeologico
Pierre Lagrange partecipa ad un'antologia sociologica dal titolo "Imaginaires Archéologiques", a cura di Claudie Voisinat. Questo lavora tratta della produzione proteiforme che l'archeologia ha influenzato; in tal senso Pierre Lagrange tratta dell'Atlantide, ossia l'archeologia entro vera e falsa scienza.
Sommario
Prefazione
Daniel Fabre e Christian Hottin
L’expérience archéologique, une introduction
Claudie Voisenat
Prefazione
Daniel Fabre e Christian Hottin
L’expérience archéologique, une introduction
Claudie Voisenat
I
Maîtres du passé, maîtres du présent : les propriétaires de sites préhistoriques en habits de notables
Véronique Moulinié
Maîtres du passé, maîtres du présent : les propriétaires de sites préhistoriques en habits de notables
Véronique Moulinié
L’abîme au trésor, ou l’or fantôme de Rennes-le-Château
Christiane Amiel
Christiane Amiel
L’archéologie comme affect Les Hétéroclites de la sous-direction de l’Archéologie
Claudie Voisenat
Claudie Voisenat
La jeune fille au cœur du vestige
Lucie Desideri
Lucie Desideri
La civilisation pessinoise
Jean-Pierre Pessin
Jean-Pierre Pessin
Palimpsestes pessinois.
L’archéologie entre invention et création
Michaël Jasmin
Michaël Jasmin
IV
Les controverses sur l’Atlantide (1925-1940).
Les controverses sur l’Atlantide (1925-1940).
L’archéologie entre vraie et fausse science
Pierre Lagrange
Pierre Lagrange
Du mirage au miracle. L’archéologie comme mythe ethnographique : Les Saô légendaires de Marcel Griaule
Gaetano Ciarcia
Gaetano Ciarcia
[info: Pierre Lagrange]
Venerdì 31 ottobre- sabato 1 novembre 2008. Trance e dissociazione
La Società Italiana per lo Studio degli Stati Alterati di Coscienza, in collaborazione con le Edizioni Sensibili alle Foglie organizza un workshop in memoria di Georges Lapassade, presso Fuoriluogo, Corso Brescia 14 (angolo Via Aosta), Torino.
Questioni naturali, anomalie, ricerca scientifica italiana, e ricercatori precari
Quando parliamo di anomalie e di fenomeni rari che la scienza dovrebbe con la sua pratica integrare all'interno delle nostre conoscenze dovrebbe essere evidente che parliamo di ricerca scientifica, e non di una vaga epistemologia della natura: si parla di come sviluppare ricerca di confine.
Spesso ci si sorprende che l'iter di scientificazione di certi fenomeni, vedi ad esempio i Fulmini Globulari, abbia avuto bisogno di circa 150 anni per poter trovare una comunità scientifica attenta.
Se poi pensiamo alle Luci Sismiche, il ristretto interesse, dopo un centinaio di anni, fa porre una serie di domande circa la lentezza di approccio a certe tematiche del tipo "perché i sismologi mostrano così poco interesse a possibili precursori sismici?".
Gli Sprites dell'alta atmosfera, un fenomeno nuovo, ufficialmente riconosciuto dal 1989, solo nell'ultimo decennio hanno raccolto una rete di ricercatori internazionali attorno alla serie di problemi scientifici che questa famiglia di fenomeni pone.
Poi mi viene da pensare, e perché no, agli ufologi che da 60 anni insistono nella sterile polemica che accusa gli scienziati di non occuparsi di quella enorme massa di testimonianze che va sotto il nome di dossier Ufo.
La gente vede cose strane nel cielo e la scienza le ignora, gli ufologi sollecitano che sia svolto un lavoro standosene però fermi ad attendere che qualcosa succeda; nella migliore delle ipotesi catalogando questi che sono ancora dei non-oggetti.
Questa lentezza di approccio degli scienziati (e non solo la loro) può far ritenere a giusta ragione che non siamo mai stati "moderni", ma che nemmeno siamo mai stati "scientifici" nel nostro modus operandi.
Cosa c'entra la carenza di studio delle anomalie con i giovani (non troppo) ricercatori precari? Forse qualcosa sì.
La ricerca scientifica non è fatta di semplice desiderio di conoscenza, di astratta teoria, di creative ipotesi, etc..
Per essere sviluppata non ha bisogno solo di progetti, di laboratori, di strumenti, di scienziati, etc..
Tutte queste cose hanno bisogno di un contesto culturale, politico, e soprattutto economico che favorisca la scienza come tecnica rispetto a, che ne so, la contemplazione mistica o la filosofia.
Sta di fatto che si devono produrre fatti concreti abbastanza banali per potersi dire di produrre scienza: qualsiasi ricerca ha bisogno di finanziamenti, di vile denaro per la sua nobile causa (così apparentemente astratta).
E, questi finanziamenti alla base di qualsiasi ricerca sono una scelta tra le mille priorità che una collettività si dà nei suoi consumi: investo in laboratori piuttosto che in bocciofile (so che la scelta non è facile!).
Se si vuole scienza e progresso si deve investire in progetti e risorse umane.
Quando analizziamo la disattenzione della scienza rispetto ai nostri fenomeni/anomalie, all'apparenza marginali e non fruitful (quantomeno non immediatamente), dovremmo iniziare a guardare a questo fatto come ad una metafora dello stato dell'arte della ricerca italiana.
Ecco allora che ci accorgiamo che certe impossibilità di fare ricerca (e di mantenerla), hanno fondamenti politici, sociali, contestuali, che non solo rendono impossibili lo studio dei nostri argomenti di interesse, ma rendono impossibile anche la ricerca di lunga durata su qualsiasi argomento scientifico di più immediata utilità (risparmio energetico, salvataggio ecologico, etc.).
Forse è il caso di cominciare a convincerci che verso questi argomenti ai confini della scienza non vi è una censura del potere o un fantomatico complotto, ma un atteggiamento più generale e socialmente più complesso e tacitamente condiviso: questa società che pretende vivere la sua modernità nell'innovazione scientifica e tecnologica, ha per coloro che la dovrebbero produrre innovazione una specie di generalizzato rigetto sociale (da cui la fuga dei cervelli, i ristretti budget alla ricerca, l'inefficienza delle università e della scuola pubblica, la mancanza di strutture, ed infine il precariato dei giovani ricercatori).
La nostra società, in testa quest'ultimo governo in carica a continuare il cattivo esempio, sembra aver predisposto un vero complotto contro (la razionalità ed) il progresso, che a gran voce tutti politici affermano essere il motore del nostro sistema socio-industriale.
Quindi il vero complotto contro le anomalie (ed il motivo perché non sono oggetto di studio) risiede nella anomalia stessa della nostra società (ancor più evidente che in altri paesi) collocata ad un livello molto più ampio: la mancanza di una cultura della ricerca scientifica.
Questa mancanza, che sembra un fatto meramente tecnico, si traduce in una vera e propria mancanza di democrazia; quale società potrà mai essere quella che nel suo insieme considera il precariato nella ricerca come una "flessibilità", un accidente quasi necessario, e considera i suoi giovani scienziati e tecnologi come pedine sacrificabili e senza futuro?
Prendiamoci un intervallo di riflessione:
http://tv.repubblica.it/i-vostri-video/bologna-l-intervallo-dei-ricercatori/808684?ugc
Invece, chissà, un diverso atteggiamento verso la scienza potrebbe produrre da parte di giovani ricercatori messi in campo, e con bassi investimenti, una innovazione scientifica importante, magari inversamente proporzionale ai mezzi impiegati.
Nulla può far escludere che dallo studio del Fulmini Globulari non possa scaturire come risultato una energia nucleare più pulita, o che dalle Luci Sismiche si possano prevedere alla lunga i meccanismi dei terremoti, o infine che dagli Sprites si possa meglio comprendere il clima, etc..
E, perché no dagli Ufo.
[redazione Nico Conti; il link mi è stato inviato da Roberto Farabone]
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