lunedì 3 maggio 2010

COME UTILIZZARE UN DATABASE UAP: L’APPROCCIO TEORICO-PRATICO DI TEODORANI

Uno studio comparativo analitico ed osservativo

[recensione e commenti di Nico Conti]


Sul sito del NARCAP (National Aviation Reporting Center on Anomalous Phenomena), associazione diretta daRichard Haines (direttore scientifico) e Ted Roe, (direttore esecutivo) è stato da poco pubblicato un lungo articolo dell’astrofisico e divulgatore scientifico Massimo Teodorani, dal titolo “A Comparative Analitycal and Observational Study of North America Databases on Unidentified Aerial Phenomena” (novembre 2009).
E’ sempre problematico affrontare il lavoro di Teodorani: la mole di attività prodotta (non riassumibile solo nelle 59 pagine di questo articolo) e la sua tendenza a spaziare dal tema principale (in questo caso si sarebbe potuto trattare di tre articoli distinti e di diverso taglio: statistico, filosofico e strumentale) creano, se non altro, un problema di sintesi a chi decide di affrontare un suo scritto (peraltro mai banale).
Se da un lato abbiamo questa grande dispersione nell’approccio alla tematica-Ufo (già di per sé dispersiva) dall’altro il lettore non potrà rimanere che affascinato dalle innumerevoli opportunità di riflessione che Teodorani dispiega nel tentativo di lasciare aperta ogni strada ad uno studio scientifico di ciò che si preferisce chiamare Fenomeni Aerei Non-identificati (UAP).
Abbiamo detto di tre articoli in uno, che hanno come comune denominatore i database-UAP di una vasta area del nord-america: seguendo tale divisione affronteremo il discorso di Teodorani.

L’analisi statistica dei database
Lo studio di Teodorani riguarda inizialmente l’approccio a tre diversi database sugli avvistamenti-UAP di tre diverse regioni degli Stati Uniti; Stato di New York, del Connecticut e la provincia canadese dell’Ontario.
Premetto che non sono contrario all’uso della terminologia UAP, ma è meglio precisare che con essa alcuni studiosi cercano di tenere separati, almeno a livello nominalistico, eventuali fenomeni sconosciuti da un’area narrativa densa di incrostazioni mitologiche che è andata col tempo a colonizzare il termine UFO e le variegate testimonianze.
Teodorani ci tiene sempre a sottolineare che non è un ufologo, anche se per il semplice fatto di studiare da anni gli Ufo ciò fa di questa sua sottolineatura una figura retorica di rinforzo al suo discorso.
A suo modo di vedere l’ufologo è colui tende a studiare il singolo caso, il caso Ufo più rilevante, con indagini di tipo investigativo; di certo la dispersività delle raccolte ufologiche è preminente sull’analisi e la sintesi dei dati (anzi i casi Ufo non diventano mai dati).
Egli afferma (e condivido): “So far ufology is just characterized by an interminable succession of qualitative descriptions furnished mostly by witnesses”, aggiungendo più avanti: “ This just remain a sort of ‘tale’…”, una sorta di favola reiterata.

Teodorani ritiene di poter aggiungere a questa indeterminazione una certa dose di “scienza degli UAP”, mettendo in campo un’analisi statistica simile a quella applicata dagli astronomi che cercano di derivare delle leggi sull’evoluzione e la struttura stellare.
Certo non sfugge a Teodorani che la *real frequency* del fenomeno UAP, inteso come un fenomeno anomalo reale, sembra completamente occultata all’interno di una massa di fattori percettivi altamente ingannevoli; estrarre un segnale dal rumore è estremamente complicato.
Anche se ci dice chiaramente che il suo studio non è in grado di spiegare l’intrinseca natura del fenomeno riportato, attraverso di esso si può operare una certa separazione tra rumore e segnale, tale da farci stabilire alcune leggi che ci aiutano a comprendere la reale distribuzione della casistica.
Teodorani ha derivato dalla sua statistica ("analisi tipologica") che i testimoni, pur osservando in luoghi diversi, percepiscono in modo uguale in termini di intervalli di tempo e di forme degli UAP.
Ciò non significa che abbiamo la prova di visite extraterrestri ma che “la gente realmente vede ciò che vede” e quindi è capace di fornire una numerosa serie di dettagli precisi.
All’interno delle proprie statistiche sui database dei tre Stati, in questo caso quelle annuali divise in mensilità, Teodorani ritrova la maggiore frequenza di avvistamenti nei mesi estivi (con particolare riferimento a Luglio e Agosto), ed è quindi concorde con una serie di studi ufologici (che già in passato avevano notato questi picchi) che spiega col fatto che d’estate la gente è più spesso all’aperto, in ragione del clima migliore e delle giornate più lunghe.
Alcune differenze rispetto a questa tendenza, come ad esempio nel mese di Ottobre nel caso di New York, potrebbero mostrare l’esistenza di una serie di sorvoli del fenomeno (flaps), nascosti all’interno delle curve statistiche: in altre parole “ potrebbero essersi verificati alcuni eventi che non hanno nulla a che vedere con una serie di fattori percettivi prosaici”.
Teodorani ci tiene però a precisare che questo non significa necessariamente che tali eventi siano ascrivibili a “visite extraterrestri”: anche il volo occasionale di un velivolo sperimentale terrestre potrebbe produrre un simile risultato.
Se così è, questa constatazione taglia corto con l’importanza data all’errore percettivo di certe ipotesi psico-sociologiche: è vero che i testimoni interpretano frequentemente in modo erroneo fenomeni bolidari, pianeti, aerei, etc. ma, ci spiega Teodorani, ciò che vedono e descrivono al di là dell’interpretazione è corretto.

Intanto l’analisi statistica operata sul lungo termine dimostra una correlazione diretta con l’evoluzione della tecnologia delle comunicazioni ed un anti-correlazione con il decremento secolare del campo magnetico terrestre.
La diffusione dei telefoni cellulari, e la facilità con cui un avvistamento può essere trasmesso in tempo reale, rafforzano questa correlazione diretta con l’aumento della casistica negli anni. Questa correlazione diretta con la diffusione dei telefoni cellulari è valida solo per due terzi delle curve statistiche annuali (e si vede molto bene nel periodo 1994-2004): ciò potrebbe significare che le parti residuali potrebbero avere a che vedere con gli UAP.
Ma anche l’incremento dei voli di linea e non, ed il miglioramento delle tecnologie dei sistemi di illuminazione notturna dei velivoli, possono essere altri fattori che hanno contribuito a far accrescere i rapporti UAP nel corso degli anni.
Questa correlazione decresce però nel triennio 2004-2006, e le spiegazioni proposte da Teodorani qui sembrano un po’ fragili: la gente avrebbe guardato di meno il cielo in quel periodo, oppure più sfavorevoli condizioni climatiche avrebbero impedito delle osservazioni, o infine qualche specifico fenomeno sociale locale avrebbe influito sugli avvistamenti.
Nel periodo 2006-2009 ritroviamo invece la stessa tendenza alla crescita degli avvistamenti parallelamente all’aumento della diffusione dei telefoni cellulari.
Sarebbe poi dimostrato un trend generale intrinseco al fenomeno, che mostrerebbe un “really anomalous residual” che si estrinseca sotto forma di “transient ‘flaps’”, intrinseci appunto al fenomeno UAP.

Ora veniamo alla relazione con la densità della popolazione.
L’ampiezza delle curve mostrano una logica dipendenza dal numero degli abitanti di queste tre aree: New York (19.000.000), Connecticut (3.500.000) e Ontario (13.000.000).
Ma Teodorani fa un’interessante constatazione.
Se si prende il rapporto tra il numero di abitanti ed il numero degli avvistamenti riportati, abbiamo i seguenti valori: New York = 9.237, Connecticut = 6.446, Ontario =13.416.
Questo rapporto mostra che lo Stato che è più colpito dal fenomeno è il Connecticut (quindi la curva di minor ampiezza è “illusoria”).

Diverse altre questioni cerca di analizzare Teodorani:
1) l’influenza della Luna, delle sue fasi di maggior luminosità ed altezza sull’orizzonte e la sua influenza sugli avvistamenti UAP.
Ne deduce che:
a) le forme più scure possono essere meglio osservate con la Luna che illumina il cielo;
b) se si tratta di forme strutturate, e dotate si un “sistema di illuminazione”, al contrario, sarà più facile distinguere maggiori dettagli nel caso di illuminazione della Luna non elevata.
I rapporti UAP hanno a che fare maggiormente con questo secondo caso, ma chiaramente ciò non ci dice se siamo di fronte ad oggetti anomali o ad es. alla cattiva identificazione del sistema di illuminazione di un normale aeroplano.
2) l'aspetto interessante della relativamente alta percentuale di avvistamenti UAP in concomitanza con congiunzioni planetarie.
3) la distribuzione spaziale.
I punti degli avvistamenti sulla carta geografica segnano abbastanza bene la forma di queste tre aree, con esclusione ovviamente delle zone meno abitate.
La carta dell’Ontario è di gran lunga la più accurata rispetto a quella degli altri due Stati, per via del maggior numero di dati resi disponibili fino ad ora su questa specifica area.
Tutte queste analisi, ci spiega Teodorani, non servono ancora a mostrarci le aree di maggior ricorrenza UAP e si deve aggiustare il tiro per cercare di descrivere la distribuzione degli avvistamenti UAP indipendentemente dai “noise factors” .
In particolare vengono trattenuti, per ottenere la “localizzazione probabile”, solo quei quozienti dove il numero degli abitanti diviso il numero degli avvistamenti UAP è uguale o minore a 1.000.

Da questa analisi Teodorani deduce alcune interpretazioni:

1) Gli avvistamenti UAP tendono ad essere riportati più spesso in centri con minor numero di abitanti o aree abbastanza isolate dalle grandi città;
2) La più importante “area di probabilità” che si desume da questa mappatura corrisponde alla “Hudson Valley”.

Concettualmente Teodorani tende a mantenere separate le cosiddette “earthlights” della casistica UAP, dove per “earthlights” intende tutte quelle luci simili alla casistica che si riscontra in Hessdalen (Norvegia) , e che in qualche modo possono essere riferibili alla geologia della zona, facendone un fenomeno naturale con una certa ricorrenza.
Fenomeni UAP dall’aspetto apparentemente strutturato potrebbero sovrapporsi in una zona frequentata da fenomeni Hessdalen-like senza che per questo vi sia un qualche legame tra i due.
Quindi la prima operazione che Teodorani fa è quella di verificare se le tre aree di analisi sono caratterizzate da anomalie geofisiche, nel campo magnetico e gravitazionale, e considerare inoltre la presenza di linee di faglie, zone sismiche e/o vulcaniche e infine la fuoriuscita di gas Radon.
E, così facendo, non trova alcuna reale correlazione tra fluttuazioni geofisiche ed avvistamenti UAP, diversamente che nel caso delle “earthlights”.

La speculazione filosofica
La parte dell’articolo che ho definito “filosofica” (ma potevo dire altamente speculativa) è quella che può mettere più in imbarazzo i razionalisti, anche se a ben vedere i voli pindarici di Teodorani sono più legati ad una visione scientista che a quella che ci potrebbe apparire come una visione in clima “new age”.
Si tratta a suo dire di una proposta di ”ipotesi di lavoro” che potrebbe offrire una spiegazione aggiuntiva per motivare la ragione per cui l’umanità nell’era tecnologica tende a riportare un maggior numero di testimonianze di UAP rispetto all’antichità.
Teodorani osserva che il campo geomagnetico locale decresce linearmente di intensità ogni anno; ponendo questo parametro in confronto con il numero annuale di avvistamenti UAP “scopre” una stretta anti-correlazione, che è sostanzialmente la stessa nelle tre aree.
Egli osserva inoltre che l’attività solare è correlata con l’intensità del campo magnetico terrestre in modo lineare.
Da ciò ne deriva che l’aumento annuale del numero di UAP è anti-correlato con la variazione del campo magnetico terrestre e dell’intensità dell’attività solare: i casi UAP aumentano mentre gli altri due valori diminuiscono.
Teodorani si spinge oltre: la diffusione della nostra tecnologia aumenta, con il diminuire del campo magnetico terrestre e dell’attività solare.
Un ultimo passo e Teodorani ne deduce che la razionalità del cervello umano è messa in crisi da un elevato campo magnetico, in altre parole il più forte campo magnetico terrestre nel passato, e la maggiore attività solare, avrebbero indebolito le nostre capacità logico matematiche.
Tutto questo ragionamento avrebbe un qualche senso se certe distinzioni che Teodorani fa a monte fossero vere in assoluto: la superiorità di una civiltà tecnologica rispetto ad una civiltà altra, la separazione così netta tra razionalità logico matematica e pensiero religioso, tra pensiero scientifico e religioso, tra colto e selvaggio; contro queste Grandi Separazioni l’antropologia moderna ha da tempo aperto un dibattito.
Riportare alla responsabilità della Natura il nostro modo di modificare la nostra strutturazione cognitiva e sociale nel corso del tempo mi sembra un tentativo di deresponsabilizzazione dell’umanità intera, umanità che invece agisce ed opera in funzione di iterazioni sociali e culturali piuttosto che sotto l’influenza totalizzante di elementi esterni come in questa ipotesi i campi magnetici e solari.
Bisognerebbe dimostrare che le culture non-tecnologiche (o scarsamente tali), presenti ancora in abbondanza sulla Terra, vivono in zone con particolari anomalie magnetiche.
Mi pare che un uso erroneo della tecnica di analisi "scientifica" può finire per giustificare ogni tipo di deriva razzista.
Qui concludo le mie personalissime speculazioni, per tornare agli UAP.

La missione strumentale in Ontario
Abbiamo infine la parte dedicata alla missione strumentale dell’articolo, che consta di quindici pagine: la missione 2009 in diverse località dell’Ontario.
Perché l’Ontario: delle tre zone indicate è la più conosciuta da Teodorani per via di una certa continuità di studi ufologici portati avanti sin dal 1997 dal “Project Orbwatch” sull’omonimo lago Ontario.
La strumentazione portatile di Teodorani è essenziale: ricevitore VLF-ELF, un elettro-magnetometro Trifield, un geiger, una macchina fotografica digitale Fuji, ed una serie di altri strumenti minori (oltre un laser che non è stato utilizzato).
In questa parte finale dell’articolo Teodorani discute alcune registrazioni apparentemente anomale nel campo delle VLF e ELF, comunque non correlate ad alcun monitoraggio simultaneo nel campo dell’ottico.
Queste registrazioni anomale potrebbero avere diverse spiegazioni: malfunzionamento del computer portatile, vento sui cavi dell’antenna, movimenti di masse d’aria, etc..
Ma anche affidandosi alla consulenza di alcuni esperti VLF, non è stato possibile dare una spiegazione certa di certe tracce anomale registrate.
Teodorani afferma di non aveva mai incontrato segnali simili nelle precedenti missioni.

Comunque sia, una registrazione simultanea in ottico e VLF-ELF sarebbe l’obiettivo principale da ottenere in tali missioni.
Purtroppo ciò non è avvenuto durante questa occasione di studio in Ontario e resta il rammarico evidente di Teodorani, di fronte a due osservazioni UAP visuali che ci testimonia pur non avendo avuto modo di registrarle strumentalmente.

Le possibili reazioni degli ufologi
Un lavoro, un articolo o una ricerca producono Scienza nel momento in cui altri contributi di altri scienziati o ricercatori si sommano ed interagiscono.

Teodorani attraverso il suo articolo pone il problema della scelta di una zona di maggior interesse per il rilevamento strumentale UAP ( non una zona Hessdalen-like, che considera un problema diverso e correlato alla natura geofisica dell’area).
Per fare questa scelta opera lo studio statistico che abbiamo qui sintetizzato fino a stabilire che la zona ideale (nelle tre aree considerate) per operare delle misurazioni risulterebbe essere nei dintorni della Hudson Valley.

Quindi tre mi sembrano le possibili reazioni degli ufologi:

1) nessuna reazione.
Tutto sommato gli ufologi sono soddisfatti dalla loro raccolta di casi Ufo, non interessa loro cercare di trarre da questa casistica un qualche dato provvisorio e infine possono ritenere che un giorno, in futuro, qualche scienziato si occuperà del loro dossier.

2) apertura di un dibattito.
Gli ufologi possono criticare l’articolo di Teodorani in modo minuzioso e magari entrare nell’analisi critica del metodo statistico adottato:
a) possono criticarne le logiche, sottolineando ad esempio che della popolazione non è stato considerato il numero di persone mediamente presenti all’esterno (non in abitazioni) nelle diverse ore del giorno e della notte.
Oppure potrebbero indicare altri studi precedenti in cui si rilevava ad es. una buona correlazione tra il ciclo annuale degli Ufo, nell’ondata del 1954, e la declinazione magnetica in termini di grandi perturbazioni (Claude Poher, 1973).
O ancora rilevare che altri studi come “Space-time Transient and Unusual Events” (Michel Persinger & Gyslaine F. Lafrenière, 1977) avevano trovato una correlazione tra avvistamenti UAP, altri avvistamenti anomali (ad es. Big Foot), e zone sismiche.
b) Possono criticare i scarsi risultati o i punti critici dei precedenti lavori di Teodorani.
In conclusione è possibile perpetuare un dibattito pro e contro (senza esclusione di attacchi ad personam) senza dover rischiare alcun sviluppo pratico nella loro ricerca sugli Ufo.

3) Possono invece analizzare le scelte statistiche attuate da Teodorani, verificarle anche su altri territori come ad es. quello italiano, apportare correttivi, etc..
Sulla base di queste analisi critiche stabilire la loro “Hudson Valley” dove eventualmente collocare qualche strumento o operare degli skywatching.


[Teodorani Massimo, “A Comparative Analitycal and Observational Study of North America Databases on Unidentified Aerial Phenomena”, NARCAP Research Associate, novembre 2009, pp. 59]

[info raccolta da: Roberto Labanti; fonte: http://www.narcap.org/reports/CompAnal/ONNYCT_Paper_MT_2009_REVISED.pdf; le immagini fotografiche illustrano il lago Simcoe , la zona delle Badlands (Ontario), e la strumentazione usata durante la missione 2009, per gentile concessione Massimo Teodorani/Copyright]

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