venerdì 6 ottobre 2000

LE NEBBIE DELLO STRANO CASO DEI CONIUGI VIDAL [articolo]

Ricordate il famoso caso dei coniugi Vidal, la coppia argentina che sarebbe stata "teletrasportata" in quarantotto ore dall'Argentina al Messico, alla fine degli anni 60? Non ho dubbi sulla generale risposta positiva.
In realtà più simile ad un trasporto stregonesco che ad una moderna abduction ufologica, la notizia attraversò il globo con una velocità... teletrasportativa assai simile a quella del fantomatico evento. A ben vedere gli elementi strettamente ufologici del caso erano assai pochi, ma il background nel quale fu annunciata la notizia, non poteva che far pensare ad una esperienza legata agli Ufo, anzi più ai dischi volanti ed ai loro enigmatici piloti, che parevano controllarci.
Da quella storia in poi qualsiasi spostamento inspiegabile del testimone-Ufo, è stato spesso ricompreso sotto la voce omnicomprensiva di "teletrasporto", voce che ha finito per inglobare diverse tipologie, per le quali oggi è però bene domandarsi cosa realmente abbiano in comune e se davvero esse celino una qualche realtà non semplicemente psicologica.
Abbiamo continuato, anche in questi anni recenti, a considerare il caso Vidal come un fatto perlomeno strano, dimenticandoci di tornare sul luogo del "delitto", per verificare se alla storia originaria si fossero aggiunti nel tempo altri elementi interpretativi.
In questo articolo non si giungerà alla conclusione che si tratti di un falso conclamato, ma si spiegherà come, riesaminando il caso argentino in occasione di un'analisi più generale del fenomeno dei teletrasporti, siano venuti alla luce nuovi importanti elementi di giudizio. Delineerò dunque un "prima", un "durante" e un "dopo" del caso Vidal che spero possano servire almeno a far capire quanto l'indagine di un caso ufologico non sia mai finita, e quanto il sociologo -se non lo storico dell'ufologia- abbiano da lavorare per comprendere o semplicemente per raccogliere notizie dimenticatate o trascurate per pigrizia o eccessiva acquiescienza. Cercherò inoltre di indicare alcuni aspetti che, a mio avviso, rendono il caso Vidal non isolato, non "unico", e che comunque lo legano ad una cultura ancora flebilmente portatrice di una arcaica visione della realtà di cui persistono solo alcuni rari riferimenti di tipo "sciamanoide".

IL "DURANTE"

Il 3 maggio 1968 i coniugi Vidal (in particolare il dottor Gerardo Vidal e sua moglie, la signora Raffo de Vidal) stavano rientrando a casa di ritorno da una cena con i coniugi Rapallini, che erano già partiti prima di loro per dirigersi alla città Maipù, luogo finale di destinazione. Una nebbia si sarebbe improvvisamente formata di fronte all' automobile dei Vidal, che dal quel momento sarebbero caduti in uno stato di incoscienza. Si sarebbero risvegliati incolumi, ma con la vernice dell'auto completamente bruciacchiata e gli orologi fermi sull'ora di inizio dello strano viaggio. Il loro ritrovamento e rimpatrio da Città del Messico, dove sarebbero inspiegabilmente finiti, fu narrato dai giornali "La Razon" di Buenos Aires il 3-4-5 giugno 1968 e da "Cordoba" del 4-5 giugno 1968 , ma la storia fu quasi subito smentita dai coniugi Rapallini (1 p.159-159)
Non riuscendo a contattare i coniugi Vidal, cui nessuno sembrava in grado di risalire, i media locali avevano cercato infatti di sentire gli amici dei Vidal attraverso uno scrittore, Martín Rapallini, residente in Maipù, che confermò che suoi parenti, tra cui la figlia María Amalia Rapallini , erano stati contattati dai diversi giornali, ma che avevano smentito la circostanza riferita (2).
Sembrava che la famiglia Rapallini avesse legami familiari con i Vidal, e da qui il tentativo fatto sui Rapallini per avere ulteriori notizie. Sta di fatto però che altri parenti dei Vidal (in specie la sorella Aida Rapallini e la zia Maria Eulalia Rapallini) avrebbero confermato la storia del teletrasporto alla cerchia di amici intimi (3 p. 4).
La dichiarazione di Martín Rapallini di non sapere nulla sui fatti fu presa da "La Razon" come una conferma ai propri sospetti, tanto da indurre a pensare ad "... una rigida proibizione di non divulgare i fatti" (4 p. 305).
In seguito la "diceria" aumentò attraverso le televisioni locali di Capital Federal e di Mar del Plata. Lo scrittore convocò addirittura una conferenza stampa per smentire il crescendo delle notizie (2).
A quanto pare, forse l'unico testimone (indiretto) dell'accaduto sarebbe stato un giovane , presunto parente dei Vidal, che venne intervistato nel talk show "Sabados circulares de Mancera", uno dei programmi televisivi più popolari di quel tempo. La notizia corse in tutto il paese, ed in breve spuntarono altre persone che asserivano di aver conosciuto i Vidal (4 p. 305).
Eppure, l'avventura dei Vidal è stata considerata dal noto ufologo Jacques Vallée, nel suo "Confrontations", come una pura invenzione . Durante un suo viaggio di studio in Argentina era stato proprio quello il primo caso a cui si era dedicato: a sentire nominarlo i colleghi argentini erano scoppiati a ridere. Erano anni che cercavano inutilmente di rintracciare i Vidal. Pertanto concludeva Vallée : "Non ci sono dei Vidal; l' incidente non si è mai prodotto!" (5 p.120).
Eppure, ancora nella seconda edizione (1997) del suo "UFO, Visitatori da Altrove" l'ufologo Roberto Pinotti precisava che in conseguenza dell' indesiderato viaggio i coniugi Vidal avevano accusato "dolori alla nuca". Pinotti non sembrava avere dubbio alcuno circa la realtà della storia (6 p.143).
Peraltro anche un articolo del settembre-ottobre 1968 dell'ufologo argentino Oscar A. Galindez non indicava nulla che possa far pensare che un' indagine approfondita del caso in questione fosse stata messa in atto. L'ufologo, sulla rivista anglofona Flying Saucer Review citava "documentazione" in sue mani, ma si limitava poi a riportare in nota, come fonti, notizie di stampa e non meglio precisate "comunicazioni personali". Più esattamente scriveva: "I giornali argentini dai quali abbiamo preso la storia sono La Razon di Buenos Aires del 3-4-5 giugno 1968 ed il Cordoba del 4-5 giugno 1968". Galindez sottolineava che i giornalisti non hanno potuto fare a meno di notare un punto "strano ma significativo": praticamente tutti i parenti del Dr Vidal avevano fatto perdere le loro tracce da Maipù!
Secondo Galindez ciò era avvenuto per evitare spiacevoli domande. Da ciò concludeva come pure in questo caso fosse scesa una odiosa "cortina di silenzio". Rilevava poi similitudini tra la celebre abduction dei coniugi Hill, avvenuta nel 1961, e la faccenda dei Vidal (le tracce sull' auto, l'orologio bloccato, ed il missing time) (3 pp. 3-4).
L'automobile dei Vidal, una "Peugeot 403", sarebbe stata inviata negli Stati Uniti, "per essere studiata". Secondo gli ufologi che scrissero del caso a partire da Galindez, senza alcun dubbio, nell'occasione c'era stato un intervento dei servizi segreti statunitensi. Il console argentino, Rafael Lopez Pellegrini, sarebbe stato anzi obbligato a non fare parola del fatto, in modo da poter dar tempo alle autorità di effettuare un' inchiesta (3 pp. 3-4) (7 p. 124).
Si noti che il primo caso di abduction in territorio argentino fu riportato di nuovo dal "La Razon", soltanto due giorni dopo le notizie sui Vidal: si trattava del "rapimento" del noto pittore e scultore Benjamin S. Parravicini (8. p.11).
Di tutto è stato scritto circa l'assenza dei testimoni Vidal. Una ulteriore indiscrezione pervenuta alla "Flying Saucer Review" (si veda il nr. 5 del 1970, p. 11) affermava che la signora Vidal sarebbe morta di leucemia all' inizio del 1969, cioè pochi mesi dopo la sua sconcertante avventura( 9 p.15).
Lo studioso argentino Alejandro Chionetti, in una comunicazione privata all'ufologo Antonio Ribera, scriveva raccontando della sua lunga indagine per fare luce sul mistero Vidal: "Molte peripezie che mi sono successe hanno un che di cinematografico. Non ho visto... i MIB, però ho dovuto eludere vari inseguimenti di auto, in maggioranza Ford Falcon.
Il caso Vidal è come interrato. Non ne sappiamo la causa. La maggior parte delle piste sono state cancellate nel 1968, quando il caso cominciò ad essere pubblicato dalla stampa. Quindici anni dopo, le poche strade che son riuscito a percorrere mi han portato in vicoli senza uscita, i quali complottavano per obbligarmi a credere che la famosa coppia apparsa in Messico, non era mai esistita, e che era stata inventata a suo tempo dalla stampa o da qualche parente burlone" (7 pp. 126-127).
Diversi investigatori sostengono oggi che il "caso" non fu altro che la propaganda di una pellicola argentina, poco conosciuto: "Che Ovni", interpretato da Jorge Sobral e Javier Portales, il cui protagonista (Sobral) insieme ad una affascinante autostoppista è rapito da un Ufo, il cui comandante è appunto Javier Portales. Sobral riappare dal nulla a Parigi dove nel proseguio della storia diventa un famoso cantante e ballerino di tango (4 p.306) (10).



















FIG. 1
La copertina della rivista UFOFORUM (2001) che mostra la locandina del film "CHE OVNI " (1968). Il riferimento all'anno 1975, sulla locandina, indicherebbe un ipotetico futuro, non molto lontano. (Fonte: P. Toselli)




Ogni tentativo di ritrovare i coniugi Vidal si è per lo più risolto con "qualcuno" che aveva sentito la storia di seconda o terza mano, ossia il meccanismo tipico della leggenda metropolitana. Infine l'investigatore argentino Alejandro Agostinelli dopo una lunga re-indagine (e grazie alle indicazioni del suo amico Alejandro Chionetti), nel 1996 ha intervistato il cineasta Anibal Uset, ed è riuscito a far ammettere allo stesso di aver fabbricato la notizia di tutto punto, con l'aiuto di un giornalista proprio per pubblicizzare la pellicola "Che Ovni" (10).
L'auto con cui il protagonista del film è "teletrasportato" è una Peugeot 404 bianca, come nel caso Vidal. Il testimone che prestò il volto come "testimone" nel programma televisivo "Sabados circulares de Mancera" è in realtà una semplice comparsa e un complice di Uset (4 p. 306).


Uset ha confessato inoltre ad Agostinelli, che il nome "Vidal" era inventato, e che il redattore del primo articolo di giornale sul caso lo avrebbe ideato ispirandosi ad una località vicino a Maipù denominata "Coronel Vidal".

Il film "Che Ovni", in tipico "stile Ed Wood", uscito due mesi prima della pubblicizzazione del caso Vidal sui giornali, ebbe comunque scarsissimo successo, per diventare solo più tardi un cult-movie nazionale per cinefili. A quasi trent'anni dalla burla, Uset ha confessato che ai tempi si era spaventato perla dimensione che aveva assunto la storia. Col passare degli anni aveva incontrato così tanta gente che aveva affermato di aver conosciuto i coniugi Vidal, da convincersi quasi che la storia coincidesse con un qualche fatto realmente accaduto.

Anche l'inchiesta di Agostinelli lascia irrisolti alcuni quesiti, tant' è che lo stesso studioso sembra voler approfondire ancora alcuni punti (10). Sembra che non sia stato possibile trovare i Vidal perchè non c'erano prove della loro esistenza, e non c'erano prove della loro esistenza perchè non è stato possibile trovarli. Domandarsi perchè per costruire la storia si sarebbe fatto ricorso ad una famiglia vera, i Rapallini, è lecito, ma la fatidica domanda dovrebbe essere posta al giornalista che, nel giugno '68 avrebbe aiutato Anibal Uset: purtroppo del giornalista attraverso Agostinelli non conosciamo nè il nome nè sappiamo dove egli si trovi oggi.
Qualcosa di più ho appreso di persona il 4 Giugno del 2000 in un breve colloquio con l'ufologo argentino Alex Chionetti (presente come conferenziere ad un Convegno a San Marino con la relazione sull'imbarazzante caso di una repeater sud-americana).

Chionetti mi ha detto di essere stato lo scopritore della verità sul caso dei coniugi Vidal.

A suo avviso il caso "è una storia" e fin dall'inizio era stato chiaro trattarsi di una leggenda nata soprattutto dai giornali di Buenos Aires.

Chionetti ha confermato la non attendibilità di "La Razon" che aveva già da prima la tendenza ad inventare. Diverse strade avrebbero convogliato la diceria fino al suo apice; anche a Maipù non si riusciva mai a parlare se non con terze persone, "parenti di parenti".
Lo scrittore Rapallini tacque per molti anni, sopratutto perchè nel periodo in cui era stato coinvolto nella storia dei Vidal, era anche un candidato alle elezioni. All'origine della storia vi è, a parere di Chionetti, principalmente l'articolo pubblicato nella capitale il 3 giugno 1968 dove esso parlava dell'informazione giunte ai "servizi segreti militari". Una componente della soria sarebbe dovuta ad una zia di Rapallini, che era legata al regista Uset e che ingenuamente avrebbe propagato la falsa notizia.

La Rapallini era maestra a Maipù e senza sapere di raccontare una storia non vera l' avrebbe divulgata attraverso un' insegnante sua collega.

Sul caso Vidal Chionetti ha scritto un libro prima della sua partenza per gli Stati Uniti , dove oggi vive. E' lui che ha scoperto il regista Uset. Secondo le sue conclusioni fu l'agenzia di stampa "Saporiti" a diffondere a livello nazionale la storia attraverso il giornalista Jacobson. Durante il nostro colloquio ha confermato i diversi inseguimenti di cui sarebbe stato vittima, ma li ha messi in relazione più con una coincidenza che non con il caso Vidal. Proprio in quel periodo Chionetti aveva scritto una sceneggiatura sui "desaparecidos" . Chionetti ha ripetuto ancora una volta, a fine colloquio, di aver studiato e di essere giunto da solo alla soluzione del caso (11).
Eppure la storia dei Vidal continua imperterrita ad essere citata dagli appassionati a conferma di un "vissuto ufologico indiscusso"(12 p. 22).


IL "DOPO": I TELETRASPORTI VIDALIANI



Fin da subito le varianti di questa "leggenda metropolitana", come la definisce senza mezzi termini lo studioso Antonio Ortì, si sono moltiplicate soprattutto in Spagna e in Sudamerica fino ai giorni nostri. (4 pp. 306-307).

Non è da escludere che alcuni casi ( si veda l'articolo a cura di Gordon Creighton "More Teleportations", apparso sulla rivista inglese Flying Saucer Review nel 1973) siano essi stessi leggende.
Gli ufologi spagnoli Javier Sierra e Jesus Callejo da questi racconti hanno estratto una curiosa "legge" che definiscono col termine di "affinità idiomatica" ("afinidad idiomatica"); a loro sembra infatti che il teletrasporto si produca sempre entro due luoghi dove si parla la stessa lingua; per questa ragione un cittadino della Gran Bretagna potrà essere teletrasportato negli Stati Uniti, un altro dalla Francia nel Quebec canadese, altri dalla Spagna in quasi tutto il Sud-america (13 p. 204).

In contraddizione con tale "legge", però, vi è la storia di una coppia di sposini brasiliani che nel 1968, mentre attraversano lo stato di Rio Grande do Sul nella loro Volkswagen, e stavano riposandosi sul bordo della strada, improvvisamente sarebbero stati presi da una indicibile sonnolenza. Al risveglio si sarebbero ritrovati in Messico, come i Vidal.

Stesso anno stessa destinazione, Creighton descrive la storia di due giovani che viaggiano in jeep sempre nello stato brasiliano di Rio Grande do Sul , quando nei pressi di Porto Alegre si sarebbero infilati in un banco di nebbia , per ritrovarsi una volta usciti, come di norma in territorio messicano (7 p.129).

Un altro caso descritto da Creighton, è simile in modo imbarazzante ai precedenti. Stavolta c'è pure il nome del testimone. In un giorno imprecisato del 1968 o del '69 Marcilo Ferraz, brasiliano impiegato del noto zuccherificio Acucar Uniao, con la propria consorte attraversava la città di San Paulo. Uscendo dalla grande metropoli in auto, e prendendo la via del sud, vicino alla frontiera con l' Uruguay, si sarebbero innoltrati nella solita nebbia bianca finendo - neanche a dirlo- in Messico (7 p.130).

In questo caso, almeno secondo l'informatore di Creighton, la storia è più complessa. Entrambi avrebbero subito un grave trauma in seguito all'esperienza, e il marito in particolare avrebbe cominciato a sentirsi talmente male che una settimana dopo sarebbe stato ricoverato in ospedale. Un dolore alla testa si sarebbe rivelato, in seguito ad esami medici, un tumore cerebrale. Disperato il Ferraz poco dopo si sarebbe suicidato con un colpo di pistola. Un colonnello dei Servizi di Sicurezza dell'Aviazione brasiliana avrebbe dichiarato tutti e tre i casi "autentici", ma essendo essi classificati top secret non poteva parlarne alla stampa...

Infine, il 15 Gennaio del 1969, sempre in Brasile, diverse dicerie riportate da Creighton in "More Teleportations", raccontano che due persone che viaggiavano sulla loro auto lungo l'autostrada "Presidente Dudra" erano state "trasportate" fino ad una città degli Stati Uniti vicino alla frontiera messicana. L'auto recava i segni dei ganci del velivolo Ufo che li aveva portati fin là (7 pp. 131-132).
Una storia di un "auto fantastica" che dalla Spagna avrebbe trasportato due coniugi addirittura in un altro paese, sarebbe stata in circolazione almeno a Granada, Madrid, Barcellona, Bilbao, Castellon, Malaga.

La storia, sempre simile alle altre, è stata raccolta da Antonio Ortì: "Una coppia sposata da poco comincia la luna di miele. Partono da un villaggio a sud di Leon in direzione nord. Raggiunta La Baneza, sono sorpresi da una nebbia densa, che impedisce loro di vedere oltre pochi metri. Passati appena cinque minuti, la nebbia si alza e si ritrovano sorprendentemente in Portogallo, nella regione dell'Algarve".

Cambia la città di partenza in Spagna, a volte la destinazione è il Messico, altre è Santiago del Chile oppure il Brasile, ma le versioni del racconto sono sempre del tutto simili. E' interessante notare come queste ultime versioni della storia vidaliana siano state raccolte da Ortì y Sempere anche in tempi recenti (1999) attraverso appositi questionari (16 pp. 306-307).
In tutte queste reiterazioni della storia l'ufologo spagnolo Ribera non vede che un unico caso realmente accaduto e che poi "qualcuno" avrebbe destrutturato "cancellando le tracce".

Secondo la versione più diffusa, quella pubblicata dalla rivista "Hola" il 9 Giugno del 1979, a firma del giornalista Ruben Avila, una giovane coppia in partenza da Alicante, e diretta a Siviglia si sarebbe ritrovata a venti chilometri da Santiago del Chile. Durante i primi chilometri di rientro da una tranquilla crociera nel mediterraneo improvvisamente il conduttore meravigliato si sarebbe reso conto che il paesaggio davanti ai suoi occhi aveva cambiato aspetto, dopo l'attraversamento di una strana nebbia.

Pensa di aver sbagliato strada e quindi si ferma a chiedere ad un contadino la strada per Siviglia. Segue un colloquio surreale dove il campesino gli spiega che si trova in Chile. L'auto dopo la testimonianza della giovane coppia alle autorità locali, non avrebbe potuto rientrare prima di una revisione da parte dei funzionari cileni. L'autore dell'articolo affermava che era risultato impossibile parlare con i protagonisti del caso, dato che si erano chiusi in un completo mutismo. I particolari sarebbero stati rivelati da persone vicine ai protagonisti, a condizione che qualsiasi dettaglio suscettibile di farli riconoscere fosse taciuto (7 pp. 137-140).
Qualcuno si prese anche la briga di verificare se presso l'ambasciata del Cile fosse mai stata depositata l'auto dell' incidente fantomatico, come alcuni affermavano categoricamente quando veniva citato il caso appena descritto.

Josè Mana Pilan racconta appunto che un suo ex-studente allora all' ambasciata spagnola di detta capitale gli aveva confermato non solo dell'inesistenza dell' auto, ma pure che nessuno era mai giunto a conoscenza di simile fatto (14 pp. 261-262).
In Spagna il caso Vidal sembrerebbe aver ottimamente funzionato da prototipo, generando una serie di "cloni" ambientati in varie città del paese; l'elemento della "luna di miele" che non figura in altre testimonianze di teletrasporto, sembra determinante per dare a tutta la storia una "morale", per conferirle la credibilità tipica della diceria che sarebbe altrimenti incredibile appena sottoposta ad un' analisi razionale. Facile vedere nel matrimonio della giovane coppia appena sposata, una "porta" verso un futuro ignoto e pieno di aspettative, forse altrettanto misterioso che un teletrasporto. Questo elemento moraleggiante, ad ogni modo, non è una costante assoluta della casistica.
In un numero della rivista spagnola dell'insolito "Ano Cero", Jesus Callejo, ha iniziato il suo articolo sul "fenomeno paranormale" del teletrasporto proprio accennando al racconto allucinante di un suo amico, Benjamin Padilla Beloqui, riguardo l'avventura che sarebbe stata vissuta dallo stesso insieme ad un conoscente unaa notte di una domenica del settembre 1995.

Benjamin ed il suo conoscente erano usciti da un cinema e si erano diretti verso casa, a Alcoron, alla periferia occidentale di Madrid, lungo la strada Nazionale 5.

Erano le quattro della mattina. Giunti alla deviazione di San Josè de Valderas, sarebbero entrati in una nebbia bianca, che sarebbe diventata sempre più fitta man mano che avanzavano.

Beloqui avrebbe allora rallentato l'auto. Per dieci minuti non incontrano nessun veicolo. Poi la nebbia sarebbe svanita. Si sarebbero ritrovati nei pressi di San Agustin, 30 chilometri a nord della capitale, ovvero a 55 chilometri dalla deviazione che avevano preso prima di inoltrarsi nella nebbia. Tornando , sbalorditi, sul loro tragitto originario non incontrano più la strana nebbia (15 p.70).

Come considerare questo racconto? Una bella storia per presentare il tema del teletrasporto da parte di Jesus Callejo? Niente luci né missing-time, né altri elementi caratterizzanti l'esperienza? Forse un avvenimento banale che i testimoni hanno rivestito di un alone magico?

A volte per entrare in una dimensione "altra" bastano pochi attimi o pochi chilometri. Non sono necessari particolari effetti speciali. Nel 1987 la notte del 3 Novembre, alle 21, ad un uomo basta il tempo di accendere e poi riaccendere il sigaro che si era spento, mentre è in auto in via Toledo a Madrid, per ritrovarsi in un attimo dall'altra parte della città, in via Arturo Soria, quasi ad aver compiuto in un istante un tragitto per il quale necessitano almeno 15 minuti (16 pp. 70-71).

Il 13 Marzo 1996 Agustina Morales Lopez di 22 anni, si dirigeva con la sua Skoda Felicia verso casa, a Mazarron, quando sull' Autostrada del Mediterraneo, una "forza sconosciuta" la trasporta per 60 chilometri. Sono quasi le 23 quando attraversa un tunnel di 300 metri senza problemi di sorta, ma vicino alla cittadina di Lorca avverte una forte esplosione alla sua destra.

Non nota nient' altro di strano, ma quando rivolge lo sguardo alla strada, nota un cartello indicatore che conduce alla località di Alcantarilla, cioè 60 chilometri oltre il tunnel di Lorca. A riprova del viaggio incredibile, non imputabile ad una "ipnosi dell'autostrada", Agustina constata che non vi è stato consumo di benzina e che il contachilometri non ha considerato gli ultimi chilometri percorsi. E' terrorizzata dall' idea di non poter tornare a casa, e trema in tutto il corpo (16 pp 72-73).










Poster del Film "Che Ovni" (1968)


IL "PRIMA": I TELETRASPORTI ALL'INIZIO DELL'EPOCA DEI DISCHI

Quale potrebbero essere i tratti ispiratori della saga vidaliana? Iniziamo le nostre riflessioni con un caso che sarebbe avvenuto nell'Arkansas nel 1958, che è citato dal para-ufologo John A. Keel, e che possiede caratteristiche più legate al mondo della parapsicologia che a quello dell'ufologia, ma che potrebbe proprio per questo offrire spunti per un' analisi. Una notte di quell' anno, un conducente di camion di nome R.D. Smallridge, stava tranquillamente guidando da Hardy (Arkansas) a Menphis (Tennessee). Si fermò in una locanda presso Black Rock a bere una tazza di caffè, ed entrando diede un'occhiata all' orologio constatando che erano le due del mattino.
Bevve il caffè per poi riprendere il viaggio fino alla prossima tappa, a 60 miglia da lì, anche se in effetti non ricorderà di aver mai raggiunto l'autostrada. Quando entra infine in un piccolo ristorante, guarda nuovamente l'ora e resta impietrito: sono le 2 e un quarto.
Avrebbe fatto 60 miglia in 15 minuti ad una velocità evidentemente impossibile di 450 miglia orarie. Dopo lo strano viaggio Smallridge sarebbe stato coinvolto in altrettanti misteriosi avvenimenti (di cui però Keel non da dettagli). Ben presto Smallridge abbandonò il mestiere di camionista, per divenire un predicatore itinerante per tutti gli stati dell' Unione.
Una sera chiuso il libro che stava leggendo, decise di mettersi a dormire ma non prima di aver dato un' occhiata alla pendola che segna mezzanotte e cinque minuti. All'improvviso una "limpida luce blu" sarebbe comparsa nella stanza e, sfiorato da essa, avrebbe sentito la stanza "sprofondare" sotto i suoi piedi. Si sarebbe ritrovato in un altro luogo, in mezzo ad un gruppo di "umanoidi", che conversavano tra loro in una lingua sconosciuta, che però lui riusciva stranamente a comprendere.
Gli fu riderito degli assassinii di Martin Luther King e del senatore Robert Kennedy. Dopo quelle che sembrarono un paio di ore passate con gli "umanoidi" Smallridge fu riportato a gran velocità nella sua stanzetta californiana. L'orologio a pendolo segnava sempre la stessa ora, ovvero la mezzanotte e cinque minuti. Apporto parapsicologico, proiezioni astrali , esperienze simultanee, distorsione e distensione temporale sono i termini che Keel usa per spiegare l'accaduto (17 pp. 259-263).
Molti però presentano come primo caso di teletrasporto ufologico un fatto dato come avvenuto in Argentina nel 1959, dove un non meglio precisato uomo d'affari sarebbe stato trasportato da una "massa nebulosa" a mille chilometri di distanza da Bahia Blanca (12 pp. 17 e 18).
Altri autori, come ad esempio Alberto Perego, a quello che sembra lo stesso caso, ma ponendolo come avvenuto nel gennaio del 1960, scrivendo che "un uomo d'affari al volante della sua automobile, era stato fermato da una misteriosa luce a pochi chilometri dalla città di Baia Blanca". Parcheggiata l'auto l'uomo avrebbe perso conoscenza per ritrovarsi su un prato a Salta, nelle Ande, a 1600 km. di distanza (1 p. 189).
Poco altro si rinviene della storia nei libri italiani: Roberto Pinotti parla anch'egli di un uomo d'affari di Bahia Blanca, senza indicare il nome e senza neanche accennare a luci misteriose.
Siamo sempre, genericamente, nel 1959 ed il testimone si trova "improvvisamente davanti ad una massa nebulosa" che lo avviluppa.
Pinotti aggiunge che da quel momento ogni facoltà mnemonica del testimone si sarebbe arrestata, e che ripresa coscienza circa una mezz'ora dopo, si sarebbe ritrovato solo, senza auto, in una strada in aperta campagna. Un camionista di passaggio lo avrebbe informato di trovarsi a Salta, ad oltre 1000 chilometri di distanza da Bahia Blanca. La polizia di questa città sarebbe stata avvertita telefonicamente da quella di Salta, e avrebbe finito per ritrovare l' auto del testimone nel punto in cui asseriva di aver scorto la "massa nebulosa".
Sarebbe stata ferma al bordo della strada con "il motore ancora acceso" (6 p. 142).
L'ignoto uomo d'affari avrebbe accusato in conseguenza dei fatti "fitte dolorose al torace e senso di nausea" (6 p. 143).
Dello stesso caso parla John A. Keel, nel suo libro "Our haunted Planet".
Egli cita come fonte il giornale "Diario de Cordoba" secondo cui "un noto uomo d'affari argentino avrebbe sofferto una strana distorsione dello spazio e del tempo". Il testimone sarebbe salito sulla sua macchina nuova a Bahia Blanca, sarebbe partito dal suo hotel, quando una "strana nuvola" avrebbe avviluppato la vettura. Ciò che poi avrebbe ricordato è di ritrovarsi solo in una zona disabitata della campagna. Un camionista di passaggio prima lo avrebbe scambiato per un folle poi gli avrebbe spiegato che era a Salta. Accompagnato alla stazione di polizia, gli agenti per telefono avrebbero avuto conferma che l'auto era ancora davanti all'hotel con il motore acceso... concludendo che nei pochi minuti trascorsi sarebbe stato trasportato a migliaia di chilometri.
Keel insieme a questo caso cita anche i Vidal, a riprova del fatto che secondo lui Bahia Blanca sarebbe una "Window area" (una "zona finestra") per questi fenomeni di teletrasporto.
Keel accennava anche a diversicasi di "sparizioni misteriose", in varie parti del mondo, con particolare riferimento a bambini brasiliani, e ad altri casi relativi a questa "forza che ha trasportato" i testimoni (18 pp. 200-205).
Le tre versioni presentate sembrano più basate su notizie di seconda mano o giornalistiche che su indagini ufologiche serie.
Considerato l' epilogo del caso Vidal, è interessante constatare fin d'ora la forte similitudine tra questo nostro primo caso del 1959 e quello successivo dei Vidal: non sarebbe strano scoprire che il cineasta Uset (che sembra essere stato l'artefice dell' invenzione del caso Vidal) conoscesse la storia di Bahia Blanca, per averla letta sui giornali.
Si ha inoltre l' impressione che molta della casistica ufologica che stiamo trattando in questo articolo sia dipesa dalla popolarità in ambito ufologico della rivista inglese "Flying Saucer Review"; il ruolo svolto dalla F.S.R. nell' amplificare rumori e ufolore dal continente sudamericano per poi rimbalzarle in Europa, dovrebbe essere oggetto di indagini storiche più approfondite.
Scrivendo di teleportation l'ufologo P. L Sani citerà anch'egli come "primo caso" proprio la storia di Bahia Blanca, citando come propria fonte la "Flying Saucer Review" (nr. 2/1965. pp. 14-15) senza omettere che il fatto che fu riferito solo sulla scorta di un articolo del "Diario Di Cordoba", inviato dal corrispondente argentino Oscar Galindez alla F.S.R.. A quanto sosteneva Galindez, la censura presto calata sull' episodio avrebbe impedito di reperire i dati mancanti. Persino Sani non negava a priori la veridicità del fatto (9 p. 13).
Si noti che Galindez, nel 1965 per questo primo caso e nel 1968 per i Vidal, spiegherà sempre allo stesso modo la quasi totale mancanza di dettagli di entrambi gli avvenimenti: ovvero con il cover-up della censura governativa.
A complicare le cose Sani forniva anche un' altra versione dei fatti che lui stesso diceva "forse un po' romanzata".
Questa versione fu pubblicata dalla rivista "Spazio", diretta da Maner Lualdi, nel marzo 1960.
L'autore dell'articolo certo Manuel Jaregui Diaz riferiva, senza indicare alcuna fonte, diversi elementi aggiuntivi:
a) l'episodio sarebbe avvenuto in estate;
b) la macchina sarebbe stata avviluppata, più che da una nube, da una "luce accecante" di colore violacea;
c) l'automobile sarebbe stata già in movimento, ed a velocità piena, al momento dell'incidente tanto che il protagonista avrebbe dovuto frenare bruscamente, e le tracce della frenata sarebbero state effettivamente rilevate dalla polizia di Bahia Blanca;
d) al suo risveglio presso Salta, il protagonista avrebbe accusato un vivo malessere, sotto forma di fitte dolorose al petto e alla schiena, e senso di nausea;
e) l'intervallo tra la perdita di conoscenza a Bahia Blanca ed il risveglio a Salta sarebbe stato di circa mezz' ora; pertanto il "telespostamento" su una distanza di circa 1300 Km. sarebbe avvenuto ad una velocità si circa 2600-3000 Km all'ora;
f) le autorità di Bahia Blanca, avrebbero fatto rientrare il protagonista da Salta per via aerea.
Dopo un nuovo interrogatorio, l'uomo sarebbe stato consegnato alle autorità militari che, esaurita la propria inchiesta, lo avrebbero inviato sotto scorta a Buenos Aires. A questo punto sarebbe calata la onnipresente "censura", tuttavia secondo "indiscrezioni" l' uomo avrebbe raggiunto gli Stati Uniti, per essere sottoposto ad interrogatorio da parte di varie "commissioni". Sani notava una discrepanza fra le due versioni (quella di F.S.R. e quella di "Spazio"): per la F.S.R. i fatti si sarebbero svolti il mattino, dopo che il protagonista aveva passato la notte in albergo; per "Spazio" l'episodio sarebbe accaduto in piena notte tra le 22,30 e le 24,00, dopo una sosta di non più di due ore che l'uomo si sarebbe concesso per cenare e riposarsi (9 p. 14).
Va anche detto, a testimonianza della circolazione che anche in Italia la storia ebbe sin da subito, che pure su "Notizie Ufo", bollettino di un gruppo ufologico di Trieste, il "Centro Italiano di Ricerche Spaziali" (A.I., nr. 1 del gennaio-aprile 1960), la storia di Bahia Blanca si trova citata alle pp. 6 e 7 come avvenuta il 1 febbraio 1960 alle 2,30 di sera; come fonte il bollettino citava notizie trasmesse da non meglio precisati "corrispondenti argentini" ( e l'articolo era firmato con la sigla "R.J.A").
Nel pezzo si riferiva che la notizia aveva per fonte i quotidiani "El Atlantico" di Bahia Blanca e "Clarin" di Buenos Aires: due testate che come vedremo tra poco, ebbero entrambe un ruolo di rilievo nella vicenda, ma che non costituiscono in realtà la fonte primaria di essa (fonte: Giuseppe Stilo).
Una recente aggiornamento del caso, ad opera dell' ufologo argentino Alejandro Agostinelli indica che il testimone del caso di Bahia Blanca-Salta sarebbe in realtà un contattista (la fonte, di A. Agostinelli, l'ufologo scettico Roberto Banchs).
L'origine di questo primo caso sud-americano può far assumere un aspetto diverso alla saga dei teletrasporti ufologici. E' ancora una volta Luis R. González Manso, che ne ha fornito notizia a chi scrive il 16 Luglio 2000, in seguito ad una corrispondenza per posta elettronica con Agostinelli.
Rivoltomi all'ufologo Roberto E. Banchs , il 19 settembre 2000 mi rispondeva con una dettagliata lettera di due pagine e con alcuni ritagli di giornale dell'epoca. Banchs a suo tempo aveva incluso il caso in un capitolo dedicato alle "teleportaciones" del suo "Las evidencias de fenomeno ovni" ( cap. IX , R. Alonso, Buenos Aires, 1976).
Egli dichiara che non conosce nessuno che sia in grado di dare la minima credibilità credibilità alla storia. La fonte più ampia del racconto (ma non la prima), fu l'articolo "El estrano caso del Hombre que Viajo en Plato Volador" ("Lo strano caso dell'Uomo che viaggiò in Disco Volante) tratto dal giornale "Noticias Graficas" di Buenos Aires del 10 febbraio 1960.
Il caso vi era presentato come "il primo del genere nel secolo attuale", e il pezzo citava inoltre un caso analogo che si sarebbe sverificato in Messico nel 1880 e il cui protagonista sarebbe stato un soldato hindù proveniente da una guarnigione vicino a Calcutta.
L'episodio risulta assai simile al noto caso del soldato filippino del 1593, che sarebbe stato trasportato nella capitale azteca, e probabilmente è una distorsione della fonte originale. Noticias Graficas parlava di un non meglio definito professore di matematica N.N., un signore sui cinquant'anni, capo di una famiglia rispettabile e titolare di una cattedra in un istituto tecnico N.N., persona meticolosa, serena e dotata di buon spirito analitico sarebbe stato il protagonista del teletrasporto "avvenuto circa un anno prima", quindi nella prima parte del 1959.
Lo scenario: sono le nove di mattina di un giorno nuvoloso sulla strada che conduce a Bahia Blanca. Dal sud giungono correnti di aria fresca: è una giornata ventosa e il signor N.N. è al volante della sua "Chevrolet 1938", e si gode il paesaggio che affianca la strada. Improvvisamente il professore sente uno strano ronzio nelle orecchie e gli si oscura la vista.
Fa appena in tempo a fermare la macchina sul lato della strada, poi perde i sensi. Al risveglio il Sole è tornato a splendere tra le nubi, ma il paesaggio è cambiato e sullo sfondo si notano delle montagne. L'uomo è solo sulla strada e privo d' automobile. Fa molto più caldo e la vegetazione è più fitta. Guarda il suo orologio che segna le nove e cinque. E' dunque rimasto svenuto solamente cinque minuti.
Si tocca la testa per verificare se è ferito. Verificato che è illeso cerca di dare una spiegazione logica all'accaduto, ma la cosa gli risulta impossibile. Infine incontra sulla strada un camion con a bordo due persone che lo prendono su. Alla richiesta di essere portato a Bahia Blanca i due camionisti lo guardano perplesso e gli spiegano che è a dieci chilometri dalla città di Salta.
Conservando la calma e giunto infine a Salta si dirige verso il più vicino posto di polizia per denunciare l'accaduto. Contatta quindi un familiare di Bahia Bianca e gli indica il luogo dove è iniziata la sua avventura in automobile. Dopo due ore la sua auto viene ritrovata intatta sul posto in cui l'aveva lasciata. Si perdono qui le tracce di N.N.: si afferma che il giorno seguente abbia preso un aereo per rientrare, e che sia stato trasferito negli Stati Uniti.
Qualcuno dice che è già ritornato ma che ha imposto a tutti i familiari di non fare menzione alcuna dell' episodio, ed in particolare di non parlarne ai giornalisti. Altre versioni del fatto lo indicano ancora negli Stati Uniti.
Solo dopo la pubblicazione del suo libro nel 1976 Banchs era venuto a conoscenza di altri dati quali la versione contenuta nel giornale "Clarin" (Buenos Aires, articolo del 2 febbraio 1960), e di quella di un altro articolo di un giornale di provincia che citava a sua volta "El Atlantico" di Bahia Blanca.
La versione maggiormente diffusa attraverso giornali ed agenzie sarebbe proprio quella pubblicata da "El Atlantico" per la prima volta il 24 gennaio 1960, ripresa ad esempio sotto il titolo "Algo que pasma de asombro" ( V.C. Rodriguez , "Qualcosa che meraviglia e spaventa", "Voz Informativa", Messico, dicembre 1963).
Comunque sia, oggi sappiamo che la fonte primaria è quella invece che fu pubblicata dal giornale "Cordoba", in una serie di tre articoli datati 3, 10 e 17 ottobre 1959 e scritti da "Agor", pseudonimo preso a prestito al pilota di una astronave, secondo quanto rivelato in un'occasione a Banchs dall' autore. "Agor" è in realtà lo pseudonimo adottato da un certo Antonio O. Perez Aleman, per firmare questi articoli.
E' da questo dato che si può analizzare il caso sotto una nuova luce. Antonio O. Perez Aleman, ovvero "Agor", oltre che autore degli articoli sul giornale "Cordoba" è all' epoca presidente e fondatore della Asociation de Hermandad Cosmica (Associazione Fratellanza Cosmica).
Vale la pena segnalare che le fonti di "Agor" erano niente altro che le comunicazioni telepatiche che egli stabiliva con i piloti dei dischi-volanti, oppure in altre occasioni le informazioni fornite da un camionista divenuto poi contattista, Remo Dall'Armellina. Già il primo pezzo apparso su "Cordoba" il sabato 3 ottobre 1959, "Platos Voladores por la rutas del cielo", presenta una lunga prefazione circa gli scopi pacifici di queste "macchine interplanetarie" ed è affiancato dalla foto di un disco adamskiano.
Il racconto del teletrasporto è titolato "un viaggio inaspettato". Qui l'importante "uomo d'affari", oriundo del sud del paese una mattina non meglio indicata, dopo aver pernottato in un albergo di Bahia Blanca, continua il suo viaggio di ritorno con la sua nuova auto. Nello stesso momento in cui mette in moto si produce il fatto " fantastico e inaspettato". Una "massa nebulosa" e "compatta" "irradiando una strana e fulgida luminosità appare improvvisamente ed avvolge tutto il veicolo". L'uomo perde coscienza per ritrovarsi poco dopo in una strada solitaria. Il racconto continua sul "Cordoba" di sabato 10 ottobre 1959. Il testimone si è ritrovato solo e spaventato lungo la strada, incapace di capire cosa gli è successo. Incontra finalmente un camionista che gli spiega che si trova a Salta, alla distanza di 1155 chilometri da Bahia.
Guarda allora l'orologio e si rende conto con uno stupore che giunge al parossismo, che sono passati pochi minuti. Poi, accompagnato dal camionista, si presenta alle autorità di Salta. Da lì telefona ai suoi familiari di Bahia Blanca, che nello stupore generale lo informano che la sua auto è parcheggiata a pochi metri dall'hotel, con il motore ancora acceso.
"Algor" nel descrivere il fatto come un racconto che ricorda la magia della Lampada di Aladino afferma che esso presenta tutte le caratteristiche di una "misteriosa leggenda", e vi fa riferimento per concludere che capire il mistero dei dischi volanti è un accedere in qualche modo ad una "conoscenza trascendentale per la storia dell'umanità".
Sul "Cordoba" del 17 Ottobre 1959, si fa ancora un generico riferimento al teletrasporto dell'uomo d'affari, che sarebbe stato operato in soli 12 secondi, insieme ad altri avvistamenti che comproverebbero "la reale esistenza delle navi interplanetarie di altri mondi".
Nel nostro caso si sarebbe trattato di una "astronave gioviana" che avrebbe coperto i 1579 (?) chilometri in linea d'aria tra le due città. Scopo di queste esperienze sarebbe quello di far conoscere agli abitanti della Terra l'esistenza delle "meravigliose macchine interplanetarie" che giungono fin qui " in missione di pace, fratellanza e aiuto franco e amoroso".
Deve richiamare la nostra attenzione anche il fatto che la ricomparsa dell'"uomo d'affari" si sia prodotta a Salta, ovvero nella regione in cui tra il 1956 ed il 1957 avvennero diversi avvistamenti di dischi, esseri tipo Yeti, tracce misteriose, etc. da cui il sospetto per alcuni "metafisici" e "spiritualisti" circa la presenza di " basi sotterranee dei dischi volanti".
Nel corso del 1998 e del 1999 Banchs ha potuto accedere ad altri documenti che mettono in maggior luce la genesi di questo racconto. Una lettera di granfe interesse è ad esempio quella scritta dal "pioniere dei dischi volanti" (così è definito da Banchs) Agapito Millan, presidente della Asociation Universal Metapsiquica di Buenos Aires diretta dallo scrittore Vincente C. Rodriguez, del Grupo de Estudios de Espiritismo Superior di Bahia Blanca. Il suo contenuto è rivelatore.
Ne citiamo un paragrafo: "Possiamo sapere chi fu la persona o personaggio che fu trasportata circa tre anni fa da Bahia Blanca a Salta? Il Disco Volante era di Giove e lo comandava Ser y Guia ... che in una seduta realizzata a Cordoba (insieme ad un fratello del gruppo filiale di Cordoba, signor Agor) ci spiegò l'episodio dell' uomo trasportato in pochissimi secondi da qui fino a Salta, a circa 1500 chilometri.
Questo comandante fu la mia guida per molto tempo, ed i chiaroveggenti lo vedevano in tutte le conferenze che io tenevo, egli... guidava la messa a punto delle mie informazioni secondo la tipologia del pubblico..." (lettera di A. Millan a V.Rodiguez, del 6 agosto 1962).
Qualche anno dopo queste vicende sul quotidiano "La Razon" del 24 maggio 1968 ed anche da altre fonti furono diffuse notizie secondo le quali l'ufologo Cristian Vogt, del gruppo CODOVNI, sapeva in anticipo che sarebbe avvenuto questo strano viaggio, ma che i suoi canali erano stati mantenuti riservati "per non far fallire l'esperienza". Indagando negli archivi dell'ormai scomparsa associazione CODOVNI, fondata nel luglio del 1956, Banchs ha trovato una lettera scritta da C. Vogt, datata 22 marzo 1960 e diretta a Perez Aleman -cioè a Agor- in cui egli smentisce di "aver saputo con anticipo che un disco volante avrebbe trasportato un uomo da Bahia Blanca a Salta".
Si era solo limitato a dire che conosceva questa storia tre mesi prima che fosse pubblicata dal giornale "El Atlantico" di Bahia Blanca il 24 gennaio 1960 (e come si è visto la notizia era già stata riportata per la prima volta dal "Cordoba" nell' ottobre del '59 ).
La lettera di Vogt peraltro aveva ricevuto una risposta da parte di Agor il 28 marzo 1960. Agor considerava il fatto realmente accaduto e confermava quanto a suo tempo riportato dal "La Razon".
Negli anni successivi altri periodici e media argentini ritornarono sull'incredibile episodio. In qualche occasione ci fu addirittura chi si attribuì la paternità della storia, indicandosi come il protagonista dell'accaduto, ma senza che mai nulla potesse essere in qualche modo confermato (19).

NOTE
1) Alberto Perego, "Gli extraterrestri sono tornati", Roma, CISAER, 1970.
2) Leopoldo Fausto Montello,"El misterioso caso del matrimonio Vidal", http://www.dragon.trix.net/; CIEAO, Centro Investigaciones Especiales Alfa Omega: mailto:cieao@ciudad.com.ar. Nell'articolo si fa riferimento testuale a: Emilio Alvarez Ojea, "Confirmado, llegaron los Ovnis", [editore non è indicato sul sito], aprile 1977.
3) Oscar A. Galindez, "Teleportation from Chascomus to Mexico", Flying Saucer Rewiew, Vol. XIV, nr. 5, settembre/ottobre 1968.
4) Antonio Orti y Josep Sampere, "Leyendas Urbanas en Espana", "Teletrasportados adonde Vidal", Ed. Martinez Roca, 2000.
5) Jacques Vallée, Confrontations, Editions "J'ai Lu", 1992.
6) Roberto Pinotti, UFO: Visitatori da Altrove, Milano, Bompiani, 1997.
7) Antonio Ribera, En el Tunel del Tiempo, Barcellona, Planeta, 1984.
8) Walter Buhler, "More teleportations and levitations", (Gordon Creighton, ed.), Flying Saucer Review, vol. XIX, nr. 1 gennaio/febbraio 1973.
9) Pier Luigi Sani, "Teleportation: uno dei più impressionanti fenomeni di (presunta) natura ufologica: persone involontariamente e inspiegabilmente trasferite da un luogo ad un altro per opera di un 'agente' sconosciuto", riv. Il Giornale Dei Misteri, nr. 40, luglio 1974.
10) Informazione dell'ufologo argentino Alejandro Agostinelli, corrispondente della rivista spagnola "Cuadernos de ufologia", in una corrispondenza e-mail con Edoardo Russo. In seguito (5 Aprile 2000) A. Agostinelli mi invia una sua bibliografia di fonti in lingua spagnola e inglese che cita il Caso Vidal ed il teletrasporto, inoltre continuerà una corrispondenza via e-mail aggiungendo ad ogni domanda nuovi particolari dell'intrigato caso Vidal.
11) Conversazione dell'autore con l'ufologo argentino "Alex" Chionetti, il 4 giugno 2000, in occasione del Convegno di Ufologia di San Marino.
12) G. Degli Esposti, "Deportati in un'altra 'Realtà'", UFO Notiziario, nr. 7, dicembre 1999.
13) Javier Sierra & Jesus Callejo, "La Espana extrana", Madrid, EDAF, 1997.
14) Josè Mana Pilan, "Lo paranormal existe?", Temas de hoy, 1996.
15) Jesus Callejo, "El fenomeno paranormal de la teleportacion de personas perdidos", Ano Cero, nr.74, 1996.
16) Vivente Vaquero, "El tunel del espacio-tiempo", Ano Cero, nr. 74, 1996.
17) John A. Keel, UFO: operazione cavallo di Troia, Torino, MEB, 1975.
18) John A. Keel, "Our Haunted Planet", Greenwich (Connecticut), Fawcett Pubblications, 1971.
19) Roberto E. Banchs, lettera a Nico Conti (con le copie degli articoli citati in allegato), Buenos Aires, 19 settembre 2000.
a) "El Extrano Caso del hombre que Viajo' en Plato Volador", Noticias Graficas, 10 febbraio 1960.
b) "Bahia Blanca...Seria el "nido" de los platos voladores?", Clarin (Bs. As.), 2 febbraio 1960.
c) "Oh Las Milanesas", Archivio Roberto Banchs, 8 marzo 1960.
d) "Argor", "Platos Voladores por las rutas del cielo", "Cordoba", sabato 3, 10 e 17 ottobre, 1959.
RINGRAZIAMENTI
Un ringraziamento all'ufologo spagnolo Luis R. González Manso, per la raccolta di molti casi e testi di lingua spagnola, e per il continuo scambio di informazioni e dati sui teletrasporti, durante la mia ricerca sull'argomento. Un particolare ringraziamento Giuseppe Stilo e Alessandro Zabini. Un ringraziamento inoltre a Alejandro Agostinelli, Roberto E. Banchs, Renzo Cabassi, Alejandro Chionetti, Roberto Labanti, Antonio Hunneus, Edoardo Russo, e quanti altri non espressamente ricordati.

Ultimo aggiornamento 6 Ottobre 2000
Articolo poi pubblicato su sulla rivista UFOFORUM del CISU© (2001).
E' disponibile un Dossier sul teletrasporto ed il volo magico istantaneo.

venerdì 30 giugno 2000

DOTTRINE APOCALITTICHE E VISITE ALIENE [articolo breve di Nico Conti]

Ci sono libri che appena escono in libreria sembrano sfuggire all'attenzione di noi ufologi poichè ci sembrano a prima vista assai lontani dalla nostra disciplina. E' il caso ad esempio del libro di D. Thompson, "La fine del tempo", che pur parlando di fine millennio ed attese apocalittiche, dedica molte pagine all'aspetto cultista degli Ufo (1).
Il millenarismo, la credenza insomma della fine del mondo allo scadere del millennio, può secondo l'autore portare a comportamenti estremi ed a esplosioni di violenza che negli ultimi tempi come sappiamo hanno colpito anche sette che alla base avevano speranze nella venuta o ritorno in Terra di esseri alieni salvifici.
Ci si pone una domanda: alla radice di questi fenomeni sociali ci sta semplicemente una serie di fatti legati all'umana follia collettiva, come molti vorrebbero, oppure ci sono radici culturali che affondano nella storia delle religioni e della cultura dei popoli?
Forse, dal canto nostro, proprio attraverso lo studio del "rumore di fondo" (che influenza l'ufologia) possiamo meglio comprendere certi fenomeni estremi dell' ufologia quali ad esempio i presunti rapimenti alieni.
Questo libro di Thompson comunque, e pur non essendo un libro sugli Ufo, dedica quindi diverse pagine ad argomenti correlati agli Ufo ( 1 pp. 219, 221, 223, 225, 228, 243, 252-253, 279, 302, 303, 327).
Tali riferimenti ufologici possono essere per noi lo spunto per una meditazione più ampia, leggendo nello sviluppo della tematica apocalittica redatta da Thompson l'ampia influenza del messaggio dell'Apocalisse su tante religioni cristiane e fondamentaliste che hanno trovato ultimamente grande successo in America e quindi su molta gente. Mi sembrerebbe di trovare rafforzate delle correlazioni tra certi temi religiosi come il "rapimento in cielo" e certi aspetti dell' ufologia borderline, che già alcuni autori in passato avevano sottolineato. L'idea di Rapimento in cui i Cristiani "veri" sono trascinati in cielo, mentre miliardi di credenti solo "di nome" e di miscredenti sulla terra resterebbero sulla terra ad affrontare l'agonia della tribolazione della fine dei tempi, ci fa supporre che si tratti di un concetto mitico molto radicato soprattutto nella popolazione anglosassone.
Questa idea è di profondo conforto per molti "fondamentalisti". Essendo quindi così radicata nelle tradizioni religiose conservatrici americane, non avrebbe potuto influenzare lo sviluppo di un fenomeno apparentemente nuovo come quello dei rapimenti-ufo?
Si afferma che il libro più venduto negli anni 70 (non di letteratura), sia stato "Addio Terra, ultimo pianeta" di H. Lindsey, con 32 milioni di copie vendute nel mondo, si tratta di un libro profetico ed apocalittico. Il contributo di tale autore a rendere popolare il premillenarismo di stampo dispensazionista è stato enorme. In un suo successivo libro del 1983, egli parla appunto lungamente dell'idea di rapimento. In "The Rapture: truth or Consequences" Lindsey parla del rapimento in termini di grande sequestro, e sostiene come l'autore dell'Apocalisse sia stato rapito, e l'Apocalisse sarebbe stata per Giovanni una "battaglia navale termonucleare espressa con le parole di una persona vissuta nel I secolo" (3 pp. 179-180).
L'ispirazione alla fantascienza ed al Danikeismo sono evidenti.
E' possibile che l'idea di rapimento alieno possa trovare le sue radici proprio in una cultura apocalittica e religiosa locale, tutta statunitense. Il libro "La fine del tempo" non parla di questo tema specifico ma la lettura di questo libro può aprirci appunto una chiave di lettura e una diversa interpretazione dei fenomeni di rapimento-ufo.
Queste religioni americane che professano l'imminenza di un nuovo avvento, si sono ampiamente mescolate tra di loro, in un sincretismo di fatto. Ad esempio una netta maggioranza di Protestanti latino-americani appartiene al credo carismatico o a quello fondamentalista. La confessione di più grande successo è quella delle Assemblee di Dio che, combinando le tecniche dei telepredicatori americani con una teologia fatta di miracoli, spiriti ed esorcismi, sono riuscite ad edificare chiese enormi, frequentate da decine di migliaia di fedeli. Questa è la formula che ha funzionato così bene nella Corea del Sud, dove l'Assemblea di Dio regge la più grande chiesa del mondo. Ma esso ha avuto notevole sviluppo in tutte le aree di influenza americana. Esiste as esempio in America Latina, in Corea ed in altri paesi del terzo mondo la realtà del Pentecostismo che è riuscito ad assimilare e sfruttare le tradizioni dello sciamanismo ancora presenti in tutte le società in via di sviluppo. Non si tratta più in questi casi della religione dei Cattolici e dei Protestanti, tout court, ma di una fede che piuttosto combatte gli antichi demoni locali, che tormentano milioni di persone disorientate dal processo di modernizzazione (1 p. 178).
La dimensione della crescita di queste dottrine è stata impressionante, e si constata anche come molti Evangelici conservatori si volgono sempre più verso questa " teologia degli spiriti maligni". E' importante ricordare come la preoccupazione degli Evangelici conservatori riguardo alle potenze demoniache, può essere fatta risalire ai primi anni '80, quando nelle città di tutta l'America cominciarono ad essere denunciati casi di "abusi rituali satanici". Thompson, come altri autori, ci ricorda che i dettagli delle vicende di abuso avrebbero difficilmente potuto essere più grottesche. Ricordiamo semplicemente che molti riguardano l'uso di donne incinte, designate con l'espressione di "cavalle da riproduzione", i cui feti sarebbero stati sacrificati in rituali organizzati da un'estesa rete di adoratori del demonio (1 p. 183).
Le prove di questi "casi" erano e sono spesso ottenute con l'ipnosi ed è utile ricordare che prima delle sedute di ipnosi i soggetti dei presunti ritual abuse non ne avevano ricordo cosciente (2 p. 315).
Tuttavia nemmeno uno di questi casi è stato perseguito con successo negli Stati Uniti o in Gran Bretagna, ed al contrario è stato accertato più volte che assistenti sociali ed Evangelici avevano manovrato dei bambini per produrre testimonianze che si conformassero alla visione accettata del mito. Ma alcuni sociologi sin dall'inizio del fenomeno non ne restarono sorpresi per molto, e anzi insistettero che l'allarme per gli abusi satanici era spiegabile con un classico caso di "panico morale" simile a quello archittettato da precedenti generazioni di Evangelici, di solito con moventi "innocenti": per analogia spesso è stato citato lo scalpore per l' inesistente "tratta delle bianche" negli anni precedenti la Prima Guerra Mondiale (1 p. 183).
Comunque sia si confermava tra alcuni Evangelici una nuova mentalità nella quale la guerra contro Satana assumeva enorme rilievo. Questi fatti non sono probabilmente disgiunti dal successo della "New Age" negli anni ottanta e da numerosi films Hollywoodiani sul diavolo quali ad es. "l'esorcista". L'orrore evangelico nei confronti della comunicazione con gli spiriti (channeling) e delle scienze occulte sembra aver portato paradossalmente ad un nuovo fascino cristiano nei confronti di queste aree( 1 pp. 183-184).
Si tratta di un fenomeno orientato anche dall'onnipresente marketing, almeno secondo Thompson che afferma in particolare: "La popolarità dei libri sui temi apocalittici può veramente riflettere una più profonda crisi di spiritualità nell' Occidente... non dovremmo sottovalutare la capacità dei prodotti immessi sul mercato di influenzare e forse promuovere credenze nel soprannaturale. Gli ultimi anni hanno già assistito ad una incredibile dimostrazione della capacità della cultura popolare di inculcare credenze quasi religiose in una parte dell'opinione pubblica. Si tratta del fenomeno delle "esperienze di rapimento" da parte di Ufo, rievocate sul lettino dello psicoterapeuta che hanno condotto alcuni entusiasti a ad affermare che migliaia o persino milioni di persone siano state rapite dagli alieni. Sembra che in innumerevoli casi di seri problemi psicologici, come il "disturbo multiplo della personalità", essi siano portati alla superficie dai tentativi di rivivere tali "memorie", più o meno come avveniva nell' Europa della prima Età moderna con il terrore delle streghe" (1 p. 252)
Pur non condividento il concetto di "crisi" espresso da Thomson, è utile constatare che la sua opinione è largamente espressa nel libro di Spanos a cui accenno nelle note del presente articolo e che sarebbe utile approfondire (2). Thompson mi convince di più quando poche righe più in là precisa il suo pensiero in tal senso: "Sarebbe perciò sbagliato accantonare quale insensata fissazione la comparsa di un'improvvisa passione per la "scienza alternativa" e per la "storia alternativa". E' troppo presto per misurare pienamente il significato della congiunzione tra l'imminente mutazione del calendario ed un crescente desiderio pubblico per le teorie dell'ambito cultuale"(1 p. 253).
Si, non si tratta infatti di improvvisa passione, ma della sedimentazione ed osmosi di diverse dottrine e miti, da quello di Atlantide a quello dei Marziani, nel tempo. Secondo Thomson il pubblico troverebbe più gratificante contemplare il mutamento apocalittico che celebrare le complesse e spesso lente trasformazioni associate all'ortodossia intellettuale. Io non sono affatto convinto che si tratti di gratificante comodità o pigrizia intellettuale, come non sono convinto che si tratti di una banale preferenza verso l'irrazionalità. Si sa infatti quanto spesso anche la scienza per crescere sia entrata in territori dove oggi non troviamo nessuna logica col "senno di poi", proprio perchè ciò che era razionale allora è diventato irrazionale oggi alla luce delle nostre nuove analisi, disponendo di maggiori dati.
Che poi nella gente ci sia una sfiducia nel credere che la scienza possa descrivere il mondo in cui viviamo, ebbene sarà anche vero come afferma Thomson (1 p. 253), e di identico parere sono stati anche importanti filosofi della scienza (4), ma non credo che possa questa essere la semplice spiegazione di fenomeni sociali così complessi.

Waco e le guerre culturali (1 pp. 313-351)
E' così che si intitola il dodicesimo capitolo de "La fine del tempo" (1 p. 313), ed è appunto con questa guerra locale di religione che concludiamo il nostro excursus escatologico, volendo ancora una volta sottolineare l'importanza culturale di certi fenomeni sociali, collocati al limite della cosidetta follia.
Nel 1993 la cittadella di legno nominata Mount Carmel, nei pressi di Waco, in Texas, costruita dalla setta fondamentalista dei Davidiani (Branch Davidians) fu infine spianata dalle ruspe delle forze Federali . Il 28 Febbraio 1993 gli agenti federali in assetto da guerra fecero irruzione a Mount Carmel alla ricerca di armi illegali: quattro di loro furono uccisi. Ne seguì un assedio di cinquantun giorni, che finì tragicamente, quando il governo spazientito fece entrare in azione i carri armati ed il gas al cesio. Un misterioso incendio si propagò rapidamente nell'edificio ed in pochi minuti ottanta credenti apocalittici morirono (1 pp. 315-316). La tragedia irrigiì le posizioni già intransigenti dei conservatori rurali i quali si sentivano già minacciati dalle autorità. La "tragedia" di Waco fece crescere il sospetto in milioni di cittadini, la cui sfiducia nel governo era cresciuta costantemente negli anni di recessione. Le teorie cospiratorie su Waco, basate su domande rimaste senza risposta, trovarono un pubblico disponibile sia nella periferia che nelle comunità separatiste di estrema destra della costa pacifica nordo-ccidentale. La linea sostenuta dal governo secondo cui i Davidiani erano seguaci di una setta che praticava abusi sui bambini e si erano suicidati in massa, come a Jonestown, incontrò resistenza ed incredulità, cosa che non può essere spiegata solo con il rifiuto generale a credere a qualsiasi versione sostenuta dalle autorità. Secondo Thompson l'opinione pubblica era sensibile alle sfumature storiche e cioè : "Riconosceva che la comunità di Mount Carmel era meno esotica e più tipicamente americana di quanto le autorità ed i loro consiglieri inseriti nel movimento 'anticultuale' avrebbero voluto che la gente credesse. E non meno americano era l'atteggiamento dei Davidiani d'innanzi all'approssimarsi della fine del mondo. La stravaganza del 'Messia' chitarrista di Mount Carmel Vernon Howel , detto David Koresh, ha finito per oscurare il fatto che i suoi seguaci rientrano in pieno in una secolare tradizione americana di credenti apocalittici che si isolano in attesa della fine dei tempi (1 pp. 316-317).
E solo necessario necessario ricordare che la comunità Davidiana era presente a Waco fin dagli anni '30 e le sue ascendenze teologiche affondavano nella Chiesa Avventista del Settimo Giorno e ancor prima nella teologia apocalittica della comunità dei Padri Pellegrini (senza trascurare l'influenza dei Mormoni e dei Testimoni di Geova ). Insomma a parte le credenze apocalittiche a Mount Carmel erano presenti diversi aspetti delle comunità millenaristiche del XIX secolo (1 pp. 317 e 319). La quasi totale distruzione di una comunità religiosa da parte di forze Federali è un fatto senza precedenti nella storia americana, ma il loro capo Koresh era così convinto dell'inevitabilità del massacro apocalittico, che qualsiasi situazione di stallo era destinata a finire in tragedia (1 p. 321). Il capo della setta Koresh aveva elaborato una teologia apocalittica così intricata che nessuno, probabilmente nemmeno lui stesso, avrebbe potuto darne una enunciazione del tutto coerente (1 p. 326). Molto si basava sulla sua personalità e sulla sua conoscenza fenomenale delle Scritture, da cui una particolare capacità di rendee plausibili le più radicali interpretazioni (1 pp. 326-327).
Per venire al folklore ufologico di nostro più specifico interesse, Koresh durante l'assedio , disse ai negoziatori dell'FBI che nel corso di un viaggio in Israele nel 1985 era stato portato nei cieli da creature angeliche in una sorta di disco volante spirituale, una nave spaziale che <>.
In questa dichiarazione l' FBI trovò la conferma che stava trattando con un pazzo che incorporava le proprie fantasie sugli UFO nella sua teologia. In realtà come ha messo in luce il giornalista texano Dick Reavis nel suo "The ashes of Waco" (le ceneri di Waco), la versione di Koresh per quanto bizzarra era in linea con la vecchia tradizione dei Davidiani. Sia Victor Houteff che Ben Roden, appartenenti alla setta, avevano affermato di credere nei "dischi volanti". Anche la moglie di Roden sapeva esistere un precedente nel folclore ebraico: numerosi veggenti ebrei avevano creduto di essere stati portati in cielo e poi ricondotti a terra su di un cocchio-trono scortato da angeli guerrieri, chiamato merkabeh. Koresh conosceva queste tradizioni e spiegava agli agenti dell'FBI di essere stato pure lui rapito in cielo su un merkabeh. Egli infatti affermò di essere stato portato oltre Orione, e che era così che aveva scoperto che Dio era veramente il creatore di un'antica civiltà antecedente il mondo (1 p. 327).

Ipotesi
Forse le sette millenariste e apocalittiche , che amano sempre di più scorazzare anche nei territori del folklore ufologico, non bastano ad inquadrare in modo razionale certe esperienze soggettive (fino a prova contraria) come gli incontri ravvicinati, e le esperienze di rapimento-ufo. Esiste un contesto sociale che sembra almeno in certi paesi favorire una commistione tra spiritualità religiose ed attesa di Esseri Superiori e/o alieni. Questo però non ci aiuta a spiegare il passaggio successivo, ovvero la fase soggettiva delle esperienze ufologiche di Incontro Ravvicinato. Non conosciamo i meccanismi concreti di questa supposta allucinazione del testimone, o disco-volantizzazione dello stimolo (che poi negli IR 3 e IR4 è decisamente qualcosa di più complesso). Il dibattito è aperto, così come le conclusioni. Purtroppo.
Note
1)Damian Thompson, "La fine del tempo, Attese e paure al compiersi del millennio", Neri Pozza, 1997.
2) Nicholas P. Spanos, "Faux souvenirs et desordre de la personalité multiple", Une retrospective sociocognitive", De Broek Uni. 1998.
3) Paula Clittord, "Breve storia della fine del mondo", Newton & Compton, 1999.
4) J. Barrow, "Impossibilità, I limiti della scienza e la scienza dei limiti", Rizzoli, 1999.

domenica 9 gennaio 2000

IL CASO VOREPPE: INCONTRO RAVVICINATO O PALLONCINO?

IL CASO VOREPPE (ISERE, FRANCIA): IR-2 O PALLONCINO?

Raccolta di dati circa il famoso caso Voreppe, un Ufo senza dubbio molto ravvicinato, che l'Ente SEPRA (del CNES) in seguito ad indagine ha identificato come un palloncino a elio in forma di cocinella: conclusione molto dibattuta [all'attuale conoscenza dei fatti il caso resta non identificato].

Voreppe, 6 Settembre 1998, verso le ore 20,00
Testimoni: Sigra. G. e Sig. P. G. (coppia di circa 30 anni), il loro bambino Y. (anni 3) e la nonna (anni 50), e probabilmente un automobilista rimasto ignoto.
Co-testimoni: i coniugi B. ed i coniugi E. & M. F.

La sera dell'avvistamento
Si potrebbe dire che tutti conoscono i fatti, largamente diffusi dall'ufologia francese, anche via internet. La sera del 6 Settembre 1998, domenica, a Voreppe, un villaggio di montagna a 21 chilometri nord-ovest di Grenoble, un Ufo di color acciaio sorvola la località.
La notizia viene trasmessa per la prima volta l'11 settembre 98, dalla maggior parte della stampa, dopo essere stata riportata dall'agenzia AFP. Una famiglia di Voreppe, in Val d'Isere, si accorge dell' Ufo luminoso, che sorvola il giardino dei vicini: sono le ore 20,00. I testimoni sono una giovane coppia, la nonna e un bambino di 3 anni.
Il Signor G. (5) sta cercando dei fichi nel fondo del suo giardino, mentre le donne ed il bambino avvistano l'oggetto mentre attraversano il giardino (7 p. 36). Il loro sguardo è attirato è attratto da un oggetto ovale che dondola 2 metri sopra sopra il ciliegio (7 p. 36)
Siamo in una casa di viale [...] a Voreppe (6).
Madre e figlia riportano che l'oggetto, sferico e luminoso (in altri casi ovale, vedi indagine SOS-OVNI), avrebbe avuto secondo loro una dimensione compresa tra i 6 o 7 metri (1), e sarebbe stato in volo stazionario a qualche metro sopra il ciliegio dei vicini .
Entrambe guardano questa massa senza poter distogliere lo sguardo "come ipnotizzate" (7 p. 36).
La descrizione dell'oggetto fatta dai testimoni a SOS-OVNI sarebbe alquanto dettagliata: "di colore grigio scuro, con una luce rossa non accecante sopra" ; inoltre l'oggetto possiede delle protuberanze come " tre zampe" su ogni lato, che terminano in fondo come delle "pinze da zucchero" (7 p. 36).
La figlia avrebbe visto ancora ciò che descrive come "una piccola finestra sul lato destro dell'oggetto", mentre la madre suppone di aver visto "molti oblò" (7 p. 36).
L'oggetto sarebbe situato ad una altezza angolare di circa 60 gradi, e darebbe la sensazione di un oggetto "pieno" dalla struttura densa (7 p. 36).
Il marito richiamato dalle due donne osserva, intanto, il fenomeno da un'altro punto di vista. Dal suo punto di vista constata altri dettagli: il "ripiegamento" delle appendici e la scomparsa della luce rossa sopra l'oggetto (7 p. 36).
La moglie ha avuto il tempo di prendere la telecamera che era poggiata sul televisore e passarla al marito che ha potuto filmare l'oggetto già allontanatosi, mentre sparisce dal campo visuale, in lontananza; poco prima aveva oscillato e poi sorvolato le loro teste (3). Nella versione dei fatti raccolta da SOS-OVNI è il marito che va a cercare la telecamera (7 p. 36)
Il fenomeno infine si allontana in direzione di Vercors, dolcemente, scomparendo agli occhi dei 3 testimoni adulti. Il bambino di tre anni, assiste alla partenza dell'oggetto dicendo: "aeleo, aeleo" (aereo).
L'oggetto da 10 metri d'altezza circa avrebbe sorvolato le teste dei 3 testimoni allontanandosi velocemente, almeno secondo quanto dichiarato dalla brigata della gendarmeria al giornalista Jean-Marie Decorse (2).
La "fine del fenomeno" risulta in un filmato di circa 2 minuti. Il marito chiederà ai vicini, informati del fatto, di poter filmare dal loro balcone, ma da quel momento solo un piccolo punto sarà visibile (3).
I vicini sarebbero i coniugi F. (14).
Tutta l'osservazione è durata molti minuti.
L'impatto emozionale è stato importante, quella notte i testimoni non riescono a dormire, sotto lo schock dell'osservazione (7 p. 37).
Secondo i testimoni, un automobilista (sconosciuto) si sarebbe fermato vicino alla casa per osservare il fenomeno (7 p. 37).
La gente del paese ora chiama la casa dei testimoni "la casa dei fantasmi" (7 p. 37).
Subito, il giorno dopo, i testimoni hanno contattato la gendarmerie di Voreppe, che come di prassi ha aperto un'inchiesta.

7/8 Settembre 1998: inizia l'indagine del Sepra
La coppia testimonierà alla gendarmerie locale il 7 Settembre. Viene informato anche l'ufficiale superiore della gendarmerie dell'Isere. Jean Jacques Velasco responsabile del SEPRA invia due inquirenti sul luogo.
Martedì 8 settembre, entra subito in scena il SEPRA "pubblicamente" attraverso i suoi specialisti che prelevano due rami del ciliegio bruciati da un "irradiamento intenso" della sfera luminosa, questo almeno stando ai giornali dei giorni successivi.
Il fenomeno aereo avrebbe prodotto delle "perturbazioni elettromagnetiche", che avrebbero "calcificato" i rami della pianta da frutto ( 7 p. 33), dettaglio peraltro negato dai testimoni durante l'inchiesta di SOS OVNI (7 p. 37).
Il realizzatore del film, il marito, riceve l'ordine di consegnare il filmato da parte degli inquirenti del SEPRA.
Sul ciliegio sarebbero state constatate delle tracce di "combustione" (almeno stando ai giornali), le testimonianze concorderebbero e si sarebbe in presenza di un filmato analizzabile (13 e 2).
La vicina avrebbe constatato poco prima dell'avvistamento dei disturbi di ricezione alla televisione; chiaramente impossibile stabilire se si tratti si coincidenza o meno (7 p. 37) ; nel mese di marzo 1999, LDLN (l'associazione Lumieres Dans La Nuit) , parlerà di due vicini, in due abitazioni diverse (9). Sarebbero i coniugi B. (13) ed i coniugi F. (14) ad aver avuto entrambi i disturbi alla televisione, all'ora dell'avvistamento: un malinteso dei giornali che hanno riportato la notizia?
Una coppia, i coniugi B., i vicini proprietari del ciliegio sul quale ha sostato l'Ufo, avrebbero confermato al Dauphine Libere (11-9-98) dei disturbi dell'immagine televisiva come "quelli che si producono durante una tempesta", solo che quella sera faceva un tempo magnifico a Voreppe (13)
Quindi l'ex-GEPAN ora SEPRA (Service d'Expertise des Phenomenes des Rentrees Atmospherique), facente parte del CNES, trova il caso interessante ed apre una inchiesta: dei campioni sarebbero stati prelevati e si sarebbe avviata l'analisi tecnica del filmato, Il Dauphine Libere dell'11 Settembre 98 dirà attraverso il suo giornalista che nel pomeriggio del secondo giorno uun responsabile del "Cnes" interrogato per telefono avrebbe confermato il caso come "molto interessante". Le testimonianze multiple e diversi altri elementi, tra i quali un filmato analizzabile, farebbero escludere l'ipotesi di una "allucinazione collettiva", anche se è troppo presto per trarre qualsiasi conclusione (13).
J.J. Velasco menziona tra l'altro un grande nervosismo da parte dei testimoni e che in particolar modo la bambina sembra turbata.

11 Settembre 1998, il Caso diventa pubblico
Come abbiamo già detto in questa giornata di settembre il caso diventa di pubblica opinione, e dopo la nota dell'agenzia AFP viene divulgato da altri giornali, tra i primi il Dauphine Libere.
In seguito il redattore dell'articolo del Dauphine Libere dichiarerà a J.P Troadec di SOS-OVNI, qualche ulteriore dettaglio: "...un oggetto sferico probabilmente metallico e incandescente ed in volo stazionario a circa due metri dal ciliegio... l'Ufo di un diametro dai 5 ai 7 metri, si solleva in aria e sparisce in direzione di Vercors... Il ciliegio è stato 'passato al pettine sottile'. "Sono stati raccolti dei rami bruciati dal calore... quanto alla vicina (è sopra il suo terreno che è stato visto il fenomeno) mostra il suo ciliegio decapitato dagli scienziati" (7 p. 34).
Secondo il Dauphine Libere sarebbero stati raccolti per due giorni a partire dal martedì, da due specialisti del CNES i rami bruciati, le testimonianze e soprattutto visionato il film come già abbiamo accennato (13).
La redazione del giornale prudentemente riporta a J.P.Troadec il fatto che "i testimoni speravano monetizzare la loro testimonianza", ma che a parte questo dettaglio il testimone è parso credibile. (7 p. 34)
Il caso viene anche riportato dal giornale radio di France Inter alle 13,25 e J.J. Velasco responsabile del Sepra viene intervistato dal giornalista G. Courchelle.
In serata nel suo telegiornale delle 20 France 3 riassume l'avvenimento e raccoglie i commenti di J.J. Velasco, che con l'aiuto di un disegno, spiega ai telespettatori ciò che i testimoni hanno visto, una sorta di oggetto discoidale con delle "asperità" che i testimoni hanno definito come "zampe". Sembra di capire che il caso sia eccezionale (2).
Alla fine dell'intervista a J.J. Velasco il noto giornalista di France 3 afferma che il video è vietato al pubblico, e alcuni ufologi pare abbiano raccolto l'informazione (per noi non verificata) che sarebbe stato consigliato ai testimoni di non fare troppo rumore con i media o con gli ufologi, ciò potrebbe anche essere comprensibile, al fine di non influenzare eventuali testimoni non ancora venuti allo scoperto (3). Sempre in questo giorno la gendarmerie trova dei nuovi testimoni (la famiglia che avrebbe rilasciato in aria un pallone-cocinella) di cui si parla più avanti (3).
Quel giorno 6 settembre, secondo i dati metereologici c'era poco vento (>2 m/s). L'insieme di questi elementi avrebbe permesso al Sepra di ricostruire la traettoria dell'oggetto e trarne le conclusioni.
Sabato 12 Settembre 1988: La "soluzione" del caso
Sul sito di France 2 viene diffusa la notizia, appena il giorno dopo le dichiarazioni di Velasco, che il caso di Voreppe è stato risolto.
Si tratterebbe di un palloncino gonfiato ad elio di circa 1 metro. Le perplessità sono molte. Solo il giorno prima J-J.Velasco aveva dichiarato che lo studio del filmato avrebbe preso uno o due mesi; se la conclusione è quella del "palloncino" molti presumono che allora il filmato potrà essere liberamente visionato (3).
E le tracce di "combustione" sul ciliegio? Molti si domandano che fine hanno fatto (3).
Domenica 13 Settembre 1998: continuano le conferme ufficiali dell'ipotesi pallone "cocinella"
Il 13 Settembre 1998, un articolo del Dauphine Liberè (nr. 2364) ci apprende che dopo 6 giorni di ricerche la Sepra ha identificato la forma sferica in un pallone con forma animale di un metro di diametro circa, gonfiato ad elio, questo che sarebbe in contraddizione non solo con la testimonianza visiva, ma anche con le immagini del filmato prese a breve distanza (4), che però nessun privato ha ancora visionato.
Una trasmissione della radio francese "Les Secrets de l'Etrange", su Sud Radio diretta da Mr Lignon (del Groupe d'Etude des Phenomenes Paranormaux) e da Luis Benhedi, intervista J.Jean Velasco, del Sepra. E' domenica mattina. Velasco si dilunga sul caso confermando trattarsi di un pallone per bambini gonfiato con elio (3).

Giovedì 25 Settembre 1998 alcune nuove informazioni
Dopo due settimane dalla dichiarazione del caso Voreppe, nessuna notizia nuova filtra, tranne che i giornali pubblicano il nome di alcuni testimoni secondari. Il Sepra ormai trovata la soluzione tace, anche se corre voce che qualche "privilegiato" abbia potuto visionare il filmato, l'informazione giunge da oltreoceano, e parebbe che qualcuno dei testimoni fuori-campo affermi: "guarda, si direbbe un filo che pende [dall'oggetto]" (3).
Si tratterebbe quindi di un pallone per bambini di forma animale, la cocinella appunto. Questo pallone misurerebbe poco più di 80 cm (max. un metro di diametro). La sua forma e la sua collocazione in rapporto al sole che tramonta sarebbero state all'origine della confusione. Nessuna traccia di combustione, queste in particolare sarebbero nate da errori contenuti nell'agenzia AFP, e poi divulgati dai giornali (3).
In breve un concorso di circonstanze eccezzionali ed imprecisioni.
Tre persone situate a circa 10 metri dall'oggetto, avrebbero scambiato un palloncino da festa paesana in un Ufo dai 4 ai 7 metri di diametro, secondo i dati riportati dalle varie fonti (1), e ciò sarebbe avvenuto con una luce relativamente buona.
Una famiglia di Voreppe avrebbe informato la polizia che i loro figli avevano rilasciato quel giorno un pallone "di un metro di diametro a forma di cocinella". Siccome la notte stava calando i testimoni avrebbero, tutti, mal interpretato le dimensioni e le caratteristiche dell'oggetto, e quando sarebbe stato ripreso l'oggetto esso si sarebbe trovato già ad una certa distanza. Questa informazione circa nuovi testimoni, ovvero i proprietari del palloncino, sarebbe stata data dalla gendarmerie a J.J.Velasco l'11 Settembre 1998 (3).
Sempre secondo il Sepra, una voce di donna nel filmato direbbe "sembra una cocinella" e pure una cordicella dondolerebbe sul "pallone" nel filmato (4).
Sabato 21 Novembre 1998: Parlano i testimoni!
Mentre in un reportage di qualche minuto diffuso dalla televisione pubblica France 2 J.J. Velasco conferma le conclusioni del 12 Settembre, i testimoni del caso decidono finalmente di rispondere alle domande. Per loro non si può affatto parlare di un pallonecocinella. I testimoni inoltre affermano che l'oggetto li avrebbe sorvolati a qualche metro dalle loro teste. Questo elemento era stato dichiarato dai testimoni anche durante l'inchiesta di SOS OVNI. Nell'occasione viene mostrato un pezzo del filmato (3), probabilmente un quarto della durata dell'intera ripresa.
Che la spiegazione finale del Sepra abbia indisposto i testimoni, irritati dalla spiegazione del pallone è anche evidente nell'inchiesta di SOS-OVNI infatti il testimone ha anche interpellato un fabbricante di palloni per avere qualche tipo di informazione circa palloni di 6/7 metri con la forma di cocinella: niente.
L'unica informazione a proposito di palloni ad elio ad uso pubblicitario viene dalla stessa indagine di SOS OVNI. Nella regione c'è un fabbricante di palloni pubblicitari di taglia variabile che vengono collocati davanti a cinema o discoteche. Ne esistono anche di forma rotonda o ellittica. La loro principale caratteristica è di emettere una forte luce (30.000 w per 30.000 metri quadrati). Interpellato il direttore responsabile (PDG) della società Airstar di Poisat, egli dichiara di aver seguito la faccenda da lontano, e che comunque non può trattarsi di loro "prove", dato che i loro collaudi vengono svolti all'interno, oppure a Brie-et-Angonnes (Isere) (7 p. 37).
Primi di Febbraio 1999: SOS-OVNI ed il filmato
All'inizio del 1999 io e l'amico Philippe Huleux, abbiamo inviato una serie di domande all'inquirente di SOS-OVNI Troadec al fine di avere qualche delucidazione, ma alla data del 15 Febbraio 1999 non avevamo ancora ricevuto alcuna risposta. Pertanto P. Huleux mi comunica che SOS OVNI sarebbe venuta in possesso (non si sa ancora come) di una copia del filmato (8), sul loro sito Web sono presentate 2 immagini dell'oggetto di Voreppe già in lontananza. A dire il vero da queste due immagini su internet si può dedurre ben poco.


















24 Gennaio 1999: alcune domande all' inquirente Jean Pierre Troadec di SOS-OVNI
Come accennato, io ed P. Huleux ci siamo permessi di porre alcune domande via e-mail a J.P. Troadec di Sos-Ovni. In realtà mi ponevo molti dubbi circa la percezione dell'oggetto di Voreppe.
Le due testimoni da pochi metri avevano osservato l'oggetto avendo l'impressione che fosse due metri sopra il ciliegio e di dimensioni relativamente grandi (fino a 7 metri secondo le diverse fonti).
Solo considerando questi testimoni era molto difficile credere che una piccola "coccinella" di meno di un metro potesse essere stata interpretata in quel modo da una breve distanza e con ancora buona visibilità.
Non parliamo del bambino di tre anni che lo percepisce come un "aereo", il bambino ha tre anni e non è certo il massimo per una testimonianza, ammettiamo pure. Dimentichiamoci poi che il signor G. avrebbe osservato la scena da una diversa posizione in fondo al cortile (prima di filmarlo). Tralasciamo poi che un automobilista più lontano si sia arrestato per osservare il fenomeno.
Troppe cose messe insieme rendevano l'ipotesi palloncino (a così breve distanza) estremamente inverosimile.
Dobbiamo anche ricordare che dopo essere stato "immobile sopra il ciliegio" l'oggetto lentamente si è allontanato. Un disegno che avevo fatto con i pochi dati a disposizione, ed inviato a Huleux, sembrava confermare che se anche fosse stata possibile una cattiva percezione di quel tipo da parte delle due testimoni una triangolazione delle altre testimonianze rendeva improbabile la situazione.
Poi, una volta che l'oggetto si muoveva, questo "quadretto percettivo" veniva a sconvolgersi irrimediabilmente.
Un parere, il mio, comunque non una certezza!
Le domande poste via e-mail a J.P. Troadec erano in sintesi queste:
1)Quale era la distanza esatta dei testimoni rispetto al ciliegio.
2) Distanza dell'automobilista che si era fermato, rispetto al ciliegio,
3) Altezza del ciliegio.
4) Distanza tra i testimoni.
5) Ci si domandava anche se un piano in scala fosse stato realizzato.
6) Volevamo poi sapere se il filmato era stato restituito ai testimoni.
7) Infine una curiosità: sapere se i testimoni fossero stati intervistati separatamente.

24 Febbraio 1999: la risposta di J.P.Troadec
Molto brevemente ci rispondeva Troadec, circa un mese dopo, dandoci questi elementi:
1) Distanza tra i testimoni meno di mezzo metro (0,40 cm).
2) Distanza automobilista/ciliegio: circa 20 mt.
3) Altezza ciliegio: circa 5 mt.
4) distanza testimoni/ciliegio: circa 5 mt.
5) Nessun piano in scala è stato realizzato, solo un disegno della disposizione del luogo.
6) Il filmato non è stato restituito ai proprietari dalle autorità, ma questo potrebbe succedere nel prossimo futuro.
7) I testimoni non sono stati interrogati separatamente. Essi erano inquieti ed hanno preferito restare insieme, cosa comprensibile nelle inchieste "delicate". La scelta è stata vederli insieme o non vederli per niente.
8) Il disegno visto in TV non era una ricostruzione diretta dei testimoni, ma delle autorità.
Troadec poi ci preannuncia un "tentativo di analisi delle immagini" dei clichés del film-video che comparirà nel prossimo Phenomena (la rivista di Sos-Ovni). I risultati sembrerebbero a suo dire sorprendenti.
I dubbi restano tanti, sopratutto ora che abbiamo qualche dato in più! E' da rilevare ad esempio che a questa data non avevamo ancora annotato il sorvolo dell'oggetto da parte dei testimoni, un elemento che sconvolge ancora se possibile quello che io chiamo il "quadretto percettivo", che avrebbe, a mio parere una sua validità se ci trovassimo con un solo testimone ed un oggetto più o meno immobile, o che si allontana in modo diverso da quello descritto dai testimoni.

L'associazione Lumiere Dans La Nuit (LDNL) il mese di marzo 1999
L'amico Huleux, il 19 Aprile 1999 mi comunica che LDLN ha sviluppato un breve riassunto del caso Voreppe (nel quadro dell'ondata francese di quel periodo), che non aggiunge granché agli elementi già in nostro possesso, facendo comunque riferimento a fatti di seconda mano, e non ad una inchiesta sul terreno così come aveva fatto SOS-OVNI (9).
LDLN avanza dubbi sulla spiegazione data dal SEPRA (il pallone ad elio), affermando che molte "spiegazioni artificiali" degli ultimi 20 anni renderebbero necessaria una certa prudenza. LDLN si domanda: "Possono tre adulti simultaneamente, prendere il pallone di un bambino per "un oggetto metallico, incandescente, da 5 a 7 metri di diametro?". LDLN si guarda bene dal rispondere a questa domanda categorica precisando giustamente: "L'abbiamo detto e ripetuto, da diversi anni, che dei testimoni, confrontati con uno spettacolo insolito, possono frequentemente avere tendenza a sopravvalutare le misure apparenti di un fattore che può facilmente essere superiore a 10 volte. E' vero che questa constatazione concerne essenzialmente osservazioni a grande distanza (oltre 60-100 metri), ciò che non è il nostro caso".
Personalmente, come già detto altrove, a questo dubbio si somma anche il fatto che i testimoni osservavano l'oggetto da diverse posizioni, e che l'oggetto era da un certo punto in poi in movimento.
Questi elementi, a cui non accenna LDLN, rendono l'errata interpretazione ancora più difficile.
Infine LDLN si pone una serie di domande che non mi sembrano così rilevanti, e che possono avere risposte banali:
1) Perchè il "pallone" rimasto a lungo immobile, avrebbe iniziato a muoversi una volta che i testimoni si sono incominciati ad interessare a lui?
2) Perchè il Sepra ha impiegato ben 4 giorni per riconoscere nell'immagine video un semplice pallone?
3) Possono due vicini dei testimoni (che abitano in case diverse) aver avuto delle immagini parassite sui loro televisori, solo sul semplice effetto di una coincidenza fortuita?
4) Che fine hanno fatto le "intense vibrazioni verticali", menzionate solamente da un giornalista locale (2)?
LDLN non vuole rigettare troppo sistematicamente le conclusioni del SEPRA; "Non è perchè il SEPRA dice una cosa che il suo contrario è necessariamente vero" afferma il redattore dell'articolo, facendo comunque trapelare i dissidi esistenti tra l'ufologia "privata" e quella "pubblica" francese.

Aprile 1999, SOS-OVNI commenta il filmato di Voreppe su Phenomena (10)
La nota associazione francese Sos-Ovni, così come preannunciatoci via e-mail nel mese di febbraio, rilancia le immagini del filmato di Voreppe (filmato di circa 2 minuti).
Innanzi tutto ci ricorda che nel momento in cui il SEPRA aveva clamorosamente chiuso il caso, detto filmato non era stato visionato che dalle persone dell'organismo, e ne era stata negata la visione alla stampa (poco più di un minuto e circa due migliaia di immagini che avrebbero potuto aiutare l'identificazione del fenomeno).
Poche settimane dopo la dichiarazione di identificazione del SEPRA, Sos-Ovni giunge sul luogo e di fronte ai testimoni restii a consegnare il filmato per una expertise riuscirannno solo a riprendere le immagini dal loro televisore con una telecamera semi-professionale, ottenendo immagini di scarsa qualità.
La sequenza porta incisa la data del 6-Settembre-1998 e le ore 20.08, orario che era stato dichiarato anche dai testimoni. L'immagine presenta un cielo molto luminoso e l'oggetto che si sta già allontanando (mancano immagini del periodo in cui si trovava sul giardino): una massa ovoidale e scura si allontana lentamente. Purtroppo sulla scena non compare alcun riferimento al suolo, rendendo impossibile trarre dal filmato l'identificazione della taglia dell'oggetto che sullo sfondo presenta solo una porzione di cielo.
Su qualche immagine Sos-Ovni nota un movimento ondulatorio, alto-basso, cosa che potrebbe essere caratteristica di un pallone mosso dall'aria per qualche secondo, mentre al contrario non è riscontrabile alcuna struttura o colore che possa essere riferito all' ipotesi del pallone con la forma di cocinella, anche se ciò teoricamente potrebbe essere dovuto alla cattiva qualità del filmato.
Una dei testimoni è udibile nel filmato, malgrado la qualità insufficiente del suono, mentre dice: "Tu... hai visto, alzavo gli occhi... è sopra di noi... è nero e rosso... si direbbe una cocinella... con dei grossi "affari"...e si direbbe che sta ritornando.. no, no...".
Queste parole chiave (rosso e nero... cocinella), si intendono molto bene nel filmato, e sembrerebbero confermare la dichiarazione fatta al SEPRA circa un palloncino a forma di cocinella lasciato da un bambino di Voreppe, proprio quel giorno.
Secondo Sos-Ovni tale dichiarazione registrata è in contraddizione patente con le affermazioni reiterate dei testimoni. Per Sos-Ovni resta un film che solleticherà a lungo l'immaginario collettivo.
Sos-Ovni afferma: "Al di fuori del suo contesto il film potrebbe figurare tra le "buone" sequenze di immagini video di Ufo. Ma un documento estrapolato in tal modo non ha alcun valore. Difficile non vedervi la cocinella che i testimoni hanno pure descritto... in diretta".
Non siamo ancora personalmente convinti, se riassiumiamo i dati di cui disponiamo:
1) Alcuni testimoni avrebbero osservato da poco più di 5 metri un oggetto apparentemente di più di cinque metri, in realtà un palloncino "percepito" 10 volte circa più grande del reale.
2) Il "palloncino" una volta in movimento avrebbe continuato ad ingannare i testimoni, pur trovandosi a pochi metri dagli stessi.
3) Il testimone dal suo punto di vista osserva (tra gli altri dettagli) un oggetto dalla struttura densa, che ripiega le appendici prima di allontanarsi.
4) Il filmato mostra un oggetto, ormai lontano, che forse può in quel momento (e non prima) sembrare una cocinella, ma che ha ben poco di una cocinella almeno sull'immagine video.
Credo che più che di fronte ad una identificazione di un Ufo, in Ifo, siamo di fronte ad una interpretazione-Ifo sulla base di dati, magari ancora insufficienti.
La fretta di tale interpretazione non è chiara.
Nello stesso numero di Phenomena, compare anche un articolo a firma Perry Petrakis circa l'analisi del filmato dove, sottolineando la scarsa qualità delle immagini così come sono state ottenute dagli inquirenti, conferma la sua convinzione che si sia trattato di un palloncino.
Petrakis però onestamente ammette che il filmato non può darci nessuna spiegazione su quanto è stato osservato dai testimoni, e che del resto l'impossibilità da parte di Sos-Ovni a rintracciare il bambino che avrebbe rilasciato il palloncino, non può certo aiutare a migliorare la situazione dell' indagine.
Il filmato per tutta la sua durata mostrerebbe un oggetto con scarsa riflessione dei raggi del sole.
I riflessi sia a destra che a sinistra dell'oggetto mostrano proprio questa mancanza. Il sole era tramontato alle 19.51 ed il fenomeno si stava allontanando alle 20.09. Proprio a dimostrare che l'oggetto è poco riflettente, al contrario di quanto sarebbe supposto con l'ipotesi palloncino (senza dimenticare che i testimoni hanno descritto l'oggetto nero e rosso e poco, o niente, riflettente).
L'oggetto sul filmato sembra avere delle protuberanze ma senza poter definire di che tipo. Petrakis sottolinea come solo l'analisi del filmato originale potrebbe servire come confronto con le testimonianze, cosa che è stata possibile solo al SEPRA. L'ufologo francese pur restando convinto che l'oggetto in questione sia un palloncino-cocinella ammette con una certa onestà che si tratta di una "identificazione per difetto" o meglio ancora una "scorciatoia logica".

Settembre 1999, un lettore scrive a Phenomena a proposito delle analisi di SOS OVNI sul filmato (11)
Agli inizi di ottobre riceviamo a casa il numero 42 di Phenomena (Sos-Ovni), dove nella rubrica "vous dites" il lettore Michel Sittig, di Hayange, scrive: "Mi permetto una critica al vostro nr. 41, a pagina 19: "Circa la difficoltà di analizzare le immagini". Perchè l'equipe di SOS OVNI che si era spostata a Voreppe, non era "armata" di un videoregistratore, invece che una telecamera, per avere una buona copia della copia, essendo l'originale presso il SEPRA? Inoltre la risoluzione delle immagini (animate o meno) sullo schermo, dipendono dalla risoluzione dello schermo e 72 PPI non è il massimo: per lo stesso numero di linee, una televisione di diagonale inferiore ha un PPI superiore. Per lo schermo di un computer, e ugual diagonale, si può avere per esempio 320*200, 640*480, 800*600, 1280*1024 pixels e anche di più... I diversi filtri utilizzati : despeckle, unsharp, emboss, edge detenction, non servono a granché, vista la qualità del film. In questo caso, l'interferenza di tre o quattro immagini vicine avrebbe dato un piccolo risultato... Questa non è che una parentesi e il vostro lavoro rimane un buon lavoro, e se è vero che le prove sono rare, la vostra rivista lo è ancor più".
La redazione della rivista gli risponde: "Il problema del materiale utilizzato durante la nostra inchiesta a Voreppe, mostra un malinteso. Per i testimoni, non era questione di farci parte, in un primo tempo, delle immagini del filmato. In caso contrario è evindente che Sos Ovni Rhone-Alpes sarebbe andata sul posto con un secondo videoregistratore. La telecamera era dunque destinata a registrare l'evolversi dell'inchiesta.
Le immagini sono state in qualche modo 'portate via'. O così o niente.
Detto questo secondo quanto rivelato da Francois Louange che ha esaminato la cassetta originale per conto del CNES, le immagini sono di una qualità pietosa, e non sono utilizzabili dal punto di vista di un'analisi. Per quanto riguarda la risoluzione, il nostro lettore può darsi che confonda quella d'entrata (cattura dell'immagine video, scanner) e quella d'uscita (stampante, flash). Lo schermo non è che un intermediario tra una periferica di entrata e una d'uscita. Ora, qui , noi abbiamo, in entrata, delle immagini riprese di pietosa qualità intrinseca (indipendenti dall'apparecchio di presa). Qualche decina di punti per pollice per centimetro quadrato. Se l'immagine sullo schermo 1024*1280, l'immagine era corretta (dato che l'occhio umano ha una risoluzione che non va oltre i 72 PPI) il flash, lui non ha impresso che le informazioni di cui disponeva. Vale a dire, non un granché. Tale era il senso della nostra esposizione ".

Dicembre 1999; si aggiungono elementi confusi al caso Voreppe
Attraverso una MailingList francese (LFO ) ricevo da P. Mallet il 24 dicembre 1999, un aggiornamento sul caso Voreppe (pubblicato sul Web da France-Ovni) a nome Laurent Fuhrmann, che ha tutta l'aria di un ennesimo approfondimento a tavolino, atto a creare più confusione che chiarezza, nonostante le garanzie della MailingList (12). Furhmann scrive che: "tutto comincia in seguito ad una impressionante pubblicazione messa su Internet dal gruppo ufologico SOS-OVNI France nel corso del Febbraio 1999".
"In data 12 settembre 1998, un collega , membro attivo del Centro Studi OVNI Francia (C.E.O.F.) mi accompagnò sul terreno di Voreppe. Raggiungemmo insieme il P.M.U. del paese, allo scopo di incontrare persone suscettibili di fornirci informazioni. La fortuna era all'appuntamento! Un giovane sulla ventina, originario di Voreppe, ci comunicò dati di primo piano. Ci confidò che madame R. e il suo congiunto erano stati testimoni di un'osservazione, si un Ufo, e che erano riusciti nell'intento di filmarlo per 8 minuti. La cosa più stupefacente è che secondo questa fonte, gli interessati avevano intenzione di vendere il loro film, dato che avevano avuto l'opportunità di farne una copia. Su queste parole ci guidò fino alla residenza di madame B. al... di via... (vedi rapporto del 13 settembre 1998).
In data 25 settembre 1998, Furhmann decide di indirizzare una lettera , con allegato il "suo rapporto di investigazione" destinato alla signora R. e al suo congiunto, allo scopo che questi gli facciano parte delle loro opinioni sulle conclusioni del SEPRA.
La lettera è quella di un ufologo maldestro che in una fase delicata dell'inchiesta, ovvero subito dopo le conclusioni contestate del SEPRA, indirizza parole suggestive che dovrebbero convincere i testimoni a parlare con lui del caso:
"Signora, signore: Siete venuti a conoscenza dell' expertise concernente la vostra osservazione del 6 settembre 1998. Per il CNES le conclusioni sono le seguenti: Errore d'interpretazione, dato che l'oggetto filmato non era che un banale pallone in forma animale gonfiato a elio, di un metro di diametro. Se questo è il caso, non c'è nessun dubbio che l'originale del film vi sia stato restituito. In caso contrario mi permetterete di proporre alcune speculazioni sulle rivelazioni del CNES. -Comunque ci tengo a felicitarvi dato che avete fatto prova di grande abilità malgrado le pressioni ripetitive di cui siete stati vittime. E a ragione! Secondo una persona di Voreppe, incontrata durante la nostra inchiesta, sembrerebbe, dico bene SEMBREREBBE, che una copia sia stata realizzata, prima che l'originatle fosse stato preso dagli agenti del SEPRA. Se questa informazione fosse confermata, e nell'ipotesi che l'originale sia stato definitivamente messo sotto chiave dal SEPRA, voi siete in possesso di un documento che mi interessa al più alto grado, poichè rappresenta la prova che sveglierà il senso di verità dei ricercatori e del pubblico ignaro. Se voi considerate che i fatti relazionati dal SEPRA siano stati discorti a vostra insaputa, io sono a vostra completa disposizione per discuterne. La palla è a voi. Grazie per la vostra comprensione, e nell'attesa di un eventuale contatto da parte vostra, vi prego di accettare i miei più sinceri saluti".
Un esempio di come non debba essere avvicinato un testimone in apertura di un'indagine. Non c'è da meravigliarsi che la lettera non abbia ricevuto risposta, e che siano stati poi i membri si SOS OVNI di lì a qualche mese a poter raggiungere i testimoni ed intervistarli.
Da questo punto in poi le conclusioni di Furhmann sono a dir poco fantasiste e a poco serve indicare che sono solo basate su una sua folgorazione, e che non sono appoggiate su prove alcune. Esse ingenerano inevitabile confusione.
Furhmann contatta il servizio SOS-OVNI, un interlocutore di cui non fa il nome sarà estremamente gentile e gli racconterà della ripresa del filmato davanti alla televisione dei testimoni. Lo informerà inoltre che il film non mostra un granché, se non un piccolo punto nero non-incandescente di circa 4 millimetri di diametro, di forma circolare, filmato a grande distanza con un movimento a scatti e relativamente lento. Come già sappiamo. Ma Furhmann non è soddisfatto della risposta.
A suo parere la frase "si direbbe una grande cocinella!" è stata abilmente "ripresa" dal SEPRA, e ci ricorda, cosa che sappiamo, che in nessun fotogramma l'oggetto è ripreso sopra il ciliegio. A questo punto Furhmann opera un salto logico che non comprendiamo, ed avanza l'ipotesi che SOS OVNI sia stato usato dal SEPRA, per una improbabile manipolazione. Siamo al solito cover-up con debunkers etc.
Sembra quasi, leggendo Fuhrmann, che SOS-OVNI non abbia potuto analizzare il filmato con i testimoni stessi durante l'inchiesta e che questi non abbiano potuto svolgere il loro racconto dettagliato in ogni fase.
Fuhrman giunge addirittura ad affermare che la frase "si direbbe una grande cocinella!" non dovrebbe trovarsi in quei 2 minuti e venti secondi di filmato!
Nel riconoscere la "cocinella" quando l'oggetto è già molto lontano, mentre nulla ha fatto sospettare una "cocinella" durante la percezione dell'oggetto sopra il ciliegio e grande diversi metri, fa pensare a Furhmann che ci sia stato un tentativo da parte del SEPRA di svilire la testimonianza della coppia, il che sarebbe come dire che i testimoni hanno mentito.
Questa domanda è legittima, ma posta in un contesto molto confusionario, dove anche le perturbazioni accusate dalla televisione della signora Brun, sono date come un fatto certamente correlato con la presenza dell'Ufo sopra al ciliegio.
Non si è ancora capito se Furhmann ha mai parlato o meno con i testimoni al telefono, e se abbia mai incontrato questa signora B., la vicina di casa, a Voreppe, durante il 1998, come Furhmann stesso sembrerebbe affermare.
Colgo l'occasione per discuterne con l'amico Huleux e rilanciare l'informazione a SOS OVNI.

Il caso Voreppe si ... incasina, è solo.... il caso di dire
Il 28 Dicembre 1999 a seguito di una vecchia comunicazione ritrovata su internet (UFO UpDates Mailing List) il 21 del mese stesso, messaggio a firma dell'ufologo Gildas Bourdais, decido chi chiedere direttamente chiarimenti all'autore.
Bourdias affermava che J.J. Velasco gli aveva confermato con convinzione che si era trattato di un semplice pallone. Nella sua risposta via email, Bourdais cita anche una confidenza di un giornalista, che avendo potuto visionare il filmato, aveva constatato di persona un filo che pendeva dal pallone, mentre una voce in sottofondo gridava che appunto l'oggetto sembrava una cocinella.
Di questo "filo che pende" l'inchiesta degli inquirenti di Sos Ovni che hanno potuto consultare una copia realizzata dai testimoni, non si fa mai menzione.
A Suivre...

NOTE
1) Le misure indicate sono diverse. Di 4 o 5 metri viene descritto Su OVNIPAGE : http://perso.wanadoo.fr/ovnipage/index33.html. Anche molti dati inviatimi da Philippe Huleux con cui sono in contatto parlano di questa dimensione: Philippe Huleux 29, Chaussée Saint Pierre, 62170, Brimeux, France: email phuleux@nordnet.fr e homepage : http://home.nordnet.fr/~phuleux/ Mentre una "indagine" (a tavolino?) parla di 5 o 6 metri: http://www.multimania.com/cufohn/franceovni/voreppe.htm. L. Furhman, Secret, Res. De Saint Andoche Bat. H, Apart. 14 , 71400 Autun, France. Per ulteriori informazioni in tal senso vedi anche: France-Ovni, email: franceovni@aol.com France-Ovni, Ufo Roundup nr. 39, 27 settembre 1998. Al contrario di tutti gli altri J.P.Troadec di SOS OVNI (http://www.sosovni.com/) sul nr. 40 di Phenomena, parla di 6 o 7 metri (sembrerebbe l'unica inchiesta privata sul luogo).
2) Giornale la DEPECHE DU MIDI 11 Settembre 1998 (vedi Gif articolo), venerdì, giornalista Jean-Marie Decorse.
3) Articolo di Thierry Wathelet, all'URL di UFOCOM: http://www.finart.be/UfocomHq/voreppe.htm.
4) France-Ovni, Ufo Roundup nr. 39, 27 settembre 1998; e-mail: mailto:franceovni@aol.com (editore di France-Ovni Thierry Garnier).
5) Il nome del testimone riportato dall'articolo di Jean Luis Ruchon, nel quotidiano Le progres de Lyon, 15 settembre 98 è stato anonimizzato nella presente versione Blog.
6) Il nome della via è citato dal Dauphine Libere del 11 settembre 98, è stato anonimizzato.
7) J.P.Troadec, di SOS OVNI (http://www.sosovni.com/), articolo sul nr. 40 di Phenomena, "Voreppe, rencontre du second type?".
8) Si trovano due immagini gifs all'indirizzo: http://www.sosovni.com/Framofra.htm
9) Rivista LDLN, nr. 351 (marzo 1999).
10) Phenomena, nr. 41, (Aprile 1999). coordinata da Jean-Pierre Troadec, inquirenti: Aurélien Jambon, Georges-Henry Peyrin; mezzi video : Michel Ferrero.
11) Phenomena, nr. 42 (Settembre 1999), p. 33.
12) Su France-Ovni: Laurent Fuhrmann (Secret), "Annexe au rapport d'investigation sur l'affaire Voreppe (Isere), date du 13 septembre 1998", http://www.multimania.com/cufohn/franceovni/voreppe2.htm.
13) Dauphine Libere, 11 Settembre 1998.
14) Le Progres De Lyon, 12 Settembre 1998.

RINGRAZIAMENTI: Si ringrazia: Philippe Huleux per la collaborazione, Thierry Wathelet (ufologo coordinatore di UFOCOM), per la prima raccolta di dati sul caso, Alessandro Zabini (CISU) per l'analisi svolta insieme del caso. Edoardo Russo (Presidente CISU) per il suo lavoro di collegamento. Jean Pierre Troadec (Sos-Ovni) per le gentili risposte alle nostre domande.

Ultimo aggiornamento 9 gennaio 2000, e successivo adattamento a questo blog.