venerdì 6 ottobre 2000

LE NEBBIE DELLO STRANO CASO DEI CONIUGI VIDAL [articolo]

Ricordate il famoso caso dei coniugi Vidal, la coppia argentina che sarebbe stata "teletrasportata" in quarantotto ore dall'Argentina al Messico, alla fine degli anni 60? Non ho dubbi sulla generale risposta positiva.
In realtà più simile ad un trasporto stregonesco che ad una moderna abduction ufologica, la notizia attraversò il globo con una velocità... teletrasportativa assai simile a quella del fantomatico evento. A ben vedere gli elementi strettamente ufologici del caso erano assai pochi, ma il background nel quale fu annunciata la notizia, non poteva che far pensare ad una esperienza legata agli Ufo, anzi più ai dischi volanti ed ai loro enigmatici piloti, che parevano controllarci.
Da quella storia in poi qualsiasi spostamento inspiegabile del testimone-Ufo, è stato spesso ricompreso sotto la voce omnicomprensiva di "teletrasporto", voce che ha finito per inglobare diverse tipologie, per le quali oggi è però bene domandarsi cosa realmente abbiano in comune e se davvero esse celino una qualche realtà non semplicemente psicologica.
Abbiamo continuato, anche in questi anni recenti, a considerare il caso Vidal come un fatto perlomeno strano, dimenticandoci di tornare sul luogo del "delitto", per verificare se alla storia originaria si fossero aggiunti nel tempo altri elementi interpretativi.
In questo articolo non si giungerà alla conclusione che si tratti di un falso conclamato, ma si spiegherà come, riesaminando il caso argentino in occasione di un'analisi più generale del fenomeno dei teletrasporti, siano venuti alla luce nuovi importanti elementi di giudizio. Delineerò dunque un "prima", un "durante" e un "dopo" del caso Vidal che spero possano servire almeno a far capire quanto l'indagine di un caso ufologico non sia mai finita, e quanto il sociologo -se non lo storico dell'ufologia- abbiano da lavorare per comprendere o semplicemente per raccogliere notizie dimenticatate o trascurate per pigrizia o eccessiva acquiescienza. Cercherò inoltre di indicare alcuni aspetti che, a mio avviso, rendono il caso Vidal non isolato, non "unico", e che comunque lo legano ad una cultura ancora flebilmente portatrice di una arcaica visione della realtà di cui persistono solo alcuni rari riferimenti di tipo "sciamanoide".

IL "DURANTE"

Il 3 maggio 1968 i coniugi Vidal (in particolare il dottor Gerardo Vidal e sua moglie, la signora Raffo de Vidal) stavano rientrando a casa di ritorno da una cena con i coniugi Rapallini, che erano già partiti prima di loro per dirigersi alla città Maipù, luogo finale di destinazione. Una nebbia si sarebbe improvvisamente formata di fronte all' automobile dei Vidal, che dal quel momento sarebbero caduti in uno stato di incoscienza. Si sarebbero risvegliati incolumi, ma con la vernice dell'auto completamente bruciacchiata e gli orologi fermi sull'ora di inizio dello strano viaggio. Il loro ritrovamento e rimpatrio da Città del Messico, dove sarebbero inspiegabilmente finiti, fu narrato dai giornali "La Razon" di Buenos Aires il 3-4-5 giugno 1968 e da "Cordoba" del 4-5 giugno 1968 , ma la storia fu quasi subito smentita dai coniugi Rapallini (1 p.159-159)
Non riuscendo a contattare i coniugi Vidal, cui nessuno sembrava in grado di risalire, i media locali avevano cercato infatti di sentire gli amici dei Vidal attraverso uno scrittore, Martín Rapallini, residente in Maipù, che confermò che suoi parenti, tra cui la figlia María Amalia Rapallini , erano stati contattati dai diversi giornali, ma che avevano smentito la circostanza riferita (2).
Sembrava che la famiglia Rapallini avesse legami familiari con i Vidal, e da qui il tentativo fatto sui Rapallini per avere ulteriori notizie. Sta di fatto però che altri parenti dei Vidal (in specie la sorella Aida Rapallini e la zia Maria Eulalia Rapallini) avrebbero confermato la storia del teletrasporto alla cerchia di amici intimi (3 p. 4).
La dichiarazione di Martín Rapallini di non sapere nulla sui fatti fu presa da "La Razon" come una conferma ai propri sospetti, tanto da indurre a pensare ad "... una rigida proibizione di non divulgare i fatti" (4 p. 305).
In seguito la "diceria" aumentò attraverso le televisioni locali di Capital Federal e di Mar del Plata. Lo scrittore convocò addirittura una conferenza stampa per smentire il crescendo delle notizie (2).
A quanto pare, forse l'unico testimone (indiretto) dell'accaduto sarebbe stato un giovane , presunto parente dei Vidal, che venne intervistato nel talk show "Sabados circulares de Mancera", uno dei programmi televisivi più popolari di quel tempo. La notizia corse in tutto il paese, ed in breve spuntarono altre persone che asserivano di aver conosciuto i Vidal (4 p. 305).
Eppure, l'avventura dei Vidal è stata considerata dal noto ufologo Jacques Vallée, nel suo "Confrontations", come una pura invenzione . Durante un suo viaggio di studio in Argentina era stato proprio quello il primo caso a cui si era dedicato: a sentire nominarlo i colleghi argentini erano scoppiati a ridere. Erano anni che cercavano inutilmente di rintracciare i Vidal. Pertanto concludeva Vallée : "Non ci sono dei Vidal; l' incidente non si è mai prodotto!" (5 p.120).
Eppure, ancora nella seconda edizione (1997) del suo "UFO, Visitatori da Altrove" l'ufologo Roberto Pinotti precisava che in conseguenza dell' indesiderato viaggio i coniugi Vidal avevano accusato "dolori alla nuca". Pinotti non sembrava avere dubbio alcuno circa la realtà della storia (6 p.143).
Peraltro anche un articolo del settembre-ottobre 1968 dell'ufologo argentino Oscar A. Galindez non indicava nulla che possa far pensare che un' indagine approfondita del caso in questione fosse stata messa in atto. L'ufologo, sulla rivista anglofona Flying Saucer Review citava "documentazione" in sue mani, ma si limitava poi a riportare in nota, come fonti, notizie di stampa e non meglio precisate "comunicazioni personali". Più esattamente scriveva: "I giornali argentini dai quali abbiamo preso la storia sono La Razon di Buenos Aires del 3-4-5 giugno 1968 ed il Cordoba del 4-5 giugno 1968". Galindez sottolineava che i giornalisti non hanno potuto fare a meno di notare un punto "strano ma significativo": praticamente tutti i parenti del Dr Vidal avevano fatto perdere le loro tracce da Maipù!
Secondo Galindez ciò era avvenuto per evitare spiacevoli domande. Da ciò concludeva come pure in questo caso fosse scesa una odiosa "cortina di silenzio". Rilevava poi similitudini tra la celebre abduction dei coniugi Hill, avvenuta nel 1961, e la faccenda dei Vidal (le tracce sull' auto, l'orologio bloccato, ed il missing time) (3 pp. 3-4).
L'automobile dei Vidal, una "Peugeot 403", sarebbe stata inviata negli Stati Uniti, "per essere studiata". Secondo gli ufologi che scrissero del caso a partire da Galindez, senza alcun dubbio, nell'occasione c'era stato un intervento dei servizi segreti statunitensi. Il console argentino, Rafael Lopez Pellegrini, sarebbe stato anzi obbligato a non fare parola del fatto, in modo da poter dar tempo alle autorità di effettuare un' inchiesta (3 pp. 3-4) (7 p. 124).
Si noti che il primo caso di abduction in territorio argentino fu riportato di nuovo dal "La Razon", soltanto due giorni dopo le notizie sui Vidal: si trattava del "rapimento" del noto pittore e scultore Benjamin S. Parravicini (8. p.11).
Di tutto è stato scritto circa l'assenza dei testimoni Vidal. Una ulteriore indiscrezione pervenuta alla "Flying Saucer Review" (si veda il nr. 5 del 1970, p. 11) affermava che la signora Vidal sarebbe morta di leucemia all' inizio del 1969, cioè pochi mesi dopo la sua sconcertante avventura( 9 p.15).
Lo studioso argentino Alejandro Chionetti, in una comunicazione privata all'ufologo Antonio Ribera, scriveva raccontando della sua lunga indagine per fare luce sul mistero Vidal: "Molte peripezie che mi sono successe hanno un che di cinematografico. Non ho visto... i MIB, però ho dovuto eludere vari inseguimenti di auto, in maggioranza Ford Falcon.
Il caso Vidal è come interrato. Non ne sappiamo la causa. La maggior parte delle piste sono state cancellate nel 1968, quando il caso cominciò ad essere pubblicato dalla stampa. Quindici anni dopo, le poche strade che son riuscito a percorrere mi han portato in vicoli senza uscita, i quali complottavano per obbligarmi a credere che la famosa coppia apparsa in Messico, non era mai esistita, e che era stata inventata a suo tempo dalla stampa o da qualche parente burlone" (7 pp. 126-127).
Diversi investigatori sostengono oggi che il "caso" non fu altro che la propaganda di una pellicola argentina, poco conosciuto: "Che Ovni", interpretato da Jorge Sobral e Javier Portales, il cui protagonista (Sobral) insieme ad una affascinante autostoppista è rapito da un Ufo, il cui comandante è appunto Javier Portales. Sobral riappare dal nulla a Parigi dove nel proseguio della storia diventa un famoso cantante e ballerino di tango (4 p.306) (10).



















FIG. 1
La copertina della rivista UFOFORUM (2001) che mostra la locandina del film "CHE OVNI " (1968). Il riferimento all'anno 1975, sulla locandina, indicherebbe un ipotetico futuro, non molto lontano. (Fonte: P. Toselli)




Ogni tentativo di ritrovare i coniugi Vidal si è per lo più risolto con "qualcuno" che aveva sentito la storia di seconda o terza mano, ossia il meccanismo tipico della leggenda metropolitana. Infine l'investigatore argentino Alejandro Agostinelli dopo una lunga re-indagine (e grazie alle indicazioni del suo amico Alejandro Chionetti), nel 1996 ha intervistato il cineasta Anibal Uset, ed è riuscito a far ammettere allo stesso di aver fabbricato la notizia di tutto punto, con l'aiuto di un giornalista proprio per pubblicizzare la pellicola "Che Ovni" (10).
L'auto con cui il protagonista del film è "teletrasportato" è una Peugeot 404 bianca, come nel caso Vidal. Il testimone che prestò il volto come "testimone" nel programma televisivo "Sabados circulares de Mancera" è in realtà una semplice comparsa e un complice di Uset (4 p. 306).


Uset ha confessato inoltre ad Agostinelli, che il nome "Vidal" era inventato, e che il redattore del primo articolo di giornale sul caso lo avrebbe ideato ispirandosi ad una località vicino a Maipù denominata "Coronel Vidal".

Il film "Che Ovni", in tipico "stile Ed Wood", uscito due mesi prima della pubblicizzazione del caso Vidal sui giornali, ebbe comunque scarsissimo successo, per diventare solo più tardi un cult-movie nazionale per cinefili. A quasi trent'anni dalla burla, Uset ha confessato che ai tempi si era spaventato perla dimensione che aveva assunto la storia. Col passare degli anni aveva incontrato così tanta gente che aveva affermato di aver conosciuto i coniugi Vidal, da convincersi quasi che la storia coincidesse con un qualche fatto realmente accaduto.

Anche l'inchiesta di Agostinelli lascia irrisolti alcuni quesiti, tant' è che lo stesso studioso sembra voler approfondire ancora alcuni punti (10). Sembra che non sia stato possibile trovare i Vidal perchè non c'erano prove della loro esistenza, e non c'erano prove della loro esistenza perchè non è stato possibile trovarli. Domandarsi perchè per costruire la storia si sarebbe fatto ricorso ad una famiglia vera, i Rapallini, è lecito, ma la fatidica domanda dovrebbe essere posta al giornalista che, nel giugno '68 avrebbe aiutato Anibal Uset: purtroppo del giornalista attraverso Agostinelli non conosciamo nè il nome nè sappiamo dove egli si trovi oggi.
Qualcosa di più ho appreso di persona il 4 Giugno del 2000 in un breve colloquio con l'ufologo argentino Alex Chionetti (presente come conferenziere ad un Convegno a San Marino con la relazione sull'imbarazzante caso di una repeater sud-americana).

Chionetti mi ha detto di essere stato lo scopritore della verità sul caso dei coniugi Vidal.

A suo avviso il caso "è una storia" e fin dall'inizio era stato chiaro trattarsi di una leggenda nata soprattutto dai giornali di Buenos Aires.

Chionetti ha confermato la non attendibilità di "La Razon" che aveva già da prima la tendenza ad inventare. Diverse strade avrebbero convogliato la diceria fino al suo apice; anche a Maipù non si riusciva mai a parlare se non con terze persone, "parenti di parenti".
Lo scrittore Rapallini tacque per molti anni, sopratutto perchè nel periodo in cui era stato coinvolto nella storia dei Vidal, era anche un candidato alle elezioni. All'origine della storia vi è, a parere di Chionetti, principalmente l'articolo pubblicato nella capitale il 3 giugno 1968 dove esso parlava dell'informazione giunte ai "servizi segreti militari". Una componente della soria sarebbe dovuta ad una zia di Rapallini, che era legata al regista Uset e che ingenuamente avrebbe propagato la falsa notizia.

La Rapallini era maestra a Maipù e senza sapere di raccontare una storia non vera l' avrebbe divulgata attraverso un' insegnante sua collega.

Sul caso Vidal Chionetti ha scritto un libro prima della sua partenza per gli Stati Uniti , dove oggi vive. E' lui che ha scoperto il regista Uset. Secondo le sue conclusioni fu l'agenzia di stampa "Saporiti" a diffondere a livello nazionale la storia attraverso il giornalista Jacobson. Durante il nostro colloquio ha confermato i diversi inseguimenti di cui sarebbe stato vittima, ma li ha messi in relazione più con una coincidenza che non con il caso Vidal. Proprio in quel periodo Chionetti aveva scritto una sceneggiatura sui "desaparecidos" . Chionetti ha ripetuto ancora una volta, a fine colloquio, di aver studiato e di essere giunto da solo alla soluzione del caso (11).
Eppure la storia dei Vidal continua imperterrita ad essere citata dagli appassionati a conferma di un "vissuto ufologico indiscusso"(12 p. 22).


IL "DOPO": I TELETRASPORTI VIDALIANI



Fin da subito le varianti di questa "leggenda metropolitana", come la definisce senza mezzi termini lo studioso Antonio Ortì, si sono moltiplicate soprattutto in Spagna e in Sudamerica fino ai giorni nostri. (4 pp. 306-307).

Non è da escludere che alcuni casi ( si veda l'articolo a cura di Gordon Creighton "More Teleportations", apparso sulla rivista inglese Flying Saucer Review nel 1973) siano essi stessi leggende.
Gli ufologi spagnoli Javier Sierra e Jesus Callejo da questi racconti hanno estratto una curiosa "legge" che definiscono col termine di "affinità idiomatica" ("afinidad idiomatica"); a loro sembra infatti che il teletrasporto si produca sempre entro due luoghi dove si parla la stessa lingua; per questa ragione un cittadino della Gran Bretagna potrà essere teletrasportato negli Stati Uniti, un altro dalla Francia nel Quebec canadese, altri dalla Spagna in quasi tutto il Sud-america (13 p. 204).

In contraddizione con tale "legge", però, vi è la storia di una coppia di sposini brasiliani che nel 1968, mentre attraversano lo stato di Rio Grande do Sul nella loro Volkswagen, e stavano riposandosi sul bordo della strada, improvvisamente sarebbero stati presi da una indicibile sonnolenza. Al risveglio si sarebbero ritrovati in Messico, come i Vidal.

Stesso anno stessa destinazione, Creighton descrive la storia di due giovani che viaggiano in jeep sempre nello stato brasiliano di Rio Grande do Sul , quando nei pressi di Porto Alegre si sarebbero infilati in un banco di nebbia , per ritrovarsi una volta usciti, come di norma in territorio messicano (7 p.129).

Un altro caso descritto da Creighton, è simile in modo imbarazzante ai precedenti. Stavolta c'è pure il nome del testimone. In un giorno imprecisato del 1968 o del '69 Marcilo Ferraz, brasiliano impiegato del noto zuccherificio Acucar Uniao, con la propria consorte attraversava la città di San Paulo. Uscendo dalla grande metropoli in auto, e prendendo la via del sud, vicino alla frontiera con l' Uruguay, si sarebbero innoltrati nella solita nebbia bianca finendo - neanche a dirlo- in Messico (7 p.130).

In questo caso, almeno secondo l'informatore di Creighton, la storia è più complessa. Entrambi avrebbero subito un grave trauma in seguito all'esperienza, e il marito in particolare avrebbe cominciato a sentirsi talmente male che una settimana dopo sarebbe stato ricoverato in ospedale. Un dolore alla testa si sarebbe rivelato, in seguito ad esami medici, un tumore cerebrale. Disperato il Ferraz poco dopo si sarebbe suicidato con un colpo di pistola. Un colonnello dei Servizi di Sicurezza dell'Aviazione brasiliana avrebbe dichiarato tutti e tre i casi "autentici", ma essendo essi classificati top secret non poteva parlarne alla stampa...

Infine, il 15 Gennaio del 1969, sempre in Brasile, diverse dicerie riportate da Creighton in "More Teleportations", raccontano che due persone che viaggiavano sulla loro auto lungo l'autostrada "Presidente Dudra" erano state "trasportate" fino ad una città degli Stati Uniti vicino alla frontiera messicana. L'auto recava i segni dei ganci del velivolo Ufo che li aveva portati fin là (7 pp. 131-132).
Una storia di un "auto fantastica" che dalla Spagna avrebbe trasportato due coniugi addirittura in un altro paese, sarebbe stata in circolazione almeno a Granada, Madrid, Barcellona, Bilbao, Castellon, Malaga.

La storia, sempre simile alle altre, è stata raccolta da Antonio Ortì: "Una coppia sposata da poco comincia la luna di miele. Partono da un villaggio a sud di Leon in direzione nord. Raggiunta La Baneza, sono sorpresi da una nebbia densa, che impedisce loro di vedere oltre pochi metri. Passati appena cinque minuti, la nebbia si alza e si ritrovano sorprendentemente in Portogallo, nella regione dell'Algarve".

Cambia la città di partenza in Spagna, a volte la destinazione è il Messico, altre è Santiago del Chile oppure il Brasile, ma le versioni del racconto sono sempre del tutto simili. E' interessante notare come queste ultime versioni della storia vidaliana siano state raccolte da Ortì y Sempere anche in tempi recenti (1999) attraverso appositi questionari (16 pp. 306-307).
In tutte queste reiterazioni della storia l'ufologo spagnolo Ribera non vede che un unico caso realmente accaduto e che poi "qualcuno" avrebbe destrutturato "cancellando le tracce".

Secondo la versione più diffusa, quella pubblicata dalla rivista "Hola" il 9 Giugno del 1979, a firma del giornalista Ruben Avila, una giovane coppia in partenza da Alicante, e diretta a Siviglia si sarebbe ritrovata a venti chilometri da Santiago del Chile. Durante i primi chilometri di rientro da una tranquilla crociera nel mediterraneo improvvisamente il conduttore meravigliato si sarebbe reso conto che il paesaggio davanti ai suoi occhi aveva cambiato aspetto, dopo l'attraversamento di una strana nebbia.

Pensa di aver sbagliato strada e quindi si ferma a chiedere ad un contadino la strada per Siviglia. Segue un colloquio surreale dove il campesino gli spiega che si trova in Chile. L'auto dopo la testimonianza della giovane coppia alle autorità locali, non avrebbe potuto rientrare prima di una revisione da parte dei funzionari cileni. L'autore dell'articolo affermava che era risultato impossibile parlare con i protagonisti del caso, dato che si erano chiusi in un completo mutismo. I particolari sarebbero stati rivelati da persone vicine ai protagonisti, a condizione che qualsiasi dettaglio suscettibile di farli riconoscere fosse taciuto (7 pp. 137-140).
Qualcuno si prese anche la briga di verificare se presso l'ambasciata del Cile fosse mai stata depositata l'auto dell' incidente fantomatico, come alcuni affermavano categoricamente quando veniva citato il caso appena descritto.

Josè Mana Pilan racconta appunto che un suo ex-studente allora all' ambasciata spagnola di detta capitale gli aveva confermato non solo dell'inesistenza dell' auto, ma pure che nessuno era mai giunto a conoscenza di simile fatto (14 pp. 261-262).
In Spagna il caso Vidal sembrerebbe aver ottimamente funzionato da prototipo, generando una serie di "cloni" ambientati in varie città del paese; l'elemento della "luna di miele" che non figura in altre testimonianze di teletrasporto, sembra determinante per dare a tutta la storia una "morale", per conferirle la credibilità tipica della diceria che sarebbe altrimenti incredibile appena sottoposta ad un' analisi razionale. Facile vedere nel matrimonio della giovane coppia appena sposata, una "porta" verso un futuro ignoto e pieno di aspettative, forse altrettanto misterioso che un teletrasporto. Questo elemento moraleggiante, ad ogni modo, non è una costante assoluta della casistica.
In un numero della rivista spagnola dell'insolito "Ano Cero", Jesus Callejo, ha iniziato il suo articolo sul "fenomeno paranormale" del teletrasporto proprio accennando al racconto allucinante di un suo amico, Benjamin Padilla Beloqui, riguardo l'avventura che sarebbe stata vissuta dallo stesso insieme ad un conoscente unaa notte di una domenica del settembre 1995.

Benjamin ed il suo conoscente erano usciti da un cinema e si erano diretti verso casa, a Alcoron, alla periferia occidentale di Madrid, lungo la strada Nazionale 5.

Erano le quattro della mattina. Giunti alla deviazione di San Josè de Valderas, sarebbero entrati in una nebbia bianca, che sarebbe diventata sempre più fitta man mano che avanzavano.

Beloqui avrebbe allora rallentato l'auto. Per dieci minuti non incontrano nessun veicolo. Poi la nebbia sarebbe svanita. Si sarebbero ritrovati nei pressi di San Agustin, 30 chilometri a nord della capitale, ovvero a 55 chilometri dalla deviazione che avevano preso prima di inoltrarsi nella nebbia. Tornando , sbalorditi, sul loro tragitto originario non incontrano più la strana nebbia (15 p.70).

Come considerare questo racconto? Una bella storia per presentare il tema del teletrasporto da parte di Jesus Callejo? Niente luci né missing-time, né altri elementi caratterizzanti l'esperienza? Forse un avvenimento banale che i testimoni hanno rivestito di un alone magico?

A volte per entrare in una dimensione "altra" bastano pochi attimi o pochi chilometri. Non sono necessari particolari effetti speciali. Nel 1987 la notte del 3 Novembre, alle 21, ad un uomo basta il tempo di accendere e poi riaccendere il sigaro che si era spento, mentre è in auto in via Toledo a Madrid, per ritrovarsi in un attimo dall'altra parte della città, in via Arturo Soria, quasi ad aver compiuto in un istante un tragitto per il quale necessitano almeno 15 minuti (16 pp. 70-71).

Il 13 Marzo 1996 Agustina Morales Lopez di 22 anni, si dirigeva con la sua Skoda Felicia verso casa, a Mazarron, quando sull' Autostrada del Mediterraneo, una "forza sconosciuta" la trasporta per 60 chilometri. Sono quasi le 23 quando attraversa un tunnel di 300 metri senza problemi di sorta, ma vicino alla cittadina di Lorca avverte una forte esplosione alla sua destra.

Non nota nient' altro di strano, ma quando rivolge lo sguardo alla strada, nota un cartello indicatore che conduce alla località di Alcantarilla, cioè 60 chilometri oltre il tunnel di Lorca. A riprova del viaggio incredibile, non imputabile ad una "ipnosi dell'autostrada", Agustina constata che non vi è stato consumo di benzina e che il contachilometri non ha considerato gli ultimi chilometri percorsi. E' terrorizzata dall' idea di non poter tornare a casa, e trema in tutto il corpo (16 pp 72-73).










Poster del Film "Che Ovni" (1968)


IL "PRIMA": I TELETRASPORTI ALL'INIZIO DELL'EPOCA DEI DISCHI

Quale potrebbero essere i tratti ispiratori della saga vidaliana? Iniziamo le nostre riflessioni con un caso che sarebbe avvenuto nell'Arkansas nel 1958, che è citato dal para-ufologo John A. Keel, e che possiede caratteristiche più legate al mondo della parapsicologia che a quello dell'ufologia, ma che potrebbe proprio per questo offrire spunti per un' analisi. Una notte di quell' anno, un conducente di camion di nome R.D. Smallridge, stava tranquillamente guidando da Hardy (Arkansas) a Menphis (Tennessee). Si fermò in una locanda presso Black Rock a bere una tazza di caffè, ed entrando diede un'occhiata all' orologio constatando che erano le due del mattino.
Bevve il caffè per poi riprendere il viaggio fino alla prossima tappa, a 60 miglia da lì, anche se in effetti non ricorderà di aver mai raggiunto l'autostrada. Quando entra infine in un piccolo ristorante, guarda nuovamente l'ora e resta impietrito: sono le 2 e un quarto.
Avrebbe fatto 60 miglia in 15 minuti ad una velocità evidentemente impossibile di 450 miglia orarie. Dopo lo strano viaggio Smallridge sarebbe stato coinvolto in altrettanti misteriosi avvenimenti (di cui però Keel non da dettagli). Ben presto Smallridge abbandonò il mestiere di camionista, per divenire un predicatore itinerante per tutti gli stati dell' Unione.
Una sera chiuso il libro che stava leggendo, decise di mettersi a dormire ma non prima di aver dato un' occhiata alla pendola che segna mezzanotte e cinque minuti. All'improvviso una "limpida luce blu" sarebbe comparsa nella stanza e, sfiorato da essa, avrebbe sentito la stanza "sprofondare" sotto i suoi piedi. Si sarebbe ritrovato in un altro luogo, in mezzo ad un gruppo di "umanoidi", che conversavano tra loro in una lingua sconosciuta, che però lui riusciva stranamente a comprendere.
Gli fu riderito degli assassinii di Martin Luther King e del senatore Robert Kennedy. Dopo quelle che sembrarono un paio di ore passate con gli "umanoidi" Smallridge fu riportato a gran velocità nella sua stanzetta californiana. L'orologio a pendolo segnava sempre la stessa ora, ovvero la mezzanotte e cinque minuti. Apporto parapsicologico, proiezioni astrali , esperienze simultanee, distorsione e distensione temporale sono i termini che Keel usa per spiegare l'accaduto (17 pp. 259-263).
Molti però presentano come primo caso di teletrasporto ufologico un fatto dato come avvenuto in Argentina nel 1959, dove un non meglio precisato uomo d'affari sarebbe stato trasportato da una "massa nebulosa" a mille chilometri di distanza da Bahia Blanca (12 pp. 17 e 18).
Altri autori, come ad esempio Alberto Perego, a quello che sembra lo stesso caso, ma ponendolo come avvenuto nel gennaio del 1960, scrivendo che "un uomo d'affari al volante della sua automobile, era stato fermato da una misteriosa luce a pochi chilometri dalla città di Baia Blanca". Parcheggiata l'auto l'uomo avrebbe perso conoscenza per ritrovarsi su un prato a Salta, nelle Ande, a 1600 km. di distanza (1 p. 189).
Poco altro si rinviene della storia nei libri italiani: Roberto Pinotti parla anch'egli di un uomo d'affari di Bahia Blanca, senza indicare il nome e senza neanche accennare a luci misteriose.
Siamo sempre, genericamente, nel 1959 ed il testimone si trova "improvvisamente davanti ad una massa nebulosa" che lo avviluppa.
Pinotti aggiunge che da quel momento ogni facoltà mnemonica del testimone si sarebbe arrestata, e che ripresa coscienza circa una mezz'ora dopo, si sarebbe ritrovato solo, senza auto, in una strada in aperta campagna. Un camionista di passaggio lo avrebbe informato di trovarsi a Salta, ad oltre 1000 chilometri di distanza da Bahia Blanca. La polizia di questa città sarebbe stata avvertita telefonicamente da quella di Salta, e avrebbe finito per ritrovare l' auto del testimone nel punto in cui asseriva di aver scorto la "massa nebulosa".
Sarebbe stata ferma al bordo della strada con "il motore ancora acceso" (6 p. 142).
L'ignoto uomo d'affari avrebbe accusato in conseguenza dei fatti "fitte dolorose al torace e senso di nausea" (6 p. 143).
Dello stesso caso parla John A. Keel, nel suo libro "Our haunted Planet".
Egli cita come fonte il giornale "Diario de Cordoba" secondo cui "un noto uomo d'affari argentino avrebbe sofferto una strana distorsione dello spazio e del tempo". Il testimone sarebbe salito sulla sua macchina nuova a Bahia Blanca, sarebbe partito dal suo hotel, quando una "strana nuvola" avrebbe avviluppato la vettura. Ciò che poi avrebbe ricordato è di ritrovarsi solo in una zona disabitata della campagna. Un camionista di passaggio prima lo avrebbe scambiato per un folle poi gli avrebbe spiegato che era a Salta. Accompagnato alla stazione di polizia, gli agenti per telefono avrebbero avuto conferma che l'auto era ancora davanti all'hotel con il motore acceso... concludendo che nei pochi minuti trascorsi sarebbe stato trasportato a migliaia di chilometri.
Keel insieme a questo caso cita anche i Vidal, a riprova del fatto che secondo lui Bahia Blanca sarebbe una "Window area" (una "zona finestra") per questi fenomeni di teletrasporto.
Keel accennava anche a diversicasi di "sparizioni misteriose", in varie parti del mondo, con particolare riferimento a bambini brasiliani, e ad altri casi relativi a questa "forza che ha trasportato" i testimoni (18 pp. 200-205).
Le tre versioni presentate sembrano più basate su notizie di seconda mano o giornalistiche che su indagini ufologiche serie.
Considerato l' epilogo del caso Vidal, è interessante constatare fin d'ora la forte similitudine tra questo nostro primo caso del 1959 e quello successivo dei Vidal: non sarebbe strano scoprire che il cineasta Uset (che sembra essere stato l'artefice dell' invenzione del caso Vidal) conoscesse la storia di Bahia Blanca, per averla letta sui giornali.
Si ha inoltre l' impressione che molta della casistica ufologica che stiamo trattando in questo articolo sia dipesa dalla popolarità in ambito ufologico della rivista inglese "Flying Saucer Review"; il ruolo svolto dalla F.S.R. nell' amplificare rumori e ufolore dal continente sudamericano per poi rimbalzarle in Europa, dovrebbe essere oggetto di indagini storiche più approfondite.
Scrivendo di teleportation l'ufologo P. L Sani citerà anch'egli come "primo caso" proprio la storia di Bahia Blanca, citando come propria fonte la "Flying Saucer Review" (nr. 2/1965. pp. 14-15) senza omettere che il fatto che fu riferito solo sulla scorta di un articolo del "Diario Di Cordoba", inviato dal corrispondente argentino Oscar Galindez alla F.S.R.. A quanto sosteneva Galindez, la censura presto calata sull' episodio avrebbe impedito di reperire i dati mancanti. Persino Sani non negava a priori la veridicità del fatto (9 p. 13).
Si noti che Galindez, nel 1965 per questo primo caso e nel 1968 per i Vidal, spiegherà sempre allo stesso modo la quasi totale mancanza di dettagli di entrambi gli avvenimenti: ovvero con il cover-up della censura governativa.
A complicare le cose Sani forniva anche un' altra versione dei fatti che lui stesso diceva "forse un po' romanzata".
Questa versione fu pubblicata dalla rivista "Spazio", diretta da Maner Lualdi, nel marzo 1960.
L'autore dell'articolo certo Manuel Jaregui Diaz riferiva, senza indicare alcuna fonte, diversi elementi aggiuntivi:
a) l'episodio sarebbe avvenuto in estate;
b) la macchina sarebbe stata avviluppata, più che da una nube, da una "luce accecante" di colore violacea;
c) l'automobile sarebbe stata già in movimento, ed a velocità piena, al momento dell'incidente tanto che il protagonista avrebbe dovuto frenare bruscamente, e le tracce della frenata sarebbero state effettivamente rilevate dalla polizia di Bahia Blanca;
d) al suo risveglio presso Salta, il protagonista avrebbe accusato un vivo malessere, sotto forma di fitte dolorose al petto e alla schiena, e senso di nausea;
e) l'intervallo tra la perdita di conoscenza a Bahia Blanca ed il risveglio a Salta sarebbe stato di circa mezz' ora; pertanto il "telespostamento" su una distanza di circa 1300 Km. sarebbe avvenuto ad una velocità si circa 2600-3000 Km all'ora;
f) le autorità di Bahia Blanca, avrebbero fatto rientrare il protagonista da Salta per via aerea.
Dopo un nuovo interrogatorio, l'uomo sarebbe stato consegnato alle autorità militari che, esaurita la propria inchiesta, lo avrebbero inviato sotto scorta a Buenos Aires. A questo punto sarebbe calata la onnipresente "censura", tuttavia secondo "indiscrezioni" l' uomo avrebbe raggiunto gli Stati Uniti, per essere sottoposto ad interrogatorio da parte di varie "commissioni". Sani notava una discrepanza fra le due versioni (quella di F.S.R. e quella di "Spazio"): per la F.S.R. i fatti si sarebbero svolti il mattino, dopo che il protagonista aveva passato la notte in albergo; per "Spazio" l'episodio sarebbe accaduto in piena notte tra le 22,30 e le 24,00, dopo una sosta di non più di due ore che l'uomo si sarebbe concesso per cenare e riposarsi (9 p. 14).
Va anche detto, a testimonianza della circolazione che anche in Italia la storia ebbe sin da subito, che pure su "Notizie Ufo", bollettino di un gruppo ufologico di Trieste, il "Centro Italiano di Ricerche Spaziali" (A.I., nr. 1 del gennaio-aprile 1960), la storia di Bahia Blanca si trova citata alle pp. 6 e 7 come avvenuta il 1 febbraio 1960 alle 2,30 di sera; come fonte il bollettino citava notizie trasmesse da non meglio precisati "corrispondenti argentini" ( e l'articolo era firmato con la sigla "R.J.A").
Nel pezzo si riferiva che la notizia aveva per fonte i quotidiani "El Atlantico" di Bahia Blanca e "Clarin" di Buenos Aires: due testate che come vedremo tra poco, ebbero entrambe un ruolo di rilievo nella vicenda, ma che non costituiscono in realtà la fonte primaria di essa (fonte: Giuseppe Stilo).
Una recente aggiornamento del caso, ad opera dell' ufologo argentino Alejandro Agostinelli indica che il testimone del caso di Bahia Blanca-Salta sarebbe in realtà un contattista (la fonte, di A. Agostinelli, l'ufologo scettico Roberto Banchs).
L'origine di questo primo caso sud-americano può far assumere un aspetto diverso alla saga dei teletrasporti ufologici. E' ancora una volta Luis R. González Manso, che ne ha fornito notizia a chi scrive il 16 Luglio 2000, in seguito ad una corrispondenza per posta elettronica con Agostinelli.
Rivoltomi all'ufologo Roberto E. Banchs , il 19 settembre 2000 mi rispondeva con una dettagliata lettera di due pagine e con alcuni ritagli di giornale dell'epoca. Banchs a suo tempo aveva incluso il caso in un capitolo dedicato alle "teleportaciones" del suo "Las evidencias de fenomeno ovni" ( cap. IX , R. Alonso, Buenos Aires, 1976).
Egli dichiara che non conosce nessuno che sia in grado di dare la minima credibilità credibilità alla storia. La fonte più ampia del racconto (ma non la prima), fu l'articolo "El estrano caso del Hombre que Viajo en Plato Volador" ("Lo strano caso dell'Uomo che viaggiò in Disco Volante) tratto dal giornale "Noticias Graficas" di Buenos Aires del 10 febbraio 1960.
Il caso vi era presentato come "il primo del genere nel secolo attuale", e il pezzo citava inoltre un caso analogo che si sarebbe sverificato in Messico nel 1880 e il cui protagonista sarebbe stato un soldato hindù proveniente da una guarnigione vicino a Calcutta.
L'episodio risulta assai simile al noto caso del soldato filippino del 1593, che sarebbe stato trasportato nella capitale azteca, e probabilmente è una distorsione della fonte originale. Noticias Graficas parlava di un non meglio definito professore di matematica N.N., un signore sui cinquant'anni, capo di una famiglia rispettabile e titolare di una cattedra in un istituto tecnico N.N., persona meticolosa, serena e dotata di buon spirito analitico sarebbe stato il protagonista del teletrasporto "avvenuto circa un anno prima", quindi nella prima parte del 1959.
Lo scenario: sono le nove di mattina di un giorno nuvoloso sulla strada che conduce a Bahia Blanca. Dal sud giungono correnti di aria fresca: è una giornata ventosa e il signor N.N. è al volante della sua "Chevrolet 1938", e si gode il paesaggio che affianca la strada. Improvvisamente il professore sente uno strano ronzio nelle orecchie e gli si oscura la vista.
Fa appena in tempo a fermare la macchina sul lato della strada, poi perde i sensi. Al risveglio il Sole è tornato a splendere tra le nubi, ma il paesaggio è cambiato e sullo sfondo si notano delle montagne. L'uomo è solo sulla strada e privo d' automobile. Fa molto più caldo e la vegetazione è più fitta. Guarda il suo orologio che segna le nove e cinque. E' dunque rimasto svenuto solamente cinque minuti.
Si tocca la testa per verificare se è ferito. Verificato che è illeso cerca di dare una spiegazione logica all'accaduto, ma la cosa gli risulta impossibile. Infine incontra sulla strada un camion con a bordo due persone che lo prendono su. Alla richiesta di essere portato a Bahia Blanca i due camionisti lo guardano perplesso e gli spiegano che è a dieci chilometri dalla città di Salta.
Conservando la calma e giunto infine a Salta si dirige verso il più vicino posto di polizia per denunciare l'accaduto. Contatta quindi un familiare di Bahia Bianca e gli indica il luogo dove è iniziata la sua avventura in automobile. Dopo due ore la sua auto viene ritrovata intatta sul posto in cui l'aveva lasciata. Si perdono qui le tracce di N.N.: si afferma che il giorno seguente abbia preso un aereo per rientrare, e che sia stato trasferito negli Stati Uniti.
Qualcuno dice che è già ritornato ma che ha imposto a tutti i familiari di non fare menzione alcuna dell' episodio, ed in particolare di non parlarne ai giornalisti. Altre versioni del fatto lo indicano ancora negli Stati Uniti.
Solo dopo la pubblicazione del suo libro nel 1976 Banchs era venuto a conoscenza di altri dati quali la versione contenuta nel giornale "Clarin" (Buenos Aires, articolo del 2 febbraio 1960), e di quella di un altro articolo di un giornale di provincia che citava a sua volta "El Atlantico" di Bahia Blanca.
La versione maggiormente diffusa attraverso giornali ed agenzie sarebbe proprio quella pubblicata da "El Atlantico" per la prima volta il 24 gennaio 1960, ripresa ad esempio sotto il titolo "Algo que pasma de asombro" ( V.C. Rodriguez , "Qualcosa che meraviglia e spaventa", "Voz Informativa", Messico, dicembre 1963).
Comunque sia, oggi sappiamo che la fonte primaria è quella invece che fu pubblicata dal giornale "Cordoba", in una serie di tre articoli datati 3, 10 e 17 ottobre 1959 e scritti da "Agor", pseudonimo preso a prestito al pilota di una astronave, secondo quanto rivelato in un'occasione a Banchs dall' autore. "Agor" è in realtà lo pseudonimo adottato da un certo Antonio O. Perez Aleman, per firmare questi articoli.
E' da questo dato che si può analizzare il caso sotto una nuova luce. Antonio O. Perez Aleman, ovvero "Agor", oltre che autore degli articoli sul giornale "Cordoba" è all' epoca presidente e fondatore della Asociation de Hermandad Cosmica (Associazione Fratellanza Cosmica).
Vale la pena segnalare che le fonti di "Agor" erano niente altro che le comunicazioni telepatiche che egli stabiliva con i piloti dei dischi-volanti, oppure in altre occasioni le informazioni fornite da un camionista divenuto poi contattista, Remo Dall'Armellina. Già il primo pezzo apparso su "Cordoba" il sabato 3 ottobre 1959, "Platos Voladores por la rutas del cielo", presenta una lunga prefazione circa gli scopi pacifici di queste "macchine interplanetarie" ed è affiancato dalla foto di un disco adamskiano.
Il racconto del teletrasporto è titolato "un viaggio inaspettato". Qui l'importante "uomo d'affari", oriundo del sud del paese una mattina non meglio indicata, dopo aver pernottato in un albergo di Bahia Blanca, continua il suo viaggio di ritorno con la sua nuova auto. Nello stesso momento in cui mette in moto si produce il fatto " fantastico e inaspettato". Una "massa nebulosa" e "compatta" "irradiando una strana e fulgida luminosità appare improvvisamente ed avvolge tutto il veicolo". L'uomo perde coscienza per ritrovarsi poco dopo in una strada solitaria. Il racconto continua sul "Cordoba" di sabato 10 ottobre 1959. Il testimone si è ritrovato solo e spaventato lungo la strada, incapace di capire cosa gli è successo. Incontra finalmente un camionista che gli spiega che si trova a Salta, alla distanza di 1155 chilometri da Bahia.
Guarda allora l'orologio e si rende conto con uno stupore che giunge al parossismo, che sono passati pochi minuti. Poi, accompagnato dal camionista, si presenta alle autorità di Salta. Da lì telefona ai suoi familiari di Bahia Blanca, che nello stupore generale lo informano che la sua auto è parcheggiata a pochi metri dall'hotel, con il motore ancora acceso.
"Algor" nel descrivere il fatto come un racconto che ricorda la magia della Lampada di Aladino afferma che esso presenta tutte le caratteristiche di una "misteriosa leggenda", e vi fa riferimento per concludere che capire il mistero dei dischi volanti è un accedere in qualche modo ad una "conoscenza trascendentale per la storia dell'umanità".
Sul "Cordoba" del 17 Ottobre 1959, si fa ancora un generico riferimento al teletrasporto dell'uomo d'affari, che sarebbe stato operato in soli 12 secondi, insieme ad altri avvistamenti che comproverebbero "la reale esistenza delle navi interplanetarie di altri mondi".
Nel nostro caso si sarebbe trattato di una "astronave gioviana" che avrebbe coperto i 1579 (?) chilometri in linea d'aria tra le due città. Scopo di queste esperienze sarebbe quello di far conoscere agli abitanti della Terra l'esistenza delle "meravigliose macchine interplanetarie" che giungono fin qui " in missione di pace, fratellanza e aiuto franco e amoroso".
Deve richiamare la nostra attenzione anche il fatto che la ricomparsa dell'"uomo d'affari" si sia prodotta a Salta, ovvero nella regione in cui tra il 1956 ed il 1957 avvennero diversi avvistamenti di dischi, esseri tipo Yeti, tracce misteriose, etc. da cui il sospetto per alcuni "metafisici" e "spiritualisti" circa la presenza di " basi sotterranee dei dischi volanti".
Nel corso del 1998 e del 1999 Banchs ha potuto accedere ad altri documenti che mettono in maggior luce la genesi di questo racconto. Una lettera di granfe interesse è ad esempio quella scritta dal "pioniere dei dischi volanti" (così è definito da Banchs) Agapito Millan, presidente della Asociation Universal Metapsiquica di Buenos Aires diretta dallo scrittore Vincente C. Rodriguez, del Grupo de Estudios de Espiritismo Superior di Bahia Blanca. Il suo contenuto è rivelatore.
Ne citiamo un paragrafo: "Possiamo sapere chi fu la persona o personaggio che fu trasportata circa tre anni fa da Bahia Blanca a Salta? Il Disco Volante era di Giove e lo comandava Ser y Guia ... che in una seduta realizzata a Cordoba (insieme ad un fratello del gruppo filiale di Cordoba, signor Agor) ci spiegò l'episodio dell' uomo trasportato in pochissimi secondi da qui fino a Salta, a circa 1500 chilometri.
Questo comandante fu la mia guida per molto tempo, ed i chiaroveggenti lo vedevano in tutte le conferenze che io tenevo, egli... guidava la messa a punto delle mie informazioni secondo la tipologia del pubblico..." (lettera di A. Millan a V.Rodiguez, del 6 agosto 1962).
Qualche anno dopo queste vicende sul quotidiano "La Razon" del 24 maggio 1968 ed anche da altre fonti furono diffuse notizie secondo le quali l'ufologo Cristian Vogt, del gruppo CODOVNI, sapeva in anticipo che sarebbe avvenuto questo strano viaggio, ma che i suoi canali erano stati mantenuti riservati "per non far fallire l'esperienza". Indagando negli archivi dell'ormai scomparsa associazione CODOVNI, fondata nel luglio del 1956, Banchs ha trovato una lettera scritta da C. Vogt, datata 22 marzo 1960 e diretta a Perez Aleman -cioè a Agor- in cui egli smentisce di "aver saputo con anticipo che un disco volante avrebbe trasportato un uomo da Bahia Blanca a Salta".
Si era solo limitato a dire che conosceva questa storia tre mesi prima che fosse pubblicata dal giornale "El Atlantico" di Bahia Blanca il 24 gennaio 1960 (e come si è visto la notizia era già stata riportata per la prima volta dal "Cordoba" nell' ottobre del '59 ).
La lettera di Vogt peraltro aveva ricevuto una risposta da parte di Agor il 28 marzo 1960. Agor considerava il fatto realmente accaduto e confermava quanto a suo tempo riportato dal "La Razon".
Negli anni successivi altri periodici e media argentini ritornarono sull'incredibile episodio. In qualche occasione ci fu addirittura chi si attribuì la paternità della storia, indicandosi come il protagonista dell'accaduto, ma senza che mai nulla potesse essere in qualche modo confermato (19).

NOTE
1) Alberto Perego, "Gli extraterrestri sono tornati", Roma, CISAER, 1970.
2) Leopoldo Fausto Montello,"El misterioso caso del matrimonio Vidal", http://www.dragon.trix.net/; CIEAO, Centro Investigaciones Especiales Alfa Omega: mailto:cieao@ciudad.com.ar. Nell'articolo si fa riferimento testuale a: Emilio Alvarez Ojea, "Confirmado, llegaron los Ovnis", [editore non è indicato sul sito], aprile 1977.
3) Oscar A. Galindez, "Teleportation from Chascomus to Mexico", Flying Saucer Rewiew, Vol. XIV, nr. 5, settembre/ottobre 1968.
4) Antonio Orti y Josep Sampere, "Leyendas Urbanas en Espana", "Teletrasportados adonde Vidal", Ed. Martinez Roca, 2000.
5) Jacques Vallée, Confrontations, Editions "J'ai Lu", 1992.
6) Roberto Pinotti, UFO: Visitatori da Altrove, Milano, Bompiani, 1997.
7) Antonio Ribera, En el Tunel del Tiempo, Barcellona, Planeta, 1984.
8) Walter Buhler, "More teleportations and levitations", (Gordon Creighton, ed.), Flying Saucer Review, vol. XIX, nr. 1 gennaio/febbraio 1973.
9) Pier Luigi Sani, "Teleportation: uno dei più impressionanti fenomeni di (presunta) natura ufologica: persone involontariamente e inspiegabilmente trasferite da un luogo ad un altro per opera di un 'agente' sconosciuto", riv. Il Giornale Dei Misteri, nr. 40, luglio 1974.
10) Informazione dell'ufologo argentino Alejandro Agostinelli, corrispondente della rivista spagnola "Cuadernos de ufologia", in una corrispondenza e-mail con Edoardo Russo. In seguito (5 Aprile 2000) A. Agostinelli mi invia una sua bibliografia di fonti in lingua spagnola e inglese che cita il Caso Vidal ed il teletrasporto, inoltre continuerà una corrispondenza via e-mail aggiungendo ad ogni domanda nuovi particolari dell'intrigato caso Vidal.
11) Conversazione dell'autore con l'ufologo argentino "Alex" Chionetti, il 4 giugno 2000, in occasione del Convegno di Ufologia di San Marino.
12) G. Degli Esposti, "Deportati in un'altra 'Realtà'", UFO Notiziario, nr. 7, dicembre 1999.
13) Javier Sierra & Jesus Callejo, "La Espana extrana", Madrid, EDAF, 1997.
14) Josè Mana Pilan, "Lo paranormal existe?", Temas de hoy, 1996.
15) Jesus Callejo, "El fenomeno paranormal de la teleportacion de personas perdidos", Ano Cero, nr.74, 1996.
16) Vivente Vaquero, "El tunel del espacio-tiempo", Ano Cero, nr. 74, 1996.
17) John A. Keel, UFO: operazione cavallo di Troia, Torino, MEB, 1975.
18) John A. Keel, "Our Haunted Planet", Greenwich (Connecticut), Fawcett Pubblications, 1971.
19) Roberto E. Banchs, lettera a Nico Conti (con le copie degli articoli citati in allegato), Buenos Aires, 19 settembre 2000.
a) "El Extrano Caso del hombre que Viajo' en Plato Volador", Noticias Graficas, 10 febbraio 1960.
b) "Bahia Blanca...Seria el "nido" de los platos voladores?", Clarin (Bs. As.), 2 febbraio 1960.
c) "Oh Las Milanesas", Archivio Roberto Banchs, 8 marzo 1960.
d) "Argor", "Platos Voladores por las rutas del cielo", "Cordoba", sabato 3, 10 e 17 ottobre, 1959.
RINGRAZIAMENTI
Un ringraziamento all'ufologo spagnolo Luis R. González Manso, per la raccolta di molti casi e testi di lingua spagnola, e per il continuo scambio di informazioni e dati sui teletrasporti, durante la mia ricerca sull'argomento. Un particolare ringraziamento Giuseppe Stilo e Alessandro Zabini. Un ringraziamento inoltre a Alejandro Agostinelli, Roberto E. Banchs, Renzo Cabassi, Alejandro Chionetti, Roberto Labanti, Antonio Hunneus, Edoardo Russo, e quanti altri non espressamente ricordati.

Ultimo aggiornamento 6 Ottobre 2000
Articolo poi pubblicato su sulla rivista UFOFORUM del CISU© (2001).
E' disponibile un Dossier sul teletrasporto ed il volo magico istantaneo.