martedì 22 dicembre 2009

Dicembre 2009. ALCUNE CONSIDERAZIONI SUI FENOMENI LUMINOSI DEL TERREMOTO DELL'AQUILA

Del ricercatore Cristiano Fidani è stato appena pubblicato un articolo breve sul sito del CIPH, con titolo: "Alcune considerazioni sui fenomeni luminosi del terremoto dell'Aquila" (2009).
Proseguendo la tradizione di raccolta delle testimonianze sui precursori sismici così come l'aveva iniziata Ignazio Galli (1910), Fidani ha sottoposto la popolazione abruzzese a quasi sette mesi di interviste; questa gente colpita così duramente dal cataclisma (e che per gran parte vive ancora in condizioni precarie) ha testimoniato abbondantemente l'avvistamento di fenomeni (non sismici) osservati dalla fine del 2008, e per buona parte del 2009.
Fidani utilizza per questo studio una classificazione simile a quella di Galli (dividendo i fenomeni luminosi nell'arco di tempo prima, durante e dopo le scosse sismiche). La sua classificazione è composta dalle seguenti manifestazioni luminose: Lampi, Sprazzi luminosi, Luci aurorali, Globi luminosi, Colonne di fuoco, Travi di fuoco, Vortici luminosi, Fiamme, Fiammelle, Scintille, Vapori luminosi, Luce diffusa, e Nuvole luminose.

L'articolo breve di Cristiano Fidani è presentesul sito CIPH alla URL:
http://www.itacomm.net/EQL/2009_FIDANI_.pdf

Vi sarà modo di parlare ulteriormente di questo suo lavoro che è solo agli inizi.

[Info: Renzo Cabassi, CIPH]

venerdì 18 dicembre 2009

LETTERA AL CIPH: IL PUNTO DI MASSIMO TEODORANI SU 10 ANNI DI STUDI SU EARTHLIGHTS E LUCI DI HESSDALEN

[Alcuni Commenti di Nico Conti]

S
i può anche non essere d’accordo sulle affermazioni dell’astrofisico e divulgatore Massimo Teodorani circa le luci del tipo di Hessdalen, il dibattito può anche in certi momenti divenire oltremodo accesso attorno ai dati raccolti (come lo fu nell’ormai lontano 2002 la controversia Teodorani-Leone), e talvolta può anche trasformarsi in uno scontro tra personalità differenti fino alla rottura di una collaborazione (Teodorani e CIPH, Teodorani e Project Hessalen), ma tutto ciò non potrà impedirci di considerare Teodorani uno dei più continui ricercatori sulle cosiddette Earthlights, ed uno dei rarissimi studiosi italiani che vi hanno dedicato un’attenzione durevole attraverso l’uso degli strumenti della fisica.
Ed è appunto Teodorani con una “Letter to the Editor” (come lui stesso definisce il suo lungo paper) a fare una analisi dettagliata su questa difficile ricerca, a partire dai 10 anni di CIPH (Comitato Italiano per il Project Hessdalen).

Il lavoro dei ricercatori del comitato italiano, innestato sul lavoro del Project Hessdalen, si potrebbe definire come lo studio più continuativo circa i fenomeni luminosi della bassa atmosfera, ed in particolare delle ormai famose Luci di Hessdalen.
Diversi tipi di dibattito hanno attraversato e attraversano il supposto fenomeno di Hessdalen:
A) tra cultura popolare e cultura sapiente: da una parte la gente afferma di vedere luci nel cielo che spesso descrive utilizzando termini come Ufo o dischi-volanti, dall’altra i cosiddetti razionalisti che negano a queste osservazioni un interesse di tipo scientifico: la gente comune vedrebbe oggetti banali che male interpreta perché sarebbe ottenebrata dalle proprie credenze.
Questo tipo di concezione sociale del dibattito appartiene anche alla genesi delle testimonianze di Hessdalen poiché esso nasce proprio dall’attenzione posta dai media ad una cosiddetta ondata di avvistamenti Ufo dell’inizio degli anni 80.
Gli attori interpreti del razionalismo, circa quanto osservato dai testimoni comuni, cambiano a secondo del momento e della situazione, e può trattarsi dei giornalisti come delle istituzioni politiche o di autorità scientifiche.
Questo dibattito nella società si accende inizialmente grazie alla grande risonanza data dai giornali norvegesi, dalla televisione, etc., per poi andare via via diminuendo negli anni in mancanza di casi abbastanza eclatanti e ripetuti su cu concentrare l’attenzione.
Oggi per assurdo delle luci di Hessdalen se ne parla molto di più in Italia che in Norvegia, per via del fatto che diversi sono stati gli studiosi italiani (spesso legati al CIPH) ad aver collocato i loro strumenti nella piccola valle.
B) tra ufologi scettici e ufologi credenti: l’argomento delle luci di Hessdalen li interesserà solo fin quando esisterà il dibattito di cui abbiamo parlato al punto precedente, e solo se continuerà ad affacciarsi la possibilità che le luci nascondano intelligenze extraterrestri. Fintanto che questa ipotesi è stata sollecitata in qualche modo le due fazioni ufologiche hanno messo in campo tutto il loro armamentario dialettico pro-e-contro (quello che si rivela essere un dibattito immobile). Una volta che l’ipotesi di una intelligenza misteriosa di tipo extraterrestre operante dietro le luci di Hessdalen veniva provvisoriamente meno, per lasciare spazio all’ipotesi del fenomeno “naturale” e all'uso di strumenti scientifici, l’interesse degli ufologi scemava fino ridursi a ben poca cosa, all’interno della loro disciplina.
C) Il dibattito fra ricercatori nell’ambito della scienza: si tratta a ben vedere dello stesso dibattito scientifico che ha coinvolto in passati recenti la “mainstream science” ogniqualvolta si è trovata a dover far fronte ai problemi posti dalle supposte luci sismiche, dai fulmini globulari, e da altri fenomeni luminosi rari; questo dibattito sporadico attraversa gli ultimi centocinquanta anni e più, e sembra assumere più pertinenza scientifica negli anni recenti.
Evidentemente le luci di Hessdalen hanno punti di contatto con queste tematiche che ancora oggi a fatica stanno sul confine delle scienze, con il rischio sempre presente di scivolare nell’ambito parascientifico.
E’ proprio su questo ultimo dibattito che si inserisce lo scritto di Teodorani, attraversando la storia dei “successi” e degli “insuccessi” di questi 10 anni recenti, con particolare riferimento al progetto Hessdalen, ma senza tralasciare ciò che è avvenuto in altre parti del mondo, in luoghi di supposta maggiore ricorrenza (vedi ad esempio le Marfa lights o le Arizona lights).
In questo dibattito ciò che conta sono i dati e la loro lettura in termini di scienza fisica.
Teodorani, lungi dall’essere troppo tollerante verso i propri risultati e quelli dei suoi colleghi , coloro che hanno accettato la sfida delle luci di Hessdalen, ci spiega cosa ci ha insegnato questo periodo decennale di difficile ricerca (fatto di scarsità di uomini e di mezzi finanziari),.
Egli sottolinea come comunque qualcosa è migliorato nella nostra conoscenza dei fenomeni luminosi nella bassa atmosfera, e infine anche nelle nostre possibilità di interagire strumentalmente con questi fatti per comprenderli.
Il suo paper vuole essere uno stimolo alla continuazione di questo dibattito scientifico, al fine di addivenire all’ottimizzazione di un “protocollo comune” per superare con la strumentazione più conveniente le “difficoltà pratiche” che si sono finora frapposte tra gli scienziati e questi fenomeni luminosi sconosciuti.
Teodorani pur sottolineando che la raccolta di testimonianze può essere di una qualche importanza, ricorda che tali inchieste rivelano spesso lacune nell’accuratezza della raccolta dei dati utili ed una certa scarsità quantitativa tale da impedire un qualche uso statistico delle stesse.
Peraltro la misinterpretazione di fenomeni prosaici è sempre dietro l’angolo.
Teodorani fa appello alla strumentazione che avrebbe la caratteristica di essere impersonale (data are obteined by impersonal instruments and not vaguely witnessed), alla capacità della strumentazione automatica di raccogliere una mole di dati tali da rendere le statistiche ragionevolmente obiettive e complete (reasonably objective and complete), ed infine attraverso l’uso di diversi tipi di strumenti specifici alla possibilità di estrarre una legge generale che sia ragionevolmente deducibile da più osservatori imparziali (reasonably deducible by many impartial observers).
Si tratta a ben vedere delle regole della scienza moderna così come sono state inizialmente concepite nell’era dei Lumi.
Ciò che più mi sembra interessante nell’epistemologia di Teodorani è il suo desiderio di mettere in atto delle “pratiche comuni”, di fare dei luoghi di ricorrenza delle "Earthlights" una specie di laboratorio a cielo aperto (open air laboratory), implementando il numero del collettivo degli scienziati dedicati ed il tipo di strumenti.
La storia sintetizzata da Teodorani circa la ricerca in Hessdalen, così come in altri luoghi del pianeta, ivi incluse certe località indagate dallo stesso, mostra proprio la lentezza che per una serie di problemi pratici ha, nonostante le difficoltà, trasformato questo laboratorio sulle luci in un laboratorio scientifico simile a tutti gli altri.
Nonostante le speculazioni di diversi scienziati che sono stati intrigati dal fenomeno hessdaliano, Teodorani ammette che non esiste ancora una teoria fisica definitiva, e ciò potrebbe significare che non siamo confrontati ad un’unica causa ma ad una serie di diversi meccanismi fisici (di questo punto interessante ne aveva già parlato nel suo libro “Sfere di Luce” che avevo recensito per la “Rivista Italiana di Astronomia”).
Teodorani propone a tale scopo una serie di strumentazioni, e soprattutto il loro utilizzo combinato con determinate modalità; mi auguro che questa ampia elencazione, basata sulle esperienze personali e sull’analisi delle esperienze di altri ricercatori dia nuovo innesco al vero dibattito sulle luci: le pratiche legate alla fisica da mettere in campo.
Elencherò brevemente la strumentazione suggerita dallo studioso, auspicando una lettura critica da parte dei suoi colleghi scienziati e/o tecnologi, e in principal modo coloro che su queste ricerche si sono avvicendati con tentativi di ricerca strumentale:
1) Monitoraggio video.
In particolare Teodorani suggerisce l’ampliamento di utilizzo di esperienze come quelle della stazione di monitoraggio video SOSO/CIPH oppure quella della stazione utilizzata a Marfa.
2) Registrazioni fotografiche.
Vi si fa, tra le tante esperienze specifiche, anche riferimento ai “Science Camp” messi in atto dal Project Hessdalen con gli studenti dell’Ostfold College.
3) Intensificatori di immagini e registrazioni dell’infrarosso.
Qui si suggerisce l’uso di una termo-telecamera in abbinamento con altri strumenti quali radar, magnetometro, o spettrometri VLF-ELF e UHF, elencando i possibili risultati ottenibili.
4) Spettrografia ottica.
A questa metodologia sono dedicate parecchie pagine del paper, pur sottolineando che l’implementazione di un sistema automatico di rilevamento di spettriogrammi ad alta qualità, e dotato delle diverse caratteristiche che elenca, è una operazione difficile che richiede una enorme lavoro di software.
5) Registrazioni VLF-ELF.
Le ricerche in questo campo strumentale sono giustificate da due ipotesi: a) le luci stesse hanno emissioni nel campo delle basse frequenze; b) cause geofisiche e pre-sismiche possono essere la fonte delle Earthlights.
6) Registrazioni nel campo delle microonde.
7) Registrazioni di particelle radioattive.
Dato che teorie fisiche come quelle esposte da Fryberger prevedono il deposito di particelle gamma e di neutroni, uno studio in questo ambito potrebbe essere importante, fermo restando la determinazione esatta del luogo di iterazione del fenomeno luminoso col suolo.
8) Registrazioni radar.
Qui Teodorani fa soprattutto riferimento alle tracce “transitorie invisibili” raccolte da Stelio Montebugnoli e dal suo gruppo, nella missione del 2002, con il radar.
Si sottolineano le modalità per cui certe tracce possono divenire dati obiettivi di un fenomeno, qualora queste tracce siano correlate alle evidenze di altri strumenti di registrazione del campo dell’ottico o dell’infrarosso.
9) Registrazioni magnetiche.
Viene suggerito da Teodorani l’uso del magnetometro, ma anche l’uso abbinato di due magnetometri.
10) Registrazioni elettriche e elettrostatiche.
Alcune teorie fisiche predicono che i fenomeni luminosi anomali possano determinare il deposito di particelle elettrostatiche o la creazione di un campo elettrico.
In tal senso Teodorani suggerisce di non lasciare isolata l’esperienza della missione CIPH -2004 quando in valle i ricercatori italiani provarono lo strumento EFM di Gennaro e Giaiotti.
11) Triangolazioni e stereografia.
Accanto all’uso della triangolazione del fenomeno Teodorani suggerisce la procedura della “fotografia stereoscopica”, che è stata finora utilizzata assai raramente.
12) Tests con Laser.
Teodorani ritorna sulla storica esperienza con il Laser messa in atto da Strand nel 1984 ad Hessdalen, dove per un certo numero di volte, le luci sembrarono rispondere allo stimolo del Laser.
Lo studioso ci ricorda lo sviluppo dei Laser portatili degli ultimi anni, evidenziando i rischi dell’uso e anche le opportunità. Anche in questo caso l’uso del Laser in simultanea con le rilevazioni ottiche può fornire delle analisi quantitative (e non solo aneddotiche come fu nella prima esperienza del 1984 del Project Hessdalen).
13) Registrazioni EEG (elettroencefalografiche).
Con questo tipo di registrazioni sul testimone, Teodorani apre un ampio spazio speculativo.

Manca invece ogni riferimento alle registrazioni nel campo degli infra-suoni, che secondo una parte di studiosi di anomalie luminose, potrebbe essere un campo di ricerca fruttuoso.

Lungo il corso della sua “Letter to the Editor” Teodorani sottolinea in diversi modi come la ricerca di Hessdalen negli ultimi anni abbia presentato una carenza di fisici sul terreno, e che forse anche a causa di questa carenza lo studio delle luci di Hessdalen non può ancora affermare una sua caratteristica “mainstream”; questa mancanza di ufficialità scientifica rischia di chiudere questo tipo di ricerche in un cul de sac.
Le ricerche sulle anomalie dei fenomeni luminosi sono di una certa complessità per poter essere portate avanti in modo produttivo soprattutto quando vi è questa carenza di strategie, tattiche e infrastrutture ( if strategies, tactics and a sort of “institutional infrastructure” are lacking).
E’ difficile non essere d’accordo con le preoccupazioni di Teodorani, ed in tal senso io credo che la ricerca di Hessdalen per poter continuare nel più fruttuoso dei modi abbia bisogno di allargare il suo collettivo scientifico ad altri studiosi di altri campi contigui, più o meno “mainstream”: penso a luci e precursori sismici, fulmini globulari, TLE e sprite, etc..

Laddove invece non sono assolutamente d’accordo con Teodorani e nella parte conclusiva dove il ricercatore vorrebbe tenere fuori dal dibattito scientifico sulle luci la gente comune.
L’affermazione che “Commun people want absolute truths at once and not scientific reasoning” è contraddetta dalla storia della scienza, se osserviamo il "ragionamento scientifico" in modo simmetrico.
Non tanto perché sia dimostrabile che la gente comune non è catturata da credenze irrazionali, ma quanto per il fatto che la razionalità scientifica molte volte non si è dimostrata tale.
Ciò che chiamiamo modernità, è composta anche da certi risultati negativi a cui la scienza ci ha confrontato nell’applicazione dei suoi risultati: la scoperta scientifica ha portato spesso a risultati talmente catastrofici e in conclusione talmente irrazionali che la loro messa in discussione da parte della gente comune, si è rivelata il vero elemento razionale nuovo del dibattito scientifico, inteso in senso lato.
Dibattiti sociali come quelli sulle centrali nucleari , sulle cellule staminali, su inquinamento ed effetto-serra, su cibi transgenici, etc. oggi non sono concepibili senza che tra gli attori vi sia anche la gente comune, ed il loro parere è democraticamente decisivo nei confronti di una scienza che producendo questi nuovi ibridi di natura e cultura può essere pericolosa per l'umanità stessa.
Se è oggi impossibile tenere al di fuori del dibattito scientifico il pubblico (poiché scienza e politica sono ormai inestricabili) sarà ancora più difficile impedire che la gente comune non possa entrare a gamba tesa nel territorio degli scienziati, buttando giù qualche loro torre d'avorio quando lo ritengono necessario.
Teodorani giustamente domanda che le “luci” diventino un argomento mainstream della scienza, ma è del tutto illogica la sua pretesa che ciò avvenga pretendendo che: “the pubblic and the media must be absolutely avoided when certain subjects are discussed”.
La società non può essere più tenuta fuori dai laboratori, poiché i laboratori occupandosi di natura si sono sempre più occupati di politica e di società.
Si può pretendere forse anche legittimamente di separare gli Ufo dai Fenomeni Luminosi in Atmosfera, oppure di far partecipare i fenomeni luminosi al consesso della scienza, ma se ormai è impossibile l’idea di poter separare la gente dai problemi che la scienza pone concretamente al Pianeta, difficilmente potremo loro impedire di non partecipare alla costruzione di un tema apparentemente minore come quello delle Earthlights.
Il popolo è sovrano anche dei progetti scientifici, perché è di fatto proprietario nel bene e nel male delle ricadute dell'operato degli scienzati.

[Nella Foto in alto: Massimo Teodorani ad Hessdalen durante la prima missione 2001; CIPH. L'articolo di Teodorani Massimo, "SCIENTIFIC INQUIRY ON ANOMALOUS ATMOSPHERIC LIGHT PHENOMENA: PAST RESEARCH GAPS AND NEW METHODOLOGICAL GOALS", CIPH, dicembre 2009, è disponibile alla seguente URL: http://www.itacomm.net/PH/2009_Teodorani.pdf]

giovedì 17 dicembre 2009

12-13 Dicembre. Anche BLUE JETs NELLA NOTTE DEL GIGANTIC JET

Nell'analisi delle lunga serie di immagini della notte del 12-13 Dicembre 2009, Ferruccio Zannotti, IMTN, ha ritrovato anche una rara serie di BLUE JETs, un caratteristico TLE di qui non si avevano immagini registrate in Europa.
L'evento, seppur meno eclatante del GIGANTIC JET che sta facendo in questi giorni il giro del mondo tra gli esperti di TLE, è degno anch'esso della massima attenzione scientifica.
La serie di eventi TLEs della notte del 12-13 è ora allo studio degli scienziati di EUROSPRITE, in collaborazione con la rete di rilevamento IMTN, Ferruccio Zanotti in primis, e lo studioso italiano Enrico Arnone.
Una delle particolarità evidenti di questo GIGANTIC JET, che sembra sfuggire alle categorie fin qui definite, è la corona di Sprites, che circonda la parte alta del fenomeno.
Quanto ai BLUE JETs è stato rilevato che le immagini a colori di Ferruccio Zanotti non mostrano il caratteristico blu elettrico che dà appunto il nome a questo tipo di evento luminoso, che procede verso l'alto a partire dalla superficie delle nubi.

[info disponibile alla URL del CIPH-SOSO: http://ciph-soso.blogspot.com/2009/12/alert-tle-nei-giorni-12-e-13-dicembre.html]

lunedì 14 dicembre 2009

12-13 Dicembre 2009. RIPRESO IN ITALIA IL PRIMO GIGANTIC JET EUROPEO

Si potrebbe parafrasare l'antico proverbio affermando che "la serendipità aiuta gli audaci"!
Durante due notti in cui la rete di monitoraggio fissa italiana IMTN cattura innumerevoli fenomeni TLE a partire dalla stazione SOSO (Idice) del CIPH e dalla stazione di Diego Valeri(Contigliano, RI), l'astrofilo ferrarese Ferruccio Zanotti riprende a Montignoso (MS) un GIGANTIC JET, con la sua stazione mobile, durante le prove di una nuova telecamera MINTRON a colori, la notte tra il 12 ed il 13 dicembre 2009.

Il GIGANTIC JET è un "mostro" luminoso alquanto raro della categoria dei Transient Luminous Events (TLE), ed era da tempo che ricercatori di Eurosprite, come Oscar van der Velde, vi davano la caccia. Fenomeno alquanto elusivo rischiava di diventare "delusive", ingannevole, per gli scienziati europei.

All'evento del GIGANTIC JET fa da coorte una serie di altri eventi notevoli in ambito TLE tra i quali numerosi SPRITE, HALO ed ELVE di grandi dimensioni, registrati nella stessa sessione da Zanotti.

L'intera faccenda di questo nuovo risultato può essere quindi vista in un altro modo, senza dover mettere in causa un elemento altrettanto elusivo quale la serendipity: Ferruccio Zanotti, è un astrofilo che da diversi anni ha rivolto impegno personale e strumenti alla ricerca dei fenomeni luminosi della bassa e dell'alta atmosfera.

Dopo un meeting sulle Luci di Hessdalen, tenuto dall'astrofisico Massimo Teodorani, ed un incontro con il nostro CIPH, Ferruccio Zanotti ed il gruppo di suoi colleghi astrofili, Columbia, era partito, nel 2003, alla volta della località norvegese, dove avevano cattutato una serie di immagini di mini-flares che ancora oggi rappresentano uno dei successi più interessanti delle missioni italiane.
Zanotti proseguiva la sua collaborazione con il CIPH anche dopo la prima cattura di Sprites in Italia da parte del progetto SOSO, e ben presto la sua stazione fissa di Ferrara, iniziava a registrare i propri Sprites, e contribuendo alla nascita della rete di rilevazione IMTN.

Dobbiamo quindi più logicamente vedere la cattura di questo GIGANTIC JET come l'anello ultimo di una lunga catena di pratiche non isolate che Zanotti ha messo in atto da tecnologo esperto di astronomia quale è.

E, se infine quella notte del 12-13 dicembre Ferruccio Zanotti, Diego Valeri, e Nico Montigiani, non avessero deciso di seguire quella precisa area temporalesca, questi fenomeni di evidente interesse scientifico sarebbero sfuggiti alla formulazione più corretta del nuovo mondo dei TLEs.

Complimenti Ferruccio!


















[Il VIDEO del GIGANTIC JET è disponibile alla URL:
http://meteore.forumattivo.com/tle-transient-luminous-events-eventi-luminosi-transienti-in-atmosfera-f23/giant-red-sprite-grs-t674.htm, sul forum IMTN]

[Nella prima immagine piccola in alto: Ferruccio Zanotti, a destra, che parla con Renzo Cabassi (CIPH/SOSO); nella seconda immagine grande: il GIGANTIC JET; nelle tre immagini successive diversi eventi TLE. Le immagini sono di proprietà di Ferruccio Zanotti, IMTN]

Dicembre 2009. GLI UFO-FILES INGLESI. RIGUARDO L'ULTIMO LIBRO DI DAVID CLARKE

["The Ufo Files"; recensione Nico Conti]

Proprio nel momento in cui sto terminando la lettura del libro del giornalista e studioso inglese David Clarke, "The UFO Files. the inside story of real-life sightings" (2009) giunge la notizia che le forze armate britanniche hanno deciso di chiudere il loro ufficio MoD (Ministry of Defense) per l'archiviazione delle testimonianze UFO.
In un comunicato (diramato anche dalle agenzie di stampa italiane), la difesa inglese ha spiegato che mezzo secolo di avvistamenti non aveva prodotto né prove dell'esistenza di vita extraterrestre né, soprattutto, prove di una qualsiasi minaccia per il Paese, e quindi concludeva che "non esiste alcun motivo legato alla Difesa per indagare sugli Ufo" ed ha annunciato che il denaro risparmiato sarebbe stato dirottato sulle missioni militari all'estero.
E' curioso che ciò avvenga subito dopo la pubblicazione di questo ultimo libro di Clarke che tratta per l'appunto la storia degli X Files britannici a partire dagli archivi del Mod.
L'autore di "The UFO Files" è stato tra coloro che più hanno fatto pressioni affinché la casistica Ufo dei militari venisse divulgata pubblicamente, togliendo il top secret.
L'eliminazione del segreto dagli archivi del MoD avrà luogo nel 1997, grazie alla formalizzazione del Freedom of Information Act.
Questa contemporaneità dei fatti (uscita del libro sugli UFO-Files e chiusura dell'ufficio MoD) è emblematica e non può che far riflettere sulle concrete difficoltà del portare avanti uno studio su fenomeni così sfuggenti come quelli che la gente comune e gli ufologi chiamano Ufo.
Di fatto, con la chiusura dell'ufficio del MoD è successo in Inghilterra quello che molti anni prima era successo negli USA a seguito delle conclusioni del Rapporto Condon.

Ma torniamo al libro di Clarke.
Clarke è uno studioso preciso e sempre ben documentato, sia per le fonti che per le informazioni e nel suo libro è puntuale nel dettagliare i casi del MoD e l'analisi delle reazioni di questo ufficio.
Ma questo non può bastare a dare un giudizio del tutto positivo di questa suo lavoro, peraltro molto gradevole anche per la scelta delle immagini a documentazione del testo (se si esclude la copertina).
Mi sembra infatti che Clarke per non voler prendere posizione pro-o-contro (il che può anche essere positivo visto lo stantio del dibattito ufologico) non prenda atto di certe analisi precise dell'ufologia: in alcuni punti del libro è evasivo pur di mantenere un alone di mistero anche laddove il mistero è stato assai ridimensionato.
Ad esempio sembra censurare i dubbi sorti sulle testimonianze più ardite della saga roswelliana, concludendo sul presunto "crash" di Roswell: "Wherever the truth may lie, the Roswell incident demonstrate that flying saucers would remain inestrucably bound up with military secrets" (p. 39).
Clarke usa l'"incidente di Roswell" come un modo assai retorico per introdurre, diverse pagine dopo, uno dei più famosi avvistamenti inglesi fatto da personale militare: il caso della foresta di Rendlesha del 26 dicembre 1980 (p. 103 e succ.).
Il fatto che i testimoni fossero militari era stato visto come un motivo che accresceva notevolmente l'affidabilità e credibilità dell'avvistamento.
Clarke rilegge questo famoso caso attraverso gli archivi del MoD.
La riluttanza iniziale del Mod a rivelare quel poco che si sapeva su quanto accaduto nella foresta di Rendlesham aveva incoraggiato l'accrescersi del mistero ed aveva prodotto il combiustibile per infiammare ogni tipo di considerazione sul cover-up governativo.
Intanto due decenni ancora dovevano passare prima che i contenuti del caso fossero pubblicamente divulgati.
All'inizio del 2001 il Mod rilascia i documenti in suo possesso del caso-Rendlesham.
Scrive Clarke: "They did not contain the 'smoking gun' anticipated by the UFOlogists who had speculated about the contents for 20 years".
L'archivio rivelava invece che l'attesa "pistola fumante" della verità sugli Ufo un'inchiesta mal condotta da ufficiali disinteressati. Il Mod non aveva neanche ritenuto utile intervistare il testimone principale, Halt, e gli altri militari coinvolti nell'avvistamento (pp. 108-109).

La prima parte del libro di Clarke scorre lineare ed in modo piacevole, come capitava nella lettura di certi classici sugli Ufo: l'accumulo ordinato di casi sembra poter dimostrare qualcosa che può andare oltre il problema psicologico e percettivo di testimoni comuni.
Vi è infatti riportata con particolare attenzione molta casistica di piloti e di casi-radar scelti tra le migliaia di rapportiUfo raccolti dal MoD.
Il libro inizia trattando del fatto che di oggetti non-identificati (nei cieli inglesi e non) se ne sono visti in ogni epoca, e Clarke parte rievocando le misteriose aereonavi della primavera del 1909, facendo anche un azzardato paragone tra fire-balloons mal interpretati dai testimoni di quell'anno orami lontano e la recente ondata di avvistamenti di lanterne cinesi (p. 15).

Evidentemente la storia degli Ufo inglesi si incrocia a partire dagli anni 50 con i timori statunitensi dovuti al clima della Guerra Fredda. La ragione dell'iniziale interesse verso i dischi volanti è dovuto, come spiega Clarke citando un documento MoD, al fatto che "there is always the chance of observing foreign aircraft of revolutionary design" (p.61).
La seconda parte del libro più che la storia degli Ufo-Files inglesi rischia di divenire la storia dell'escalation delle ipotesi degli ufologi, e della "descentation" dell'ufologia (rapimenti, cerchi nel grano, etc.).
Ciò che salva il libro di Clarke da questo rischio è il fatto che anche questa casistica estrema è analizzata tenendo conto dell' archiviazione del Mod e del tipo di attenzione datavi.
Il fatto concreto è che i militari del MoD hanno sempre concluso, già nei documenti prima secretati, che i rapporti-Ufo non hanno mai mostrato particolare interesse e problematicità per la difesa del Paese ("defence significance") (p. 8).
L'unica variante a questo sempre più emergente disinteresse dei militari inglesi nei confronti degli Ufo è rappresentato dalla presa di posizione del nuovo desk officer del MoD, Nick Pope, nel 1992.
Differentemente dai suoi predecessori Pope aveva sviluppato un suo personale interesse all'argomento degli Ufo (p. 121).
Durante il sorvolo Ufo del 30-31 marzo 1993, mentre il Mod continuava a mostrare la sua noncuranza per tale casistica, Pope si era talmente concentrato su questi avvistamenti che aveva richiesto di rivedere tutte le registrazioni radar di quella notte. Non risultò nulla di particolare.
Più tardi molti di questi avvistamenti furono attribuiti alla traiettoria di rientro in atmosfera del missile russo Cosmos 2238.
Clarke rivela che molti ufficiali del MoD avevano ritenuto di essere di fronte ad un genuino caso UFO: credevano si trattasse di una qualche nave spaziale pilotata da extraterrestri (p. 135 e p. 138).
Le evidenze successive, nel 2007, hanno dimostrato che tale convinzione non era dovuta al fatto che essi avessero accesso a particolari files tenuti nascosti al pubblico. Al contrario avevano raggiunto questa determinazione leggendo e guardando quegli stessi libri e programmi televisivi che erano disponibili a tutti (p. 138).

Qui sorge il problema del MoD, che Clarke riassume in una domanda: "if no official study had ever been carried out, how they honestely claim that UFOs posed no threat to the defense of the realm?" (p. 140).
Infatti la maggior parte dei rapporti Ufo raccolti dal MoD tra il 1987 ed il 1997 erano stati semplicemente immagazzinati in archivio.
50.000 sterline di budget del Mod, che certo non sono una cifra rilevante, erano comunque un "tallone d'Achille" visto che ci si limitava a raccogliere testimonianze ed a constatare empiricamente ex-post che non vi erano problemi per la difesa.
Finalmente, nel 1996, una persona venne incaricata da Mod per una analisi approfondita dei loro UFO-database; questo studio prese nome sinistro di Project Condign.
Il Project Condign utilizzò, in alternativa all'evocativo acronimo UFO, il termine di UAP (Unidentified Aerial Phenomena) (p. 140).
Il Project Condign fu poi reso pubblico grazie al Freedom of Information Act nel 2006.
Tra le conclusioni del "summury and findings" si poteva leggere che anche se "UFOs, or 'UAPs' certainly existed" questi non ponevano alcuna minaccia per la difesa, non vi erano evidenze che facessero pensare ad oggetti aerei intelligenti (di natura extraterrestre o straniera), infine nessun reperto era nelle mani delle autorità inglesi, nonostante le migliaia di rapporti accumulati in 30 anni.
Lo studio concludeva che molti di questi UAP potevano essere spiegati con misinterpretazioni di aerei terrestri, fenomeni naturali e "relatively rare and not completely understood phenomena" (p. 143).
Se i testimoni affermavano in certi casi di aver visto oggetti solidi, l'autore del rapporto proponeva che la più verosimile spiegazione fosse la "plasma explanation", anche se doveva ammettere che tali fenomeni di plasma non erano ancora scientificamente compresi e spiegati.
Quanto alla possibile spiegazione degli incontri ravvicinati, egli ricorreva alla nota ipotesi del neuropsicologo canadese Michael Persinger: la vicinanza al testimone di plasma o luci sismiche poteva generare a livello del lobo temporale un influenza tale da creare questo tipo di esperienze.
Mettendo da parte queste "speculazioni" (far-out speculation) il Project Condign nel 2000 suggeriva al MoD di interrompere la raccolta dei rapporti UFO (pp. 144 e 145).
Ma, come sappiamo, il Mod avrebbe continuato a raccogliere ancora per alcuni anni i rapporti UFO con la solita routine.
Uno dei rapporti recenti più discussi è stato l'avvistamento di due piloti sul canale della Manica , il 23 aprile 2007.
Di questo caso, che Clarke cita con enfasi (e pochi dettagli), disponiamo di una indagine sviluppata dallo stesso David Clarke assieme a Jean-Francois Baure, Paul Fuller e Martin Shought [è stato da poco pubblicato in italiano col titolo "Fenomeni insoliti sulle Channel Islands", sulla rivista ufologica UFO-RIU dell'associazione CISU, nr. 37, 2009, pp. 3-7].
Le conclusioni più "plausibili" sono in bilico tra l'opzione dei "riflessi speculari di serre dispersi da strato nebbioso" e "luci sismiche".
Contemporaneamente, da parte del Mod nessuna iniziativa di indagine era stata intrapresa dato che l'avvistamento era avvenuto in territorio aereo francese, e "quindi" nessuna minaccia si intravedeva per la difesa britannica (p. 147).
Qui si conclude il libro di Clarke che sembra in attesa di una qualche "prova tangibile" per dimostrare l'extraterrestrialità del fenomeno Ufo ("...tangible evidence, such as wreckage from a crash or an artefact of unquestionable extraterrestrial origin" ) (p. 149), ma come ora sappiamo si chiude anche l'interesse dei militari MoD per la raccolta dei casi Ufo.
Forse sarebbe stato meglio credere che almeno il governo britannico davvero ci nascondesse qualcosa, piuttosto che doversi accontentare di qualche speculazione attorno a presunti nuovi fenomeni quali le "luci sismiche".
Ma è vero che questa conclusione così esplicita Clarke non la fa.

Clarke David, "The UFO Files. the inside story of real-life sightings", National Archives, 2009.


giovedì 10 dicembre 2009

FORMAZIONE DI RED SPRITES

E' stato pubblicato un articolo sulla formazione dei Red Sprites (in lingua originale russa):

A. R. Aramyan & G. A. Galechyan, "Formation Red Sprites", "Institute of Applied Physical Problems, National Academy of Sciences of Armenia", ISSN 1054 660X, riv. "Laser Physics", Vol. 19, No. 7, 2009, pp. 1480­-1482.

L'articolo considera le proprietà dei Red Sprites che si generano alle altitudini di 100 km. Viene suggerito un processo che presiede alla formazione di questi plasma. Si dimostra che gli sprites sono generati da onde acustiche, che causano la risalita di vortici e gas in presenza di forti gradienti della temperatura del gas e della densità degli elettroni.

[info: Renzo Cabassi, CIPH/SOSO]

martedì 8 dicembre 2009

Dicembre 2009. MISCELLANEA

5 Novembre 2009. Precursori sismici e terremoto dell'Aquila
In concomitanza con una conferenza tenutasi dal 16 al 19 novembre 2009, il sito dell'Istituto Nazionale di Oceonografia e Geofisica Sperimentale (INOGS) ha pubblicato una lunga serie di articoli sulla previsione dei terremoti.

In particolare desidero sottolineare due articoli:
1) Fidani Cristiano, "Electromagnetic signals recorded by Perugia and S. Procolo (Fermo) before the L'Aquila earthquake", p. 370; e,
2) Fidani Cristiano, "Luminous an other non-seismic phenomena associated to the April 6, 2009, L'Aquila earthquake", p. 375;
presenti alla URL:
http://www2.ogs.trieste.it/gngts/gngts/documenti/pdf2009/2.2.pdf


Fidani nel prossimo futuro presenterà uno studio più approfondito sulla sua raccolta di testimonianze di fenomeni anomali legati al terremoto dell'Aquila
.

25 Novembre 2009. A proposito delle anomalie elettromagnetiche precedenti il recente terremoto dell'Aquila

Il 25 Novembre 2009, è stato pubblicato un articolo sulle anomalie elettromagnetiche, nel campo delle ULF (Ultra Low Frequency), registrate prima delle scosse del 6 Aprile 2009 all'Aquila:
K. Eftaxias, L. Athanasopoulou, G. Balasis, M. Kalimeri, S. Nikolopoulos, Y. Contoyiannis, J. Kopanas, G. Antonopoulos, e C. Nomicos, "Unfolding the procedure of characterizing recorded ultra low frequency, kHZ and MHz electromagetic anomalies prior to the L'Aquila earthquake as pre-seismic ones- ­ Part 1", riv. "Natural Hazards Earth System Sciences", 9, pp. 1953-1971, 25 Novembre 2009.
Tre sono gli intenti di questo paper: 1) suggerire una procedura per designare le anomalie elettromagnetiche rilevate come sismogeniche; 2) legare queste anomalie agli ultimi stadi del processo di preparazione del terremoto; 3) quantificare la tempistica della globale failure e identificare le caratteristiche che la rendono irreversibile.

[Info: Renzo Cabassi]

8 Dicembre 2009. Temperature italiane. Il decennio delle anomalie
Il 2009 si posiziona al quinto posto tra i più caldi degli ultimi due secoli in Italia: lo attesta la banca dati del gruppo di Climatologia storica dell'Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Bologna (Isac-Cnr).
È interessante notare che, con il 2009, tutti i primi 10 anni più caldi, dal 1800 ad oggi , in Italia sono successivi al 1990 e che, di questi, sei su 10 sono successivi al 2000.
"Si tratta di dati che confermano la tendenza positiva della temperatura”, spiega Teresa Nanni, responsabile del Gruppo di Climatologia Storica del Isac-Cnr.

[Info: ufficio stampa Cnr, Marco Ferrazzoli, www.stampa.cnr.it ; ulteriori informazioni all'URL: http://www.isac.cnr.it/~climstor/climate_news.html]


14-18 Dicembre 2009. AGU Fall Meeting, in San Francisco. Convegno sui TLE
il 14-18 Dicembre 2009 si tiene l'appuntamento del convegno AGU, con argomento "Effects of Thunderstorms and Lightning in the Upper Atmosphere", sotto la direzione di David Sentman (università dell'Alaska) e Victor Pasko (Università dello Stato di Penn).

[info: Renzo Cabassi]


martedì 1 dicembre 2009

Novembre 2009. MISCELLANEA

17 Ottobre 2009. ARTICOLO VLF E SPRITES, RIVISTA JOURNAL OF GEOPHYSICAL RESEARCH
E' stato pubblicato di recente un articolo circa VLF e sprites: Haldoupis Christos , Mika Agnes e Shalimov Sergey, "Modeling the relaxation of early VLF perturbations associated with transient luminous events", riv. "Journal of Geophysical Research", vol. 114, 17 ottobre 2009.
Eventi VLF (Very Low Frequency) sono stati osservati congiuntamente ad eventi sprites.
Questi eventi sembrano essere ragionevolmente simultati dal modello GPI (Glukhov-Pasko-Inan model), sviluppato per l'investigazione dei LEP (Electron Precipitation Events), e la ricerca in tal senso sembra molto promettente

[Info: Renzo Cabassi, CIPH]

13 Novembre 2009. IL FENOMENO DEGLI SPOKES, SBUFFI SUGLI ANELLI DI SATURNO
La NASA annuncia che la sonda Cassini il 22 settembre 2009 ha ricatturato il fenomeno denominato Spokes: nuvole brillanti composte da particelle ghiacciate cariche elettricamente, ed osservate sugli anelli di Saturno in particolari condizioni di luminosità e di osservazione.
Questi Spokes sono ampii anche 10.000 chilometri e si alzano sopra il piano dell'anello, acquisendo una carica elettrostatica.



Gli Spokes degli anelli di Saturno sono una scoperta delle missioni Voyager della seconda metà degli anni 80.

[Info: portale della rivista Coelum; Fonte: NASA]

22 Novembre 2009. PER UNA CARTOGRAFIA DELLE CONTROVERSIE SCIENTIFICHE
Un contributo breve del filosofo francese Bruno Latour (in lingua italiana) circa la metodologia da applicarsi alle controversie scientifiche, al fine di non "crogiolarsi" nel relativismo...
Il contributo "Perché si dovrebbe imparare a cartografare le controversie tecnico-scientifiche?" è presente sul sito internet "OBSERVA; science in society" alla URL: http://www.observa.it/view_page.aspx?menu=contributi&ID=791&LAN=ITA

[info: R. Labanti]