domenica 23 maggio 2010

SCIENTISMI E ANTISCIENTISMI

[recensione breve di Nico Conti]

"Non mi ricordo più quand'è che abbiamo votato per autorizzare internet"
[Egan, 2007]

Poche settimane fa (il 29 Aprile 2010) alla libreria Feltrinelli di Bologna avevo partecipato alla presentazione del saggio "Scientismi e Antiscientismi" fatta dall'autore Massimiano Bucchi, sociologo presso l'Università di Trento.
Sono rimasto subito positivamente impressionato dalla tesi di Bucchi, che oltre a spiegarci che scientismo e antiscientismo sono le due faccie di una stessa medaglia, mostrava anche con interessanti esempi che questo era proprio il motivo per cui scienza e società oggi non si capiscono.

Alla presentazione era presente (insieme a Nicoletta Cavazza e alla moderatrice del dibattito Elisabetta Tola) il noto medico bolognese Carlo Flamigni, che si era subito affannato a dimostrare l'esistenza di una vera scienza medica contrapposta ad una falsa scienza medica, e via dicendo, dimostrando di non aver colto il ragionamento di Bucchi o di non averlo apprezzato.
Ma a ben vedere il suo discorso sulla medicina "vera", è in qualche modo un'ulteriore riprova delle ipotesi di Bucchi circa gli scientismi contemporanei.

In quell'occasione non avevo comprato il libro, poichè la presentazione iniziata alle 18.00 si era poi dilungata in un interessante dibattito e Feltrinelli aveva chiuso le casse.
Ma lo scorso fine settimana sono finalmente riuscito a dedicarmi alla lettura di questo saggio breve (pp. 121) ma denso di idee, concetti e spunti di riflessioni (a mio parere utili per il Laboratorio delle Anomalie).

Fin dalla pagina dei ringraziamenti mi sono trovato in buona compagnia dato che, tra coloro con cui ha dibattuto le sue tesi, Bucchi annovera studiosi come Bruno Latour e Trevor Pinch, autori che avevo già avuto modo di apprezzare.
Bucchi parte dalla considerazione diffusa che si stia creando una crescente distanza tra scienza e società, e viceversa, ma è sua convinzione che più che di "deficit" di comunicazione si tratti di un eccesso di "complicità".
E' proprio la diffusione dello scientismo a generare una sempre maggiore conflittualità tra scienza e società.
Da un lato si chiede una totale adesione della società alle ragioni della scienza (scientismo), mentre dall'altro si auspica che la scienza diventi più sensibile alle ragioni ed istanze valoriali espresse da alcuni gruppi sociali (posizione associata al termine di antiscientismo).
Bucchi definisce questa seconda posizione come "scientismo passivo", poichè lo ritiene complementare al primo, ed afferma che si tratta infatti di due estremi che condividono molto di più di quanto credano o ci diano ad intendere, in altre parole sono appunto "due faccie della stessa medaglia che è lo scientismo contemporaneo" (p.23).
A restare costante è la concezione di scienza come "attiva" e di società come "passiva".
Ma questa concezione ha secondo Bucchi un altro difetto: tende a vedere scienza e società come entità completamente separate e a compartimenti stagni.
Egli dimostra, con una serie notevole di esempi, come scientismo attivo e passivo condividano anche un "isomorfismo istituzionale", soprattutto quando ad es. ricorrono ai linguaggi della protesta (linguaggi considerati in passato solo appannaggio dell'antiscientismo).
In conclusione la "Scienza", intesa come struttura rigidamente monolitica non è altro che il riflesso del discorso scientista nelle sue due varianti.
Soprattutto nessuno dei due estremi mette in discussione lo schema secondo cui la scienza avanza e la società la insegue, con un certo affanno.
Probabilmente così è stato per un lungo periodo dove la scienza doveva convincere una società che frenava di fronte all'applicazione delle nuove scoperte scientifiche, ma che poi nel più lungo periodo si adeguava ai nuovi paradigmi; in altre parole, spiega Bucchi, vi funzionava bene la metafora della "scienza come gallina dalle uova d'oro" (p.75) .
Ma erano tempi in cui le comunità scientifice erano molto ristrette e coese, mentre ora non è più così.

Siamo di fronte ad un "multitecnologismo" che porta Bucchi a ipotizzare la produzione di oggetti tecnoscientifici à la carte che corrispondono alle priorità morali, religiose, culturali, ed economiche di variegate collettività.
Ad es. alcuni bioeticisti sono giunti ad affermare che ad ogni individuo spetterebbe di "scegliere la propria definizione di morte" compresa tra lo stato vegetativo permanente e l'arresto cardiaco; in conclusione: "...appare in crisi l'idea di scelte generali univoche, frutto di condivisione e concertazione tra esperti scientifici, autorità statali, esponenti delle istituzioni religiose e altre parti in causa" (p.56).
A complicare il quadro si assiste alla moltiplicazione degli expertise che possono rinforzare ipotesi scientifiche anche in evidente opposizione tra loro: esistenza del buco nell'ozono, bontà dell'energia nucleare, rischi OGM, etc..
Infine, secondo Bucchi, stanno saltando i cardini della comunicazione della scienza e conseguentemente le tradizionali distinzioni tra dibattito scientifico e discussione politica.
Non vi è più l'adesione del passato ad un rigido paradigma scientifico, ma la conoscenza scientifica che Bucchi descrive come sempre più somigliante alla definizione del filosofo Ludwik Fleck: "il continuo movimento di interscambio tra le cerchie di pensiero specialistiche e popolari attorno ad un determinato tema" (p.97).
Bucchi attraversa la propria analisi sociologica, a tratti complessa ma sempre piacevole, con una serie di esempi estratti dalla quotidianità ("scienza spettacolo", "retorica dell'innovazione", scientismo degli ambientalisti, definizioni scientifica a larga maggioranza, moltiplicazione degli expertise, "oggetti liminali", etc.).

Bucchi Massimiano, "Scientismi e antiscientismi. Perché scienza e società non si capiscono" Intersezioni, Il Mulino, febbraio 2010

giovedì 20 maggio 2010

Maggio 2010. MISCELLANEA

19 Marzo 2010. Euronews Space Magazine parla di Ufo ed alieni: Are we alone?
Una breve inchiesta video di Euronews Space Magazine (ESA, Agenzia Spaziale Europea) che tratta dei fenomeni Ufo, dello studio condotto dall'ente francese Geipan , degli archivi UK e della possibilità di vita intelligente nello spazio.
Nessuna novità per chi segue questi argomenti con attenzione.

[info: http://www.esa.int/SPECIALS/Euronews/SEMG72DKP6G_0.html]


12 Aprile 2010. Per la prima volta fotografata da ESA eNASA l'innesco delle aurore
L'Agenzia Spaziale Europea (ESA) per la prima volta ha catturato l'immagine della "miccia" del fenomeno luminoso delle aurore grazie al satellite Cluster.
Scrive Repubblica: "... i ricercatori dell'University College di Londra guidati da Colin Forsyth hanno immortalato l'attimo in cui le particelle cariche di energia nella bolla magnetica della Terra subiscono un'accelerazione che provocherà attimi dopo una brillante aurora. Secondo Forsyth, si tratta di osservazioni "entusiasmanti", cruciali per comprendere i meccanismi delle aurore e anche come l'energia della magnetosfera influenzi l'atmosfera terrestre".

[Fonte: http://www.repubblica.it/scienze/2010/04/12/foto/fotografata_la_miccia_delle_aurore-3273253/1/; questa notizia ha girato su parecchi siti web ma non sono riuscito a trovare nessuna fonte diretta]

14 Maggio 2010. A proposito di una apparizione fantastica riportata nel 1608: una nuova analisi storica nel Blog "Chronicon Mirabilium"
Vi è una definizione di cui tutti gli ufologi fanno un grande abuso: "Ufo del passato".
Non sappiamo esattamente cosa c'è dentro il grande contenitore delle testimonianze Ufo contemporanee, ma nonostante ciò l'ufologo si sente in diritto di trasportare il concetto del termine U.F.O. (Unidentified Flying Objects) anche nel passato.
Il termine Ufo militarizzò l'altro termine mediatico di "disco volante" (flying saucer), agli inizi ben più popolare, peraltro risemantizzando la descrizione di Kenneth Arnold del 1947 (oggetti che saltellavano come un piattino sulla superficie dell'acqua).
La classificazione extraterrestrialista dell'astronomo Hynek fece il resto con i suoi Incontri Ravvicinati del 3° Tipo, che consideravano tutte quelle testimonianze di entità animate accanto ad un Ufo-discovolante.
Dietro certe narrazioni antiche si nasconderebbero quindi "Ufo del passato".
E' evidente che, in una tale escalation di ipotesi, la trasformazione di un evento lontano nel tempo (come quello riportato nel 1608) in un "Ufo del passato" si rivela un'operazione azzardata per non dire storicamente inconsistente; si dimentica così facendo contesto e differenziazioni storico-culturali interne alle testimonianze, restando attaccati ad una "vaga aria di famiglia": quell'evento narrato nel passato assomiglia ad un "Ufo del presente".
Siamo di fronte ad un ragionamento circolare dove l'esistenza di "Ufo del passato" sostiene l'esistenza di "Ufo nel presente", e viceversa, ovviamente in modo ambiguo.
Ma non è questo il punto.

Lo storico dei prodigi, Yannis Deliyannis, indaga sulla narrazione del 1608, andando alle fonti storiche francesi del canard , poichè questa narrazione seicentesca, nasce in Francia e principalmente è tenuta viva dagli ufologi francesi.

Ma veniamo un attimo al racconto incredibile di questo '"Ufo del passato", all'apparizione dell'agosto del 1608 in quel di Genova e Nizza.
Così viene in sintesi riportato il caso su uno dei tanti siti ufologici: "Nel mare genovese vengono visti affiorare fino all' ombelico esseri con figura umana e braccia coperte di squame con 2 serpenti volanti in mano. Molti colpi di cannone non sortiscono alcun effetto. Avvistati nello stesso periodo a Nizza "strani oggetti nel cielo che gettano sangue sulla terra".

Per chi volesse meglio approfondire la storia dell'apparizione del 1608, e la sua evoluzione ufologica vi rimando al sito di Diego Cuoghi, e alla pagina in cui dimostra in base ai documenti storici che a Genova in quel periodo non è successo niente.
Cuoghi spiega come l'opuscolo pubblicato a Troyes e intitolato "DISCOURS au vrais des terribles et espouvantables signes apareuus sur la Mer de Genes", e fonte originaria di questa "prova" di "Ufo nel passato" non sia appunto altro che un "canard" (un racconto a sensazione, una diceria).

Ora Deliyannis aggiunge un altro tasello importante all'intera storia di questo documento, individuando una serie di fatti storici che potrebbero essere serviti da prototipo per il canard, ossia le celebrazioni fastose del matrimonio di Cosimo de' Medici e Maria Maddalena d'Austria, a Firenze quello stesso 1608:
http://deliyannis.blogspot.com/2010/05/back-to-1608.html

[Info: Diego Cuoghi]

sabato 15 maggio 2010

18-19 Maggio 2010. A FORNOVO DI TARO SI PARLERA' DI "MARFA LIGHTS" ED ALTRO ANCORA...

A Fornovo di Taro, il geologo Valentino Straser, organizza un secondo convegno con dibattito, nelle serate di martedì 18 Maggio e mercoledì 19 Maggio, sempre alle ore 20.00.
Ospite d'onore delle due serate è l'americano James Bunnell, ingeniere aerospaziale, che oltre a commemorare i 40 anni dallo sbarco sulla Luna, tratterà, nella seconda serata, di un argomento che ha studiato direttamente, le cosidette "Marfa Lights", luci "fantasma" ricorrenti in quella zona del Texas.
Sarà presesente anche l'astrofisico Massimo Teodorani, che da anni si occupa di "earthlights" (vedi ad esempio le prime missioni italo-norvegesi ad Hessdalen in Norvegia).
Si tratterà anche di ipotesi che mettono in relazione le congiunzioni planetarie ed i terremoti (Straser).
Forse le tematiche sono un pò dispersive e slegate tra loro, ma l'occasione di avere ospite Bunnell, che riassume in sé molteplici argomenti ed interessi, ha fatto sì che l'organizzatore Straser non potesse rinunciare a questa testimonianza diretta.
Il convegno si terrà al Cinema Lux di Fornovo di Taro.

[Info: Valentino Straser]

venerdì 14 maggio 2010

4-5-6 Giugno 2010. CIELOSTELLATO

Ad Ostellato, in provincia di Ferrrara, si tiene il 14° meeting "CielOstellato 2010" della Associazione Nazionale Astrofili.
In Particolare il 5 Giugno 2010 alle ore 16.00 si terrà la relazione dell'IMTN (“Italian Meteor and TLE Network“), la rete la rete italiana per il monitoraggio video di fenomeni rari in atmosfera, TLE, bolidi e meteore.
Saranno analizzati risultati e progetti e le modalità per partecipare al IMTN.

Per consultare l'intero programma di "CielOstellato 2010":
http://esploriamoluniverso.wordpress.com/2010/04/18/cielostellato-2010-dal-4-al-6-giugno/

[Info Ferruccio Zanotti]

7 maggio 2010. ARTICOLO DI FIDANI SULLA RIVISTA NHESS: LE LUCI SISMICHE A L'AQUILA

Continua l'intenso lavoro di Cristiano Fidani, del dipartimento di Fisica Università di Perugia, sui precursori sismici, con particolare riferimento al recente terremoto dell'Aquila del 6 aprile 2009.
Stavolta si tratta di un articolo per la rivista Natural Hazards and Earth System Sciences dal titolo: "The earthquake lights (EQL) of the 6 April 2009 Aquila earthquake, in Central Italy".

Fidani ha operato una lunga indagine di 7 mesi sul terreno, nella regione abruzzese coinvolta dal terremoto. Sul territorio sono state raccolte, con opportuna scrematura dei casi spiegabili, una serie di testimonianze a partire da 9 mesi prima della scossa più forte.
Lo studioso ha optato per una catalogazione dei diversi tipi di luci sismiche che si rifà a Ignazio Galli, uno scienziato che agli inizi del secolo scorso (1910) era stato il primo a catalogare questi eventi in modo organico.
Si mostra nell'articolo come questi eventi sono distribuiti su un'area abbastanza ampia, di almeno 50 km attorno all'Aquila, in direzione Nord.
Fidani fa delle correlazioni tra i tipi di luci sismiche raccolte e le tipologie diverse di paesaggio. Una prima analisi suggerisce una correlazione tra scariche elettriche ed asperità, come già suggerito in altri lavori, mentre gli eventi in forma di "fiamma" sono state osservate prevalentemente lungo la valle del fiume Aterno.
Lo scopo della raccolta di dati, attuata da parte di Fidani è triplice: 1) istruire il pubblico circa l'esistenza di questi precursori sismici; 2) proporre nuove ipotesi sui processi del terremoto; 3) suggerire nuovi strumenti per registrare questi fenomeni.
La parte principale dei fenomeni raccolti dall'autore di questo articolo riguarda fenomeni luminosi, che sono stati osservati in abbondanza in occasione di questo drammatico evento, ma sono stai rilevati anche altri fenomeni secondari quali emissioni di fluidi, rilasci termici, fenomeni meteorologici inusuali, suoni bizzarri, disturbi radio e nelle telecomunicazioni, disturbi psicofisiologici umani, comportamenti anomali degli animali, etc..
Fidani ha compiuto un enorme lavoro di 1200 interviste tra i terremotati del territorio aquilano, raccogliendo un ampio numero di queste anomalie, in zone vicine e lontane dall'epicentro, per un totale di 1057 casi, dopo aver scartato una serie di eventi riconducibili a fatti prosaici tipo il crollo di linee elettriche e in via cautelativa al passaggio di meteore (a questo fine è stata utilizzata la rete IMTN (Italian Meteors & TLEs Network) , nonché le luci di origine meteorologica.
Luci sismiche per un numero di 241 sono state raccolte e ordinate seguendo la classificazione adattata di Galli: luci diffuse, nastri, vapori luminosi, nubi luminose, flashes, scariche elettriche, striscie luminose, colonne di fuoco, fasci di fuoco, luci imbutiformi, scintille, sfere infuocate, fiamme di diversa dimensione, luci non meglio determinate.
Nell'articolo compare un aneddoto illuminante che ci rappresenta bene il modus operandi di Fidani; questo episodio riguarda il lavoro del nostro Massimo Silvestri (CIPH progetto SOSO). Tale Claudio Strinella, due ore prima della scossa principale, essendo stato testimone di un flash intenso quanto una luce diurna, della durata di un secondo, dato che aveva avuto modo di leggere su internet un sommario sulle EQLs (Silvestri 1999), prende la decisione di mettere al riparo la sua famiglia.
Questo fatto suggerisce a Fidani che una educazione delle persone circa le EQLs potrebbe essere utile a prevenire un certo numero di disgrazie.
Inoltre conclude con l'importanza di un monitoraggio ottico-strumentale del tipo adottato con SOSO, da collocare nelle varie aree interessate da sciami sismici.
In ultima sintesi: arrivare preparati all'evento distruttivo!

[Info raccolta da Renzo Cabassi; fonte: http://www.nat-hazards-earth-syst-sci.net/10/967/2010/nhess-10-967-2010.html]

giovedì 13 maggio 2010

19 Maggio 2010. CONFERENZA "VITA EXTRATERRESTRE "

La responsabile Stefania Varano del Centro Visite Marcello Ceccarelli, presso i Radiotelescopi di Medicina, informa che il 19 Maggio 2010, alle ore 11, presso all'Area di Ricerca di Bologna, via Gobetti 101, si terrà la conferenza "Vita Extraterestre".
Sarà ospite Seth Shostak, brillante scienziato che si occupa di radioastronomia e lavora al progetto SETI, Search for Extraterrestrial Intelligence (Mountain View, California).
Seth, è anche un grande divulgatore, e conduce un programma radiofonico intitolato "Are we alone?" messo in onda dal SETI Institute.
La conferenza sarà in inglese (con un traduttore inglese-italiano).
Per eventuale partecipazione di studenti e/o ulteriori informazioni si si può contattare, entro lunedì 3 maggio 2010, l'email: centrovisite@ira.inaf.it.

[info: Daniela Fiorini & Stefania Varano]

mercoledì 12 maggio 2010

DARE DIGNITA' AI FENOMENI UFO

Una intervista a Renzo Cabassi su quei fenomeni del cielo che non trovano ancora una definizione scientifica [di Nico Conti]

Renzo vorrei farti un'intervista che possa servire ad uscire per un attimo dalla gabbia dei comunicati ufficiali del comitato che dirigi, il CIPH (Comitato Italiano per il Project Hessdalen), e cercare di capire anche il lato umano che sta dietro le strategie dello studio dei Fenomeni Luminosi Transitori in Atmosfera. Se guardo il lavoro del CIPH ci sono anche le biografie di quelli che hanno collaborato in modi diversi con noi, le biografie di coloro che ci sono stati amici e di quelli che ci siamo inimicati con le nostre affermazioni, e infine più importante la biografia sociale dei nostri oggetti di studio. Sono convinto che anche questi aspetti "umani" facciano parte integrante della storia scientifica di questi misteriosi oggetti di studio che ti stanno a cuore. Naturalmente nell’intervistarti non posso nascondere il nostro rapporto di amicizia e la mia appartenenza al CIPH. Sono un po’ nella stessa situazione di certi antropologi che si trovano ad inchiestare la cultura di una certa tribù in un modo che si vuole oggettivo e poi finiscono per farne emotivamente parte integrante.

NC- Come prima domanda voglio iniziare evocando un termine verso il quale oggi nutri un certo ritegno e che eviti di usare per quanto possibile: gli U.F.O.. D'altra parte sappiamo che eliminare certi termini ambigui dal discorso non risolve il problema che nella nostra società il termine stesso ha sollevato.
Cosa o chi è stato, in età giovanile, che ha fatto scattare il tuo interesse per le testimonianze Ufo? Come si è sviluppato questo interesse per gli U.F.O.?

RC- "Gli uomini dello spazio minacciano rappresaglie". Questo il titolo di articolo sul quotidiano di Bologna il Resto del Carlino che nel 1958 annunciava una conferenza di Alberto Perego a Bologna. Non ci andai... Avevo tredici anni!
Andai invece in giro per Bologna e trovai il secondo libro di Perego: "Sono Extraterrestri". Da lì incominciò il mio interesse per le "testimonianze" UFO.
Iniziai la forsennata ricerca di ritagli stampa su annate di vecchi quotidiani che avevo acquistato raccattando bottiglie di vetro del latte e rivendendole al lattaio sotto casa...
Incontrai, qualche anno dopo, Mario Maioli, amico d'infanzia di Perego, e responsabile per Bologna del CISAER (Centro Italiano Studi Aviazione Elettromagnetica Roma). Lui poi mi fece conoscere Roberto Pinotti e nel 1964 decisi che gli UFO sarebbero stati il mio prioritario interesse. Andai dal cartolaio e per 1000 lire mi feci dei biglietti da visita intestati "Centro Documentazione UFO".
Nel 1966 fui invitato da Pinotti e Maioli ad iscrivermi al CUN, allora "Centro Unico Nazionale per lo studio dei fenomeni ritenuti di natura extraterrestre".
Non accettai soprattutto per l'ambiente dove il mio unico coetaneo, o quasi, era Pinotti. Il resto erano intellettuali della Bologna bene che si vedevano alla Tavolata delle Arti o a casa di qualche importante personaggio a parlare di parapsicologia, tavolini che si muovevano, fantasmi, dischi volanti e visioni della Madonna..."
Nel 1968 feci la mia prima inchiesta. Il 10 agosto raccolsi la testimonianza di una mia zia che aveva visto un oggetto luminosissimo e veloce solcare il cielo sopra Piazza Maggiore. Il mattino dopo ero all'agenzia ANSA a dare la notizia ed assieme a Lino Pizzo, redattore capo, raccogliemmo tutte le notizie delle agenzie territoriali.
Ne venne fuori una serie di servizi che portarono la notizia su decine di importanti quotidiani.
Il giorno dopo mi aggiravo nella periferia sud di Bologna, dove la luminosità dell'oggetto era stata osservata con maggior intensità ("vidi la mia ombra proiettata sul muro", raccontava una signora).
Nel pomeriggio avevo la certezza che si fosse trattato di una grossa meteora, un bolide insomma. Il mio interesse invece di venire deluso aumentò: era la soddisfazione di aver concretizzato un racconto in un evento oggettivo. Raccolsi testimonianze e racconti dettagliati, pubblicai quello che potei e attirai anche l'attenzione degli astrofili bolognesi. In una città dove tutti erano in ferie, in alcune settimane scovai segnalazioni fino dall'allora Jugoslavia e questo consentì ad un ricercatore siciliano Mario P. Nuccio di calcolare la traiettoria ed individuare a Piancaldoli la meteorite prodotta dal bolide. Il "discovolantista" si trasformava in ufologo, o in quello che io ritenevo dovesse essere un Ufologo..., e da quel giorno entrai nel CUN di Maioli con un progetto. Progetto che non mi ha ancora abbandonato. Dare dignità ai fenomeni UFO. Rilevarli strumentalmente e lavorare sui dati oltre che sui racconti di Oggetti Volanti Non Identificati.

NC- Circa 10 anni fa nell’ambito del gruppo bolognese che poi fu promotore del comitato CIPH eravamo soliti chiamarti “il vecchiaccio”. In effetti era da tanto tempo che ti occupavi del problema Ufo, e sei di certo uno dei decani dell’ufologia, ammesso che tu lo sia ancora un ufologo. Tra parentesi: ultimamente ho smesso di chiamarti così quando mi sono accorto di aver raggiunto la stessa età che tu avevi allora. Cosa rimane di tutta quell'epoca che va dalla fondazione del CUN fino all’esperienza nel CISU? Cosa salveresti?

RC- Nel CUN sicuramente aver cercato le basi italiane per un approccio scientifico ai fenomeni UFO. I contatti con Hynek, Sagan, McDonald, Haines, Michel, ecc. e il gruppo di ricercatori che nel mondo nei primi anni '70 trassero dal Rapporto Condon la certezza che esiste un fenomeno da studiare, vedi, "UFO a Scientific Debate", di Sagan e Page; "The UFO Experience", di J.A.Hynek; "UFO: Greatest Scientific Problem of Our Times", di James McDonald...
Un passo metodologicamente importante, oltre alla nascita di un archivio casistico italiano che non fosse l'operazione di un singolo ma l'opera di un gruppo numeroso, fu la stesura e la pubblicazione della Metodologia d'Inchiesta, che recepiva e condivideva le indicazioni della associazione belga SOBEPS (Société belge d'étude des phénomènes spatiaux).
La ricerca di queste prime basi portarono alla trasformazione di NOTIZIARIO UFO da ciclostilato a rivista, al reperimento di risorse umane che favorirono quanto auspicato da Michel: una casistica italiana in special modo riferita al 1954: convinsi il CD a stanziare un fondo per permettere le ricerche presso le biblioteche di notizie su quotidiani e periodici.
Nel CUN vado fiero di aver dato spazio a giovani leve che fecero fare un salto di qualità passando da fotocopie di ritagli stampa a report: Antonio Giudici, Francesco Izzo, Roberto Dotti, ecc. e aver cementato una rete di corrispondenti in grado di fornire materiale per la rivista sugli eventi UFO in Italia. All'uscita dal CUN questo nucleo fondò il "Comitato Nazionale Indipendente per lo Studio dei Fenomeni Aerei Anomali", nel 1973, con la prioritaria mission di impostare e concretizzare le basi epistemologiche della ricerca che volevamo fare.
Nel 1974 i primi tentativi di razionalizzare sky watch utilizzando procedimenti fotografici convenzionali: ROF, rete di osservazione fotografica.
Nel 1975 usciva il volumetto a cura del CNIFAA "UFO BASE ZERO". Era il riassunto di tre anni di discussioni attorno alle basi epistemologiche dell'ufologia che si voleva fare. Il sommario: Il dato scientifico; Criterio di significatività; La teorizzazione delle ipotesi; Le tecniche in ufologia; "quid agendum?".
Nel 1976 la nascita di UPIAR, "UFO Phenomena International Annual Review", la prima rivista conforme ai metodi delle pubblicazioni scientifiche. Linea editoriale di un comitato di redazione, Editorial Board; valutazione degli articoli da pubblicare da parte di ricercatori del settore, peer review, istruzioni agli autori, ecc.
A questa farà seguito una operazione presso il Ministero della Difesa per affidare ad un comitato scientifico l'esame dei dati raccolti dall'Aeronautica Militare Italiana sostenuta e controfirmata da decine di ricercatori italiani.
Conclude questa fase un workshop internazionale a Salisburgo nel 1982, l'"International UPIAR Colloquium on Human Sciences and UFO Phenomena" con la pubblicazione dei Proceedings.

NC- Molti hanno criticato il rapporto Condon come un semplice atto di depistaggio della verità sugli Ufo. In effetti le conclusioni di Condon sugli Ufo erano senza appello, vi si affermava che questi non erano un problema scientifico.
Il sociologo Lagrange parla del fatto che è allora che si crea un fossato tra cultura scientifica e cultura ufologica.
Tu sei sempre stato molto rispettoso di questo migliaio di pagine della commissione Condon.
Perché?

RC- Un conto sono le conclusioni e le raccomandazioni, la Section I del Rapporto Condon...Vero debunking!
Altra cosa sono le 6 SECTIONS con la loro quarantina di capitoli! Anche quando carenti di metodo sono un vero lavoro scientifico e i fenomeni UFO ne escono con grande dignità.

NC- Torniamo un attimo a "UFO Phenomena International Annual Review".
La scienza procede attraverso un certo numero di modalità specifiche di produzione dei fatti scientifici, all’interno di questi assume importante rilievo la pubblicazione su riviste specialistiche di articoli che hanno, come tu citi, un referaggio di controllo. Pochi ufologi hanno capito bene il processo concreto del “fare scienza” e si sono concentrati sulle epistemologie più astratte del “metodo scientifico”. In tal senso, invece, la rivista di UPIAR fu lungimirante. Cosa puoi ricordare di quella esperienza?

RC- Posso ricordare l'impatto positivo della pubblicazione ma anche la realtà delle cose. Era un impegno importante ma gravoso per molti ufologi che però avevano evidentemente altre aspettative, prima di tutte quella di risolvere l'"affare UFO". Ma non era questo il target dell'Editorial Board. Come spesso ricordiamo NON volevamo che gli scienziati diventassero ufologi, ma che l'ufologia facesse suo il metodo e l'approccio scientifico. Ancora oggi molti ufologi vogliono redimere e "convertire" scienziati all'ufologia ma non ne vogliono sapere di diventare "scienziati degli UFO". Il verbo "credere" è ancora troppo presente nell'ufologia, a scapito di altri ben più importanti: ricercare, analizzare, verificare, produrre lavori, controllare le affermazioni..., continuità!
Altra cosa che ricordo, e con molta amarezza, è il disinteresse mostrato alla sua agonia e morte, specialmente dai sedicenti ufologi italiani...

NC- Veniamo agli inizi degli anni '80 dell'ufologia. Per la prima volta lo scetticismo sull'extraterrestrialità degli Ufo comincia a farsi strada in un folto gruppo di ufologi, cioè all'interno della disciplina stessa. Nascono ad esempio studi interessanti sulla psicologia della percezione. Poi questo slancio intellettuale che potrebbe essere produttivo per l'argomento degli Ufo, passo dopo passo si cristallizza. Cosa non ha funzionato nell'approccio "razionale" della psicosociologia?

RC- Ho una mia idea, su questo argomento, non so quanto condivisa dai “colleghi” che si occupano o si sono occupati di UFO.
L’aspetto “psico-sociale” per gli UFO é stato gestito da troppi pochi ricercatori per poter porre le basi per creare quell’elemento indispensabile per favorire un “settore” in grado di generare la nascita di una linea di ricerca.
L’elemento indispensabile per un obiettivo di tal genere é la “continuità’” della linea stessa di ricerca. Il dare continuità significa non solo lavorare sopra l’argomento, ma soprattutto pubblicare lavori che rispondano ai requisiti necessari alle pubblicazioni scientifiche “peer review”. E i tempi non sono brevi.
Direi, quindi, in estrema sintesi che l’evoluzione verso una generale sistematizzazione dei metodi scientifici, la loro applicazione e la generazione di una BUONA letteratura scientifica sul tema Fenomeni UFO ha abortito prima di nascere perché non si raggiunsero quantità di ricerche e di ricercatori per avere un minimo di sopravvivenza per dare continuità al lavoro, sempre iniziato, ma sempre con vita troppo breve.

NC- Parlaci un po’ del comitato CIPH.
Tu ci tieni molto a sottolineare che non si tratta di una associazione…

Che cosa è esattamente oggi il Comitato Italiano per il Project Hessdalen?


RC- Il Comitato Italiano per il Progetto Hessdalen, CIPH, è sorto nel 2000 per essere da supporto alla ricerca scientifica e tecnologica sui Fenomeni Luminosi Transitori in Atmosfera. Nato con riferimento al norvegese Project Hessdalen, ha reso fattibile oltre dieci missioni in Norvegia di ricercatori italiani, quali Massimo Teodorani, il team di Stelio Montebugnoli, ecc., alcuni incontri, workshop e meeting, in Italia e in Norvegia, la realizzazione di strumentazione nel campo ottico, radio e RADAR. Oggi la limitazione alla territorialità norvegese è superata con interventi in altre nazioni, Italia in prima battuta. E' una evoluzione, questa, più che una svolta.
Decisa particolarmente al workshop internazionale del 2006 a Medicina, in provincia di Bologna, si è concretizzata nel progetto SOSO, Smart Optical Sensors Observatory, un sistema automatico di monitoraggio della volta celeste.
Molti i risultati nel campo osservativo in particolare nella registrazione per la prima volta in Italia di "sprite", dove è stato possibile anche triangolare gli eventi per verificare dimensioni, distanze ed altri dati necessari al loro studio.
Perché comitato e non associazione? Perché nel nostro ordinamento i "comitati" sono una libera associazione di persone non obbligate ad organizzarsi "gerarchicamente": presidenza, segreteria, ecc., ma in grado di perseguire un fine.
E' quindi una "associazione" di persone molto dinamica e svincolata da procedure spesso solo burocratiche: assemblea, consiglio direttivo, votazioni, iscrizioni associative, ecc..
Attenzione però, non è anarchia!
E' solo gravitare in comunità di interessi in un progetto ben definito. Nel nostro caso la ricerca scientifica e tecnologica sui fenomeni transitori in atmosfera.

NC- Rimpianti?


RC- Direi solo sul tempo che passa inesorabilmente... Per il resto direi che possono esserci solo soddisfazioni collettive e personali, e una verifica positiva sulla validità di un progetto. Il nostro progetto.

NC- Circa due anni fa, come stavi accennando, il primo Sprite italiano catturato da SOSO, grazie al progetto attuato dal bravo Massimo Silvestri; sbaglio a dire che forse si è trattato di una delle soddisfazioni più forti durante tutto l’arco della tua personale ricerca?

RC- ... Al momento, direi proprio di sì. Ma mi aspetto altre soddisfazioni e anche un "big one" dalle prossime tappe che sta preparando Silvestri con l'evoluzione della nostra attrezzatura di monitoraggio.

NC- In questo periodo, anche grazie ad un gruppo di astrofili e tecnologi che collaborano con il CIPH si è formato un network osservativo IMTN (Italian Meteors & TLEs Network) che ha ben presto ottenuto il successo della cattura del primo Gigantic Jet europeo da parte di Ferruccio Zanotti; che impressione ti fa la nascita di una rete di monitoraggio strumentale dei nostri cieli?
Non vedi in essa la realizzazione del vecchio progetto pensato dallo scienziato Claude Poher ai tempi del GEPAN francese?


RC- Poher era stato lungimirante e mentre il popolo ufologico pensava alla gendarmeria francese che raccoglieva le "testimonianze", si disinteressava di questa RICERCA ATTIVA, e cadde nell'oblio. Insomma, interessante che la gente veda gli UFO, ma "noi" non andiamo a cercare di vederli... Lo skywatch ufologico, insomma sarebbe cosa da credenti. Sarebbe come dire che l'astrofilo impegnato nell'osservazione di bolidi e meteore o nella ricerca degli asteroidi lo fa perché gli interessano gli oroscopi...

NC- Non ti pare che sia dovuto passare tanto tempo perché un simile progetto trovasse realizzazione? E' stato solo un problema di tecnologie per mettere in pratica un'idea?

RC- No, c'è un problema ideologico. I fenomeni UFO esistono, ma non si possono-devono vedere. Qualsiasi cosa essi siano. E' come quando negli anni '60, quando partiva la commissione Condon, per gran parte del mondo scientifico dell'URSS era plausibile che Phobos e Deimos, i satelliti di Marte, fossero artificiali o che Sodoma e Gomorra fossero state distrutte da astronavi extraterrestri o lo stesso evento della Tunguska del 1908 fosse prodotto da una astronave atomica aliena precipitata nella steppa...
Ma nessun UFO solcava i cieli della Terra di quel tempo.
Anche il report Condon non prende in considerazione la possibilità di rilevare eventi UFO-like ma nemmeno lo hanno fatto gli anti-Condon...
C'è una resistenza inconscia... Insomma, non verifichiamo: neghiamo. Difficile verificare una negazione!

NC- A proposito dei sovietici, la loro attitudine con la teoria degli Antichi Astronauti era piuttosto quella di trovare un modo per sbarazzarsi della religione, trasformando gli dei in extraterrestri, mentre i dischi volanti contemporanei erano solo un prodotto della manipolazione delle menti operata dal capitalismo americano. I razionalisti sovietici alla Agrest cercavano di sospingere gli extraterrestri in un lontano passato, mentre i razionalisti occidentali, accettavano la possibilità degli extraterrestri ma in uno spazio molto lontano da noi. Mi viene in mente Peter Kolosimo che con il mondo sovietico aveva avuto molti contatti, ed aveva importato quelle teorie nei suoi libri: in effetti Kolosimo raramente parla di Ufo e Dischi Volanti. A te Kolosimo non piaceva neanche negli anni '60 quando piaceva a tutti, giusto? Perché?

RC- Dovetti aspettare l’inizio degli anni ‘70 per poter finalmente esprimere le mie riserve su Kolosimo, che nel decennio anni ‘60 leggevo su Oltre il Cielo, la rivista di astronautica che in quel periodo contribuiva anche a creare la fantascienza italiana. Intendiamoci, non é che non mi piacesse e basta.
Non condividevo l’impossibilità quasi generale di controllare le sue affermazioni. Affermazioni che a mio avviso parevano soddisfare una sorta di “principio di autorità” più che appoggiarsi alla possibilità di controllo... primo gradino a quel principio di tentativo di falsificazione, pilastro, nella mia concezione epistemologica, del metodo scientifico.
All’inizio di quel decennio, per me e per la mia attività di “ufologo” molto importante la nascita di un comitato scientifico, CNIFAA e della prima rivista su principi accademici, UPIAR, UFO Phenomena International Annual Review, scrissi un articolo su una rivista ufologica intitolato “Kolosimo: il dittatore dell’incontrollabile” riportando alcuni argomenti che, a mio avviso, mettevano in discussione molte affermazioni di Kolosimo, rilevando spesso un aspetto “fumoso” nei fatti e nelle circostanze proposte da Kolosimo.
Mi presi una minaccia di querela, dallo scrittore modenese con il nome tedeschizzato, ma anche un rancoroso e a mio avviso codardo abbandono dei miei colleghi ufologi di quel tempo e decisi che era meglio togliersi dall’associazionismo ufologico.

NC- Sappiamo che testimonianze di fenomeni bizzarri nel cielo sono stati riportati nell'arco della storia con le più diverse etichette. Nel 1947, essi irrompono nei media americani con il racconto di Kenneth Arnold ed assumono il nome di dischi volanti. I militari americani se ne preoccupano da subito poiché temono una minaccia esterna per la sicurezza del Paese. U.F.O. infatti è un acronimo militare. Alcuni ufologi cominciano a pensare che ci venga nascosto qualcosa, in altre parole che i militari complottino per nasconderci l'atroce verità sugli U.F.O.. La faccenda si fa via-via più complessa.
Tu che con i militari italiani, insieme all'ufologo Paolo Fiorino, hai avuto molto a che fare, cercando di collaborare con chi gestiva gli archivi dei Non-Identificati, che opinione ti sei fatto? Ci celano inconfessabili segreti?


RC- No. A mio avviso solo riservatezza, un po’ di omertà istituzionalizzata e molta, molta, molta ignoranza sulla necessità di sottoporre al vaglio scientifico quegli eventi o quelle cose che possono essere soggetti scientifici a tutti gli effetti. La dignità scientifica dei fenomeni UFO, intesi però, appunto, come “Fenomeni UFO” é assolutamente dimostrabile e dimostrata. Ma é anche, ahimè, soggetta ai metodi indegni - sempre scientificamente -, spesso utilizzati dagli pseudo ufologi che si sono avvicendati ad “accarezzare” l’argomento con motivazioni che, quasi sempre, nulla hanno a che fare con la scienza, cercando sfoghi alle loro repressioni intellettuali, o anche peggio, piuttosto che portare contributi alla conoscenza.

NC- Vorrei farti una domanda imbarazzante. Visto il quadro della ricerca da te descritto e proposto, cosa ne facciamo delle testimonianze di incontri ravvicinati del terzo tipo, CEIII, dei dischi volanti, delle intelligenze extraterrestri, e infine del paradosso di Fermi? Insomma, se esistono perché non sono qui?

RC- Mi pongo piuttosto la domanda: perché questi argomenti sono entrati nella "saga" dei fenomeni UFO? Tu sai che mi sono sempre opposto ad una enfatizzazione dei casi CEIII, e al concetto di alta stranezza "uguale" a maggior interesse dell’evento UFO.
Per me sono una sovrastruttura culturale venutasi a creare per una serie di situazioni specialmente locali della sociologia e della cultura nella nazione dove é esploso il fenomeno: l'America.
Struttura a mio avviso un po’ pilotata dalla storia di questo paese che non é stato mai attaccato sul suo suolo e i suoi confini, sempre sotto un “assedio” di fatto, non sono mai stati abbattuti e che fa di una ipotetica invasione dall’”esterno” spesso un sistema scaramantico per allontanarlo dai pensieri del cittadino medio.
Poi c'è il mito dell’alieno senza il quale specialmente associato in modo non fortuito al nemico terrestre (l’Unione Sovietica degli anni ‘50 e ‘60) è stato sicuramente un buon argomento di pressione “fiscale” per ottenere finanziamenti alla creazione e al mantenimento dell’apparato astronautico USA, che é poi una forza tecnologica a veloce sviluppo grazie al know-how militare che lo sostiene.
Insomma il sempre citabile cittadino medio americano non aveva difficoltà ad accettare un po’ di pressione, tasse, in più se l’obiettivo era quello di arrivare su Marte magari pensando d’incontrare un ET...
Ricordo che specialmente nei primi anni ‘70, per quanto riguarda i nostri benamati UFO, il flusso di materiale pubblicato e distribuito a favore dell’ipotesi extraterrestre degli UFO (ETH) era il quasi totale a disposizione a livello planetario. Nessuno, o quasi, si occupava più di Luci Notturne (NL), osservazioni ravvicinate di UFO (CE1) effetti fisici in presenza di UFO (CE2), rilevamenti radar/ visuali di UFO (RV) e quindi si abbandonavano gli studi sulla natura dei fenomeni UFO e sulla natura di effetti secondari rilevati in osservazioni UFO e anche quelli psicologico-percettivi non avevano più grande interesse.
Meglio investigare “direttamente” una esperienza UFO, magari sotto rivivificazione ipnotica o con droghe “sieri della verità”. Con buona pace per i Fenomeni UFO e grande successo degli UFO-astronavi-extraterrestri giunte fin qui. Far rispondere l’osservatore alle domande sul fenomeno e non cercare le risposte investigando sui fenomeni stessi, misurandoli e pesandoli...
UFO: da dove? da chi?come? perché?

NC- Quale domanda ti aspettavi che non ti ho fatto?


RC- “C’è un futuro per la scienza degli UFO?”. E avrei risposto: “Per gli UFO no, ma per i ‘Fenomeni UFO’ si’”. Ma bisogna imparare a “non gettare via il bambino con l’acqua sporca”. Gli “UFO” sono, ovviamente, i dischi volanti, le astronavi extraterrestri e i sedicenti abitanti di Vega...
I “Fenomeni UFO” sono quel coacervo ancora mal definito di fenomeni in atmosfera che spesso producono “rapporti UFO” e che per ragioni non comprensibili alla logica preferiamo tenerli nel loro stato ingarbugliato. Forse perché spesso pizzicano il nostro immaginario - collettivo o singolo- un po’ prossimo a valori religiosi o ideologici, fino a sembrare quasi incontrarsi con la superstizione... finendo per coabitarvici più o meno tranquillamente in una sicura posizione di inattività: il fare conduce ad inevitabili errori, l'inattività invece porta ad una parvenza di solide conquiste.
Ci si dimentica che La Scienza ha in se’ sistemi di correzione assolutamente ben sperimentati... Se messi seriamente in opera.
***
Le mie domande sono finite, anzi no. Ce n'erano ancora tante altre, poiché ogni volta che parli col "vecchiaccio", lui ti mette sempre in quella posizione di obbligarti a fare un passo avanti, ad aprirti verso un altro dubbio, o ad osservare da un altro punto di vista. Anche quando non sei d'accordo con lui, scatta quel meccanismo che ti obbliga a rimetterti in movimento, rispetto ad una tua posizione confortevole acquisita. Non cerchiamo una Verità, semplicemente cerchiamo, sembra risponderci tra le righe. Abbiamo parlato di un piccolo problema? Solo le risposte che ci verranno, e solo dal lavoro scientifico, ci diranno quanto fruttuoso è stato porsi quel tipo di problema e quanto utile è stato decidere di ascoltare le nostre scarse percezioni di osservatori casuali, con qualche strumento in più atto ad amplificare i nostri deboli sensi. Insomma, concludendo, sono contento che queste risposte e queste storie non le ho ascoltate e tenute per me, le ho raccolte, anzi… rilegate.

[
Foto 1: Renzo Cabassi, io, Pierre Lagrange; foto 2: Jader Monari, Renzo Cabassi ed io ai radiotelecopi di Medicina; foto 3: il gruppo di Stelio Montebugnoli, al centro, con Renzo Cabassi, alla sua sinistra; foto 4: Renzo Cabassi e Ferruccio Zanotti; foto 5: Renzo Cabassi e Peter Kolosimo, nel 1975]

lunedì 10 maggio 2010

24 marzo 2010. LE LUCI DI HESSDALEN SU ACTA ASTRONAUTICA

E' in stampa, sulla rivista Acta Astronautica, l'articolo del tecnologo Bjorn Gitle Hauge (Ostfold Universiy College, Halden, Norvegia) dal titolo: "Investigation & analysis of transient luminous phenomena in the low atmosphere of Hessdalen valley, Norway"(20 marzo 2010) reperibile sul sito di ScienceDirect (disponibile online dal 24 Marzo 2010).
L'articolo non aggiunge novità alle conoscenze circa le luci di Hessdalen, pur offrendo un'ampia sintesi degli strumenti finora adottati nella valle norvegese, e delle varie iniziative sviluppate negli anni.
Non mi trovano invece d'accordo alcune affermazioni interne all'articolo, di cui l'abstract è sintomatico. Vi si afferma che è da più di 100 anni che fenomeni transitori in atmosfera sono stati visti ad Hessdalen, ma chi ne ha ricostruito la storia con metodo sa bene di quanti scarsi riferimenti ad avvistamenti di luci abbiamo prima dell'ondata degli inizi degli anni 80, con pochi e scarsi dettagli tanto da far pensare in qualche caso anche a fenomeni ordinari come meteore, mal interpretati.
Vero è che i ricercatori italiani e norvegesi hanno contribuito negli anni ad un ampio dispiegamento di strumenti, ma le poche immagini spettografiche e le indagini del radar non hanno ancora portato ad una mole sufficiente di dati. Gli interessanti rilevamenti del radar hanno mostrato per ora delle anomalie di difficile interpretazione, ma non ancora correlabili con dati del fenomeno ottico.
Quando nell'abstract Hauge parla di "risultati che indicano un fenomeno di combustione guidato da una sorgente sconosciuta" in realtà afferma più che un risultato scientifico la nostra necessità di dover ancor provare un fenomeno ed il suo reale funzionamento.

[info raccolta da: Roberto Labanti; maggiori informazioni sulle luci di Hessdalen sono reperibili nei Proceedings IPHW 2006]

giovedì 6 maggio 2010

2-7 Maggio 2010. AL CONVEGNO EGU SI PARLA DEL PRIMO GIGANTIC JET EUROPEO

Un bel momento per la nostra rete IMTN (Italian Meteor and TLE Network) , e per il suo rilevamento ottico del primo Gigantic Jet in territorio europeo operato dall'astrofilo Ferruccio Zanotti.
Durante il convegno EGU si relazionerà ampiamente della ricerca scientifica che si sta sviluppando attorno a questo primo Gigantic Jet (stanno per essere presentati a pubblicazione alcuni articoli scientifici).

In questo filmato (parte centrale):
http://www.cntv.at/EGU2010/?modid=18&a=show&pid=79
il fisico dell'atmosfera Oscar van der Velde, nella sezione delle conferenze-stampa "Modern Lightning research_ Improving the safety of society", fa una dettagliata introduzione della famiglia dei fenomeni TLE (Transient Luminous Events) raccontando tutti i passi fin qui svolti dal gruppo di ricercatori di Eurosprite nelle diverse campagne che vanno dal 2000 ad oggi.
Introduce poi la registrazione ottica del Gigantic Jet europeo, ringraziando l'IMTN e concludendo: "This field of science is one of the few where also amateur observers can contribute to advancements. (at relatevely low investments)".

[info raccolta da: Renzo Cabassi CIPH-SOSO: vedi anche "Sprite di Maggio"]

lunedì 3 maggio 2010

COME UTILIZZARE UN DATABASE UAP: L’APPROCCIO TEORICO-PRATICO DI TEODORANI

Uno studio comparativo analitico ed osservativo

[recensione e commenti di Nico Conti]


Sul sito del NARCAP (National Aviation Reporting Center on Anomalous Phenomena), associazione diretta daRichard Haines (direttore scientifico) e Ted Roe, (direttore esecutivo) è stato da poco pubblicato un lungo articolo dell’astrofisico e divulgatore scientifico Massimo Teodorani, dal titolo “A Comparative Analitycal and Observational Study of North America Databases on Unidentified Aerial Phenomena” (novembre 2009).
E’ sempre problematico affrontare il lavoro di Teodorani: la mole di attività prodotta (non riassumibile solo nelle 59 pagine di questo articolo) e la sua tendenza a spaziare dal tema principale (in questo caso si sarebbe potuto trattare di tre articoli distinti e di diverso taglio: statistico, filosofico e strumentale) creano, se non altro, un problema di sintesi a chi decide di affrontare un suo scritto (peraltro mai banale).
Se da un lato abbiamo questa grande dispersione nell’approccio alla tematica-Ufo (già di per sé dispersiva) dall’altro il lettore non potrà rimanere che affascinato dalle innumerevoli opportunità di riflessione che Teodorani dispiega nel tentativo di lasciare aperta ogni strada ad uno studio scientifico di ciò che si preferisce chiamare Fenomeni Aerei Non-identificati (UAP).
Abbiamo detto di tre articoli in uno, che hanno come comune denominatore i database-UAP di una vasta area del nord-america: seguendo tale divisione affronteremo il discorso di Teodorani.

L’analisi statistica dei database
Lo studio di Teodorani riguarda inizialmente l’approccio a tre diversi database sugli avvistamenti-UAP di tre diverse regioni degli Stati Uniti; Stato di New York, del Connecticut e la provincia canadese dell’Ontario.
Premetto che non sono contrario all’uso della terminologia UAP, ma è meglio precisare che con essa alcuni studiosi cercano di tenere separati, almeno a livello nominalistico, eventuali fenomeni sconosciuti da un’area narrativa densa di incrostazioni mitologiche che è andata col tempo a colonizzare il termine UFO e le variegate testimonianze.
Teodorani ci tiene sempre a sottolineare che non è un ufologo, anche se per il semplice fatto di studiare da anni gli Ufo ciò fa di questa sua sottolineatura una figura retorica di rinforzo al suo discorso.
A suo modo di vedere l’ufologo è colui tende a studiare il singolo caso, il caso Ufo più rilevante, con indagini di tipo investigativo; di certo la dispersività delle raccolte ufologiche è preminente sull’analisi e la sintesi dei dati (anzi i casi Ufo non diventano mai dati).
Egli afferma (e condivido): “So far ufology is just characterized by an interminable succession of qualitative descriptions furnished mostly by witnesses”, aggiungendo più avanti: “ This just remain a sort of ‘tale’…”, una sorta di favola reiterata.

Teodorani ritiene di poter aggiungere a questa indeterminazione una certa dose di “scienza degli UAP”, mettendo in campo un’analisi statistica simile a quella applicata dagli astronomi che cercano di derivare delle leggi sull’evoluzione e la struttura stellare.
Certo non sfugge a Teodorani che la *real frequency* del fenomeno UAP, inteso come un fenomeno anomalo reale, sembra completamente occultata all’interno di una massa di fattori percettivi altamente ingannevoli; estrarre un segnale dal rumore è estremamente complicato.
Anche se ci dice chiaramente che il suo studio non è in grado di spiegare l’intrinseca natura del fenomeno riportato, attraverso di esso si può operare una certa separazione tra rumore e segnale, tale da farci stabilire alcune leggi che ci aiutano a comprendere la reale distribuzione della casistica.
Teodorani ha derivato dalla sua statistica ("analisi tipologica") che i testimoni, pur osservando in luoghi diversi, percepiscono in modo uguale in termini di intervalli di tempo e di forme degli UAP.
Ciò non significa che abbiamo la prova di visite extraterrestri ma che “la gente realmente vede ciò che vede” e quindi è capace di fornire una numerosa serie di dettagli precisi.
All’interno delle proprie statistiche sui database dei tre Stati, in questo caso quelle annuali divise in mensilità, Teodorani ritrova la maggiore frequenza di avvistamenti nei mesi estivi (con particolare riferimento a Luglio e Agosto), ed è quindi concorde con una serie di studi ufologici (che già in passato avevano notato questi picchi) che spiega col fatto che d’estate la gente è più spesso all’aperto, in ragione del clima migliore e delle giornate più lunghe.
Alcune differenze rispetto a questa tendenza, come ad esempio nel mese di Ottobre nel caso di New York, potrebbero mostrare l’esistenza di una serie di sorvoli del fenomeno (flaps), nascosti all’interno delle curve statistiche: in altre parole “ potrebbero essersi verificati alcuni eventi che non hanno nulla a che vedere con una serie di fattori percettivi prosaici”.
Teodorani ci tiene però a precisare che questo non significa necessariamente che tali eventi siano ascrivibili a “visite extraterrestri”: anche il volo occasionale di un velivolo sperimentale terrestre potrebbe produrre un simile risultato.
Se così è, questa constatazione taglia corto con l’importanza data all’errore percettivo di certe ipotesi psico-sociologiche: è vero che i testimoni interpretano frequentemente in modo erroneo fenomeni bolidari, pianeti, aerei, etc. ma, ci spiega Teodorani, ciò che vedono e descrivono al di là dell’interpretazione è corretto.

Intanto l’analisi statistica operata sul lungo termine dimostra una correlazione diretta con l’evoluzione della tecnologia delle comunicazioni ed un anti-correlazione con il decremento secolare del campo magnetico terrestre.
La diffusione dei telefoni cellulari, e la facilità con cui un avvistamento può essere trasmesso in tempo reale, rafforzano questa correlazione diretta con l’aumento della casistica negli anni. Questa correlazione diretta con la diffusione dei telefoni cellulari è valida solo per due terzi delle curve statistiche annuali (e si vede molto bene nel periodo 1994-2004): ciò potrebbe significare che le parti residuali potrebbero avere a che vedere con gli UAP.
Ma anche l’incremento dei voli di linea e non, ed il miglioramento delle tecnologie dei sistemi di illuminazione notturna dei velivoli, possono essere altri fattori che hanno contribuito a far accrescere i rapporti UAP nel corso degli anni.
Questa correlazione decresce però nel triennio 2004-2006, e le spiegazioni proposte da Teodorani qui sembrano un po’ fragili: la gente avrebbe guardato di meno il cielo in quel periodo, oppure più sfavorevoli condizioni climatiche avrebbero impedito delle osservazioni, o infine qualche specifico fenomeno sociale locale avrebbe influito sugli avvistamenti.
Nel periodo 2006-2009 ritroviamo invece la stessa tendenza alla crescita degli avvistamenti parallelamente all’aumento della diffusione dei telefoni cellulari.
Sarebbe poi dimostrato un trend generale intrinseco al fenomeno, che mostrerebbe un “really anomalous residual” che si estrinseca sotto forma di “transient ‘flaps’”, intrinseci appunto al fenomeno UAP.

Ora veniamo alla relazione con la densità della popolazione.
L’ampiezza delle curve mostrano una logica dipendenza dal numero degli abitanti di queste tre aree: New York (19.000.000), Connecticut (3.500.000) e Ontario (13.000.000).
Ma Teodorani fa un’interessante constatazione.
Se si prende il rapporto tra il numero di abitanti ed il numero degli avvistamenti riportati, abbiamo i seguenti valori: New York = 9.237, Connecticut = 6.446, Ontario =13.416.
Questo rapporto mostra che lo Stato che è più colpito dal fenomeno è il Connecticut (quindi la curva di minor ampiezza è “illusoria”).

Diverse altre questioni cerca di analizzare Teodorani:
1) l’influenza della Luna, delle sue fasi di maggior luminosità ed altezza sull’orizzonte e la sua influenza sugli avvistamenti UAP.
Ne deduce che:
a) le forme più scure possono essere meglio osservate con la Luna che illumina il cielo;
b) se si tratta di forme strutturate, e dotate si un “sistema di illuminazione”, al contrario, sarà più facile distinguere maggiori dettagli nel caso di illuminazione della Luna non elevata.
I rapporti UAP hanno a che fare maggiormente con questo secondo caso, ma chiaramente ciò non ci dice se siamo di fronte ad oggetti anomali o ad es. alla cattiva identificazione del sistema di illuminazione di un normale aeroplano.
2) l'aspetto interessante della relativamente alta percentuale di avvistamenti UAP in concomitanza con congiunzioni planetarie.
3) la distribuzione spaziale.
I punti degli avvistamenti sulla carta geografica segnano abbastanza bene la forma di queste tre aree, con esclusione ovviamente delle zone meno abitate.
La carta dell’Ontario è di gran lunga la più accurata rispetto a quella degli altri due Stati, per via del maggior numero di dati resi disponibili fino ad ora su questa specifica area.
Tutte queste analisi, ci spiega Teodorani, non servono ancora a mostrarci le aree di maggior ricorrenza UAP e si deve aggiustare il tiro per cercare di descrivere la distribuzione degli avvistamenti UAP indipendentemente dai “noise factors” .
In particolare vengono trattenuti, per ottenere la “localizzazione probabile”, solo quei quozienti dove il numero degli abitanti diviso il numero degli avvistamenti UAP è uguale o minore a 1.000.

Da questa analisi Teodorani deduce alcune interpretazioni:

1) Gli avvistamenti UAP tendono ad essere riportati più spesso in centri con minor numero di abitanti o aree abbastanza isolate dalle grandi città;
2) La più importante “area di probabilità” che si desume da questa mappatura corrisponde alla “Hudson Valley”.

Concettualmente Teodorani tende a mantenere separate le cosiddette “earthlights” della casistica UAP, dove per “earthlights” intende tutte quelle luci simili alla casistica che si riscontra in Hessdalen (Norvegia) , e che in qualche modo possono essere riferibili alla geologia della zona, facendone un fenomeno naturale con una certa ricorrenza.
Fenomeni UAP dall’aspetto apparentemente strutturato potrebbero sovrapporsi in una zona frequentata da fenomeni Hessdalen-like senza che per questo vi sia un qualche legame tra i due.
Quindi la prima operazione che Teodorani fa è quella di verificare se le tre aree di analisi sono caratterizzate da anomalie geofisiche, nel campo magnetico e gravitazionale, e considerare inoltre la presenza di linee di faglie, zone sismiche e/o vulcaniche e infine la fuoriuscita di gas Radon.
E, così facendo, non trova alcuna reale correlazione tra fluttuazioni geofisiche ed avvistamenti UAP, diversamente che nel caso delle “earthlights”.

La speculazione filosofica
La parte dell’articolo che ho definito “filosofica” (ma potevo dire altamente speculativa) è quella che può mettere più in imbarazzo i razionalisti, anche se a ben vedere i voli pindarici di Teodorani sono più legati ad una visione scientista che a quella che ci potrebbe apparire come una visione in clima “new age”.
Si tratta a suo dire di una proposta di ”ipotesi di lavoro” che potrebbe offrire una spiegazione aggiuntiva per motivare la ragione per cui l’umanità nell’era tecnologica tende a riportare un maggior numero di testimonianze di UAP rispetto all’antichità.
Teodorani osserva che il campo geomagnetico locale decresce linearmente di intensità ogni anno; ponendo questo parametro in confronto con il numero annuale di avvistamenti UAP “scopre” una stretta anti-correlazione, che è sostanzialmente la stessa nelle tre aree.
Egli osserva inoltre che l’attività solare è correlata con l’intensità del campo magnetico terrestre in modo lineare.
Da ciò ne deriva che l’aumento annuale del numero di UAP è anti-correlato con la variazione del campo magnetico terrestre e dell’intensità dell’attività solare: i casi UAP aumentano mentre gli altri due valori diminuiscono.
Teodorani si spinge oltre: la diffusione della nostra tecnologia aumenta, con il diminuire del campo magnetico terrestre e dell’attività solare.
Un ultimo passo e Teodorani ne deduce che la razionalità del cervello umano è messa in crisi da un elevato campo magnetico, in altre parole il più forte campo magnetico terrestre nel passato, e la maggiore attività solare, avrebbero indebolito le nostre capacità logico matematiche.
Tutto questo ragionamento avrebbe un qualche senso se certe distinzioni che Teodorani fa a monte fossero vere in assoluto: la superiorità di una civiltà tecnologica rispetto ad una civiltà altra, la separazione così netta tra razionalità logico matematica e pensiero religioso, tra pensiero scientifico e religioso, tra colto e selvaggio; contro queste Grandi Separazioni l’antropologia moderna ha da tempo aperto un dibattito.
Riportare alla responsabilità della Natura il nostro modo di modificare la nostra strutturazione cognitiva e sociale nel corso del tempo mi sembra un tentativo di deresponsabilizzazione dell’umanità intera, umanità che invece agisce ed opera in funzione di iterazioni sociali e culturali piuttosto che sotto l’influenza totalizzante di elementi esterni come in questa ipotesi i campi magnetici e solari.
Bisognerebbe dimostrare che le culture non-tecnologiche (o scarsamente tali), presenti ancora in abbondanza sulla Terra, vivono in zone con particolari anomalie magnetiche.
Mi pare che un uso erroneo della tecnica di analisi "scientifica" può finire per giustificare ogni tipo di deriva razzista.
Qui concludo le mie personalissime speculazioni, per tornare agli UAP.

La missione strumentale in Ontario
Abbiamo infine la parte dedicata alla missione strumentale dell’articolo, che consta di quindici pagine: la missione 2009 in diverse località dell’Ontario.
Perché l’Ontario: delle tre zone indicate è la più conosciuta da Teodorani per via di una certa continuità di studi ufologici portati avanti sin dal 1997 dal “Project Orbwatch” sull’omonimo lago Ontario.
La strumentazione portatile di Teodorani è essenziale: ricevitore VLF-ELF, un elettro-magnetometro Trifield, un geiger, una macchina fotografica digitale Fuji, ed una serie di altri strumenti minori (oltre un laser che non è stato utilizzato).
In questa parte finale dell’articolo Teodorani discute alcune registrazioni apparentemente anomale nel campo delle VLF e ELF, comunque non correlate ad alcun monitoraggio simultaneo nel campo dell’ottico.
Queste registrazioni anomale potrebbero avere diverse spiegazioni: malfunzionamento del computer portatile, vento sui cavi dell’antenna, movimenti di masse d’aria, etc..
Ma anche affidandosi alla consulenza di alcuni esperti VLF, non è stato possibile dare una spiegazione certa di certe tracce anomale registrate.
Teodorani afferma di non aveva mai incontrato segnali simili nelle precedenti missioni.

Comunque sia, una registrazione simultanea in ottico e VLF-ELF sarebbe l’obiettivo principale da ottenere in tali missioni.
Purtroppo ciò non è avvenuto durante questa occasione di studio in Ontario e resta il rammarico evidente di Teodorani, di fronte a due osservazioni UAP visuali che ci testimonia pur non avendo avuto modo di registrarle strumentalmente.

Le possibili reazioni degli ufologi
Un lavoro, un articolo o una ricerca producono Scienza nel momento in cui altri contributi di altri scienziati o ricercatori si sommano ed interagiscono.

Teodorani attraverso il suo articolo pone il problema della scelta di una zona di maggior interesse per il rilevamento strumentale UAP ( non una zona Hessdalen-like, che considera un problema diverso e correlato alla natura geofisica dell’area).
Per fare questa scelta opera lo studio statistico che abbiamo qui sintetizzato fino a stabilire che la zona ideale (nelle tre aree considerate) per operare delle misurazioni risulterebbe essere nei dintorni della Hudson Valley.

Quindi tre mi sembrano le possibili reazioni degli ufologi:

1) nessuna reazione.
Tutto sommato gli ufologi sono soddisfatti dalla loro raccolta di casi Ufo, non interessa loro cercare di trarre da questa casistica un qualche dato provvisorio e infine possono ritenere che un giorno, in futuro, qualche scienziato si occuperà del loro dossier.

2) apertura di un dibattito.
Gli ufologi possono criticare l’articolo di Teodorani in modo minuzioso e magari entrare nell’analisi critica del metodo statistico adottato:
a) possono criticarne le logiche, sottolineando ad esempio che della popolazione non è stato considerato il numero di persone mediamente presenti all’esterno (non in abitazioni) nelle diverse ore del giorno e della notte.
Oppure potrebbero indicare altri studi precedenti in cui si rilevava ad es. una buona correlazione tra il ciclo annuale degli Ufo, nell’ondata del 1954, e la declinazione magnetica in termini di grandi perturbazioni (Claude Poher, 1973).
O ancora rilevare che altri studi come “Space-time Transient and Unusual Events” (Michel Persinger & Gyslaine F. Lafrenière, 1977) avevano trovato una correlazione tra avvistamenti UAP, altri avvistamenti anomali (ad es. Big Foot), e zone sismiche.
b) Possono criticare i scarsi risultati o i punti critici dei precedenti lavori di Teodorani.
In conclusione è possibile perpetuare un dibattito pro e contro (senza esclusione di attacchi ad personam) senza dover rischiare alcun sviluppo pratico nella loro ricerca sugli Ufo.

3) Possono invece analizzare le scelte statistiche attuate da Teodorani, verificarle anche su altri territori come ad es. quello italiano, apportare correttivi, etc..
Sulla base di queste analisi critiche stabilire la loro “Hudson Valley” dove eventualmente collocare qualche strumento o operare degli skywatching.


[Teodorani Massimo, “A Comparative Analitycal and Observational Study of North America Databases on Unidentified Aerial Phenomena”, NARCAP Research Associate, novembre 2009, pp. 59]

[info raccolta da: Roberto Labanti; fonte: http://www.narcap.org/reports/CompAnal/ONNYCT_Paper_MT_2009_REVISED.pdf; le immagini fotografiche illustrano il lago Simcoe , la zona delle Badlands (Ontario), e la strumentazione usata durante la missione 2009, per gentile concessione Massimo Teodorani/Copyright]