lunedì 26 aprile 2010

SARA' VERO

[recensione breve di Nico Conti]

"Il mondo moderno, disincantato e informato,
non ha perduto, a quanto pare, il gusto dell'affabulazione"

(Errico Buonanno, "Sarà Vero")


Quale ragione mi porta a parlare del saggio dello studioso Errico Buonanno,
"Sarà Vero. La menzogna al potere", in questo mio Blog che tratta di anomalie scientifiche, apparentemente così lontane dai temi della "verità" e del "potere"?

Innanzi tutto perché il confine tra scienza e parascienze spesso viene rudemente tracciato dall'affermazione che sul fronte della scienza starebbe la "verità", attestata da un metodo scientifico, mentre sul fronte opposto troveremmo solo le menzogne di certi cultori delle credenze e delle pseudoscienze (così vengono definite le parascienze quando si deve tranciare una netta divisione con la scienza "vera").

In tal senso può essere utile il riferimento alla figura di Giordano Bruno contenuta in "Sarà Vero" che, anche a rischio di diventare una agiografia di eroe della "modernità", illustra bene come il confine tra le materie dell'astrologia e dell'astronomia non esistesse ancora, ed anzi fosse proprio questa assenza una delle forze propulsive del nuovo modo nascente di fare scienza.
Dunque sappiamo che la separazione tra scienza e ciò che non lo è, è illusoria e contingente, e come il potere sia messo in campo anche nel fare scienza laddove sembra si faccia ricorso solo a concetti molto astratti e freddi come metodo, verità, esperimento, oggettività, teorie, modelli, etc.
Quindi anche la scienza è la manifestazione di un determinato potere sulla società, ovvero si tratta dell'influenza di un ben determinato collettivo sul resto della collettività, che si estrinseca attraverso: autorità scientifica, capacità di veicolare determinate ipotesi, ufficialità delle ipotesi, regolazione del dibattito, capacità di fare ed agire in gruppo, rispettabilità acquisita con la carriera accademica, successi pregressi ed ortodossia, riviste scientifiche e
referee, retoriche, mezzi finanziari, etc...

In realtà Buonanno fa pochi riferimento al mondo scientifico; in particolare ci interessa quello circa la costruzione della prova: Il cranio di Pildown.
Ovviamente, come sappiamo, anche qui si tratta di un falso che ha funzionato per parecchi anni.
Charles Dawson, nel 1912, si inventa il ritrovamento dell'"anello mancante", il passaggio tra l'uomo e la scimmia a cui il mondo scientifico si stava dedicando in quel periodo.
Ecco finalmente arrivare la prova delle teorie darwiniane che invece di essere scovata a Giava, stavolta si trova proprio sotto casa.
La
Geological Society di Londra rimane affascinata da tale scoperta che riporta l'origine della specie umana proprio in Inghilterra.
Si tratta della più grande scoperta della Storia della Paleontologia. Peccato che dal 1950 in poi comincino a sorgere i primi dubbi: ritrovamenti in Africa e Cina incompatibili con quel teschio, ulteriori analisi, etc... (pp. 301-302).

Sulla menzogna in ambito scientifico e su come essa possa resistere alla razionalità degli scienziati, Buonanno avrebbe potuto scrivere un altro libro, altrettanto ponderoso, ma il suo vuole essere piuttosto un libro sulla Storia politica delle nazioni, ed anche il cranio dell'"Uomo di Pildown" più che appartenere alla geologia, appartiene alla storiografia della Gran Bretagna, al suo nazionalismo, alle sue conquiste coloniali.
Un teschio di ominide trovato nella vecchia Inghilterra, non solo ribalta le concezioni scientifiche, ma per diversi anni le intere radici di un popolo: l'anello mancante ha cittadinanza inglese, gli inglesi hanno colonizzato l'intera specie umana.

Le tesi sulla "menzogna", proposte con grande dovizia bibliografica da Buonanno, possono esserci utili a capire come anche in ambito scientifico giocano le storie ed i fatti, più o meno veri, per oggettivizzare il mondo reale.

Buonanno attraversa la Storia con la "S" maiuscola, inanellando piccole storie di falsi e di ordinaria menzogna, storielle che finiscono però per essere vere negli effetti che provocano anche in modo tragico.
Piccoli complotti, inganni e falsi documenti contribuiscono a stabilire decisioni nei momenti decisivi della Storia, tanto che da una lettura superficiale potrebbe apparire logico pensare che siamo vittime di un Grande Complotto organizzato da onnipotenti organizzazioni segrete.
Invece l'analisi dell'intreccio di questi piccoli complotti, in origine di piccolo cabotaggio, di cui si conosce il più delle volte il colpevole, e le meschine ragioni personali per cui sono state approssimativamente architettate, ci svelano una trama narrativa di una banalità estrema ma le cui conseguenze storiche non sono affatto banali.

Buonanno parte dalla storia del Prete Gianni, un fantomatico re delle Indie che aveva inviato lettere a tutti i potenti del mondo, per arrivare fino ai giorni nostri con i falsi
"Protocolli dei Savi di Sion", trovando il filo di Arianna, che senza soluzione di continuità e districandosi per mille rivoli di falsità, traccia il percorso tragicomico della Storia.

Il fantasma di associazioni inesistenti come i Rosacroce piuttosto che gli Illuminati, si lega strettamente alla Storia, e finisce per giustificare l'esistenza di un Grande Complotto anche nel giudizio di alcuni potenti (Napoleone, Hitler, etc.) che finiscono per credervi e farne parte costituente della cultura delle loro strategie di dominazione.

Le fondamenta pratiche della cultura del complottismo sembrano trovare le loro radici nella traduzione secentesca del testo dei
"Monita Secreta" (1614) che Buonanno considera il prototipo di ogni futura teoria del complotto.
Questo documento a partire da Cracovia iniziò ad attraversare tutta l'Europa "... fungendo da prova indiscussa contro le trame dei malvagi gesuiti" (p. 109).
Dopo solo un anno il falsario aveva già un nome, ma ciò non impedì il procrastinarsi del successo di questo falso documento.
Le origini del complottismo sono anche precedenti, quando nel 1321 i lebbrosi, in tutto il regno di Francia, furono imprigionati e condannati a morte dal papa poiché avevano confessato di cospirare per uccidere persone sane e per conquistare il mondo intero.

Quanto ai
Monita secreta essi ebbero una fama prolungata nei secoli, naturalmente corretti, ampliati e resi più aspri nelle ristampe dei successivi cinquant'anni.
Addirittura, si contano 72 ristampe ancora nell'Ottocento.
Per un lungo periodo i nemici da colpire erano stati i famigerati Gesuiti: erano loro all'origine del Grande Complotto di dominazione del mondo.
Poi fu di nuovo il momento degli Illuminati che, in seguito ai tanti supposti complotti delle origini, furono in seguito anche accusati di essere i manovratori della rivoluzione Francese.
Periodicamente a distanza di anni gli Illuminati furono considerati coloro che tramavano ogni sorta di manovra occulta di potere.
Negli anni Venti del secolo scorso vi fu, soprattutto negli Stati Uniti, chi denunciò la presenza degli Illuminati dietro la rivoluzione russa.
Quindi nel 1937 un antisemita di nome Gerald Winrod assicurò che gli Illuminati erano ebrei, e che quindi la dittatura di Mosca era ebraica. Era cambiato il nemico.
Attraverso un insieme di narrative interlacciate tra loro, che Bonanno descrive con una infinità di dettagli e di riferimenti, il nemico va via via modificandosi secondo la necessità della Storia e dei potenti di turno.

La trama intricata che Buonanno ci mostra significa forse che i complotti non esistono? Spiega Buonanno: "Volendo essere obiettivi , non ci si stanca di ripetere che storicamente i complotti
esistono: le nazioni in lotta sono da sempre ricorse a agenti, sotterfugi, piani segreti con cui colpire l'avversario in modo astuto e invisibile. Ciò che sorprende casomai- e ciò che distingue un complotto concreto dalle teorie di che ci tormentano da quattrocento anni -, è il paradosso in cui si cade: analizzando i grandi falsi che hanno segnato la storia della diplomazia moderna, si può notare come il complotto più efficace mai messo in atto da uno Stato sia proprio quello di far credere all'opinione pubblica che il suo nemico stia complottando su scala mondiale" (pp. 233-234).

Giungiamo così all'analisi dei
"Protocolli dei Savi di Sion", documento che sfrutta ancora una volta lo "stratagemma del 'manoscritto ritrovato'" (p. 268) .
I
"Protocolli dei Savi di Sion" hanno posto le basi alle pagine più drammatiche della nostra Storia fornendo una vera e propria licenza al genocidio degli ebrei da parte del nazi-fascismo.
Adolf Hitler scrisse nel suo
"Mein Kampf" di come i Protocolli rivelavano "con orrenda sicurezza la natura e l'attività del popolo ebraico".
In conclusione, secondo le parole di Buonanno: "Ecco che dunque un falso piano di dominazione si trasformava in realtà storica proprio per mano di coloro che impugnavano i
Protocolli per gridare al pericolo giudaico. Temendo un regime spietato, l'Europa se ne costruiva un altro: davvero quella 'parola energica e potente - dittatura' vedeva la luce sul mondo occidentale, e ciò avveniva con la scusa di contrastare una seconda dittatura, perfettamente immaginaria!" (p. 292).

E, non si pensi che, con questa tragedia della Storia, i falsi
"Protocolli dei Savi di Sion" abbiano concluso il loro cammino di giustificazione dell'antisemitismo!
Ma questo ed altro lo lascio alla lettura approfondita di
"Sarà vero".

Errico Buonanno, "Sarà Vero. La menzogna al potere. Falsi, sospetti e bufale che hanno fatto la storia", Stile Libero, Enaudi, 2009, pp. 363

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