A seguito della sua partecipazione alla Conferenza SETI che si era tenuta a Parigi nel settembre del 2008, lo studioso Philippe Ailleris si era reso disponibile ad un incontro tra i responsabili del Project Hessdalen norvegese con l'organismo pubblico francese il Geipan (Groupe d'Etudes et d'Information sur les Phenomenes Aerospatiaux Non-identifiés) presso i Radiotelescopi di Medicina (Bologna), dove sotto l'egida del comitato privato CIPH (Comitato Italiano per il Project Hessdalen) si era parlato di un progetto comune di ricerca scientifica sulle luci di Hessdalen e fenomeni analoghi.
L'incontro tra il Geipan diretto da Yves Blanc, alcuni ricercatori francesi (Cogeipan), i responsabili del Project Hessdalen norvegesi, ed i tecnologi del CIPH, si realizzò concretamente il 2 Luglio 2009, come primo step di analisi di fattibilità.
A questo incontro Ailleris partecipò con una sua relazione sulla storia di ricerche simili a quelle de Project Hessdalen facendo un ottima introduzione al convegno.
L'auspicio di Ailleris era quello che il Geipan francese, senza trascurare le testimonianze di coloro che avevano osservato Ufo, rivolgesse parte delle sue risorse ad una ricerca strumentale, simile a quella realizzata ad Hessdalen, in una ricerca congiunta con i norvegesi e gli italiani.
Ora, la connessione sviluppata da Ailleris tra il programma SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence) e la ricerca strumentale sugli UAP (Unidentified Aerial Phenomena) della tipologia perseguita a Hessdalen, può sembrare difficilmente praticabile concettualmente sia dallo scienziato tradizionale SETI che dall'appassionato ufologo.
I primi tendono a porre l'esistenza di intelligenze extraterrestri lontane da noi, in uno spazio profondo possibilmente ad anni-luce dalla Terra, mentre la maggior parte degli ufologi è convinta della possibilità che extraterrestri siano già giunti fino a noi, e quindi le testimonianze Ufo altro non sarebbero che una delle soluzioni al noto "Paradosso di Fermi".
Ailleris, che già ci aveva ampiamente intrattenuto sull'argomento dei "fields experiments" degli ultimi cinquant'anni, durante l'incontro a Medicina del 2 Luglio dello scorso anno, torna ora sull'argomento attraverso un ampio articolo sulla rivista "Acta Astronautica".
La premessa del suo articolo "The lure of local SETI: fifty years of field investigations" è semplice: 50 anni fa, prima del primo volo dello Sputnik e delle prime ricerche radioastronomiche di intelligenze extraterrestri attraverso il progetto SETI, l'idea di vita intelligente nel nostro universo era molto più diffusa.
Da allora il fascino dello Spazio è andato via via descescendo, e la mancanza di risultati del SETI ha generato non poche disillusioni.
Prima dello Sputnik, afferma Ailleris, tutti avrebbero scommesso su una qualche forma di vita all'interno del nostro sistema solare.
Salvo una certa ripresa dell'idea nell'ultimo periodo, anche la nascente disciplina dell'esobiologia non ha fatto altro che ridurre la probabilità di vita extraterrestre a ben poca cosa, come ad es. microorganismi o poco più.
Al contrario, l'ipotesi extraterrestre per spiegare gli Ufo dei nostri cieli è periodicamente risalita alla superficie delle possibilità.
Sonde extraterrestri potrebbero essere giunte fino a noi.
Questa possibilità è molto forte all'interno della nostra cultura, tanto che a partire dal 1950, diversi progetti di osservazione strumentale si sono avvicendati, sia di tipo pubblico che privato, cercando di stabilire se qualche tipo di "oggetto" esisteva e solcava la nostra atmosfera.
Nel suo articolo Ailleris traccia la storia, non esaustiva, di questi studi di tipo scientifico senza nascondere la storia dei loro insuccessi: Project Twinkle (USA. 1950), Project Magnet (CANADA, 1953), Detecteurs Magnetiques (FRANCIA, 1963), Toppendish Study (USA, 1972), Project Identification (USA, 1973), Operation Identification (BELGIO, 1990) e, ultimo ma non ultimo, il Project Hessdalen (NORVEGIA, 1984).
Molti di questi progetti, nati dall'interesse o dall'entusiasmo scatenato da una ondata Ufo molto localizzata, sono andati poi esaurendosi nella loro spinta propulsiva, per le più svariate ragioni tra le quali anche la mancanza di finanziamenti adeguati alla strumentazione necessaria.
Tra tutti questi tentativi fa eccezione il Project Hessdalen, che è riuscito a mantenersi vivo fino ad oggi, e che appunto per questo Ailleris considera un progetto pilota a cui devolvere risorse supplementari.
Un tale tipo di progetto è interessante a livello scientifico perchè potrebbe far scoprire un nuovo fenomeno, extraterrestre o naturale che sia.
Ecco perché Ailleris può parlare di un "SETI locale", mantenendo il suo discorso nell'ambito dei confini della scienza.
Ailleris Philippe, "The lure of local SETI: fifty years of field investigations", riv. "Acta Astronautica", doi:10.1016/j.actaastro.2009.12.011, 2010
[fonte: www.elsevier.com/locate/actaastro]
[Nella foto in alto: a sinistra Bjorn G. Hauge (Project Hessdalen), al centro Philippe Ailleris, a destra Yves Blanc (Geipan), in una pausa a Medicina, luglio 2009]
A questo incontro Ailleris partecipò con una sua relazione sulla storia di ricerche simili a quelle de Project Hessdalen facendo un ottima introduzione al convegno.
L'auspicio di Ailleris era quello che il Geipan francese, senza trascurare le testimonianze di coloro che avevano osservato Ufo, rivolgesse parte delle sue risorse ad una ricerca strumentale, simile a quella realizzata ad Hessdalen, in una ricerca congiunta con i norvegesi e gli italiani.
Ora, la connessione sviluppata da Ailleris tra il programma SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence) e la ricerca strumentale sugli UAP (Unidentified Aerial Phenomena) della tipologia perseguita a Hessdalen, può sembrare difficilmente praticabile concettualmente sia dallo scienziato tradizionale SETI che dall'appassionato ufologo.
I primi tendono a porre l'esistenza di intelligenze extraterrestri lontane da noi, in uno spazio profondo possibilmente ad anni-luce dalla Terra, mentre la maggior parte degli ufologi è convinta della possibilità che extraterrestri siano già giunti fino a noi, e quindi le testimonianze Ufo altro non sarebbero che una delle soluzioni al noto "Paradosso di Fermi".
Ailleris, che già ci aveva ampiamente intrattenuto sull'argomento dei "fields experiments" degli ultimi cinquant'anni, durante l'incontro a Medicina del 2 Luglio dello scorso anno, torna ora sull'argomento attraverso un ampio articolo sulla rivista "Acta Astronautica".
La premessa del suo articolo "The lure of local SETI: fifty years of field investigations" è semplice: 50 anni fa, prima del primo volo dello Sputnik e delle prime ricerche radioastronomiche di intelligenze extraterrestri attraverso il progetto SETI, l'idea di vita intelligente nel nostro universo era molto più diffusa.
Da allora il fascino dello Spazio è andato via via descescendo, e la mancanza di risultati del SETI ha generato non poche disillusioni.
Prima dello Sputnik, afferma Ailleris, tutti avrebbero scommesso su una qualche forma di vita all'interno del nostro sistema solare.
Salvo una certa ripresa dell'idea nell'ultimo periodo, anche la nascente disciplina dell'esobiologia non ha fatto altro che ridurre la probabilità di vita extraterrestre a ben poca cosa, come ad es. microorganismi o poco più.
Al contrario, l'ipotesi extraterrestre per spiegare gli Ufo dei nostri cieli è periodicamente risalita alla superficie delle possibilità.
Sonde extraterrestri potrebbero essere giunte fino a noi.
Questa possibilità è molto forte all'interno della nostra cultura, tanto che a partire dal 1950, diversi progetti di osservazione strumentale si sono avvicendati, sia di tipo pubblico che privato, cercando di stabilire se qualche tipo di "oggetto" esisteva e solcava la nostra atmosfera.
Nel suo articolo Ailleris traccia la storia, non esaustiva, di questi studi di tipo scientifico senza nascondere la storia dei loro insuccessi: Project Twinkle (USA. 1950), Project Magnet (CANADA, 1953), Detecteurs Magnetiques (FRANCIA, 1963), Toppendish Study (USA, 1972), Project Identification (USA, 1973), Operation Identification (BELGIO, 1990) e, ultimo ma non ultimo, il Project Hessdalen (NORVEGIA, 1984).
Molti di questi progetti, nati dall'interesse o dall'entusiasmo scatenato da una ondata Ufo molto localizzata, sono andati poi esaurendosi nella loro spinta propulsiva, per le più svariate ragioni tra le quali anche la mancanza di finanziamenti adeguati alla strumentazione necessaria.
Tra tutti questi tentativi fa eccezione il Project Hessdalen, che è riuscito a mantenersi vivo fino ad oggi, e che appunto per questo Ailleris considera un progetto pilota a cui devolvere risorse supplementari.
Un tale tipo di progetto è interessante a livello scientifico perchè potrebbe far scoprire un nuovo fenomeno, extraterrestre o naturale che sia.
Ecco perché Ailleris può parlare di un "SETI locale", mantenendo il suo discorso nell'ambito dei confini della scienza.
Ailleris Philippe, "The lure of local SETI: fifty years of field investigations", riv. "Acta Astronautica", doi:10.1016/j.actaastro.2009.12.011, 2010
[fonte: www.elsevier.com/locate/actaastro]
[Nella foto in alto: a sinistra Bjorn G. Hauge (Project Hessdalen), al centro Philippe Ailleris, a destra Yves Blanc (Geipan), in una pausa a Medicina, luglio 2009]
Nessun commento:
Posta un commento