Cum Grano Salis
[recensione di Nico Conti]Nel dicembre del 2008 la casa editrice UPIAR, nata nel 1976 ed oggi dedita alla stampa di lavori del CISU(Centro Italiano Studi Ufologici), pubblica la monografia
“Cum Grano Salis” di Margherita Campaniolo, facendo eccezione alla regola che vuole come autori i propri associati.
Campaniolo, appassionata di astronomia, nel 2001 aveva iniziato ad interessarsi di Ufo e di Cerchi nel Grano, completando nel 2003 la sua prima versione digitale di
“Cum Grano Salis”.
L’argomento è certo fuori tema per
“Il Laboratorio delle Anomalie”, se non per lo stiracchiato ed azzardato accostamento che spesso è stato fatto tra BoL (
Ball of lights), generiche sfere di luce, ed i giganteschi agroglifi che iniziarono ad infestare i campi inglesi diversi anni fa (
Crop Circles).
Ben presto, come sappiamo, qualcuno sospettò di questi lavori notturni gli extraterrestri.
Con un indimostrato meccanismo a base di microonde, evocato dagli esperti di
crops, i cereaologi, queste sfere di plasma avrebbero piegato le spighe disegnando complessi quanto incomprensibili “messaggi” nel grano.
In alcune pagine della monografia, non prive di una certa ironia, Campaniolo ci spiega come un tale trattamento operato per mezzo di microonde otterrebbe come risultato di bruciare un campo di cereali, o nella migliore delle ipotesi di trasformarlo in pop-corn. Ma non è questo il punto centrale dei suoi ragionamenti e il lato più interessante del suo lavoro sui Cerchi nel Grano.
E’ importante piuttosto il metodo con cui fa fronte a quelle che sono state denominate le “anomalie” presenti nei Cerchi del Grano.
E, comunque sia, per quanto fuori tema rispetto al presente
Blog, non avrei potuto esimermi dal recensire il lavoro dell’amica Campaniolo.
Infatti, la rilettura di quest’ultima versione di
“Cum Grano Salis”, che ho fatto in questi giorni, mi ha fatto con piacere tornare indietro all’inizio del 2000, quando si partecipava insieme ad una
mailing-list ufologica ed il “dibattito” sulla realtà dei cerchi nel grano era ancora parecchio acceso tra gli appassionati di Ufo.
Fu un periodo di grande accrescimento personale grazie allo scambio di pareri su un argomento che vedevo affrontato dalla Campaniolo con grande slancio positivo, ed infine era stato un piacere seguire il suo sincero tentativo di convincere credenti e scettici, che non era sufficiente schierarsi tra chi risolveva il problema dei Cerchi con gli extraterrestri e chi invece, adottando la confessione di due anziani burloni, se ne sbarazzava rapidamente considerandolo solamente una stranezza extraufologica.
Dopo l’iniziale curiosità sui Cerchi nel Grano la mia opinione era davvero molto semplice: non riuscivo a vedervi un problema di ordine scientifico, anzi l’idea che extraterrestri disegnassero un
pot-pourri di simboli terrestri sui nostri campi la trovavo abbastanza insensata, e ben presto rimase solo la curiosità di capire perché per tanti appassionati e studiosi i Cerchi nel Grano potessero davvero rappresentare un misterioso contatto con intelligenze di altri pianeti.
Non si trattava certo del semplice meccanismo di credenza del tipo che spingeva alcuni a recarsi infervorati nel bel mezzo dei Cerchi a braccia levate per raccogliere non meglio precisate energie.
Vi erano analisi dotate di una loro razionalità per quanto non condividibili.
Dei Cerchi nel Grano come fenomeno mi insospettivano ( e non ero il solo) alcuni aspetti in particolare:
1) Con passare del tempo i cerchi si complessificavano: disegni sempre più grandi e più complicati. Ciò faceva pensare a manualità che andavano esercitandosi e migliorando, piuttosto che a intelligenze superiori dotate di chissà quali marchingegni.
2) La scoperta o la confessione di molti circlemakers (fautori di cerchi): non si trattava solo della confessione di due pensionati inglesi fatta agli inizi degli anni 90.
Si scopriva che era impossibile distinguere un Cerchio nel Grano “falso” da uno “vero” basandosi solo sul risultato.
3) I simboli utilizzati nei cerchi erano un conglomerato di grafie (molto terrestri) che nulla avevano di simile ad un sistema di comunicazione. Salvo che non si tratti di arte, comunicare significa tutt’altra cosa, comporta l’utilizzo di un medesimo linguaggio, un interscambio culturale, una comprensione reciproca, etc.
Tutto ciò poteva bastarmi e avrei potuto far chiudere tranquillamente il mio personale dossier, ma ero davvero affascinato dall’approccio della Campaniolo, poi confermato ampliamente nel suo presente lavoro
“Cum Grano Salis”.Campaniolo faceva fronte alle anomalie dei Cerchi nel Grano attraverso le conoscenze dell’Agronomia.
Era successo che una volta stabilito che era impossibile discernere , a partire dalla precisione dei cerchi, quelli che erano “veri” da quelli che erano “falsi”, i principali studiosi si erano dati da fare per evidenziare alcune caratteristiche all’interno dei cerchi che li rendevano, a loro dire, irripetibili da parte di mano umana.
Le anomalie che dovevano essere considerate come discriminanti erano:
a) Le spighe appiattite al suolo,non muoiono e continuano a crescere.
b) Le spighe si piegano lungo un nodo eccessivamente allungato rispetto alla “norma”.
c) Le spighe presentano nodi sottoterra.
d) I nodi presentano fori di espulsione.
e) Le spighe presentano poliembrionia o sterilità.
f) Le spighe presentano una crescita non regolare e distorta alla base della parte fruttifera.
g) I semi presentano anomalie nella germinazione
h) Vi sarebbero modificazioni genetiche delle spighe all’interno dei cerchi.
Campaniolo decide di ripercorre tutte queste supposte anomalie facendo ricorso alla consulenza di agronomi, e della letteratura specifica, dimostrando che esse trovano tutte una serie di spiegazioni in determinate condizioni di allettamento, trattamento delle spighe, etc.
Quanto all’ultimo punto (h) circa le modificazioni genetiche, esse sono state più asserite che correttamente dimostrate, attraverso una qualche procedura sperimentale che potesse definirsi tale.
Lascio quindi alla lettura delle spiegazioni offerte da
"Cum Grano Salis" e all’approfondimento dedicato a tutti gli aspetti dei Cerchi nel Grano, incluso quello storico, il piacere di scoprire la differenza tra le anomalie degli agronomi e quelle messe in campo dai cereaologi esperti dei Cerchi nel Grano.
Sembra di poter concludere che i cereaologi non si siano accorti che, ancor prima degli extraterrestri, le anomalie a cui facevano riferimento fossero dovute a tanti altri interpreti terrestri: le condizioni climatiche, l’attività agricola, quella degli agronomi.
I cereaologi, gli ufologi, gli esoterici, i
circlemakers avevano solo e semplicemente ricamato su quelle anomalie preesistenti.
Cosa rimaneva da fare per evitare di discutere le stringenti argomentazioni della Campaniolo? Un aspetto consistente del dibattito fu rappresentato dal ricorso alla autorità da parte degli oppositori.
La “Bibbia” dei cereaologi era rappresentata dalla pubblicazione di due articoli su una rivista scientifica scandinava di agronomia,
Physiologia Plantarum, che tra il 1999 ed il 2001 aveva pubblicato alcune delle argomentazioni di Levengood ed Haseloff sulle anomalie dei cerchi.
Come si permetteva la Campaniolo di andare contro articoli scientifici? Con quale competenza in materia osava contraddire
Physiologia Plantarum? Su quali riviste di pari livello aveva scritto di ciò che affermava?
Lascio alle
“Conclusioni” di Margherita Campaniolo la riposta a queste domande, ma mi si permetta di dire che è abbastanza curioso il ricorso all’autorità scientifica da parte di chi si pone al di fuori della “scienza ufficiale”. Gruppi di persone che come i cereaologi si battono, con tutti i diritti, contro una ortodossia (le spiegazioni cereaologiche delle anomalie dei Cerchi decisamente non lo sono), si trovano poi a dover far ricorso all’autorità suggerita dall’ortodossia della Scienza stessa.
Un singolo articolo e/o un
“opinions and comments” dovrebbero, da soli, bastano a dar forza di oggettività alle proprie certezze minacciate da questa parvenue delle scienze che è, ai loro occhi, Margherita Campaniolo.
Strano modo semplicistico di scientificizzare un problema, oltre che contradditorio!
Comunque sia, e a conclusione di queste righe, non mi sembra ancora abbastanza chiaro a tutti l’approccio dialettico proposto da Campaniolo.
La sua critica metodologica non la attua solo verso coloro che, pur sbagliando, si sono presi la briga del problema dei Cerchi nel Grano, ma anche verso tutti quelli che si sono invece accontentati della spiegazione del tipo “due pensionati burloni…”.
Uno scherzo una volta svelato finisce lì, non ha bisogno di essere continuato, di essere commentato così a lungo , in altre parole si risolve nel suo dichiararsi tale.
A distanza di anni possiamo invece continuare a contemplare i Cerchi nel Grano, ovvero l’arte dei Cerchi nel Grano, che ottenendo una lunga e decennale dialettica tra le parti, riesce in una delle imprese a cui gli artisti più ambiscono: progettare un mondo che fa provare emozioni e fa discuterne. Neanche la più “tradizionale”
land-art è mai riuscita a tanto: a far parlare dei suoi simboli effimeri immersi nella Natura, fare interpretazioni delle immagini proposte dall’artista, e infine a far interagire così profondamente opera d’arte e spettatore.
Con i Cerchi nel Grano, l’opera artistica assume una sua autonomia dall’artista; a "fare" quell’opera d’arte partecipano gli stessi fruitori, che entrano, allo stesso modo come passeggiano all’interno di un crop, all’interno di un mondo possibile quanto alieno. Da semplici spettatori loro stessi diventano autori (meglio co-autori), colorano e modellano metaforicamente l’immagine che si presenta ai loro occhi come straordinaria,la misurano, la interpretano in modo esoterico oppure la sperimentano con strumenti: in altre parole la ri-fanno e ritualizzano.
Le immagini dei Cerchi nel Grano vengono così “sacralizzate” da un collettivo assai ampio: il Diavolo mietitore del 1678, evocato da questo insieme di rituali “artistici”, torna a calpestare la nostra terra, stavolta sotto forma di un elusivo extraterrestre (un po’ come nel film
“Signs” di M. Night Shyalaman). L’opera d’arte ritrova la sua religiosità primordiale originale.
In conclusione anche dai Cerchi nel Grano si possono imparare cose, attraverso di loro addivenire a qualche verità (una volta tanto non scientifica): per questa scoperta devo personalmente ringraziare Margherita.
Campaniolo Margherita, “Cum Grano Salis. Viaggio nel mondo dei Cerchi nel grano. La “naturalis Historia” dei Crops Circles”, Documenti UFO, Monografie a cura del CISU, nr. 36, UPIAR, dicembre 2008, pp. 101.