ROSWELL L’ULTIMA INCHIESTAIl 4 luglio del 1947, a pochi giorni dal primo avvistamento di Kenneth Arnold, i militari americani della base di Roswell annunciano attraverso i giornali che un disco volante si è schiantato al suolo.
Poco dopo arriva la smentita: si trattava in realtà di un pallone sonda.
Per oltre trent’anni nessuno di occupa più della faccenda, ufologi inclusi, fino a quando nel 1978 un militare, che all’epoca del fatto era incaricato del recupero dei resti, contesta la spiegazione data dai militari.
Il dossier viene riaperto dagli ufologi ed inizia così la più grande controversia che il mondo dell’ufologia abbia mai conosciuto.
In ultimo, nel 1994, il
General Accounting Office costringe l’aviazione ad aprire i suoi dossier: viene svelato che il disco volante in realtà era un pallone sonda dell’ultra-segreto
Project Mogul, destinato a spiare l’Unione Sovietica; ai tempi dell'incidente si era in piena guerra fredda.
Ma una tale spiegazione non accontenta la parte degli ufologi sempre sospettosi di un complotto (e a dire il vero neanche una parte degli ufologi del fronte avverso).
Quel dibattito acceso si affida ad una serie di testimonianze tardive che cominciano ad essere analizzate in ogni loro dettaglio, concentrando su questo singolo caso una massa di tempo e di risorse incredibile.
Karl Pflock (1943-2006), prima consigliere tecnico del
General Accounting Office, poi impiegato della CIA, ed infine ufologo tra i maggiori esperti dell'argomento Ufo sviluppa , attraverso queste pagine, un lavoro definitivo sulla questione.
"Roswell l’ultime enquete", fa parte della collana
PulpScience voluta e diretta dal sociologo Pierre Lagrange che così scrive: "L’originalità del libro di Pflock consiste nell’essere stato scritto non da uno scettico a priori, ma da un ufologo che ha sempre pensato che una parte degli Ufo fossero molto probabilmente di origine extraterrestre" (p. 9).
Certo è che quelli che avrebbero dovuto essere suoi più stretti colleghi, gli extraterrestrialisti, invece di accettare il fatto che si possa credere all’origine extraterrestre degli Ufo senza per questo dover credere alle testimonianze inattendibili di Roswell, hanno preferito squalificare Pflock (per il fatto che aveva lavorato alla CIA) piuttosto che entrare nel dettaglio delle sue argomentazioni e del materiale che ha prodotto.
Pflock sottolinea in tutto il suo libro che quelli che sono stati proposti come "fatti" in realtà non sono stati molto di più che speculazioni, teorie da salotto, cattivo giornalismo e testimonianze inattendibili, ed infine elementi pretesi fattuali e presentati senza alcun senso critico.
Una prima conclusione dell’autore Pflock è estremamente triste (e sotto gli occhi di tutti): una disciplina come quella ufologica che possiede ben poche risorse si è impegnata su questo affaire, consacrandovi una enorme mole di tempo e mezzi, a detrimento di altri studi che avrebbero potuto essere più fruttuosi e che avrebbero potuto far avanzare la conoscenza e la comprensione del fenomeno.
Attraverso l’analisi dettagliata di tutte le testimonianze l’autore stabilisce che il caso Roswell ha come sfondo una storia accettata da tutti gli ufologi, ma si tratta di una storia opportunamente purgata di tutti quei fatti che non quadrano con l’ipotesi che un disco volante si sia schiantato ed i cadaveri del suo equipaggio siano stati recuperati dal governo.
E, se i dettagli non stanno insieme… tanto peggio.
Riguardo al preteso centinaio di testimoni di Roswell, sono solo quattro le persone che affermano di aver visto i corpi alieni e che sono state interrogate a riguardo.
Uno dei principali testimoni è Frank Kaufmann che afferma di aver visto pure un alieno sopravvissuto, e la cui testimonianza è piena di incongruenze; vi è poi Jim Ragsdale, oggi deceduto, il colonnello Albert Loveyoy e infine Gerald Anderson.
Pflock analizza ogni loro affermazione mostrando come il castello delle prove presenti problemi fin a partire dalle sue fondamenta.
Un punto interessante è che il principale testimone dei resti ritrovati, Mack Brazel, li descrive allo stesso modo degli altri testimoni che hanno avuto la possibilità di vedere quei resti: materiale simile a carta metallizzata ma opaca, come alluminio, che non si riusciva a strappare, e che riprendeva la stessa forma quando spiegazzato.
I testimoni avevano poi descritto altri particolari come dei piccoli bastoncini brunastri che assomigliavano a balsa, che secondo alcuni era impossibile bruciare… dei disegni su un materiale come nastro adesivo…
L’analisi di queste testimonianze mostra che non vi è nulla di veramente incompatibile con un pallone sonda Mogul.
Alla fine della sua lunga verifica, del centinaio di testimoni che conforterebbero l’ipotesi extraterrestre del
crash di Roswell, non restano che sette testimoni, e l’analisi di Flock ci dimostra come in realtà tutto il dossier del caso sia assai fragile.
Si tratta di un libro di quasi 400 pagine (compresi una notevole mole di documenti allegati) che comunque la si pensi vale davvero la pena di leggere.
Pflock Karl, "Roswell l’ultime enquete", Terre de Brume, Rennes, gennaio 2007.
UFO: IL FATTORE CONTATTOL’autore di questo libro, Roberto Pinotti, è l’esempio più emblematico del fallimento del razionalismo ufologico, non per le prove che porta sui dischi volanti, ma proprio per il sistema di credibilizzazione che mette in atto presso gli appassionati Ufo: se questa logica trova tanto pubblico significa quantomeno che il fronte opposto non attua buone politiche.
Quando i media hanno bisogno di intervistare un esperto ufologo non mancano mai di affidarsi alla sua esperienza pluriennale, piuttosto che alla Ragione sostenuta da chi ha cercato di ridurre le testimonianze Ufo ad un semplice fatto di credenze popolari un po’ allucinate. Tra due discorsi indimostrabili il pubblico sceglie il più affascinate.
E’ quindi interessante analizzare la forma di ragionamento di chi, se non il più esperto della disciplina, è senza dubbio il più prolifico ed il più presenzialista degli ufologi italiani.
Affidarsi a monsignor Corrado Balducci, per la prefazione di questo suo ultimo libro sugli Ufo, è già una scelta di campo che sembra suggerire che l’argomento, così come lo si imposta, debba più puntare sull’atto di fede che sugli atti scientifici.
Ed è pure interessante che il suo libro si concluda con quella che si può definire la benedizione della Chiesa sulla possibilità extraterrestre (vedi cap. "Dal resto del mondo alla Chiesa").
D’altra parte quando all’interno del contenitore Ufo si vuole far convivere una serie di fatti, spesso contraddittori nella loro essenza, con una
escalation che arriva fino alla difesa dell’indifendibile, vedi il falso filmato dell’autopsia aliena realizzato da Ray Santilli, evidentemente si deve fare ricorso ad una notevole atto di fiducia richiesta al lettore.
Ormai sul filmato di Santilli nemmeno i genitori di questo abile personaggio scommetterebbero una sterlina (viste anche le ultime affermazioni dell’autore della truffa), ma ciò non impedisce a Pinotti di concludere: "Va da sé che tutta la vicenda presenta tali aspetti da fare necessariamente pensare a una pur abilissima messinscena. Ciò nonostante, pur con tutte le polemiche e le contraddizioni del caso, tuttora verrebbe da dubitarne".
Insomma anche un bugiardo e truffatore come Santilli avrebbe potuto dire un minimo di verità, oppure potrebbe anche lui far parte del complotto governativo…
E, Pinotti neppure può escludere che Santilli si sia dichiarato un falsario per evitare l’accusa di ricettazione del filmato da parte del governo Usa, etc., (
ad libitum…).
Nonostante questo suo personale modo di procedere tra i fatti, Pinotti si domanda perché l’argomento ufologico non abbia ricevuto sufficiente attenzione da parte della scienza.
La ragione per Pinotti è molto semplice (e non riguarda il modo con cui gli ufologi costruiscono i loro fatti riguardo gli Ufo): il governo, i servizi segreti, i militari ci occultano la verità, la falsificano, impongono il silenzio, depistano ed ingannano, e, non solo l’opinione pubblica ma anche gli scienziati stessi (quando a loro volta non fanno parte del complotto).
Tutto questo perché? Le autorità vogliono evitare il panico di massa.
Pinotti sembra credere veramente alla storiella del panico che si creerebbe se si scoprisse questa invasione aliena, e fa riferimento al famoso scherzo di Orson Welles, nel 1938, quando annunciò alla radio lo sbarco dei marziani (sull’evento Pinotti ha scritto anche un libro, senza nemmeno preoccuparsi, nei panni del sociologo, di vedere cosa altri sociologi hanno scritto; ad es. Lagrange Pierre,
"La guerre des mondes a-t-elle eu lieu?",
Robert Laffont, 2005).
Pinotti usa con i suoi lettori lo stesso metodo di cui accusa le autorità: infatti tutto il suo libro presenta un quadro assai preciso dello sviluppo del fenomeno (la sua versione ufficiale) che però può essere coerente solo a patto di occultare, nascondere, modificare certi fatti. Una prova del suo personale
cover-up? Andate alla bibliografia e non troverete lavoro alcuno di chi non la pensa come lui.
Questa è davvero una strana concezione della verità. Perché l’occultamento messo in atto dall’ufologo non è altrettanto disdicevole di quello che metterebbero in atto le autorità?
Quanto alle tematiche che riguarderebbero gli Ufo, tutto si tiene insieme: le luci di Hessdalen, i cerchi nel grano, l’autopsia dell’extraterrestre, il
crash di Roswell, il progetto SETI, etc.
Nessun ufologo se la sentirebbe oggi, neanche tra gli ufologi americani, di difendere quello che Pinotti definisce un "documento sconcertante", il famoso
Majestic 12, ma poco importa.
Sappiamo che l’autore di
"Ufo: il fattore contatto", è attratto dai documenti anonimi (come ad esempio lo è stato per i cosiddetti "X-files fascisti") e su tali documenti senza firma e mittente sembra davvero convinto di potere costruire dei fatti degni d’attenzione, magari di quella degli scienziati.
Ma come funziona il meccanismo che attua Pinotti per convincerci della sua tesi? Perizie e verifiche sul
Majestic 12 inducono a credere che i documenti inoltrati all’ufologo Shandera non sono genuini? Anche questo non è così importante come sembrerebbe a rigor di logica.
Pinotti, pur ammettendolo, si domanda se questo basti davvero a liquidare il tutto (cioè tutta la complessa costruzione fatta a partire dall’idea che il documento fosse autentico), visto che molte informazioni tratte dal documento falso si sarebbero comunque rivelate vere.
Si tratterebbe di documenti non-autentici che riferiscono informazioni esatte, e sarebbero in fondo dei falsi in senso tecnico, ma dei rendiconti genuini in senso storico.
Una volta che il documento anonimo viene smentito, si afferma che esso è un prodotto dell’
intelligence, che per depistare avrebbe inserito elementi veri (ovviamente è impossibile dimostrare un simile complotto, poiché è solo frutto di una
escalation di ipotesi per impattare i fatti in contraddizione con l'ipotesi iniziale).
Evidentemente sfugge completamente a Pinotti che per scrivere la Storia si debba partire da documenti di provata origine e affidabilità.
Ovviamente per convalidare la tesi del complotto governativo, si deve fare affidamento anche ad una serie di "strani suicidi" di ufologi come quello ad esempio del fisico James Mc Donald.
Si fa capire al lettore che lo scienziato americano, che si era interessato agli Ufo, sarebbe stato eliminato perché "scomodo".
Ma è possibile che Pinotti non abbia letto la bellissima e precisa bibliografia dell’extraterrestrialista Ann Druffell, (
"Firestorm",
Wild Flower Press, 2003)? Non solo l’ufologa americana Druffel raccoglie una serie di dati che smentiscono questa leggenda, ma anche una testimonianza della consorte di Mc Donald che conferma la depressione dell’ultimo periodo di vita del marito.
Il lavoro del fisico americano è stato uno dei rari esempi di ufologia come produzione scientifica. Non sarebbe stato meglio che Pinotti si fosse soffermato su quei fatti per difendere la causa degli Ufo? Pinotti invece si sofferma sul suicidio di Mc Donald e su quello altrettanto sospetto di Marylin Monroe, anche lei ovviamente informata sul segreto degli Ufo, etc…
Quanto al
crash di Roswell, poco importa che la storia del testimone principale, Kaufmann, sia vera o falsa, neanche questo basta a modificare l’intero scenario.
Su questa fragile costruzione dei fatti si può a questo punto pure inserire la serie di farneticazioni del colonnello Philip Corso…
Questa è la logica con cui Pinotti affronta quelli che oramai per lui sono i fatti centrali che riguardano gli Ufo: questa logica evidentemente non ha bisogno dell’analisi dei fatti che riguardano gli Ufo come fenomeno, in questo sistema di pensiero dove i fatti importanti ci vengono occultati da mille complotti, gli Ufo sono extraterrestri senza alcun bisogno di essere identificati, poiché la loro dimostrazione appartiene alla politica dei poteri occulti che detiene la verità.
Pinotti ci propone di essere pedine fiduciose e ci dice di fidarsi di lui, in altre parole di credere e di lasciarci manipolare, non dalle autorità governative, ma dal suo discorso di autorità.
Pinotti Roberto, "Ufo fattore contatto. Alieni, Intelligence ed Esopolitica", Oscar Mondadori, febbraio 2007.
FANTASCIENZA E DISCHI VOLANTI
Sempre nella collana
PulpScience diretta da Pierre Lagrange, viene rieditato, in una versione aumentata, il libro del sociologo Bertrand Méheust, che era stato pubblicato per la prima volta nel 1978, facendo nascere un dibattito che non si era solo limitato al mondo un po’ claustrofobico degli ufologi.
Méheust è uno dei più interessanti autori di ufologia, forse anche uno dei più complessi (la sua è una vera e propria filosofia degli Ufo), e sicuramente anche uno dei più fraintesi.
Il fatto è che fin dall’uscita dei suoi primi lavori sugli Ufo, che hanno scoperchiato un enorme vaso di Pandora, la sua ricerca nell’ambito della fiction americana della prima metà del secolo scorso, è stata utilizzata dall’ufologia scettica come la prova che il testimone Ufo è influenzato ed in qualche modo allucinato dalla sua cultura fantascientifica.
In realtà l’analisi di Méheust è molto più sofisticata, e proprio per il fatto che non trae conclusioni di parte nonostante il suo abbondante raccolto, è stata o travisata dai razionalisti o vituperata dai credenti.
In altre parole, hanno voluto fare di Méheust uno dei fondatori della corrente psico-sociologica (ci avevano già provato con Jung) e certo l’incursione della fantascienza era virtualmente portatrice di quelle concezioni scettiche che si sono sviluppate a partire dagli anni 80.
Méheust propone di vedere nei "dischi volanti" una realtà "mitico-fisica".
Quindi la coincidenza fantascienza/dischi-volanti permette, secondo l’autore, di ritrovare in qualche modo la componente culturale dei rapporti Ufo, e di poter discernere ciò che viene dall’essere umano da ciò che appartiene al fenomeno stesso.
Qualcosa di simile a ciò che è successo in altra epoca con il fenomeno detto dei "fuochi fatui", quando i nostri antenati pensavano di vedere fantasmi di defunti.
Nella sua post-fazione Pierre Lagrange spiega molto bene come Méheust, differentemente dalla corrente riduzionista psico-sociologica, abbia fatto entrare la cultura come elemento inevitabile nel dibattito Ufo, ma evitando l’errore di ridurre gli Ufo solo all’aspetto culturale (p. 353).
Purtroppo, conclude criticamente Lagrange, l’emergere della "nuova ufologia" ha ridotto il primo lavoro di Méheust ad un semplice
pamphlet anti-Ufo (p. 356).
Questa riedizione di più di 400 pagine (con una serie di interessanti immagini in bianco e nero), è l’occasione per riposizionare le idee dell’autore di questo eccellente lavoro.
Méheust Bertrand, "Science-Fiction et Soucoupes Volantes, une réalité mythico-physique", Terre de Brune, Rennes, maggio 2007.
FENOMENI AEREOSPAZIALI NON IDENTIFICATIIn altre parole i Fenomeni Aerospaziali Non Identificati, in francese PAN, sono l’acronimo più
"scientifically correct" con cui il GEIPAN francese denomina gli Ufo.
Questa antologia diretta da Yves Sillard, del Comitato di Controllo del GEIPAN (l'organismo ufficiale che attualmente studia gli Ufo), è una vera occasione mancata.
Se il libro
"Phénoménes Aérospatiaux Non identifiés…" voleva essere la prima concretizzazione dell’atteggiamento informativo del rinnovato organismo del CNES per lo studio delle testimonianze Ufo, non si può nascondere la nostra delusione.
La prima parte sviluppata da Jacques Patenet è senza dubbio la più interessante e riassume le metodologie di indagine dell’organismo francese, che si rifanno al periodo in cui l’ente si chiamava Gepan, e che sembrano giustamente trascurare la fase in cui l’ente era stato modificato in SEPRA e gestito da J.J. Velasco.
Sinceramente ci pare una metodologia che accusa il passare degli anni, ma contiamo che Jacques Patenet, con l’avanzare del suo programma, prenda atto dei diversi suggerimenti che gli sono giunti dal gruppo di consulenti da lui stesso nominato.
Nelle pagine successive Patenet traccia la sintesi di una serie di casi storici trattati dall’ente in passato (che tutti gli esperti conoscono), mentre Dominique Weinstein riassume la casistica degli avvistamenti mondiali dei piloti e della casistica aerea con rilevamenti radar (si fanno diversi riferimenti al NARCAP dello studioso Richard Heines).
Vero è che Patenet recentemente ha lodevolmente messo in atto un protocollo per raccogliere tutti gli avvistamenti Ufo di piloti che per mille ragioni nel passato non sono venuti a galla.
A qualche breve considerazione sviluppata da Jean-Claude Ribes sulle attitudini degli scienziati di fronte agli Ufo, passando per le osservazioni fatte dagli astronomi, fa seguito una lunga divagazione su complotto e disinformazione secondo François Parmentier [sulle teorie del complotto rimando alla recensione di queste pagine dell’ultimo libro di Lagrange].
Infine leggiamo un po’ attoniti a qualche pagina, in difesa della Ragione, scritta da Jacques Arnould.
Arnould sembra dirci che piuttosto che gli Ufo abbiano una deriva verso la credenza, è meglio che se ne occupino gli scienziati; in altre parole è un invito a prendere seriamente in considerazione solo la dimensione umana del fenomeno, e quanto ai testimoni: "Accordare loro un minimo interesse non è necessariamente concedere loro un credito irragionevole: è piuttosto ammettere che l’umanità non sfugge a questi interrogativi e che essa vi trova pure, qualsiasi siano le risposte, le occasioni ed i mezzi per meglio conoscere l’essenza della propria natura".
Pare di capire che si debba inoltre fare attenzione a non abusare dell’immaginazione: "Mentre sorvegliamo di non debordare troppo velocemente dai confini dell’obiettività scientifica e del buon senso morale, conviene, io credo, conservare all’umano le sue capacità di immaginare" (p. 179).
La scienza come guardiana di ciò che è lecito o non è lecito immaginare, ed impegnata a sterilizzare il fenomeno Ufo in quanto tale, piuttosto che ad isolarlo: si tratta a mio parere di una pessima conclusione per un libro che doveva essere dedicato allo studio delle testimonianze Ufo.
In realtà il libro non si conclude qui, ma con una terza parte di circa sessanta pagine, scritte da Pierre Marx, tutte inutilmente dedicate ai nostri viaggi intergalattici futuri e alla nostra avanzata tecnologica per poterli realizzare. E’ difficile capire cosa questo possa avere a che fare con il fenomeno oggetto di studio del GEIPAN.
Sillard Yves, editor, "Phénoménes Aérospatiaux Non identifiés. Un défi pour la science", Le Cerche Midi, aprile 2007.
UFO: CIO’ CHE NON VOGLIONO VOI SAPPIATEIn questo testo originale Pierre Lagrange svolge un’analisi della teoria del complotto a partire dal concetto espresso da Pierre-André Taguieff (in
"La foire aux illuminés", ed anche in
"L’imaginaire du complot mondiale", 2006) secondo cui le teorie del complotto corrispondono ad una certa forma di
pensiero magico e che, quelle teorie che parlano di complotto sugli Ufo, avrebbero una origine politica.
Esse si ricollegherebbero in qualche modo alle teorie sul complotto ebraico e alla diffusione nel secolo scorso dei
"Protocolli dei Saggi di Sion", ragion per cui non possono essere slegate dal loro contesto, per essere capite.
Allo stesso modo, ad esempio, il complotto denunciato da William Cooper, che affermava l’esistenza di un patto scellerato tra governo americano e extraterrestri, trovava l’origine di queste idee nei movimenti di estrema destra a cui questo personaggio era legato.
Pierre Lagrange afferma inoltre che le teorie del complotto trovano curiosamente una simmetria esatta, e parte delle loro origini, nel discorso razionalista sulla teoria del complotto oscurantista contro la Ragione (la scienza è minacciata dalle credenze nel soprannaturale).
Nella prima parte del libro egli attraversa la storia dello sviluppo di queste teorie in Francia e possiamo osservare come molti degli aspetti sottolineati li ritroviamo perfettamente replicati anche da noi.
Senza dubbio gli Ufo hanno anche una storia precedente al 1947.
L’astronomo Camille Flammarion all’inizio del secolo scorso catalogava un particolare gruppo di meteore lente, dalle caratteristiche molto anomale, che aveva denominato
bradytes; molto presto con la professionalizzazione dell’attività scientifica certi fenomeni, troppo rari e troppo poco promettenti in termini di ricadute non saranno più ritenuti degni di attenzione e di impegno di studio: sono quelli che Lagrange chiama
"fenomeni orfani".
I
bradytes col passare del tempo ritenuti poco proficui, spariranno dalle pagine delle riviste scientifiche.
Nel dopoguerra questa attitudine si accrescerà e con l’avvento delle testimonianze Ufo apparirà chiaro il
Grand Partage della scienza: non ci saranno più studiosi come Flammarion a raccogliere certe anomalie e, una volta per tutte, il pensiero scientifico cercherà di separarsi dal
pensiero magico; già le prime controversie del 1947 sugli Ufo attestano questa volontà del discorso scientifico di separarsi dalla cultura popolare.
Nel frattempo, negli Stati Uniti, i militari dell’Air Force cominceranno ad essere criticati per la loro attitudine alla segretezza sul dossier Ufo, mentre in anni come il 1952 il cielo sarà letteralmente invaso dagli Ufo: inizia a nascere il sospetto che la verità ci venga tenuta segreta.
Nel 1956 è soprattutto Donald Keyhoe, prima militare poi giornalista pro-Ufo, che contribuisce notevolmente alla diffusione dell’idea della cospirazione del silenzio.
In Francia, per contro, già nel 1951 l’astronomo razionalista Evry Schatzman scriverà una serie di articoli per denunciare il mito reazionario degli Ufo importato dagli USA che si nutre dell’ideologia dei romanzi di fantascienza, mentre nel loro paese di origine, si farà carico di questa deriva irrazionale lo scienziato Donald Menzel che svolgerà un intenso lavoro di riduzione, sempre in nome della difesa della Ragione.
Gli anni 60 ed il lavoro del Rapporto Condon opereranno infine un colpo d’arresto verso ogni interesse scientifico sulla materia degli Ufo, stabilendo autonomamente cosa è di interesse scientifico e cosa non lo è.
Cosa succede nel frattempo sul fronte europeo? La Francia è al centro del dibattito sugli Ufo. Da una parte il CNES crea il GEPAN e sul fronte degli ufologi nasce la "nuova ufologia" con il lavoro dell’ufologo Michel Monnerie
"Et si les ovnis n’existaient pas?": una riduzione delle testimonianze che per la prima volta si fa spazio all’interno dell’ufologia stessa.
Mentre una parte di ufologi darà inizio all’ipotesi psicosociologica, di fatto sbarazzandosi degli Ufo, da parte GEPAN si ricomincia a rivedere un po’ di scienza riaffacciarsi sull’argomento (in tal senso la serie di volumi e note tecniche realizzati sotto la direzione di Claude Poher).
Di fatto, spiega Lagrange, questi nuovi ufologi "rigettano l’idea di inventare una pratica di ricerca per gli Ufo e dilatano la controversia…" (p. 40).
In quello stesso periodo, il tema della cospirazione, sul fronte dell’ufologia credente, comincerà a farsi sentire, in Francia (e in Europa).
Oltreoceano la teoria del complotto, che aveva posto le sue radici negli anni 50 in particolare con Donald Keyhoe (
"Aliens from space"),
troverà il suo completamento attraverso i falsi documenti del
Majestic 12, nel 1987, trovando anche tra gli ufologi europei numerosi sostenitori.
Lagrange ci mostra come le teorie del complotto vengono prima sviluppate dagli ufologi contro la struttura Gepan del CNES, e successivamente dal suo responsabile J.J. Velasco a sua volta convinto che la verità sugli Ufo gli sia nascosta dalle autorità.
Così, poco dopo la creazione del Gepan, si comincia a sospettare che la vera ricerca sugli Ufo sia fatta altrove, e che l’organismo del CNES sia là solo per soffocare la verità.
La nuova ufologia scettica non è da meno nel criticare il metodo scientifico secondo cui opererebbe l’ente Gepan.
Fatto sta che dietro le teorie del complotto vi è soprattutto una concezione banale della prova scientifica e della conoscenza.
Analizzando dettagliatamente questa idea di scienza che hanno gli ufologi, e ad esemplificazione l’analisi svolta da François Parmantier, Lagrange traccia un primo punto conclusivo: "Mentre gli storici delle scienze hanno dimostrato che la realtà è prima di tutto il risultato di un lavoro collettivo, di molteplici dibattiti, controversie e negoziazioni, su ciò che la costituisce, la tesi di Parmantier cerca di dirci che la realtà viene dalla constatazione, esiste, che alcuni conoscono la verità, e che a partire da ciò è sufficiente ottenere le confessioni delle autorità" (p. 102).
La scienza invece è "un processo complesso" mentre gli appassionati di segreti hanno al contario questa idea davvero vaga della complessità del processo di produzione dei fatti scientifici.
In altre parole gli ufologi come Parmantier cercano una "spiegazione monocausale", e secondo loro tutto nella politica americana si spiega con la disinformazione. Ma i documenti declassificati al contrario ci dimostrano che, lontano dal disporre di fatti tangibili, le autorità "cercano soprattutto a dissimulare che sono incapaci di considerare o di gestire il problema posto dai dischi".
Per questo motivo Lagrange afferma che il modo di formulare la storia dei dischi volanti non può essere diversa dalla elaborazione storica di qualsiasi altro argomento, precisando che : "… ci sono delle regole non aggirabili dal punto di vista della storia delle scienze: il lavoro scientifico consiste nello stabilire dei fatti e, sulla base di questi fatti, a stabilirne dei nuovi, cosa che produce una letteratura specifica. Ora non si constata niente di simile nella storia dei dischi" (p. 103).
Il metodo degli ufologi si basa invece su una raccolta di sospetti, dove l’accumulo di questi sospetti dovrebbe portare il lettore a convincersi della realtà nascosta sui dischi volanti.
Questo, spiega l’autore per analogia, è lo stesso metodo che negli anni 50 fu utilizzato da McCarty per accusare diversi attori ed un gruppo di persone famose di colludere con Mosca e di essere comunisti.
Nel quarto capitolo Lagrange mostra come un gruppo di militari e di ingegneri francesi, il COMETA, si sia a sua volta persuaso che la disinformazione fosse lo strumento usato dai militari americani per nascondere la verità sugli Ufo.
Dalle conclusioni del COMETA (che vuole rappresentare se stesso come la ragione degli esperti contro la passione degli ufologi) ne uscirà un rapporto assai fragile che farà da sponda alla teoria del complotto ed che riuscirà a dare fiducia anche ad incredibili affermazioni come quelle del colonnello Corso su Roswell.
La cosa più bizzarra è che la "griglia cospiratoria" con la quale gli ufologi ridefiniscono la storia degli Ufo prevede un complotto totale organizzato a partire dai militari, ma poi quando un militare, come nel caso del colonnello Corso, svela una "verità" che corrisponde a tale griglia non è più parte del complotto e della disinformazione ma sta svolgendo una confessione sincera.
Un altro problema della teoria del complotto è che i complotti sospettati dagli ufologi, funzionano come "le bambole russe" e diviene impossibile in ufologia fare il minimo passo senza sospettare o essere sospettati di complottismo.
Lagrange ci dimostra che: "Dietro a queste differenti rappresentazioni del complotto, vi sono delle concezioni radicalmente diverse della democrazia. Difendendo la visione del complotto dove il pubblico dovrebbe attendere che le autorità gli rivelino la verità sui dischi, viene difesa l’immagine classica che oppone sapere ed ignoranza. I potenti sanno, aspettiamo che si degnino di informarci" (p. 212).
Per Lagrange il complottismo è parte integrante della nostra cultura e non si limita solo agli ufologi, ma anche ai razionalisti che sospettano in continuazione un complotto contro il Sapere: da qui ad una vera e propria crociata contro l’ignoranza popolare, come quella messa in atto dall’astronomo Donald Menzel, il passo è breve.
Per i razionalisti la credenza popolare nelle visite extraterrestri minaccia la scienza.
Dietro queste visioni di complotto e comportamenti concomitanti sembra esistere una volontà di disegnare una scienza autoritaria: che sia in mano ai professionisti alla Menzel oppure che si tratti di quella proposta dal comitato COMETA, si tratta di una scienza abbastanza irrealistica che dovrebbe tendere ad eliminare ogni dibattito democratico ed ogni altro attore.
Purtroppo siamo impregnati di discorsi sulla scienza vista come sorgente di certezze, mentre facciamo ancora fatica ad integrare l’idea che "la scienza produce delle associazioni di cui bisogna testare la resistenza e che, quando prendiamo una medicina o acquistiamo un’automobile, noi non siamo davanti ad una scatola nera, ma di fronte ad una esperienza, dove il nostro organismo o il nostro garage è un annesso del reparto ricerche" (p. 182).
Ma il libro di Lagrange dice molte più cose di quanto malamente ho potuto riassumere in queste poche pagine. Passo dopo passo ci conduce attraverso una dimostrazione delle sue ragioni basata su fatti storici fino alla contemporaneità e sfodera una analisi puntigliosa (che a volte può sembrare ripetitiva), insistestendo sul tema del
Grand Partage, che oppone in modo sbagliato scienza e popolare, razionale ed irrazionale…
Lagrange non vuole solo concludere che in fondo i razionalisti non sono meglio degli appassionati Ufo e che non c’è un complotto ma solo una credenza del complotto.
Egli ci mostra "l’esistenza di un verosimile doppio linguaggio delle autorità militari e scientifiche sugli Ufo a partire dal 1947" (p. 185).
La storia del dopoguerra evidenzia come gli americani fossero già fortemente preoccupati di quanto i sovietici potevano aver sviluppato, approfittando delle conoscenze dei nemici nazisti, in fatto di armi segrete.
Con l’irruzione dei dischi volanti, i militari si trovano nel dubbio se credere agli avvistamenti dei loro piloti oppure seguire il parere degli esperti scientifici.
In pubblico i militari, che non sanno come maneggiare il problema Ufo, preferiscono offrire segnali rasserenanti per non preoccupare la popolazione.
Questo è per Lagrange il vero ed il solo cover-up che definisce "una cospirazione fondatrice del mondo moderno nel quale viviamo"; egli afferma: "si tratta soprattutto del fatto che [i militari e gli scienziati] vogliono servirsi dei dischi per confortare una certa immagine del mondo moderno, immagine centrale che consiste nell’immaginare un mondo diviso in due, da un lato l’elite razionale e dall’altro l’opinione irrazionale" (p. 185).
Infine il problema degli extraterrestri, ed il paradosso di Fermi, in poche parole "se ci sono perché non li vediamo?".
L’ipotesi extraterrestre non viene esclusa dall’autore, e se è vero che al momento non abbiamo una risposta i militari a tale riguardo "non erano meglio armati di chiunque altro di fronte ad una tale domanda" (p. 208).
Il libro consta di 367 pagine e più di un terzo consiste in una ampia serie di documenti che dimostra anch’essa la fragilità di questa visione totalizzante della realtà degli Ufo.
Lagrange Pierre, "OVNIs: ce qu’ILS ne veulent pas que vous sachiez", Presse Du Châtelet, maggio 2007.