Erano
passarti pochi anni dalla scoperta di quello strano corpo celeste ai
confini del nostro sistema solare, sulla cintura di Kuiper, che fu
tecnicamente denominato 2014 MU69, un nome subito abbandonato perché
ben poco evocativo della realtà dell'oggetto.
Si,
era stato trovato nel 2014 pochi anni prima di essere sorvolato dalla
sonda New Horizons.
Nei
primi giorni di gennaio del 2019 la Nasa era già giunta nelle
vicinanze per una analisi di questo curioso oggetto che subito, fin
dalle prime immagini sfuocate era stato denominato dalla gente “la
nocciolina”, per via della forma.
Inizialmente
gli scienziati avevano sorriso di questa stentata epistemologia
popolare e avevano ridenominato questo oggetto, di poche decine di
chilometri, con il nuovo, nomignolo ben più inquietante di Ultima
Thule.
Alcuni
gruppi nazisti avevano subito acclamato l'Ultima Thule come una loro
proprietà ideologica con tanto di copyright, ma la Nasa si era
rifiutata di chiamarlo in altro modo.
Ben
presto la scaramuccia mediatica si era dissolta anche sui giornali
più scandalistici e la sonda aveva continuato il suo lavoro, senza
che gli scienziati dovessero più occuparsi di simili sciocchezze.
Si
trattava di un sorvolo storico che probabilmente avrebbe contribuito
a sollevare molti misteri sulla nascita del nostro sistema solare.
Mai
prima d’ora una sonda spaziale aveva raggiunto un corpo celeste
così piccolo, così lontano, e in così rapido movimento.
“La
nocciolina” così preferisco ancora chiamarla, era appunto composta
da due forme sferiche in contatto tra loro, una leggermente più
grande dell’altra.
Già
dai primi dati gli scienziati si erano convinti che lo studio di
quella bizzarra formazione ci avrebbe spiegato le modalità di
formazione dei pianeti interni e esterni al nostro sistema solare.
Mai
tanto ottimismo scientifico era stato mal riposto.
Ultima
Thule: mai nome era stato più indicato per qualcosa ai confini del
mondo conosciuto: hic sunt leones, delle vecchie mappe delle
terre fino a quel momento. esplorate.
Il
mito voleva quel territorio dell'Ultima Thule come all’origine
della saggezza della razza ariana, e tante altre cose oscure prima
del monopolio nazista del termine.
Stavolta
poteva rappresentare piuttosto bene la fine delle ambizioni della
specie terrestre di conoscere sempre più pianeti, pianetoidi,
eccetera…
Quando
finalmente la sonda New Horizons giunse il 1 gennaio 2019, nelle
vicinanze dell’Ultima Thule , inviando le prime foto di questo
oggetto ai confini del sistema solare, si ebbero alcune conferme, ma
anche nuove domande senza soluzione immediata.
La
forma di nocciolina era perfettamente confermata, anche nella
somiglianza della rugosità ben nota del guscio, e curiosamente non
furono trovati gli impatti da meteoriti che c’era da aspettarsi,
come ad esempio quelli che si ritrovano sulla Luna.
Una
volta messa a fuoco la forma della nocciolina si era rivelata un
reticolo assai simile alle rugosità regolari di un arachide vero.
Questo
significava che l’Ultima Thule era qualcosa di abbastanza giovane,
o di un materia un po’ diversa da quella che avrebbe dovuto essere
sulla base delle conoscenze scientifiche: forse qualcosa fatto di un
materiale difficile da scalfire.
Pochi
giorni dopo, le foto della sonda erano molto migliorate in
definizione e le prime impressioni su questo corpo bilobato furono
confermate.
L’oggetto
era in tutto e per tutto somigliante a una nocciolina, anzi di più:
la forma, il reticolo sulla sua superficie, e perfino la colorazione
giallognola.
Anche
gli scienziati avevano definitivamente abbandonato il nomignolo
Ultima Thule (sbagliando) per adottare più simpaticamente quello di
“nocciolina”, che si adattava perfettamente a ciò che potevano
osservare.
Ma
la scienza segue logiche diverse da quelle popolari: non è perché
una persona veste come un ragioniere, si atteggia come un ragioniere
e parla come un ragioniere che è per davvero un ragioniere.
Purtroppo
le indagini strumentali successive aumentarono il numero delle
domande senza risposta.
Quel
corpo ai confini del nostro sistema, non sembrava appartenere al
nostro sistema, e di certo non si era creato insieme al nostro
sistema. Dunque, da dove veniva? Come era giunto lì? Quando
esattamente?
Furono
fatti complessi calcoli astronomici per verificarne con più
precisione l’orbita e il movimento.
Quando
le analisi sulla risonanza della superficie furono complete, le
perplessità della Nasa furono all’apice.
Strane
eco provenivano dall’interno della “nocciolina”, che presto
dimostrarono attraverso una modellizzazione precisa che la nocciolina
possedeva un nucleo ovale per ogni sfera che la componeva.
Inoltre
una sottile intercapedine di vuoto circondava quei nuclei separandoli
dalla superficie della “nocciolina”.
Quando
poi identificarono la sostanza di cui erano composti i due nuclei
della nocciolina lo sbalordimento fu totale: Vitamina E, grassi,
proteine e un 10% di acqua.
Evidentemente
non era quel 10% di acqua che più impressionava gli scienziati.
Era
in tutto e per tutto simile a una gigantesca nocciolina proveniente
dalla spazio profondo.
Dapprima
gli scienziati sorrisero increduli, poi, quando puntarono la rete di
radiotelescopi in direzione della nocciolina, e controllarono i
successivi dati strumentali della sonda, fu il momento in cui
cominciarono a inquietarsi.
Non
solo la nocciolina era una nocciolina a tutti gli effetti, seppur di
dimensioni chilometriche e con quei componenti tipici ma
cristallizzati in modo anomalo, ma altre noccioline stavano
raggiungimento la prima, a centinaia.
Chissà
da quanto tempo la nocciolina se ne stava al confine del nostro
sistema solare in silenziosa attesa.
I
tecnici della Nasa ben presto si convinsero che fosse stata la visita
della loro sonda a “risvegliare” la nocciolina che aveva così
richiamato l’arrivo delle altre noccioline.
Cominciarono
a preoccuparsi: cosa stava succedendo?
Applicando
il rasoio di Ockham furono fatte diverse ipotesi (cercando di stare
sulla soluzione più semplice) che dovevano spiegare razionalmente
questi arrivi di centinaia di noccioline giganti da chissà quale
area sconosciuta dell’universo.
Erano
a centinaia e giungevano velocemente da un luogo dove si suppose la
presenza di un buco nero.
Se
ne stavano in orbita sulla cintura di Kuiper, come in attesa di
qualcosa.
Pochi
giorni dopo la strumentazione intercettò l’arrivo di un nuovo
corpo dell’esterno del sistema, ma molto più grande delle
noccioline: 20 volte più grande.
A
questo punto non c'era più rasoio di Ockham che potesse
semplicemente mantenere affilata la lama della razionalità.
A
esseri sinceri ho sempre ritenuto che il famoso rasoio potesse
fornire soluzioni semplici solo in condizioni semplici come la
scienza medioevale.
Problemi
scientifici complessi richiedevano soluzioni via via più complesse,
e questo era il caso.
Dato
che la forma dell'oggetto era molto simile a quella di un criceto, fu
abbastanza facile trovargli un nomignolo: “il criceto”.
Lo
stress degli scienziati aumentò di lì a poco quando le noccioline
che si erano disposte in orbita ai confini del sistema solare
cominciarono a puntare verso la Terra.
Qui
saltò ogni residua ipotesi razionale.
Dopo
poche settimane l’oggetto a forma di criceto, era osservabile dai
più potenti telescopi con una buona definizione.
“Il
criceto” presentava chiaramente quarto appendici sotto il suo corpo
ovale principale, e qualcosa che assomigliava a una testa e a una
piccola coda sul lato opposto.
Una
forma tutto sommato complessa per ciò che fino allora si era
osservato muoversi nello spazio profondo.
Ma
dopo poco, a seguito di osservazioni più dettagliate lo stress si
trasformò in evidente paura.
“Il
criceto” visto da più vicino o, per meglio dire con una migliore
risoluzione, presentava, su quella specie di corpo dotato di una
testa, anche due occhietti neri, assai vispi.
E,
inoltre e muoveva le sue zampette anteriori e posteriori, con un
ritmo sincronizzato e opposto, avanti e indietro.
Non
si trattava di un movimento meccanico: era come se “il criceto”
corresse nel vuoto in direzione del nostro pianeta.
Non
era un oggetto tecnologico, un'astronave o qualcosa di simile: era
vivente.
Ora,
il grande criceto si stava muovendo nello spazio a velocità
sub-luminale… avvicinandosi a grandi balzi.
In
breve fu nelle vicinanze di Marte e sfruttando l'orbita si catapultò
di gran carriera verso la Terra.
Sembrava
divertito, come se l'intero sistema solare fosse la sua ruota
girevole e vi stesse correndo allegramente all’interno, presagendo
che la Terra che avrebbe raggiunto di lì a poco gli sarebbe molto
piaciuta.
Gli
scienziati fecero rapidi calcoli e determinarono che sarebbe giunto
in poche ore nelle vicinanze della Luna, per l'ultima corsa nella
sua ruota virtuale.
Nel
frattempo avevano capito che il grosso animale extraterrestre, il
criceto, inviava in avanscoperta le noccioline, alla ricerca di
pianeti abitati da esseri intelligenti dotati di tecnologie che
potessero avvistarle e interagire con loro.
Le
noccioline erano il suo cibo e allo stesso tempo le sue sonde in
esplorazione dell'universo.
Si
auspicò che il criceto fosse vegetariano, ma in realtà non fu così.
Adorava
nutrirsi di piccoli animaletti.
E,
quei piccoli animaletti eravamo noi.
[photo courtesy NASA]