giovedì 23 dicembre 2010

16 dicembre 2010. PUBBLICATO ARTICOLO SUL GIGANTIC JET ITALIANO DEL 12 DICEMBRE 2009

Poco più di un anno fa, tra l'11 ed il 13 dicembre 2009, Ferruccio Zanotti, astrofilo facente parte della nascente rete IMTN di rilevamento TLEs (Transient Luminous Events) e Meteore, rilevò durante le prove di una telecamera a colori Mintron il primo Gigantic Jet europeo (notte del 12 dicembre 2010).
Era la registrazione da tempo attesa dal gruppo di scienziati di EUROSPRITE, che correlati ad altri dati, ha permesso di fare un ulteriore passo avanti nella comprensione dei processi TLEs.
Durante il convegno annuale dell'European Geoscience Union (EGU) a Vienna, il 5 Maggio 2010, Oscar van der Velde, quale portavoce del GJ-Italy Team, aveva anticipato l'analisi del Gigantic Jet del 12 Dicembre 2009.

Ora la stessa EGU pubblica l'articolo scientifico circa i dati del Gigantic Jet, articolo che possiamo immaginare farà storia nelle tappe dello sviluppo delle ricerche sui TLEs.

L'abstract dell'articolo del 16 dicembre 2010 è disponibile alla URL:
http://www.agu.org/pubs/crossref/2010/2010JD014442.shtml

Van der Velde, O. A., J. Bór, J. Li, S. A. Cummer, E. Arnone, F. Zanotti, M. Füllekrug, C. Haldoupis, S. NaitAmor, and T. Farges (2010), "Multi-instrumental observations of a positive gigantic jet produced by a winter thunderstorm in Europe", J. Geophys. Res., 115, D24301, doi:10.1029/2010JD014442.

Per ulteriori informazioni vedi Renzo Cabassi sul Blog CIPH/SOSO:
TLE [Gigantic Jet] Pubblicato articolo su osservazione italiana nel 2009

martedì 30 novembre 2010

EMBLA settembre 2010. LA NOTIZIA DEL GEIPAN CIRCA LA MISSIONE AD HESSDALEN

In questo blog, avevamo riportato in breve la notizia che a settembre 2010, alla missione italo-norvegese ad Hessdalen (Embla 2010), si era affiancato un gruppo di scienziati francesi, per una indagine preliminare.
Ora, anche il Geipan francese (l'unico organismo ufficiale in Europa ad occuparsi dei Fenomeni Aerei Non-Identificati riporta la notizia di questa missione a firma dei due principali scienziati intervenuti in cooperazione con i tecnologi italo-norvegesi: Jacques Zlotnicki e Elisabeth Blanc.
Gli Autori della notizia ricordano che questa collaborazione era nata da una richiesta dei norvegesi del Project Hessdalen per ottenere la collaborazione del Geipan, in funzione si un consorzio di ricerca franco-italo-norvegese.
Questo primo avamposto di scienziati francesi, proveniente da diversi istituti scientifici, ha suggerito una missione di valutazione con pochi strumenti, durante l'inverno 2010-2011.
Questa prima campagna prevede: di identificare possibili perturbazioni nel campo elettromagnetico a bassa frequenza (sotto 40 Hz), associate con eventi luminosi; misurare lo spettro del campo elettrico a frequenze larghe (da 1 kHz a 5 MHz). studiare il rumore sismico; registrare con il radar italiano tracce del fenomeno; e, filmare in automatico, a seguito di allarmi, il fenomeno luminoso con la strumentazione norvegese del Project Hessdalen.
Quattro installazioni sono attualmente operative: la Blue-Box con la strumentazione norvegese e le misure di campo elettrico, la stazione radar a 4 km più a Sud, e 2 stazioni elettromagnetiche situate nella valle e alimentate a batterie e pannelli solari.
In seguito a questa prima campagna, la lunga fase di analisi dei dati raccolti dovrà essere messa in atto dal consorzio franco-italo-norvegese.
I risultati permetteranno di meglio comprendere la genesi dei fenomeni luminosi di Hessdalen e di prevedere ricerche più sistematiche in loco.

[Info: Jerome Beau; Fonte: Jacques Zlotnicki e Elisabeth Blanc, sito Geipan alla URL http://www.cnes-geipan.fr/geipan/actualites/29112010-Campagne-scientifique-danalyse-des-phenomenes-lumineux-observes-dans.html; immagine: Geipan]

mercoledì 17 novembre 2010

Ottobre 2010. AGGIORNAMENTO DEGLI EVENTI TLEs CATTURATI DALLA RETE IMTN

La rete italiana IMTN è oggi una delle più importanti reti mondiali di rilevamento TLEs (Transient Luminous Events), e dobbiamo ricordare che risale solo a pochi anni fa la prima cattura di Sprite dal territorio italiano, con la prima stazione SOSO del CIPH (4-5 settembre 2007).

In seguito la rete IMTN ha raccolto numerosi successi sul campo, vedi ad esempio la prima cattura in Europa di un Gigantic Jet, grazie all'astrofilo Ferruccio Zanotti (11-13 dicembre 2009)

Oggi la rete IMTN consta di 20 stazioni sul territorio italiano.

A questo link si trovano gli aggiornamenti degli eventi TLEs del 2010:

http://www.ciph-soso.net/SOSO/TLE_Transient_Luminous_Events_2010.html

[info Renzo Cabassi, CIPH/SOSO]

venerdì 5 novembre 2010

IL DOROTHY PROJECT CORONA 50 ANNI DI SETI


50 anni fa Frank Drake diede atto al famoso Progetto OZMA, che fu di fatto il precursore del Progetto SETI.
Sono cambiati i tempi e soprattutto le capacità strumentali dei radiotelescopi che operano per il SETI, e questo aumenta le speranze di riuscita di questo diffcile progetto.
Il Progetto Dorothy, che per il nome prende ispizazione come Ozma da "the Wonderful Wizard of OZ" è una ulteriore tappa che coincide con questo importante anniversario.
Tra l'inizio di novembre e dicembre la rete SETI, di cui fanno parte i Radiotelescopi di Medicina (BO), sarà all'ascolto in direzione di varii targets.
Nello specifico:

Medicina Radiotelescope Station, Italy(INAF, IRA) 44d31m15sN, 11d38m49sE 32m single dish, 1420 MHz, frequency resolution=0.7 Hz, 24 million channels spectrometer observational date: 6th Nov. morning - 7th Nov. morning (24 hours)

Sono stati selezionati dal SETI una serie di targets tradizionali, nell'ambito dei più vicini "sistemi solari" dell'emisfero Nord. Inoltre per il Progetto Dorothy sono stati prescelti una serie di targets suggeriti dalle più recenti scoperte astronomiche di "sistemi solari" nella Zona Abitabile".
Le osservazioni italiane saranno operate a 1420 MHz con il Serendip e con MSPECO.

[Info: Jader Monari, Radiotelescopi Medicina (BO); immagine della rete SETI, Progetto Dorothy, tratta da: http://www.nhao.jp/~narusawa/oseti/project-dorothy.html]


lunedì 25 ottobre 2010

14 ottobre 2010. LAMPI SOPRA LE NUVOLE

In "Lightning above the clouds", Alejandro Luque e Ute Ebert passano in rassegna la ricerca più che ventennale sui TLEs (Transient Luminous Events), facendo il punto della situazione e sottolineando le questioni ancora irrisolte.
Luque e Ebert tracciano una breve storia a partire dal 1989 quando la scienza prende atto di questo fenomeno elusivo, a partire dalla prima cattura casuale di una coppia di Sprite, avvenuta come sappiamo durante i test di una telecamera ad alta luminosità, puntata verso un temporale.
John R. Winckler (Università del Minnesota), si rese subito conto di avere catturato qualcosa di sconosciuto, e questo fenomeno raro entrò a far parte del novero dei fenomeni della mesosfera-ionosfera, e in poco tempo finì col perdere la sua unicità e, sia quantitativamente sia qualitativamente, andò ad occupare uno spazio sempre più importante nella ricerca, fisica e chimica, dei fenomeni dell'atmosfera.
Lo Sprite era stato teorizzato come possibilità fenomenica nel 1925 da Wilson ma gli scienziati non si erano mai presi il tempo di indagare questa ipotetica realtà, che peraltro figurava già in sporadiche testimonianze occasionali, riportate da riviste scientifiche.
Luque e Ebert ci ricordano che per capire Sprite e TLE si deve partire dalla comprensione del fulmine.
Sappiamo che la scarica del fulmine si sviluppa in tre fasi. Nella prima fase la collisione tra particelle di ghiaccio e gocce d'acqua insieme alla gravità separano cariche positive e negative all'interno della nube temporalesca. Quindi la scarica cresce formando una ramificazione denominata streamer-leader.
E' su questa seconda fase che oggi sono puntate le attenzioni della ricerca sui fulmini.
Il fatto è che nelle scariche elettriche, incluso il fulmine, il campo elettrico retrostante è quasi sempre di un ordine o tre al di sotto del valore di magnitudo necessario per il breakdown.
Perciò una semplice valanga di ionizzazione, di tipo lineare, non può svilupparsi.
Il meccanismo di base, in queste circostanze è provvisto dai cosidetti "streamers", una sorta di avventurieri che si aprono una via nell'aria non-ionizzata, e la consolidano per le successive ondate di ionizzazione.
Gli Autori ci spiegano come questi streamers siano un processo importante quanto elusivo della scarica del fulmine.
Il secondo streamer che appare è quello al di sopra del temporale sotto forma di Sprite, in modo simile a quello che apre la via al fulmine.
Questo è stato confermato dalle riprese ad altissima velocità, e da foto di laboratorio con tempi di esposizione di nanosecondi.
Lo studio degli sprite, attraverso queste registrazioni e l'uso della spettroscopia, può svelarci molti segreti della mesosfera.
Di grande aiuto sono state le ricerche dallo spazio, iniziate nel 2004, dove anche la ricerca europea (ESA, e CNES) hanno giocato un ruolo importante.
Luque e Ebert sottolineano infine l'importanza della modellizzazione al computer, che è stata parte del loro lavoro dal 2009.
Un esempio è l'inizio di uno Sprite a partire dall'Halo (emissione luminosa discoide che inizia nella bassa atmosfera e spesso precede lo Sprite).
Attraverso il loro modello i due autori hanno ipotizzato che la parte superiore dello streamer che genera lo Sprite abbia carica negativa.
Luque e Ebert concludono che ancora molte domande interessanti attendono una risposta: 1) cosa ci dicono gli Sprite sullo stato della mesosfera e della ionosfera? 2) quanti gas-serra sono prodotti da fulmini e Sprite, e a che livello della scarica ciò accade? 3) c'è una relazione tra TGFs (Terrestrial Gamma-Ray Flashes) e Sprite? 4) Esistono fenomeni tipo Sprite su altri pianeti?
Evidentemente il tentativo di soluzione di tutti questi quesiti può generare una serie di importanti ricadute tecnologiche.

Luque Alejandro & Ebert Ute, "Lightning above the clouds", vol. 41, n. 5, riv. Europhysics News, 2010, pp. 19-22

[ info Renzo Cabassi; fonte: http://www.europhysicsnews.org/]

mercoledì 20 ottobre 2010

25-27 ottobre 2010. A AMSTERDAM, WORKSHOP SU TLE e TGF

Prossimamente, tra il 25 e il 27 ottobre 2010, si terrà ad Amsterdam un workshop sui fenomeni TLE (Eventi Luminosi Transitori) e TGF (Flashes Gamma-ray Terrestri).
Il workshop di E-CANES, ASIM and TARANIS, tratterà dei dati raccolti attraverso palloni sonda, missioni aeree e missioni spaziali.
Tra i convenuti troviamo: Christian Hanuise, Nikolai Østgard, Jean-Baptiste Renard, Torsten Neubert, Ute Ebert, Alejandro Luque, Sander Nijdam and Chao Li.
Verrà fatto il punto sulla campagna Eurosprite sviluppata con osservazioni da terra durante il periodo 2009-2010.
Saranno considerate nmodelizzazioni e misure di laboratorio.
Le esplosioni chiamate TGF sono considerate generate da fotoni ad alta energia in atmosfera e si suppone possano avere un forte rapporto con i TLE), ossia la famiglia dei fenomeni SPRITE.
Ulteriori informazioni circa il programma e la registrazione al workshop sul sito del CWI (Centrum Wiskunde & Informatica): http://www.cwi.nl/en/node/2614.

[info: Renzo Cabassi; fonte: http://www.cwi.nl/en/node/2614]

martedì 19 ottobre 2010

1 ottobre 2010. ANCORA SULL'INNESCO DELLE AURORE

Si ritiene comunemente che il fenomeno delle aurore sia un fenomeno luminoso che la scienza conosce da tempo nei loro meccanismi più profondi.

Eppure periodicamente si aggiungono nuovi tasselli nella conoscenza di questo fenomeno dell'atmosfera.

In questi giorni le agenzie di stampa hanno dato la notizia dell'ultima scoperta di alcuni ricercatori contenuta in un report pubblicato sulla rivista Science (ansa.it, 30 settembre 2010).

Utilizzando i dati della missione del satellite Themis della Nasa hanno individuato che i rapidissimi flash delle bande luminose delle aurore sono causati da particelle energetiche provenienti dal vento solare.



Le aurore sono innescate da un coro di onde magnetiche. Questo coro di onde 'canta' a bassissime frequenze:

"Pulsating aurora, a spectacular emission that appears as blinking of the upper atmosphere in the polar regions, is known to be excited by modulated, downward-streaming electrons. Despite its distinctive feature, identifying the driver of the electron precipitation has been a long-standing problem. Using coordinated satellite and ground-based all-sky imager observations from the THEMIS mission, we provide direct evidence that a naturally occurring electromagnetic wave, lower-band chorus, can drive pulsating aurora. Because the waves at a given equatorial location in space correlate with a single pulsating auroral patch in the upper atmosphere, our findings can also be used to constrain magnetic field models with much higher accuracy than has previously been possible"

Y. Nishimura, J. Bortnik, W. Li, R. M. Thorne,L. R. Lyons, V. Angelopoulos, S. B. Mende, J. W. Bonnell, O. Le Contel, C. Cully, R. Ergun, U. Auster, "Identifying the Driver of Pulsating Aurora", vol. 330, n. 6000, rivista Science, 1 ottobre 2010, pp. 81 - 84.

[In alto: immagine di aurora ripresa da Jader Monari, durante "Embla 2010", in Hessdalen, Norvegia, settembre 2010 ; filmato: http://www.youtube.com/watch?v=BDZj1CmsJ64&NR=1]

venerdì 15 ottobre 2010

30 settembre 2010. IL PROGETTO DI CATALOGAZIONE DELLE FOTO UFO DI BALLESTER OLMOS

In queste pagine ho già accennato al lavoro di catalogazione dello studioso spagnolo Vicente-Juan Ballester Olmos, circa foto e filmati di UFO ( qui nel senso di non-identificato) che sono stati accumulati negli anni dagli ufologi di tutto il mondo.
Questo materiale fotografico lungi da essere una prova dell'esistenza di visitatori extraterestri, ha rilevante importanza come documento (non solo storico) e possiede un particolare fascino.
In questo ultimo periodo Ballester Olmos, attraverso il suo blog FOTOCAT, ha aperto un nuovo dossier circa il materiale fotografico sul territorio francese, indicando il metodo utilizzato.
Nel suo "AN APPROACH TO UFO PICTURES IN FRANCE" (report n. 6, pp. 38) svolge in primo luogo una serie di analisi statistiche (distribuzione annuale, orari nella giornata, etc.) e un confronto con il materiale raccolto in altri paesi.
Vi é poi l'aspetto identificativo e l'analisi del materiale raccolto, con particolare riguardo agli errori percettivi e ai falsi.
Infine in appendice troviamo la parte più affascinante delle sue analisi, dove è indicata tra le altre, una serie di foto particolarmente curiose scattate il 6 febbraio del 1982 di un fenomeno luminoso nello stagno di Sadun in Guerande (immagine pubblicata nel n. 229-230 sulla copertina della rivista ufologica Lumiere Dans La Nuit, 1982).
Se il testimone è stato sincero si potrebbe trattare di un fuoco fatuo o alternativamente, come spiega Ballester Olmos, di un fulmine globulare. Gli elementi descritti da pochi metri erano 4 sfere luminose di circa 50 centimetri che erano spuntate da non si sa dove, e che il ventenne Gérard Beneteau aveva immortalato in una serie di scatti (p. 30).

[Fonte: Blog di Vicente-Juan Ballester Olmos, http://fotocat.blogspot.com/; http://www.anomalia.org/fotocat/approach.pdf]

mercoledì 13 ottobre 2010

PALLE DI FUOCO INTELLIGENTI E LUCI CHE AGGREDISCONO

La rivista digitale Fortean Times ha pubblicato nel recente agosto 2010 un breve articolo circa fenomeni luminosi bizzarri, redatto dallo studioso Theo Paijmans.
Si tratta di una serie di riferimenti storici a racconti variegati che andrebbero collocati sotto la voce di "spook lights", secondo l'indicazione di Paijamans.
Le "spook lights" sono un termine popolare americano che fa riferimento a luci misteriose viste in un luogo ricorrente; potremmo chiamarle "luci fantasma" come in realtà furono denominate certe luci in Italia a cavallo tra 800 e 900: vedi ad esempio le luci di Berbenno.
Nel suo articolo "Sentient Fireballs and Biting Lighs", Pijamans tratta in particolare di quelle che sembrano avere un comportamento intelligente e talvolta aggressivo.
Alcune di queste in passato erano collocate nella categoria, assai ampia, dell'"ignis fatuus", il fuoco fatuo, di cui ancora oggi sappiamo ben poco. Oggi forse con una certa probabilità una serie di questi racconti potrebbero essere ascritti al comportamento di una categoria altrettanto indeterminata quale quella dei "fulmini globulari".
E, ci ricorda l'autore, alcuni di questi casi potrebbero essere vissuti, a partire dal 1947, come casi Ufo.

[Info: mailing-list magonie-exchange; immagine di Sybille Delacroix tratta da Fortean Times, n. 266, agosto 2010]

martedì 12 ottobre 2010

UN POSSIBILE PIANETA ABITABILE E IL MESSAGGIO LASER "ALIENO"

Il 9 maggio 2009 il blog ufologico australiano (http://www.ufo-blogger.com/) divulga una spettacolare notizia, che ancora oggi continua a circolare su siti e mailing list di appassionati Ufo.
Nel dicembre del 2008 sarebbe stato ricevuto un segnale extraterrestre via laser proveniente dal sistema solare Gliese 581 ed in particolare dal pianeta Gliese 581 E.
Questo segnale sarebbe stato subito denominato "Ragbir Bhathal Gliese Alien Signal", come l'omonimo Ragbir Bhathal, un astrofisico dell'unversità australiana "University of Western Sydney Macarthur", che avrebbe anche concesso una intervista a quel Blog.
Si sarebbe trattato di una anomalia luminosa laser raccolta in un unico caso isolato.
Ma la vera notizia, che si collega al messaggio alieno, è che la NASA avrebbe rilevato un pianeta abitabile nello stesso sistema Gliese 581: Gliese 581 G, ossia un pianeta non troppo caldo né troppo freddo, e che quindi permetterebbe la vita.
Sullo stesso blog si afferma che nel 2007 era stato scoperto Gliese 581 E, che aveva messo in agitazione gli studiosi per via del fatto che era al momento il pianeta più simile alla Terra. Poi sarebbero stati scoperti altri sei pianeti attorno alla stella Gliese 581.
Infine nell'aprile 2009 sarebbe avvenuta la scoperta di Gliese 581 G, il pianeta più simile al nostro finora identificato.
Tutta questa notizia, così come l'ho sintetizzata, divulgata dal blog ufologico australiano sarebbe stata presa, senza controllo alcuno, dall'articolo "Watch the space" pubblicato sul sito "The Australian" il 9 maggio 2009 e poi rimanipolata.
In effetti Ragbir Bhathal non ha rilevato alcun segnale laser non identificato, e men che meno da Gliese 581 E.
Così l'importante scoperta di un pianeta possibilmente abitabile, Gliese 581 G, è stata surclassata da una serie infinita di rumori dovuti al taglia-incolla di notizie non controllate e distorte.
E se Gliese 581 G, il pianeta abitabile, nemmeno esistesse?

[fonti:
http://alt1040.com/2010/10/la-falsa-noticia-de-las-senales-de-vida-extraterrestre-en-gliese-581g;
http://www.microsiervos.com/archivo/ciencia/supuesta-senial-laser-no-llego-gliese-581g.html;
http://blogs.elcorreo.com/magonia/2010/10/7/del-descubrimiento-gliese-581g-al-primer-contacto-con;
http://danielmarin.blogspot.com/2010/10/el-dia-que-descubrimos-gliese-581-g.html;
e lo stesso blog dell'astronomo spagnolo Daniel Marin, in data di oggi 12 ottobre 2010:
http://danielmarin.blogspot.com/2010/10/y-si-gliese-581-g-no-existiese.html]



venerdì 1 ottobre 2010

MERAVIGLIE NEL CIELO. IMMINENTE PUBBLICAZIONE DI "WONDERS IN THE SKY"

Sta per essere pubblicato (data prevista il 28 ottobre 2010) un libro sui prodigi celesti visto in ottica ufologica:
Vallée Jacques & Aubeck Chris, "Wonders in the Sky: Unexplained Aerial Objects from Antiquity to Modern Times", Tarcher, 2010, pp. 528
L'informatico francese Vallée, che non ha bisogno di presentazioni, era diventato popolare tra gli ufologi con il suo libro del 1969, "Passport to Magonia", nel quale rivedeva alcune narrative storiche e di folklore facendo il rapporto con le odierne narrative di Ufo, e rilevandone la somiglianza.
La sua ipotesi sugli Ufo, detta "parafisica", svelava un inganno: la nostra cultura odierna tendeva a tradurre le testimonianze Ufo in termini di visite extraterrestri, mentre invece essi sarebbero stati sempre qui in forma di presenze paranormali, un mondo che si affianca al nostro molto simile, per certi versi, a quello che aveva disegnato lo studioso dell'insolito Charles Fort (che ancora non poteva parlare di Ufo).
Aubeck è uno studioso americano che in questi anni ha raccolto una serie molto ampia di casi di fenomeni aerei inspiegati che risalgono all'epoca precedente gli Ufo, ossia prima del 1947.
In questo libro vengono riportati 500 eventi selezionati a partire dai tempi biblici.

[Info: Mailing-list magonia_exchange; disponibile in: http://www.amazon.com/Wonders-Sky-Unexplained-Objects-Antiquity/dp/1585428205/]

lunedì 27 settembre 2010

UNA IPOTESI "DUSTY PLASMA" COME SPIEGAZIONE DEL MECCANISMO DELLE LUCI DI HESSDALEN

L'articolo di Paiva e Taft, "A hypothetical dusty plasma mechanism of Hessdalem lights", appena pubblicato dal "Journal of Atmospheric and Solar-Terrestrial Physics", è uno dei pochi articoli scientifici che tratta delle Luci di Hessdalen.
Dobbiamo ricordare che Paiva è lo studioso che, qualche anno fa, è riuscito a riprodurre alcuni mini-plasmoidi in laboratorio.
Gli Autori iniziano con un'introduzione delle diverse caratteristiche rilevate dalle testimonianze e dalle immagini fotografiche delle luci, così come indicate in particolare da un articolo di Massimo Teodorani (2004). Teodorani vi parlava anche di grappoli di luci e di una luce a forma geometrica di parellelepipedo (vedi: "A Long-Term Scientific Survey of the Hessdalen Phenomenon”) .
In "A hypothetical dusty plasma..." vengono anche indicate le poche controverse misurazioni fin qui raccolte; spikes nella banda radio delle HF e delle VLF, tracce radar in presenza di fenomeni "non visibili" (e gli Autori aggiungono "... o deboli"), e avvistamenti con sistemi di visione notturna (700-1000 nm).
Gli Autori citano alcune le "teorie" fin qui menzionate, ipotesi che però non riescono a rendere conto di quanto riportato (e in alcuni casi in contraddizione tra loro); in particolare le Hessdalen Lights sarebbero dovute a:
a) un processo di combustione in atmosfera, sconosciuto, coinvolgente nubi di pulviscolo della valle contenenti scandium (Bjorn, 2007; vedi: "Optical spectrum analysis of the Hessdalen phenomenon. Preliminary report June 2007") ;
b) piezoelettricità generata dallo stress delle rocce (Takaki, Ikeya, 2008);
c) errata interpretazione di corpi astronomici, aereoplani, fari d'automobile e miraggi (Leone, 2003).
E' bene comunque ricordare che Leone (2003) pur concludendo nel senso di una misiterpretazione delle osservazioni fatte durante la missione italo-norvegese EMBLA 2002, aveva personalmente raccolto tra i cittadini di Hessdalen una serie di narrative che gli facevano suggerire la necessità di continuare ad intraprendere studi specifici, e meglio definiti, nel campo dei fenomeni aerei anomali osservati ad Hessdalen (vedi: "A rebuttal of EMBLA 2002 report on the optical survey in Hessdalen").
Quindi l'ipotesi Leone è da intendersi più come l'analisi metodologica di singoli casi che non la negazione di un fenomeno luminoso ad Hessdalen.
Paiva e Taft, astraendosi da quel dibattito specifico, procedono quindi nel cercare di dimostrare che il modello "dusty plasma" riesce a dar conto di tutte le caratteristiche formali, comportamentali, e di colore che sono state attribuite alle luci di Hessdalen, durante le missioni osservative.
I due Autori ricordano che nel 1994, alcuni esperimenti di laboratorio simultanei hanno scoperto separatamente i "plasma crystals", altrimenti detti "Coulomb crystal" (Thomas et Al.; Chu & I.).
Quando un plasma viene a contatto con una nube grani di polvere estremamente fine, grani che immediatamente acquisiscono una carica elettrica, succhiando elettroni dal plasma che li circonda fino a formare un nucleo di elettroni, che a sua volta attira gli ioni carichi positivamente del plasma stesso, dà luogo a ciò che sono stati definiti "cristalli di plasma" (1).
Si tratta della formazione strutturata di cristalli di particelle di polvere in una scarica di gas.
Paiva e Taft suggeriscono un modello basato su un ammasso di macroscopici "plasma crystals", in un plasma di polvere, dovuto a ionizzazione d'aria e polvere, per mezzo di particelle alfa, durante il decadimento del gas radon.
Il radon è largamente presente in Norvegia, mentre la polvere della valle sarebbe (come suggerisce uno spettrogramma di HL) thortveitite, un minerale molto comune.
La thortveitite non presenta luminescenza, e quindi il fenomeno luminoso sarebbe dovuto alla ionizzazione di particelle alfa nel cristallo.


Paiva G. S. & Taft C. A., "A hypothetical dusty plasma mechanism of Hessdalen lights", riv. "Journal of Atmospheric and Solar-Terrestrial Physics", vol. 72, n. 16, ottobre 2010, pp. 1200-1203.


Note
1) Teodorani Massimo, "Plasmi viventi", riv. "Scienza e Conoscenza", n. 23, febbraio 2008, pp. 30-35.
E' interessante notare come in questo articolo divulgativo Teodorani parli di "cristalli di plasma" come possibile spiegazione delle luci Hessdalen-like.
Teodorani, però, si riferisce al modello computazionale di Tsytovich et Al., del 2007 (vedi: http://iopscience.iop.org/1367-2630/9/8/263/fulltext).

domenica 26 settembre 2010

"EMBLA 2010": RITORNO AD HESSDALEN

Dopo un lungo momento di parziale inattività, il Project Hessdalen sembra rimettersi in movimento.
Il CIPH (Comitato Italiano per il Project Hessdalen) è tornato ad Hessdalen grazie ai tecnologi Stelio Montebugnoli e Jader Monari.
La loro visita tra il 6 settembre ed il 12 settembre 2010, si è verificata in concomitanza con l'annuale Science Camp degli studenti dell'Østfold College, guidati da Erling P. Strand e Bjorn L. Hauge.
Durante questa settimana hanno raggiunto la valle di Hessdalen anche un gruppo di scienziati francesi, per una visita preparatoria ad un eventuale progetto di studio, da svilupparsi in futuro con i ricercatori norvegesi e italiani.
La missione italiana in questo caso aveva come principale scopo, la rimessa in funzione di alcune antenne, ed il rientro degli altri strumenti, per una riverifica e rimessa a punto, prima dell'eventuale installazione sulla nuova Blue Box, ora parcheggiata per lavori in Medicina.

Qualcuno ricorderà che nel settembre 2008, si era svolto un importante conferenza SETI sotto l'egida UNESCO, a Parigi, dove Bjorn G. Hauge aveva presentato la relazione:
"Investigation and analysis of transient luminous phenomena in the low atmosphere of Hessdalen valley, Norway".
Potrebbe apparire curioso che durante un convegno SETI si parli di luci di Hessdalen, se non si ricordasse che la strumentazione usata nella valle norvegese ha molte derivazioni tecnologiche proprio da quella usata nel progetto SETI.
Ricordiamo che il Progetto SETI italiano è diretto appunto da Stelio Montebugnoli.

Durante questa conferenza un incontro fortuito tra Stelio Montebugnoli, Hauge Bjorn Gitle, Philippe Ailleris, Pierre Lagrange e alcuni ricercatori francesi del GEIPAN aveva approfondito il tema delle luci di Hessdalen.
Si ipotizzò un'analisi scientifica congiunta del problema Hessdalen.

In seguito si era svolta in Francia una riunione del Comitato di Controllo del GEIPAN, unico ente statale in Europa ad occuparsi di ciò che i ricercatori francesi definiscono PANs (Fenomeni Aerei Non-identificati).
Durante questa riunione il Comitato di Controllo del GEIPAN, diretto da Yves Sillard, aveva sollecitato l'idea di collaborare in futuro con realtà di studio quali appunto il Project Hessdalen.

Yves Blanc e Yves Sillard (GEIPAN) ed alcuni scienziati francesi hanno poi reso visita lo scorso anno ai Radiotelescopi di Medicina, dove Montebugnoli, Monari, Conti, Ailleris, e Hauge avevano illustrato la ricerca strumentale del Project Hessdalen e l'attività di supporto del CIPH, a partire dalle prime missioni EMBLA.

La settimana scorsa, ad Hessdalen, assieme ai ricercatori norvegesi e italiani, e agli studenti, erano presenti anche alcuni scienziati francesi.

Durante il Science Camp, sono state rilevate dal monte Skarvan (giovedì notte) con una macchina fotografica dotata di fish eye, in posa 30 sec., alcune luci non identificate. Come ben sappiamo non si tratta di prove in senso assoluto dell'esistenza di un fenomeno Hessdalen, ma di immagini che sono di grande stimolo ad insistere sulla ricerca e le correlazioni strumentali per comprendere il fenomeno.

giovedì 8 luglio 2010

Luglio 2010. MISCELLANEA LUMINOSA

22 Gennaio 2010. Modello di Fulmine Globulare con un nucleo compatto
L'articolo di Muldrew presenta un nuovo modello di Fulmine Globulare con un nucleo compatto che risponderebbe alle caratteristiche di diverse testimonianze del fenomeno:
Muldrew D.B., "Solid charged-core model of ball lightning", riv. Annales Geophysicae, 2010.
L'articolo è disponibile alla URL:
http://www.ann-geophys.net/28/223/2010/angeo-28-223-2010.pdf

12-16 Aprile 2010. Acceleratore naturale gigante di particelle sopra le nubi temporalesche.
Al sito dell'Università di Glasgow (UK) è disponipile una press release (9 Aprile 2010), a firma Martin Fullekrug (Centre for Space, Atmospheric and Oceanic Science Department of Electronic and Electrical Engineering, University of Bath) & Al., che fa riferimento ai fenomeni sprites intesi come giganteschi acceleratori naturali di particelle, a 40 km sopra le nostre teste:
http://www.astro.gla.ac.uk/nam2010/pr13.php


Due articoli riguardo i fenomeni TLEs
(Transient Luminous Events)
E' in stampa l'articolo di Elisabeth Blanc:
Blanc E., "Space observations of Transient Luminous Events and associated emissions in the upper atmosphere above thunderstorm areas", riv. C. R. Geoscience, 2010.

Si tratta di un ampio excursus divulgativo sui fenomeni TLEs di 11 pagine.
Sarà disponibile sul sito www.sciencedirect.com.

E' inoltre in stampa sulla rivista Journal of Geophysical Research un articolo sui fenomeni TLEs e la loro analisi video:
Montanyà J., O. van der Velde, D. Romero, V. March, G. Solà, N. Pineda, M. Arrayas, J. L. Trueba, V. Reglero, e S. Soula, "High–speed intensified video recordings of sprites and elves over the western Mediterranean Sea during winter thunderstorms", vol. 115, riv. Journal of Geophysical Research, 2010.

L'articolo tratta la registrazione di fenomeni TLEs attraverso una videocamera ad alta velocità, in funzione sul Mediterraneo occidentale.
Viene riportato tra i vari fenomeni un nuovo fenomeno di collisione.

[info raccolte da Renzo Cabassi e Roberto Labanti]

mercoledì 30 giugno 2010

Giugno 2010- NUOVI RISULTATI DELLA RETE DI RILEVAMENTO DELL'ITALIAN METEORS & TLEs NETWORK (IMTN)

L'attività di rilevamento ottico della rete IMTN nel 2010
L'attività di rilevamento ottico della rete IMNT è di tipo continuativo ed è iniziata qualche anno fa attraverso il comitato CIPH, con il progetto SOSO, che proprio all'inizio dei suoi test rilevò il suo primo Sprite, a partire dal territorio italiano: era il 5 settembre 2007 (Idice, Bologna).
Questa attività ha portato tra l'altro al rilevamento di fenomeni rari come il primo Gigantic Jet europeo (Ferruccio Zanotti, http://il-laboratorio-delle-anomalie.blogspot.com/2009/12/12-13-dicembre-2009-ripreso-in-italia.html).
La rete IMTN, integrando un numero sempre più ampio di stazioni sul territorio sta proseguendo anche in questo 2010 il suo instancabile operato con diverse catture di TLEs:
http://www.ciph-soso.net/SOSO/TLE_Transient_Luminous_Events_2010.html
Allo stesso modo continua il rilevamento di bolidi, tra i quali l'ultimo che è stato triangolato con una stazione francese nel Var:
http://ciph-soso.blogspot.com/2010/06/bolide-della-notte-fra-il-
5-e-il-6.html

L'intera attività della rete IMTN continua ad essere seguita dalla rete degli scienziati di EUROSPRITE, che seguono anche questi ultimi sviluppi con soddisfazione:
http://eurosprite.blogspot.com/2010_06_20_archive.html

16 giugno 2010. SOSO è ora una strumentazione di rilevamento ottico e VLF
Il 16 giugno 2010 Massmo Silvestri (responsabile del Progetto SOSO) ha messo in funzione il ricevitore radio VLF (Very Long Frequency) fornitoci dall'esperto Renato Romero.
Questo trasforma di fatto SOSO1 (la stazione di Idice, Bologna) in un insieme strumentale che non rileva solo filmati di allarmi ma anche il loro impatto nel campo radio.

Il ricevitore VLF appena installato funziona con il programma Spectrum-Lab.

SOSO1 è ora in grado di produrre spettrogrammi a intervalli regolari da 0 a 100Hz (per le frequenze di Shumann) e da 0 a 24 Khz per monitorare le impronte elettromagnetiche di bolidi, sprites, TLEs e quant'altro interagisca in atmosfera.

Si possono così registrare file audio triggerati dagli allarmi video di SOSO1, riuscendo a registrare per un determinato numero di secondi prima e dopo l'evento in campo ottico.
Siamo evidentemente in una fase sperimentale, ma avanzata che dovrebbe dare ulteriori soddisfazioni.

[http://ciph-soso.blogspot.com/2010/06/ciph-soso-inaugurata-sezione-radio-per.html]

Eventi Insoliti
A distanza di qualche anno di attività strumentale, dobbiamo constatare che da quando è in funzione la stazione SOSO, non sono stati rilevati "eventi insoliti" nel numero che ci si poteva aspettare.
Vale a dire che i Fenomeni Aerei Non-Identificati, rimasti tali, sono assai pochi, ma si è ritenuto a livello di rete IMTN di raccoglierli ed interpretarli sul forum:
http://meteore.forumattivo.com/eventi-insoliti-riprese-video-f50/

Funzione di pan tilt automatico nella stazione di rilevamento IMTN di Nico Montigiani
Il pan tilt progettato e realizzato da Nico Montigiani (IMTN) ha brillantemnte superato il primo test, ieri sera 29 giugno 2010, dalla stazione OAMH2-C1 29 di Scandicci:
http://meteore.forumattivo.com/fov-stazioni-imtn-f49/stazione-imtn-oamh2-c2-scandicci-fit862.htm

Partendo da una mappatura delle scariche temporalesche rilasciata pubblicamente da CNMCA (Centro Nazionale di Meteorologia e Climatologia Aeronautica) di Pratica di Mare alle 20:45, il pan tilt ha puntato in direzione Piemonte ed ha subito catturato uno sprite alle 20:46.

Si tratta di un ottimo risultato iniziale per il quale tutta la rete IMTN si è complimentata con Montignani.














[Info Renzo Cabassi, Massimo Silvestri; CIPH]

domenica 23 maggio 2010

SCIENTISMI E ANTISCIENTISMI

[recensione breve di Nico Conti]

"Non mi ricordo più quand'è che abbiamo votato per autorizzare internet"
[Egan, 2007]

Poche settimane fa (il 29 Aprile 2010) alla libreria Feltrinelli di Bologna avevo partecipato alla presentazione del saggio "Scientismi e Antiscientismi" fatta dall'autore Massimiano Bucchi, sociologo presso l'Università di Trento.
Sono rimasto subito positivamente impressionato dalla tesi di Bucchi, che oltre a spiegarci che scientismo e antiscientismo sono le due faccie di una stessa medaglia, mostrava anche con interessanti esempi che questo era proprio il motivo per cui scienza e società oggi non si capiscono.

Alla presentazione era presente (insieme a Nicoletta Cavazza e alla moderatrice del dibattito Elisabetta Tola) il noto medico bolognese Carlo Flamigni, che si era subito affannato a dimostrare l'esistenza di una vera scienza medica contrapposta ad una falsa scienza medica, e via dicendo, dimostrando di non aver colto il ragionamento di Bucchi o di non averlo apprezzato.
Ma a ben vedere il suo discorso sulla medicina "vera", è in qualche modo un'ulteriore riprova delle ipotesi di Bucchi circa gli scientismi contemporanei.

In quell'occasione non avevo comprato il libro, poichè la presentazione iniziata alle 18.00 si era poi dilungata in un interessante dibattito e Feltrinelli aveva chiuso le casse.
Ma lo scorso fine settimana sono finalmente riuscito a dedicarmi alla lettura di questo saggio breve (pp. 121) ma denso di idee, concetti e spunti di riflessioni (a mio parere utili per il Laboratorio delle Anomalie).

Fin dalla pagina dei ringraziamenti mi sono trovato in buona compagnia dato che, tra coloro con cui ha dibattuto le sue tesi, Bucchi annovera studiosi come Bruno Latour e Trevor Pinch, autori che avevo già avuto modo di apprezzare.
Bucchi parte dalla considerazione diffusa che si stia creando una crescente distanza tra scienza e società, e viceversa, ma è sua convinzione che più che di "deficit" di comunicazione si tratti di un eccesso di "complicità".
E' proprio la diffusione dello scientismo a generare una sempre maggiore conflittualità tra scienza e società.
Da un lato si chiede una totale adesione della società alle ragioni della scienza (scientismo), mentre dall'altro si auspica che la scienza diventi più sensibile alle ragioni ed istanze valoriali espresse da alcuni gruppi sociali (posizione associata al termine di antiscientismo).
Bucchi definisce questa seconda posizione come "scientismo passivo", poichè lo ritiene complementare al primo, ed afferma che si tratta infatti di due estremi che condividono molto di più di quanto credano o ci diano ad intendere, in altre parole sono appunto "due faccie della stessa medaglia che è lo scientismo contemporaneo" (p.23).
A restare costante è la concezione di scienza come "attiva" e di società come "passiva".
Ma questa concezione ha secondo Bucchi un altro difetto: tende a vedere scienza e società come entità completamente separate e a compartimenti stagni.
Egli dimostra, con una serie notevole di esempi, come scientismo attivo e passivo condividano anche un "isomorfismo istituzionale", soprattutto quando ad es. ricorrono ai linguaggi della protesta (linguaggi considerati in passato solo appannaggio dell'antiscientismo).
In conclusione la "Scienza", intesa come struttura rigidamente monolitica non è altro che il riflesso del discorso scientista nelle sue due varianti.
Soprattutto nessuno dei due estremi mette in discussione lo schema secondo cui la scienza avanza e la società la insegue, con un certo affanno.
Probabilmente così è stato per un lungo periodo dove la scienza doveva convincere una società che frenava di fronte all'applicazione delle nuove scoperte scientifiche, ma che poi nel più lungo periodo si adeguava ai nuovi paradigmi; in altre parole, spiega Bucchi, vi funzionava bene la metafora della "scienza come gallina dalle uova d'oro" (p.75) .
Ma erano tempi in cui le comunità scientifice erano molto ristrette e coese, mentre ora non è più così.

Siamo di fronte ad un "multitecnologismo" che porta Bucchi a ipotizzare la produzione di oggetti tecnoscientifici à la carte che corrispondono alle priorità morali, religiose, culturali, ed economiche di variegate collettività.
Ad es. alcuni bioeticisti sono giunti ad affermare che ad ogni individuo spetterebbe di "scegliere la propria definizione di morte" compresa tra lo stato vegetativo permanente e l'arresto cardiaco; in conclusione: "...appare in crisi l'idea di scelte generali univoche, frutto di condivisione e concertazione tra esperti scientifici, autorità statali, esponenti delle istituzioni religiose e altre parti in causa" (p.56).
A complicare il quadro si assiste alla moltiplicazione degli expertise che possono rinforzare ipotesi scientifiche anche in evidente opposizione tra loro: esistenza del buco nell'ozono, bontà dell'energia nucleare, rischi OGM, etc..
Infine, secondo Bucchi, stanno saltando i cardini della comunicazione della scienza e conseguentemente le tradizionali distinzioni tra dibattito scientifico e discussione politica.
Non vi è più l'adesione del passato ad un rigido paradigma scientifico, ma la conoscenza scientifica che Bucchi descrive come sempre più somigliante alla definizione del filosofo Ludwik Fleck: "il continuo movimento di interscambio tra le cerchie di pensiero specialistiche e popolari attorno ad un determinato tema" (p.97).
Bucchi attraversa la propria analisi sociologica, a tratti complessa ma sempre piacevole, con una serie di esempi estratti dalla quotidianità ("scienza spettacolo", "retorica dell'innovazione", scientismo degli ambientalisti, definizioni scientifica a larga maggioranza, moltiplicazione degli expertise, "oggetti liminali", etc.).

Bucchi Massimiano, "Scientismi e antiscientismi. Perché scienza e società non si capiscono" Intersezioni, Il Mulino, febbraio 2010

giovedì 20 maggio 2010

Maggio 2010. MISCELLANEA

19 Marzo 2010. Euronews Space Magazine parla di Ufo ed alieni: Are we alone?
Una breve inchiesta video di Euronews Space Magazine (ESA, Agenzia Spaziale Europea) che tratta dei fenomeni Ufo, dello studio condotto dall'ente francese Geipan , degli archivi UK e della possibilità di vita intelligente nello spazio.
Nessuna novità per chi segue questi argomenti con attenzione.

[info: http://www.esa.int/SPECIALS/Euronews/SEMG72DKP6G_0.html]


12 Aprile 2010. Per la prima volta fotografata da ESA eNASA l'innesco delle aurore
L'Agenzia Spaziale Europea (ESA) per la prima volta ha catturato l'immagine della "miccia" del fenomeno luminoso delle aurore grazie al satellite Cluster.
Scrive Repubblica: "... i ricercatori dell'University College di Londra guidati da Colin Forsyth hanno immortalato l'attimo in cui le particelle cariche di energia nella bolla magnetica della Terra subiscono un'accelerazione che provocherà attimi dopo una brillante aurora. Secondo Forsyth, si tratta di osservazioni "entusiasmanti", cruciali per comprendere i meccanismi delle aurore e anche come l'energia della magnetosfera influenzi l'atmosfera terrestre".

[Fonte: http://www.repubblica.it/scienze/2010/04/12/foto/fotografata_la_miccia_delle_aurore-3273253/1/; questa notizia ha girato su parecchi siti web ma non sono riuscito a trovare nessuna fonte diretta]

14 Maggio 2010. A proposito di una apparizione fantastica riportata nel 1608: una nuova analisi storica nel Blog "Chronicon Mirabilium"
Vi è una definizione di cui tutti gli ufologi fanno un grande abuso: "Ufo del passato".
Non sappiamo esattamente cosa c'è dentro il grande contenitore delle testimonianze Ufo contemporanee, ma nonostante ciò l'ufologo si sente in diritto di trasportare il concetto del termine U.F.O. (Unidentified Flying Objects) anche nel passato.
Il termine Ufo militarizzò l'altro termine mediatico di "disco volante" (flying saucer), agli inizi ben più popolare, peraltro risemantizzando la descrizione di Kenneth Arnold del 1947 (oggetti che saltellavano come un piattino sulla superficie dell'acqua).
La classificazione extraterrestrialista dell'astronomo Hynek fece il resto con i suoi Incontri Ravvicinati del 3° Tipo, che consideravano tutte quelle testimonianze di entità animate accanto ad un Ufo-discovolante.
Dietro certe narrazioni antiche si nasconderebbero quindi "Ufo del passato".
E' evidente che, in una tale escalation di ipotesi, la trasformazione di un evento lontano nel tempo (come quello riportato nel 1608) in un "Ufo del passato" si rivela un'operazione azzardata per non dire storicamente inconsistente; si dimentica così facendo contesto e differenziazioni storico-culturali interne alle testimonianze, restando attaccati ad una "vaga aria di famiglia": quell'evento narrato nel passato assomiglia ad un "Ufo del presente".
Siamo di fronte ad un ragionamento circolare dove l'esistenza di "Ufo del passato" sostiene l'esistenza di "Ufo nel presente", e viceversa, ovviamente in modo ambiguo.
Ma non è questo il punto.

Lo storico dei prodigi, Yannis Deliyannis, indaga sulla narrazione del 1608, andando alle fonti storiche francesi del canard , poichè questa narrazione seicentesca, nasce in Francia e principalmente è tenuta viva dagli ufologi francesi.

Ma veniamo un attimo al racconto incredibile di questo '"Ufo del passato", all'apparizione dell'agosto del 1608 in quel di Genova e Nizza.
Così viene in sintesi riportato il caso su uno dei tanti siti ufologici: "Nel mare genovese vengono visti affiorare fino all' ombelico esseri con figura umana e braccia coperte di squame con 2 serpenti volanti in mano. Molti colpi di cannone non sortiscono alcun effetto. Avvistati nello stesso periodo a Nizza "strani oggetti nel cielo che gettano sangue sulla terra".

Per chi volesse meglio approfondire la storia dell'apparizione del 1608, e la sua evoluzione ufologica vi rimando al sito di Diego Cuoghi, e alla pagina in cui dimostra in base ai documenti storici che a Genova in quel periodo non è successo niente.
Cuoghi spiega come l'opuscolo pubblicato a Troyes e intitolato "DISCOURS au vrais des terribles et espouvantables signes apareuus sur la Mer de Genes", e fonte originaria di questa "prova" di "Ufo nel passato" non sia appunto altro che un "canard" (un racconto a sensazione, una diceria).

Ora Deliyannis aggiunge un altro tasello importante all'intera storia di questo documento, individuando una serie di fatti storici che potrebbero essere serviti da prototipo per il canard, ossia le celebrazioni fastose del matrimonio di Cosimo de' Medici e Maria Maddalena d'Austria, a Firenze quello stesso 1608:
http://deliyannis.blogspot.com/2010/05/back-to-1608.html

[Info: Diego Cuoghi]

sabato 15 maggio 2010

18-19 Maggio 2010. A FORNOVO DI TARO SI PARLERA' DI "MARFA LIGHTS" ED ALTRO ANCORA...

A Fornovo di Taro, il geologo Valentino Straser, organizza un secondo convegno con dibattito, nelle serate di martedì 18 Maggio e mercoledì 19 Maggio, sempre alle ore 20.00.
Ospite d'onore delle due serate è l'americano James Bunnell, ingeniere aerospaziale, che oltre a commemorare i 40 anni dallo sbarco sulla Luna, tratterà, nella seconda serata, di un argomento che ha studiato direttamente, le cosidette "Marfa Lights", luci "fantasma" ricorrenti in quella zona del Texas.
Sarà presesente anche l'astrofisico Massimo Teodorani, che da anni si occupa di "earthlights" (vedi ad esempio le prime missioni italo-norvegesi ad Hessdalen in Norvegia).
Si tratterà anche di ipotesi che mettono in relazione le congiunzioni planetarie ed i terremoti (Straser).
Forse le tematiche sono un pò dispersive e slegate tra loro, ma l'occasione di avere ospite Bunnell, che riassume in sé molteplici argomenti ed interessi, ha fatto sì che l'organizzatore Straser non potesse rinunciare a questa testimonianza diretta.
Il convegno si terrà al Cinema Lux di Fornovo di Taro.

[Info: Valentino Straser]

venerdì 14 maggio 2010

4-5-6 Giugno 2010. CIELOSTELLATO

Ad Ostellato, in provincia di Ferrrara, si tiene il 14° meeting "CielOstellato 2010" della Associazione Nazionale Astrofili.
In Particolare il 5 Giugno 2010 alle ore 16.00 si terrà la relazione dell'IMTN (“Italian Meteor and TLE Network“), la rete la rete italiana per il monitoraggio video di fenomeni rari in atmosfera, TLE, bolidi e meteore.
Saranno analizzati risultati e progetti e le modalità per partecipare al IMTN.

Per consultare l'intero programma di "CielOstellato 2010":
http://esploriamoluniverso.wordpress.com/2010/04/18/cielostellato-2010-dal-4-al-6-giugno/

[Info Ferruccio Zanotti]

7 maggio 2010. ARTICOLO DI FIDANI SULLA RIVISTA NHESS: LE LUCI SISMICHE A L'AQUILA

Continua l'intenso lavoro di Cristiano Fidani, del dipartimento di Fisica Università di Perugia, sui precursori sismici, con particolare riferimento al recente terremoto dell'Aquila del 6 aprile 2009.
Stavolta si tratta di un articolo per la rivista Natural Hazards and Earth System Sciences dal titolo: "The earthquake lights (EQL) of the 6 April 2009 Aquila earthquake, in Central Italy".

Fidani ha operato una lunga indagine di 7 mesi sul terreno, nella regione abruzzese coinvolta dal terremoto. Sul territorio sono state raccolte, con opportuna scrematura dei casi spiegabili, una serie di testimonianze a partire da 9 mesi prima della scossa più forte.
Lo studioso ha optato per una catalogazione dei diversi tipi di luci sismiche che si rifà a Ignazio Galli, uno scienziato che agli inizi del secolo scorso (1910) era stato il primo a catalogare questi eventi in modo organico.
Si mostra nell'articolo come questi eventi sono distribuiti su un'area abbastanza ampia, di almeno 50 km attorno all'Aquila, in direzione Nord.
Fidani fa delle correlazioni tra i tipi di luci sismiche raccolte e le tipologie diverse di paesaggio. Una prima analisi suggerisce una correlazione tra scariche elettriche ed asperità, come già suggerito in altri lavori, mentre gli eventi in forma di "fiamma" sono state osservate prevalentemente lungo la valle del fiume Aterno.
Lo scopo della raccolta di dati, attuata da parte di Fidani è triplice: 1) istruire il pubblico circa l'esistenza di questi precursori sismici; 2) proporre nuove ipotesi sui processi del terremoto; 3) suggerire nuovi strumenti per registrare questi fenomeni.
La parte principale dei fenomeni raccolti dall'autore di questo articolo riguarda fenomeni luminosi, che sono stati osservati in abbondanza in occasione di questo drammatico evento, ma sono stai rilevati anche altri fenomeni secondari quali emissioni di fluidi, rilasci termici, fenomeni meteorologici inusuali, suoni bizzarri, disturbi radio e nelle telecomunicazioni, disturbi psicofisiologici umani, comportamenti anomali degli animali, etc..
Fidani ha compiuto un enorme lavoro di 1200 interviste tra i terremotati del territorio aquilano, raccogliendo un ampio numero di queste anomalie, in zone vicine e lontane dall'epicentro, per un totale di 1057 casi, dopo aver scartato una serie di eventi riconducibili a fatti prosaici tipo il crollo di linee elettriche e in via cautelativa al passaggio di meteore (a questo fine è stata utilizzata la rete IMTN (Italian Meteors & TLEs Network) , nonché le luci di origine meteorologica.
Luci sismiche per un numero di 241 sono state raccolte e ordinate seguendo la classificazione adattata di Galli: luci diffuse, nastri, vapori luminosi, nubi luminose, flashes, scariche elettriche, striscie luminose, colonne di fuoco, fasci di fuoco, luci imbutiformi, scintille, sfere infuocate, fiamme di diversa dimensione, luci non meglio determinate.
Nell'articolo compare un aneddoto illuminante che ci rappresenta bene il modus operandi di Fidani; questo episodio riguarda il lavoro del nostro Massimo Silvestri (CIPH progetto SOSO). Tale Claudio Strinella, due ore prima della scossa principale, essendo stato testimone di un flash intenso quanto una luce diurna, della durata di un secondo, dato che aveva avuto modo di leggere su internet un sommario sulle EQLs (Silvestri 1999), prende la decisione di mettere al riparo la sua famiglia.
Questo fatto suggerisce a Fidani che una educazione delle persone circa le EQLs potrebbe essere utile a prevenire un certo numero di disgrazie.
Inoltre conclude con l'importanza di un monitoraggio ottico-strumentale del tipo adottato con SOSO, da collocare nelle varie aree interessate da sciami sismici.
In ultima sintesi: arrivare preparati all'evento distruttivo!

[Info raccolta da Renzo Cabassi; fonte: http://www.nat-hazards-earth-syst-sci.net/10/967/2010/nhess-10-967-2010.html]

giovedì 13 maggio 2010

19 Maggio 2010. CONFERENZA "VITA EXTRATERRESTRE "

La responsabile Stefania Varano del Centro Visite Marcello Ceccarelli, presso i Radiotelescopi di Medicina, informa che il 19 Maggio 2010, alle ore 11, presso all'Area di Ricerca di Bologna, via Gobetti 101, si terrà la conferenza "Vita Extraterestre".
Sarà ospite Seth Shostak, brillante scienziato che si occupa di radioastronomia e lavora al progetto SETI, Search for Extraterrestrial Intelligence (Mountain View, California).
Seth, è anche un grande divulgatore, e conduce un programma radiofonico intitolato "Are we alone?" messo in onda dal SETI Institute.
La conferenza sarà in inglese (con un traduttore inglese-italiano).
Per eventuale partecipazione di studenti e/o ulteriori informazioni si si può contattare, entro lunedì 3 maggio 2010, l'email: centrovisite@ira.inaf.it.

[info: Daniela Fiorini & Stefania Varano]

mercoledì 12 maggio 2010

DARE DIGNITA' AI FENOMENI UFO

Una intervista a Renzo Cabassi su quei fenomeni del cielo che non trovano ancora una definizione scientifica [di Nico Conti]

Renzo vorrei farti un'intervista che possa servire ad uscire per un attimo dalla gabbia dei comunicati ufficiali del comitato che dirigi, il CIPH (Comitato Italiano per il Project Hessdalen), e cercare di capire anche il lato umano che sta dietro le strategie dello studio dei Fenomeni Luminosi Transitori in Atmosfera. Se guardo il lavoro del CIPH ci sono anche le biografie di quelli che hanno collaborato in modi diversi con noi, le biografie di coloro che ci sono stati amici e di quelli che ci siamo inimicati con le nostre affermazioni, e infine più importante la biografia sociale dei nostri oggetti di studio. Sono convinto che anche questi aspetti "umani" facciano parte integrante della storia scientifica di questi misteriosi oggetti di studio che ti stanno a cuore. Naturalmente nell’intervistarti non posso nascondere il nostro rapporto di amicizia e la mia appartenenza al CIPH. Sono un po’ nella stessa situazione di certi antropologi che si trovano ad inchiestare la cultura di una certa tribù in un modo che si vuole oggettivo e poi finiscono per farne emotivamente parte integrante.

NC- Come prima domanda voglio iniziare evocando un termine verso il quale oggi nutri un certo ritegno e che eviti di usare per quanto possibile: gli U.F.O.. D'altra parte sappiamo che eliminare certi termini ambigui dal discorso non risolve il problema che nella nostra società il termine stesso ha sollevato.
Cosa o chi è stato, in età giovanile, che ha fatto scattare il tuo interesse per le testimonianze Ufo? Come si è sviluppato questo interesse per gli U.F.O.?

RC- "Gli uomini dello spazio minacciano rappresaglie". Questo il titolo di articolo sul quotidiano di Bologna il Resto del Carlino che nel 1958 annunciava una conferenza di Alberto Perego a Bologna. Non ci andai... Avevo tredici anni!
Andai invece in giro per Bologna e trovai il secondo libro di Perego: "Sono Extraterrestri". Da lì incominciò il mio interesse per le "testimonianze" UFO.
Iniziai la forsennata ricerca di ritagli stampa su annate di vecchi quotidiani che avevo acquistato raccattando bottiglie di vetro del latte e rivendendole al lattaio sotto casa...
Incontrai, qualche anno dopo, Mario Maioli, amico d'infanzia di Perego, e responsabile per Bologna del CISAER (Centro Italiano Studi Aviazione Elettromagnetica Roma). Lui poi mi fece conoscere Roberto Pinotti e nel 1964 decisi che gli UFO sarebbero stati il mio prioritario interesse. Andai dal cartolaio e per 1000 lire mi feci dei biglietti da visita intestati "Centro Documentazione UFO".
Nel 1966 fui invitato da Pinotti e Maioli ad iscrivermi al CUN, allora "Centro Unico Nazionale per lo studio dei fenomeni ritenuti di natura extraterrestre".
Non accettai soprattutto per l'ambiente dove il mio unico coetaneo, o quasi, era Pinotti. Il resto erano intellettuali della Bologna bene che si vedevano alla Tavolata delle Arti o a casa di qualche importante personaggio a parlare di parapsicologia, tavolini che si muovevano, fantasmi, dischi volanti e visioni della Madonna..."
Nel 1968 feci la mia prima inchiesta. Il 10 agosto raccolsi la testimonianza di una mia zia che aveva visto un oggetto luminosissimo e veloce solcare il cielo sopra Piazza Maggiore. Il mattino dopo ero all'agenzia ANSA a dare la notizia ed assieme a Lino Pizzo, redattore capo, raccogliemmo tutte le notizie delle agenzie territoriali.
Ne venne fuori una serie di servizi che portarono la notizia su decine di importanti quotidiani.
Il giorno dopo mi aggiravo nella periferia sud di Bologna, dove la luminosità dell'oggetto era stata osservata con maggior intensità ("vidi la mia ombra proiettata sul muro", raccontava una signora).
Nel pomeriggio avevo la certezza che si fosse trattato di una grossa meteora, un bolide insomma. Il mio interesse invece di venire deluso aumentò: era la soddisfazione di aver concretizzato un racconto in un evento oggettivo. Raccolsi testimonianze e racconti dettagliati, pubblicai quello che potei e attirai anche l'attenzione degli astrofili bolognesi. In una città dove tutti erano in ferie, in alcune settimane scovai segnalazioni fino dall'allora Jugoslavia e questo consentì ad un ricercatore siciliano Mario P. Nuccio di calcolare la traiettoria ed individuare a Piancaldoli la meteorite prodotta dal bolide. Il "discovolantista" si trasformava in ufologo, o in quello che io ritenevo dovesse essere un Ufologo..., e da quel giorno entrai nel CUN di Maioli con un progetto. Progetto che non mi ha ancora abbandonato. Dare dignità ai fenomeni UFO. Rilevarli strumentalmente e lavorare sui dati oltre che sui racconti di Oggetti Volanti Non Identificati.

NC- Circa 10 anni fa nell’ambito del gruppo bolognese che poi fu promotore del comitato CIPH eravamo soliti chiamarti “il vecchiaccio”. In effetti era da tanto tempo che ti occupavi del problema Ufo, e sei di certo uno dei decani dell’ufologia, ammesso che tu lo sia ancora un ufologo. Tra parentesi: ultimamente ho smesso di chiamarti così quando mi sono accorto di aver raggiunto la stessa età che tu avevi allora. Cosa rimane di tutta quell'epoca che va dalla fondazione del CUN fino all’esperienza nel CISU? Cosa salveresti?

RC- Nel CUN sicuramente aver cercato le basi italiane per un approccio scientifico ai fenomeni UFO. I contatti con Hynek, Sagan, McDonald, Haines, Michel, ecc. e il gruppo di ricercatori che nel mondo nei primi anni '70 trassero dal Rapporto Condon la certezza che esiste un fenomeno da studiare, vedi, "UFO a Scientific Debate", di Sagan e Page; "The UFO Experience", di J.A.Hynek; "UFO: Greatest Scientific Problem of Our Times", di James McDonald...
Un passo metodologicamente importante, oltre alla nascita di un archivio casistico italiano che non fosse l'operazione di un singolo ma l'opera di un gruppo numeroso, fu la stesura e la pubblicazione della Metodologia d'Inchiesta, che recepiva e condivideva le indicazioni della associazione belga SOBEPS (Société belge d'étude des phénomènes spatiaux).
La ricerca di queste prime basi portarono alla trasformazione di NOTIZIARIO UFO da ciclostilato a rivista, al reperimento di risorse umane che favorirono quanto auspicato da Michel: una casistica italiana in special modo riferita al 1954: convinsi il CD a stanziare un fondo per permettere le ricerche presso le biblioteche di notizie su quotidiani e periodici.
Nel CUN vado fiero di aver dato spazio a giovani leve che fecero fare un salto di qualità passando da fotocopie di ritagli stampa a report: Antonio Giudici, Francesco Izzo, Roberto Dotti, ecc. e aver cementato una rete di corrispondenti in grado di fornire materiale per la rivista sugli eventi UFO in Italia. All'uscita dal CUN questo nucleo fondò il "Comitato Nazionale Indipendente per lo Studio dei Fenomeni Aerei Anomali", nel 1973, con la prioritaria mission di impostare e concretizzare le basi epistemologiche della ricerca che volevamo fare.
Nel 1974 i primi tentativi di razionalizzare sky watch utilizzando procedimenti fotografici convenzionali: ROF, rete di osservazione fotografica.
Nel 1975 usciva il volumetto a cura del CNIFAA "UFO BASE ZERO". Era il riassunto di tre anni di discussioni attorno alle basi epistemologiche dell'ufologia che si voleva fare. Il sommario: Il dato scientifico; Criterio di significatività; La teorizzazione delle ipotesi; Le tecniche in ufologia; "quid agendum?".
Nel 1976 la nascita di UPIAR, "UFO Phenomena International Annual Review", la prima rivista conforme ai metodi delle pubblicazioni scientifiche. Linea editoriale di un comitato di redazione, Editorial Board; valutazione degli articoli da pubblicare da parte di ricercatori del settore, peer review, istruzioni agli autori, ecc.
A questa farà seguito una operazione presso il Ministero della Difesa per affidare ad un comitato scientifico l'esame dei dati raccolti dall'Aeronautica Militare Italiana sostenuta e controfirmata da decine di ricercatori italiani.
Conclude questa fase un workshop internazionale a Salisburgo nel 1982, l'"International UPIAR Colloquium on Human Sciences and UFO Phenomena" con la pubblicazione dei Proceedings.

NC- Molti hanno criticato il rapporto Condon come un semplice atto di depistaggio della verità sugli Ufo. In effetti le conclusioni di Condon sugli Ufo erano senza appello, vi si affermava che questi non erano un problema scientifico.
Il sociologo Lagrange parla del fatto che è allora che si crea un fossato tra cultura scientifica e cultura ufologica.
Tu sei sempre stato molto rispettoso di questo migliaio di pagine della commissione Condon.
Perché?

RC- Un conto sono le conclusioni e le raccomandazioni, la Section I del Rapporto Condon...Vero debunking!
Altra cosa sono le 6 SECTIONS con la loro quarantina di capitoli! Anche quando carenti di metodo sono un vero lavoro scientifico e i fenomeni UFO ne escono con grande dignità.

NC- Torniamo un attimo a "UFO Phenomena International Annual Review".
La scienza procede attraverso un certo numero di modalità specifiche di produzione dei fatti scientifici, all’interno di questi assume importante rilievo la pubblicazione su riviste specialistiche di articoli che hanno, come tu citi, un referaggio di controllo. Pochi ufologi hanno capito bene il processo concreto del “fare scienza” e si sono concentrati sulle epistemologie più astratte del “metodo scientifico”. In tal senso, invece, la rivista di UPIAR fu lungimirante. Cosa puoi ricordare di quella esperienza?

RC- Posso ricordare l'impatto positivo della pubblicazione ma anche la realtà delle cose. Era un impegno importante ma gravoso per molti ufologi che però avevano evidentemente altre aspettative, prima di tutte quella di risolvere l'"affare UFO". Ma non era questo il target dell'Editorial Board. Come spesso ricordiamo NON volevamo che gli scienziati diventassero ufologi, ma che l'ufologia facesse suo il metodo e l'approccio scientifico. Ancora oggi molti ufologi vogliono redimere e "convertire" scienziati all'ufologia ma non ne vogliono sapere di diventare "scienziati degli UFO". Il verbo "credere" è ancora troppo presente nell'ufologia, a scapito di altri ben più importanti: ricercare, analizzare, verificare, produrre lavori, controllare le affermazioni..., continuità!
Altra cosa che ricordo, e con molta amarezza, è il disinteresse mostrato alla sua agonia e morte, specialmente dai sedicenti ufologi italiani...

NC- Veniamo agli inizi degli anni '80 dell'ufologia. Per la prima volta lo scetticismo sull'extraterrestrialità degli Ufo comincia a farsi strada in un folto gruppo di ufologi, cioè all'interno della disciplina stessa. Nascono ad esempio studi interessanti sulla psicologia della percezione. Poi questo slancio intellettuale che potrebbe essere produttivo per l'argomento degli Ufo, passo dopo passo si cristallizza. Cosa non ha funzionato nell'approccio "razionale" della psicosociologia?

RC- Ho una mia idea, su questo argomento, non so quanto condivisa dai “colleghi” che si occupano o si sono occupati di UFO.
L’aspetto “psico-sociale” per gli UFO é stato gestito da troppi pochi ricercatori per poter porre le basi per creare quell’elemento indispensabile per favorire un “settore” in grado di generare la nascita di una linea di ricerca.
L’elemento indispensabile per un obiettivo di tal genere é la “continuità’” della linea stessa di ricerca. Il dare continuità significa non solo lavorare sopra l’argomento, ma soprattutto pubblicare lavori che rispondano ai requisiti necessari alle pubblicazioni scientifiche “peer review”. E i tempi non sono brevi.
Direi, quindi, in estrema sintesi che l’evoluzione verso una generale sistematizzazione dei metodi scientifici, la loro applicazione e la generazione di una BUONA letteratura scientifica sul tema Fenomeni UFO ha abortito prima di nascere perché non si raggiunsero quantità di ricerche e di ricercatori per avere un minimo di sopravvivenza per dare continuità al lavoro, sempre iniziato, ma sempre con vita troppo breve.

NC- Parlaci un po’ del comitato CIPH.
Tu ci tieni molto a sottolineare che non si tratta di una associazione…

Che cosa è esattamente oggi il Comitato Italiano per il Project Hessdalen?


RC- Il Comitato Italiano per il Progetto Hessdalen, CIPH, è sorto nel 2000 per essere da supporto alla ricerca scientifica e tecnologica sui Fenomeni Luminosi Transitori in Atmosfera. Nato con riferimento al norvegese Project Hessdalen, ha reso fattibile oltre dieci missioni in Norvegia di ricercatori italiani, quali Massimo Teodorani, il team di Stelio Montebugnoli, ecc., alcuni incontri, workshop e meeting, in Italia e in Norvegia, la realizzazione di strumentazione nel campo ottico, radio e RADAR. Oggi la limitazione alla territorialità norvegese è superata con interventi in altre nazioni, Italia in prima battuta. E' una evoluzione, questa, più che una svolta.
Decisa particolarmente al workshop internazionale del 2006 a Medicina, in provincia di Bologna, si è concretizzata nel progetto SOSO, Smart Optical Sensors Observatory, un sistema automatico di monitoraggio della volta celeste.
Molti i risultati nel campo osservativo in particolare nella registrazione per la prima volta in Italia di "sprite", dove è stato possibile anche triangolare gli eventi per verificare dimensioni, distanze ed altri dati necessari al loro studio.
Perché comitato e non associazione? Perché nel nostro ordinamento i "comitati" sono una libera associazione di persone non obbligate ad organizzarsi "gerarchicamente": presidenza, segreteria, ecc., ma in grado di perseguire un fine.
E' quindi una "associazione" di persone molto dinamica e svincolata da procedure spesso solo burocratiche: assemblea, consiglio direttivo, votazioni, iscrizioni associative, ecc..
Attenzione però, non è anarchia!
E' solo gravitare in comunità di interessi in un progetto ben definito. Nel nostro caso la ricerca scientifica e tecnologica sui fenomeni transitori in atmosfera.

NC- Rimpianti?


RC- Direi solo sul tempo che passa inesorabilmente... Per il resto direi che possono esserci solo soddisfazioni collettive e personali, e una verifica positiva sulla validità di un progetto. Il nostro progetto.

NC- Circa due anni fa, come stavi accennando, il primo Sprite italiano catturato da SOSO, grazie al progetto attuato dal bravo Massimo Silvestri; sbaglio a dire che forse si è trattato di una delle soddisfazioni più forti durante tutto l’arco della tua personale ricerca?

RC- ... Al momento, direi proprio di sì. Ma mi aspetto altre soddisfazioni e anche un "big one" dalle prossime tappe che sta preparando Silvestri con l'evoluzione della nostra attrezzatura di monitoraggio.

NC- In questo periodo, anche grazie ad un gruppo di astrofili e tecnologi che collaborano con il CIPH si è formato un network osservativo IMTN (Italian Meteors & TLEs Network) che ha ben presto ottenuto il successo della cattura del primo Gigantic Jet europeo da parte di Ferruccio Zanotti; che impressione ti fa la nascita di una rete di monitoraggio strumentale dei nostri cieli?
Non vedi in essa la realizzazione del vecchio progetto pensato dallo scienziato Claude Poher ai tempi del GEPAN francese?


RC- Poher era stato lungimirante e mentre il popolo ufologico pensava alla gendarmeria francese che raccoglieva le "testimonianze", si disinteressava di questa RICERCA ATTIVA, e cadde nell'oblio. Insomma, interessante che la gente veda gli UFO, ma "noi" non andiamo a cercare di vederli... Lo skywatch ufologico, insomma sarebbe cosa da credenti. Sarebbe come dire che l'astrofilo impegnato nell'osservazione di bolidi e meteore o nella ricerca degli asteroidi lo fa perché gli interessano gli oroscopi...

NC- Non ti pare che sia dovuto passare tanto tempo perché un simile progetto trovasse realizzazione? E' stato solo un problema di tecnologie per mettere in pratica un'idea?

RC- No, c'è un problema ideologico. I fenomeni UFO esistono, ma non si possono-devono vedere. Qualsiasi cosa essi siano. E' come quando negli anni '60, quando partiva la commissione Condon, per gran parte del mondo scientifico dell'URSS era plausibile che Phobos e Deimos, i satelliti di Marte, fossero artificiali o che Sodoma e Gomorra fossero state distrutte da astronavi extraterrestri o lo stesso evento della Tunguska del 1908 fosse prodotto da una astronave atomica aliena precipitata nella steppa...
Ma nessun UFO solcava i cieli della Terra di quel tempo.
Anche il report Condon non prende in considerazione la possibilità di rilevare eventi UFO-like ma nemmeno lo hanno fatto gli anti-Condon...
C'è una resistenza inconscia... Insomma, non verifichiamo: neghiamo. Difficile verificare una negazione!

NC- A proposito dei sovietici, la loro attitudine con la teoria degli Antichi Astronauti era piuttosto quella di trovare un modo per sbarazzarsi della religione, trasformando gli dei in extraterrestri, mentre i dischi volanti contemporanei erano solo un prodotto della manipolazione delle menti operata dal capitalismo americano. I razionalisti sovietici alla Agrest cercavano di sospingere gli extraterrestri in un lontano passato, mentre i razionalisti occidentali, accettavano la possibilità degli extraterrestri ma in uno spazio molto lontano da noi. Mi viene in mente Peter Kolosimo che con il mondo sovietico aveva avuto molti contatti, ed aveva importato quelle teorie nei suoi libri: in effetti Kolosimo raramente parla di Ufo e Dischi Volanti. A te Kolosimo non piaceva neanche negli anni '60 quando piaceva a tutti, giusto? Perché?

RC- Dovetti aspettare l’inizio degli anni ‘70 per poter finalmente esprimere le mie riserve su Kolosimo, che nel decennio anni ‘60 leggevo su Oltre il Cielo, la rivista di astronautica che in quel periodo contribuiva anche a creare la fantascienza italiana. Intendiamoci, non é che non mi piacesse e basta.
Non condividevo l’impossibilità quasi generale di controllare le sue affermazioni. Affermazioni che a mio avviso parevano soddisfare una sorta di “principio di autorità” più che appoggiarsi alla possibilità di controllo... primo gradino a quel principio di tentativo di falsificazione, pilastro, nella mia concezione epistemologica, del metodo scientifico.
All’inizio di quel decennio, per me e per la mia attività di “ufologo” molto importante la nascita di un comitato scientifico, CNIFAA e della prima rivista su principi accademici, UPIAR, UFO Phenomena International Annual Review, scrissi un articolo su una rivista ufologica intitolato “Kolosimo: il dittatore dell’incontrollabile” riportando alcuni argomenti che, a mio avviso, mettevano in discussione molte affermazioni di Kolosimo, rilevando spesso un aspetto “fumoso” nei fatti e nelle circostanze proposte da Kolosimo.
Mi presi una minaccia di querela, dallo scrittore modenese con il nome tedeschizzato, ma anche un rancoroso e a mio avviso codardo abbandono dei miei colleghi ufologi di quel tempo e decisi che era meglio togliersi dall’associazionismo ufologico.

NC- Sappiamo che testimonianze di fenomeni bizzarri nel cielo sono stati riportati nell'arco della storia con le più diverse etichette. Nel 1947, essi irrompono nei media americani con il racconto di Kenneth Arnold ed assumono il nome di dischi volanti. I militari americani se ne preoccupano da subito poiché temono una minaccia esterna per la sicurezza del Paese. U.F.O. infatti è un acronimo militare. Alcuni ufologi cominciano a pensare che ci venga nascosto qualcosa, in altre parole che i militari complottino per nasconderci l'atroce verità sugli U.F.O.. La faccenda si fa via-via più complessa.
Tu che con i militari italiani, insieme all'ufologo Paolo Fiorino, hai avuto molto a che fare, cercando di collaborare con chi gestiva gli archivi dei Non-Identificati, che opinione ti sei fatto? Ci celano inconfessabili segreti?


RC- No. A mio avviso solo riservatezza, un po’ di omertà istituzionalizzata e molta, molta, molta ignoranza sulla necessità di sottoporre al vaglio scientifico quegli eventi o quelle cose che possono essere soggetti scientifici a tutti gli effetti. La dignità scientifica dei fenomeni UFO, intesi però, appunto, come “Fenomeni UFO” é assolutamente dimostrabile e dimostrata. Ma é anche, ahimè, soggetta ai metodi indegni - sempre scientificamente -, spesso utilizzati dagli pseudo ufologi che si sono avvicendati ad “accarezzare” l’argomento con motivazioni che, quasi sempre, nulla hanno a che fare con la scienza, cercando sfoghi alle loro repressioni intellettuali, o anche peggio, piuttosto che portare contributi alla conoscenza.

NC- Vorrei farti una domanda imbarazzante. Visto il quadro della ricerca da te descritto e proposto, cosa ne facciamo delle testimonianze di incontri ravvicinati del terzo tipo, CEIII, dei dischi volanti, delle intelligenze extraterrestri, e infine del paradosso di Fermi? Insomma, se esistono perché non sono qui?

RC- Mi pongo piuttosto la domanda: perché questi argomenti sono entrati nella "saga" dei fenomeni UFO? Tu sai che mi sono sempre opposto ad una enfatizzazione dei casi CEIII, e al concetto di alta stranezza "uguale" a maggior interesse dell’evento UFO.
Per me sono una sovrastruttura culturale venutasi a creare per una serie di situazioni specialmente locali della sociologia e della cultura nella nazione dove é esploso il fenomeno: l'America.
Struttura a mio avviso un po’ pilotata dalla storia di questo paese che non é stato mai attaccato sul suo suolo e i suoi confini, sempre sotto un “assedio” di fatto, non sono mai stati abbattuti e che fa di una ipotetica invasione dall’”esterno” spesso un sistema scaramantico per allontanarlo dai pensieri del cittadino medio.
Poi c'è il mito dell’alieno senza il quale specialmente associato in modo non fortuito al nemico terrestre (l’Unione Sovietica degli anni ‘50 e ‘60) è stato sicuramente un buon argomento di pressione “fiscale” per ottenere finanziamenti alla creazione e al mantenimento dell’apparato astronautico USA, che é poi una forza tecnologica a veloce sviluppo grazie al know-how militare che lo sostiene.
Insomma il sempre citabile cittadino medio americano non aveva difficoltà ad accettare un po’ di pressione, tasse, in più se l’obiettivo era quello di arrivare su Marte magari pensando d’incontrare un ET...
Ricordo che specialmente nei primi anni ‘70, per quanto riguarda i nostri benamati UFO, il flusso di materiale pubblicato e distribuito a favore dell’ipotesi extraterrestre degli UFO (ETH) era il quasi totale a disposizione a livello planetario. Nessuno, o quasi, si occupava più di Luci Notturne (NL), osservazioni ravvicinate di UFO (CE1) effetti fisici in presenza di UFO (CE2), rilevamenti radar/ visuali di UFO (RV) e quindi si abbandonavano gli studi sulla natura dei fenomeni UFO e sulla natura di effetti secondari rilevati in osservazioni UFO e anche quelli psicologico-percettivi non avevano più grande interesse.
Meglio investigare “direttamente” una esperienza UFO, magari sotto rivivificazione ipnotica o con droghe “sieri della verità”. Con buona pace per i Fenomeni UFO e grande successo degli UFO-astronavi-extraterrestri giunte fin qui. Far rispondere l’osservatore alle domande sul fenomeno e non cercare le risposte investigando sui fenomeni stessi, misurandoli e pesandoli...
UFO: da dove? da chi?come? perché?

NC- Quale domanda ti aspettavi che non ti ho fatto?


RC- “C’è un futuro per la scienza degli UFO?”. E avrei risposto: “Per gli UFO no, ma per i ‘Fenomeni UFO’ si’”. Ma bisogna imparare a “non gettare via il bambino con l’acqua sporca”. Gli “UFO” sono, ovviamente, i dischi volanti, le astronavi extraterrestri e i sedicenti abitanti di Vega...
I “Fenomeni UFO” sono quel coacervo ancora mal definito di fenomeni in atmosfera che spesso producono “rapporti UFO” e che per ragioni non comprensibili alla logica preferiamo tenerli nel loro stato ingarbugliato. Forse perché spesso pizzicano il nostro immaginario - collettivo o singolo- un po’ prossimo a valori religiosi o ideologici, fino a sembrare quasi incontrarsi con la superstizione... finendo per coabitarvici più o meno tranquillamente in una sicura posizione di inattività: il fare conduce ad inevitabili errori, l'inattività invece porta ad una parvenza di solide conquiste.
Ci si dimentica che La Scienza ha in se’ sistemi di correzione assolutamente ben sperimentati... Se messi seriamente in opera.
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Le mie domande sono finite, anzi no. Ce n'erano ancora tante altre, poiché ogni volta che parli col "vecchiaccio", lui ti mette sempre in quella posizione di obbligarti a fare un passo avanti, ad aprirti verso un altro dubbio, o ad osservare da un altro punto di vista. Anche quando non sei d'accordo con lui, scatta quel meccanismo che ti obbliga a rimetterti in movimento, rispetto ad una tua posizione confortevole acquisita. Non cerchiamo una Verità, semplicemente cerchiamo, sembra risponderci tra le righe. Abbiamo parlato di un piccolo problema? Solo le risposte che ci verranno, e solo dal lavoro scientifico, ci diranno quanto fruttuoso è stato porsi quel tipo di problema e quanto utile è stato decidere di ascoltare le nostre scarse percezioni di osservatori casuali, con qualche strumento in più atto ad amplificare i nostri deboli sensi. Insomma, concludendo, sono contento che queste risposte e queste storie non le ho ascoltate e tenute per me, le ho raccolte, anzi… rilegate.

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Foto 1: Renzo Cabassi, io, Pierre Lagrange; foto 2: Jader Monari, Renzo Cabassi ed io ai radiotelecopi di Medicina; foto 3: il gruppo di Stelio Montebugnoli, al centro, con Renzo Cabassi, alla sua sinistra; foto 4: Renzo Cabassi e Ferruccio Zanotti; foto 5: Renzo Cabassi e Peter Kolosimo, nel 1975]