sabato 15 maggio 2004

COME DEFINIRE GLI UFO? [articolo breve di Giorgio Abraini]

Sin dalla sua creazione, la sigla UFO (Oggetti Volanti Non identificati) ha sofferto di ambiguità interpretative: erano da considerare "UFO" solo gli "oggetti", o anche le "luci"? Non era forse meglio parlare di un più generico "fenomeno aereo"? E poi, questo "oggetto" doveva per forza essere "volante"? Oppure bastava che fosse presumibilmente "capace di volare", anche se magari era stato osservato soltanto al suolo? Queste sono solo alcune delle ambiguità che vari ricercatori nel tempo hanno tentato di risolvere o attenuare.
C’è una cosa, però, che per quanto mi risulta della sigla UFO non è mai stata messa in discussione: la "U" di "non identificato". Non che anche su questo aspetto non ci fossero problemi (non identificato da chi? In base a quali competenze? In base a quali informazioni disponibili?), ma almeno sulla terminologia tutti gli ufologi sono sempre stati d’accordo. Mi sembra quindi opportuno partire da questo punto per fare qualche riflessione sulla definizione di UFO.
Se il fenomeno osservato dal testimone deve essere non identificato affinché sia di interesse degli ufologi, viene spontaneo tornare alla usuale distinzione tra un fenomeno osservato e non identificato
a) dal testimone: è un UFO in senso "lato"; oppure
b) da uno studioso competente: è un UFO in senso "stretto".
Conseguentemente, da questo punto di vista può essere opportuno adottare due differenti "definizioni".
Per chiarezza, occorre notare che in questo contesto il termine "UFO" è usato da due prospettive diverse: la prospettiva dell'ufologo, che ha bisogno di definire l'oggetto del proprio studio; e la prospettiva del testimone, che invece "sa già" cosa sono gli UFO ma solitamente ha bisogno di sapere con certezza se ciò che ha visto era davvero un UFO oppure no.
Formalizziamo per comodità i due punti di vista con questi simboli:
UFO (U)= UFO per l'ufologo;
UFO (T)= UFO per il testimone.
La distinzione tra UFO in senso "lato" o in senso "stretto", riferendosi alla prospettiva dell’ufologo, può essere quindi formalizzata in questo modo:
UFO (U, L)= UFO (U) in senso "lato";
UFO (U, S)= UFO (U) in senso "stretto".
Ora si possono esaminare più in dettaglio le due definizioni.
Tuttavia, ora mi concentrerò solo sulla prima definizione, lasciando a margine la seconda.
1) UFO (U, L): UFO in senso "lato".
L’UFO in senso lato si può definire come ciò che il testimone:
a) non riconosce con certezza
b) associa al fenomeno UFO
Espressa in questo modo, la definizione appare un po' tautologica. Tuttavia, tenendo conto della distinzione operata sopra tra la prospettiva dell’ufologo e la prospettiva del testimone, si può riscrivere la definizione in questo modo: UFO (U, L) è ciò che il testimone non riconosce con certezza e associa a UFO (T). È chiaro che, in questo senso, UFO(T) coincide con quello che Edoardo Russo ha chiamato "mito UFO" [1].
È come se io, ufologo, dicessi: "a me interessa occuparmi di tutto ciò che tu, testimone, pensi che sia un UFO, qualunque cosa questa sigla significhi per te". Può sembrare una definizione troppo generica, ma purtroppo credo sia impossibile dare una definizione chiusa di fenomeni tanto eterogenei quali sono quelli ormai inglobati nella sigla UFO.
Il punto, lapalissiano, è che non sapendo in realtà cosa sono precisamente gli UFO, c’è la tendenza ad associarvi molti argomenti "misteriosi" che generano il "mito UFO".
Tuttavia, quella presentata non è una definizione così peregrina se si pensa che essa è stata proposta anche da altri ricercatori in termini analoghi: ad es. C. Maugè scrive che il fenomeno UFO in senso lato è costituito dall’insieme dei casi di pre-UFO, definendo il pre-UFO come "ogni ‘osservazione’ riferita, reale o no, che induca il testimone, o che altre persone decidano, a torto o a ragione, di etichettare come ‘UFO’" [2].
Oppure J. Allen Hynek scrive che "Ci sono molte cose nella vita e intorno a noi che sono non identificate in un senso o nell’altro […]. Nella misura in cui una qualunque di queste cose entra a far parte del flusso di relazioni su avvistamenti UFO […], esse devono essere incluse nella definizione operativa di UFO" [3].

Fenomeni percepiti ma non "visti"
Una caratteristica della definizione di UFO (U, L) che ritengo importante sottolineare è che essa non fa alcun riferimento a oggetti "visti" dal testimone. In effetti non c’è motivo alcuno di escludere a priori fenomeni percepiti ma non "visti": attualmente essi sono considerati, secondo le convenzioni di catalogazione adottate dal CISU, come casi "paraufologici", accostati al fenomeno UFO ma non proprio di pari dignità. Forse sarebbe opportuno rivedere questo approccio: se ripenso ad es. alla serie televisiva UFO dei fratelli Anderson, i dischi volanti emettevano un suono caratteristico ogni volta che comparivano. Ora, supponiamo che nell’immaginario collettivo gli UFO siano associati a un suono tipico: se un giorno un testimone si rivolgesse all'ufologo dicendo: "ho sentito il rumore degli UFO", per quale motivo la sua testimonianza non dovrebbe essere considerata ufologica a tutti gli effetti?
Bisogna infatti ricordare che l’oggetto del nostro interesse riguarda primariamente le "testimonianze" UFO, ovvero la relazione dell’evento che il testimone ha interpretato come ufologico [4].
Da questo punto di vista sarebbe forse opportuno anche rivedere il sistema di classificazione della casistica, che attualmente dà appunto per scontato che i casi UFO siano "avvistamenti" di UFO. Del resto, ad es., anche molti casi di abduction sarebbero da escludere perché avvengono senza che il testimone "veda" un oggetto volante; eppure essi sono solitamente considerati parte integrante del fenomeno UFO.
Se ciò avviene è anche perchè il testimone, associando le abduction agli extraterrestri e associando gli extraterrestri al fenomeno UFO, interpreta l’evento abduction in senso ufologico.
Allo stesso modo, non ha alcuna importanza che l’oggetto sia "volante" o sia ritenuto "capace di volare", o che sia visto in cielo o sulla terra o sul mare: ciò che importa è che il testimone associ la sua esperienza agli UFO e che non sia in grado di ricondurla a cause note: se così è, essa sarà un caso ufologico in senso lato.
Ad analoghe conclusioni giunge anche R. Haines, là dove dice che "la presenza di un UFO non necessita di essere limitata a qualche apparizione visiva ma dovrebbe essere esperita sia attraverso gli altri sensi o, forse, anche attraverso un’indiretta consapevolezza della sua presenza" [5].
Alcuni potrebbero lamentarsi che in una definizione degli UFO come quella che dà Haines [6] si potrebbero includere anche i fantasmi e altri fenomeni che "chiaramente" sono non ufologici, con la conseguenza di allargare indebitamente il campo d’indagine degli ufologi. La mia risposta è che ciò dipende, in definitiva, dal testimone: se il testimone vede una "macchia di luce" dall’aspetto antropomorfo e la interpreta come un fantasma, il caso non è ufologico; ma se la interpreta come un essere extraterrestre e quindi viene collegata al "mito UFO" cui si è accennato, allora il caso è ufologico.
Ciò che è ufologico per il testimone, deve esserlo anche per l’ufologo.

La mancata identificazione da parte del testimone
A proposito della mancata identificazione, occorre notare che ciò non preclude al testimone la possibilità di proporre un’ipotesi di identificazione: è sufficiente che egli non sia certo della sua ipotesi, ovvero che lasci spazio al dubbio. Il fatto che egli si rivolga a un qualche "esperto" (non necessariamente un ufologo) per sciogliere questo dubbio è un chiaro indizio che egli non ha identificato il fenomeno cui ha assistito. Accade spesso che il testimone riporti la sua esperienza rilevando che l’oggetto osservato sembrava ad es. una meteora ma qualche caratteristica (velocità, colore, grandezza…) gli ha fatto scartare l’ipotesi. In tal caso, poiche’ di fatto il testimone non ha riconosciuto l’oggetto, il suo avvistamento è ufologico a tutti gli effetti.
Occorre poi tenere presente quei casi in cui il testimone di fatto identifica, secondo i suoi schemi interpretativi, il fenomeno percepito ma cionondimeno il fenomeno viene considerato ufologico dagli ufologi. Si pensi al caso in cui il testimone riferisce di aver visto certamente un ricognitore spaziale venusiano: poiché egli non ha dubbi sull’identificazione, il suo non può essere considerato un UFO a rigor di termini.
Tuttavia, poiché la sua identificazione non fa riferimento a cause note (anche non comuni, ma sulle quali ci sia sufficiente consenso sull’origine e le caratteristiche del fenomeno), è a discrezione dell’ufologo considerare ugualmente il caso come "non identificato" e quindi UFO.
Si tratta di un UFO in senso indiretto, che nei cataloghi CISU viene contrassegnato dal sottotipo "non UFO per il testimone".
2) UFO (U, S): UFO in senso "stretto" UFO (U) in senso "stretto" è ciò che:
a) è UFO (U, L);
b) uno studioso competente non riesce a identificare, pur avendo a disposizione dati sufficienti
Qui bisognerebbe chiarire come possa essere definito "competente" uno studioso, e quali siano questi famosi "dati sufficienti", ma per ora lascio in sospeso questi argomenti.

Raccolta delle testimonianze vs. indagine delle testimonianze
A questo punto è possibile vedere il problema da un altro punto di vista: E. Russo [1] giustamente pone l'accento sulla necessità di raccogliere tutti i dati per poi filtrarli, analizzarli, compararli, ecc.
Questa necessità è alla base della differenza tra raccolta delle testimonianze e indagine delle testimonianze. Mentre le testimonianze da raccogliere e catalogare sono tutte quelle che ricadono nella definizione di UFO (U, L), non tutte devono necessariamente essere sottoposte a indagine.Si può quindi giungere a una terza definizione di UFO, relativa a ciò che andrebbe studiato dagli ufologi: indico questo insieme di casi con UFO (U, I). UFO (U, L) è invece ciò che andrebbe raccolto, e UFO (U, S) è ciò che rimane dopo che sono state svolte le indagini e che dovrebbe essere ulteriormente approfondito. E' a questo punto (non a livello di raccolta e archiviazione delle testimonianze) che diventa lecito assumere criteri più o meno restrittivi per delimitare il campo d’indagine degli ufologi. Personalmente, ad es., io escluderei da UFO (U, I) i casi di abduction e paralisi nel sonno; i cerchi nel grano; i fenomeni percepiti ma non "osservati". Per fare un caso concreto, secondo questo punto di vista una testimonianza come quella di Baida (PA) [7] andrebbe catalogata ma non studiata. Catalogata perché l’evento è stato associato dalla testimone a cio’ che lei ritiene essere il fenomeno UFO; non studiata perché non ha elementi che ricadano nel nostro campo di indagine [8].
Ci sarebbe in effetti anche un altro tipo di studio, il cui oggetto coincide con UFO (U, L): esso consiste nell’analisi statistica dei dati del catalogo delle testimonianze al fine di trovare eventuali "costanti di comportamento" che, come dice E. Russo [1], ci aiutino a definire gli UFO (U, I) o gli UFO (U, S).
Si tratta però di un’attività affatto diversa da quella delle classiche "indagini", e ciò giustifica differenti definizioni dell’oggetto di studio.

Note Bibliografiche
[1] E. Russo, "Cosa sono gli UFO", e-mail inviata al newsgroup it.discussioni.ufo:
[...Per evitare fraintendimenti, chiarisco subito la mia posizione concettuale:
a) Esiste un fenomeno "UFO in senso lato", dato dalle testimonianze di chi ha visto qualcosa di strano in cielo; questi sono i dati grezzi che ci troviamo a raccogliere, analizzare e filtrare;
b) Un sottoinsieme di questi risulta non identificato dopo adeguata analisi: è il fenomeno "UFO in senso stretto", di dimensioni molto più ridotte (le stime oscillano tra l'1% e il 10% del campione di cui sopra) ma significativo ed interessante proprio per la sua irriducibilità;
c) Circa la natura del sottoinsieme (b) esistono varie ipotesi, fra cui la più diffusa e popolare è senz' altro quella secondo cui si tratterebbe di visitatori extraterrestri; tale ipotesi non risulta peraltro ancora dimostrata o provata; d) Parallelamente al "fenomeno UFO" si è col tempo prodotto un mito UFO, costituito dall' insieme degli stereotipi, delle opinioni, delle immagini e dei concetti associati al termine "UFO" dai mass media; il mito sembra essere stato generato dal fenomeno, ma da un certo punto in poi ha prodotto un effetto feedback, influenzando il fenomeno (intendo in fenomeno sub (a), nella parte complementare a quello sub (b): ad es. il tizio che mentre osserva la Luna pensando che sia un UFO, nota dei disturbi sul televisore di casa e sapendo che gli UFO provocano effetti elettromagnetici collega i due fatti).
Gli ufologi che si occupano di raccolta dei dati si trovano inevitabilmente davanti al fenomeno UFO in senso lato, perchè UFO è ormai divenuta un' etichetta che copra qualsiasi cosa non solo di anomalo ma anche solo di insolito venga visto in cielo.
Io posso anche decidere di non occuparmi di meteore, palloni, aerei, corpi astronomici, ecc. per dedicarmi ai veri UFO, ma il problema pratico è che nel 90% dei casi in cui leggo sul giornale una notizia di avvistamento UFO, si tratta di UFO in senso lato che, approfonditi, si rivelano IFO: rumore di fondo da eliminare? Benissimo, ma per distinguerlo dal segnale degli UFO in senso stretto (o veri UFO, se preferisci) non c'è altra strada che raccogliere tutto e filtrarlo.
Non c'è nulla di disdicevole in ciò, né vi puoi trovare indizi di cover-up o simili: è semplicemente una necessità imposta dai dati, analogamente a quello che succede in tante altre branche del sapere...
... La risposta a questa tua domanda è implicita in quanto sopra: per separare il grano dal loglio devi prima raccogliere tutto. Poi puoi separarli e concentrarti sul grano. Ma per farlo devi anche essere capace di distinguere il grano dal loglio, l' UFO dal non-UFO.
E qui c'è un problema: l' UFO è definito per negazione, ovvero il vero UFO è il non-pallone, non-aereo, non-meteora, ecc.
Non abbiamo ancora trovato costanti di comportamento intrinsecamente proprie dei veri UFO che ci consentano, chessò , di definire l'ambito (b) come l' insieme degli oggetti volanti di pianta circolare ed aspetto metallico che hanno un comporamento aerodinamico del tipo xyz.
E purtroppo è frequente trovare su certe pubblicazioni (cosidette ufologiche) elaborate elucubrazioni a proposito di quella che qualunque astrofilo (appassionato di astronomia) riconoscerebbe a colpo d' occhio come un bolide.
Oltre a sviare attenzione e risorse dallo studio dei veri UFO, certe ingenuità (che potevano essere accettabili negli anni '70, ma non piu' dopo tutto il dibattito che c'è stato nel decennio successivo, da Hendry in poi) screditano , queste sì, l' ufologia agli occhi degli scienziati anche ben disposti (e ce ne sono molti).
Un' altra sgradevole (e scomoda) conseguenza della definizione per negazione (o per esclusione) è che i veri UFO potrebbero in realtà essere un insieme eterogeneo, ovvero contenere più fenomeni aventi natura diversa fra loro (è quella che l' ex-presidente del CUN, Mario Cingolani, aveva battezzato teoria del conglomerato), con caratteristiche anche profondamente diverse fra loro: ad es. ci potrebbero essere delle astronavi provenienti da Zeta Reticuli con a bordo umanoidi Grigi a 4 dita, epperò anche delle entità biologiche plasmoidi solo parzialmente percebili nel nostro spettro di luce visibile, in grado di modificare il loro aspetto e magari anche di interferire con il nostro sistema percettivo (sembrerà una stupidaggine, ma vi sono studiosi che sostengono anche questa tesi, e pure con dati sperimentali, anche in Italia), oltre ad intelligenze non umane da sempre coesistenti con noi in altre dimensioni o realtà parallele, e via via manifestatesi nel corso della nostra storia come divinità, fate, spiriti, animali misteriosi ed ora magari pure come alieni in senso ET, camuffandosi intenzionalmente a noi per i propri fini che possiamo solo ipotizzare (la cosiddetta operazione Cavallo di Troia di uno dei due filoni della teoria parafisica); per non parlare di alcune sperimentazioni di armi psicotroniche nell'ambito di operazioni di guerra psicologica da parte di servizi segreti terrestri (tutta l'opera di Marcello Coppetti, ma anche parte di Vallée).
Questo non per offrire SPIEGAZIONI più o meno verosimili, ma per dire che forse il quadro è un pò più complesso ed articolato di quanto la lettura della pubblicistica commerciale possa far vedere.
E questo ci porta ad un altro degli argomenti che hai sollevato: ...E' una procedura perfettamente razionale e logica quella di parzializzare, ovvero di separare, categorizzare e classificare i casi in maniera da poter comparare quelli fra loro simili, per eliminare eventuali contaminazioni derivanti dalla sopra citata compresenza di fenomeni diversi.
Questo è pacifico non solo nel metodo scientifico, ma nella stessa ufologia di orientamento scientifico, da Aimé Michel a Jacques Vallée a J. Allen Hynek, che hanno proceduto in questa direzione.
... Esistono decine di progetti di ricerca in corso, in tutto il mondo, da parte di ufologi; esiste una letteratura specializzata seria, esistono perfino riviste peer refereed che adottano gli stessi canoni delle pubblicazioni scientifiche.
Circa il prendere in considerazione TUTTI i dati, sono perfettamente d'accordo. Ma questo non vuol dire che tutti i dati debbano avere lo stesso peso, o che debbano essere considerati SEMPRE, tutti INSIEME: tornando all' esempio di cui sopra, l' indagine e lo studio di un caso di abduction hanno peculiarita' e richiedono strumenti ben diversi da un caso radarico.
Sarebbe criminale buttare via o ignorare ogni singolo dato, seppure apparentemente irrilevante, ma sarebbe semplicemente controproducente mettere tutto insieme senza cercare di, appunto, classificare, suddividere ed esaminare in maniera articolata i vari tipi di dati.
Tra l' altro, proprio da questa esigenza che tu così bene esprimi deriva tutta la produzione concettuale che ha rivalutato (a partire dalla fine degli anni '70) il fatto che il raccogliere ed analizzare i casi IFO sia comunque produttivo, principio fatto proprio anche dall' ala più estrema dell' extraterrestrialismo: pensa al concetto del parassitismo dei rientri atmosferici, o al mimetismo di Jaillat... ]
[2] C. Maugè, "UFO-IFO: il punto della situazione", monografia CISU nr. 4, 1988. Anche Maugè avverte il pericolo di tautologia nella sua definizione, in tal caso aggravato dalla locuzione "a torto o a ragione" che fa presumere l’esistenza di una "vera" definizione di UFO cui appellarsi.
[3] J. Allen Hynek, lettera di commento a M. Martin, "Defining UFO" (apparso su Zetetic Scholar n. 9), in Zetetic Scholar nr. 10. Traduzione mia.
[4] P. Toselli scrive: "a noi interessa raccogliere tutto quello che viene considerato UFO dal testimone, indipendentemente dal fatto che una successiva analisi […] affermi l’identificazione […] dell’evento che ha originato la segnalazione" ("L’importanza del ‘Non Identificato’", in UFO. Rivista di Informazione Ufologica, nr. 22, 1999).Anche J. Allen Hynek (op. cit.) scrive: "dopotutto noi non studiamo gli UFO; noi studiamo le relazioni di avvistamenti UFO, e se dobbiamo provare a dare una qualunque definizione, questa dovrebbe essere una definizione operativa (qualcosa di simile alla definizione operativa di Scienza: la Scienza è ciò che fanno gli scienziati). In base a ciò, un UFO è ciò che viene descritto nelle relazioni di avvistamento". Traduzione mia.
[5] R. Haines, "Defining the UFO", in H. Evans, J. Spencer, UFOs 1947-1987: the 40-year search for an explanation, Fortean Times 1987.[
[6] "Manifestazioni del fenomeno UFO sono riportate nelle relazioni sulla percezione o sulla consapevolezza indiretta di un oggetto, sorgente luminosa, o presenza di qualcosa nel cielo, sulla terraferma, o al di sotto della superficie di una massa d’acqua il cui aspetto, traiettoria e dinamica generale, luminosità o proprietà riflettenti non suggeriscono una spiegazione che rientra tra le spiegazioni convenzionali o logiche attuali, e che rimane non identificato dopo che tutti gli elementi relativi all’avvistamento sono stati studiati da persone tecnicamente competenti, incluso l’investigatore sul campo (coinvolto nel caso), le quali hanno applicato alle loro analisi sia ipotesi di identificazione di senso comune sia la propria intuizione". R. Haines, op. cit. Traduzione mia.
[7] In un periodo non precisato (probabilmente verso la fine degli anni ’70 – anni ’80), a Baida (comune di Palermo), la testimone sente "un rumore di qualcosa che muovesse acqua" e chiama la madre (radioamatrice che aveva installato una radio privata), la quale osserva una scia in cielo come quella di un aereo. Qualche tempo dopo la testimone comincia ad accusare dolori e le viene individuato un corpo estraneo tra due vertebre, il quale sparisce improvvisamente dopo circa tre anni. La testimone spiega l’intera vicenda in chiave extraterrestre, sostenendo che essi avevano captato le onde emesse dalla radio privata e si erano avvicinati per studiare i terrestri, salvo poi essere messi in "fuga" lasciando la scia osservata dalla madre. Tuttavia non sembra chiara la relazione tra gli extraterrestri e il presunto corpo estraneo.
[8] Alcuni ricercatori hanno espresso perplessità sulla "ufologicità" di questo caso, non essendoci "oggetti" osservati dai testimoni e non essendoci alcuna prova dell’eventuale presenza di alieni. Per quanto mi riguarda, la connessione indotta dalla testimone tra la sua vicenda e gli extraterrestri e quindi con il fenomeno UFO è motivo sufficiente ad includere il caso nei cataloghi CISU. Tuttavia, le stesse considerazioni che hanno suscitato perplessita’ nei miei colleghi mi inducono a non includere questo caso tra quelli da indagare: esso è stato catalogato come caso "paraufologico".

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